Nel corso della storia, la scienza ha spiegato e continua a spiegare come tutto ciò che si trova in natura interagisce con l’essere umano. Anche il mondo brassicolo è stato coinvolto, con diverse ricerche che hanno evidenziato i tanti benefici appartenenti alla famosa bevanda. Una curiosità che forse a molti sfugge riguarda proprio il luppolo, un ingrediente fondamentale nella produzione della birra. Si tratta di un fiore straordinario appartenente alla famiglia dei cannabinoidi, con interessanti proprietà benefiche. Sempre per rimanere in “famiglia”, arriva dall’Università di Pisa, una particolare ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Food Chemistry. Lo studio riguarda la birra artigianale e un liquore, arrivati sul mercato col marchio HempItaly, che utilizzano i fiori di canapa come aromatizzante.
L’iniziativa
“La nostra idea era di realizzare dei prodotti ecosostenibili in un’ottica di economia circolare, grazie al riutilizzo dei fiori di canapa che sebbene siano la parte più ricca di oli essenziali della pianta non sono sfruttati e diventano scarti agricoli“, spiega Luisa Pistelli prof.ssa dell’Università di Pisa. Il gruppo di Biologia Farmaceutica del Dipartimento di Farmacia coordinato dalla stessa, ha effettuato uno studio in collaborazione con il Circolo ARCI La Staffetta di Calci (Pisa) e il Birrificio Artigianale Vapori di Birra di Castelnuovo Val di Cecina (Pisa) per la produzione di bevande alcoliche aromatizzate. Mentre per la fornitura del materiale vegetale ha collaborato con l’Azienda Agricola Carmazzi di Viareggio (Lucca).
“L’aromatizzazione con la canapa, pur arricchendo il bouquet della birra, non ha stravolto quelle che sono le classiche note di questa bevanda. – Spiega il professor Guido Flamini dell’Università di Pisa – Il luppolo e la canapa, infatti, appartenendo alla stessa famiglia botanica (Cannabaceae), hanno caratteristiche aromatiche comuni. Il liquore, invece avendo una matrice neutra, si è molto arricchito delle note balsamiche conferite dagli oli essenziali estratti dai fiori di canapa, rivelando un bouquet aromatico molto deciso e complesso“.
La canapa utilizzata nello studio, proviene dalle coltivazioni autorizzate in Italia con la L. n° 242 del 2 dicembre 2016. La normativa in questione consente la coltivazione delle varietà di Cannabis Sativa L., il cui contenuto di tetraidrocannabinolico (delta-9-THCA) è inferiore allo 0,2%. In particolare le due varietà impiegate sono state la Futura 75 e l’Uso 31, rispettivamente di origine francese e ucraina.
Oltre a Luisa Pistelli e Guido Flamini, hanno collaborato alla ricerca la dott.ssa Roberta Ascrizzi e la dott.ssa Giulia Cinque. Mentre la parte aziendale è stata curata dal dott. Matteo Iannone e Andrea Marianelli.
Fonte: Università di Pisa
Buona birra a tutti.