Il Covid-19 non accenna a fermarsi! Dopo l’apparente calma dei mesi estivi, in cui poco o niente è stato fatto, ci ritroviamo a combattere ancora con un nemico invisibile e ostinato. Un nemico su cui tanta gente influente ha sparlato e messo in dubbio la reale esistenza, incentivando ulteriormente la confusione tra i cittadini. A cosa ha portato tutto questo? Ebbene l’Italia, questa volta suddivisa in zone, si ritrova nuovamente in lockdown con l’aumento esponenziale dei contagiati e la conseguente spaccatura economica. Un disastro insomma, che provoca inevitabilmente il collasso sanitario e la moria di tante aziende. Tra le realtà commerciali più disagiate ci sono ristoranti, pizzerie, pub e l’intera filiera della birra, pressati dal peso fiscale troppo elevato. Il Governo quindi corre ai ripari col Decreto Ristori, ma ovviamente qualcosa non quadra e Unionbirrai, l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti, esprime il proprio dissenso con le dovute azioni di tutela.
Unionbirrai: il Decreto Ristori non tutela tutta la filiera della birra
Ancora una volta l’emergenza Covid-19 potrebbe nuocere gravemente alla birra indipendente, perché se da una parte il Decreto Ristori ha previsto un contributo a favore di bar, pub e ristoranti, direttamente interessati dalle restrizioni degli ultimi provvedimenti per contenere i contagi, dall’altra ignora le aziende di quella filiera strettamente legata al mondo della somministrazione, come i produttori indipendenti di birra artigianale.
“Il parere della nostra associazione sugli interventi previsti dal Decreto Ristori è fortemente negativo – afferma Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai –. Come inopportuna ci appare la scelta di individuare come destinatari di sovvenzionamenti unicamente i codici ATECO direttamente colpiti dalle misure restrittive, come quello delle attività di somministrazione, non tenendo in considerazione la filiera strettamente legata a questo settore e andando quindi a penalizzare il comparto della birra artigianale italiana. Un comparto che seguendo principi di filiera corta e territorialità si esprime maggiormente nei canali commerciali tipicamente legati a quelli della somministrazione“.
L’intento di Unionbirrai è ora quello di sottoporre dati concreti all’attenzione dei ministeri competenti, affinché il settore della birra artigianale indipendente sia attenzionato come fortemente colpito. Questo in considerazione anche del fatto che il comma 2 dell’art. 1 del D.L. 28/10/20 n. 137 già prevede l’individuazione di ulteriori codici ATECO fra i destinatari di aiuti, a condizione che tali settori siano direttamente pregiudicati delle misure restrittive. Tuttavia al momento i fondi previsti non sono sufficientemente adeguati a soddisfare tutte le aziende che potrebbero essere coinvolte.
“Abbiamo già avviato un monitoraggio settimanale con i nostri associati sull’andamento delle loro aziende, rilevando già nella prima settimana dati estremamente preoccupanti – prosegue Ferraris -. Per questo ora più che mai l’invito di Unionbirrai ai suoi associati è a far fronte comune per sottoporre all’attenzione del Governo la revisione dei contenuti del decreto a sostegno della nostra categoria“.
Ci sono eccellenze in Italia apprezzate e invidiate da tutto il mondo. Eccellenze che attraverso l’utilizzo di materie prime di altissimo livello e tecniche di produzione secolari coadiuvate da sistemi tecnologici, riescono a garantire qualità, genuinità e ricercatezza nei sapori. Parliamo ovviamente del Grana Padano, un formaggio DOP a pasta dura, che sembra acquistare sempre più sapore via via che passa il tempo e la cui stagionatura permette di conservare inalterati i principi nutritivi della sua preziosa materia prima, il latte. Ebbene al Grana Padano, attraverso uno studio sulla creazione degli abbinamenti che risponde a una domanda sempre più diffusa tra i consumatori, si è avvicinata anche la birra grazie al crescente apprezzamento in Italia, di cui Unionbirrai per i piccoli birrifici indipendente italiani e per le loro produzioni artigianali ne è il portavoce!
Gusti e aromi che cambiano con il passare dei mesi è una delle caratteristiche più apprezzate nel Grana Padano DOP, peculiarità che lo hanno reso di fatto il formaggio a denominazione d’origine protetta più consumato al mondo.
La stagionatura rende ogni forma diversa da un’altra in un tempo che va da un minimo di 9 mesi, come impone il disciplinare di produzione, a oltre i 20. Nasce così un’infinità di sapori adatto a ogni momento della giornata, che ben si prestano a diversi piatti e ingredienti.
Una versatilità senza confini dunque, la quale caratterizza il Grana Padano DOP con i diversi abbinamenti che vanno dai vini, alle birre, ai cocktail oppure al miele. Ma considerando il vasto ventaglio di sapori possibili, quali sono gli abbinamenti più adatti?
Ebbene a questa domanda sempre più diffusa tra i consumatori, il Consorzio di Tutela del Grana Padano ha voluto compiere un approfondimento sulla creazione degli abbinamenti perfetti. In particolare sono state selezionate quattro stagionature del Grana Padano DOP (12, 18, 20 e Oltre 20 mesi), i quali sono diventati oggetto di studio con gli esperti delle associazioni più prestigiose dei vari settori alimentari.
A questa iniziativa hanno partecipato: l’ONAF, Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi, l’AIS, Associazione Italiana Sommelier per il vino,Unionbirrai per i piccoli birrifici indipendenti italiani e per le loro produzioni artigianali e l’AMI Ambasciatori dei Mieli. Il risultato? Sono stati creati e messi a confronto decine di combinazioni per scegliere gli abbinamenti migliori, che hanno tenuto conto inevitabilmente delle varie stagionature del formaggio DOP più consumato al mondo.
Sebbene il ventaglio più esteso di proposte riguarda i vini, abbinamento reduce da anni di studi e confronti tra due colossi del settore enogastronomico italiano, il sempre più crescente apprezzamento della birra in Italia ha favorito indubbiamente la vicinanza con i sapori versatili di questa bevanda al Grano Padano DOP.
Sono una trentina le birre italiane protagoniste dello studio, a favore di una scelta precisa di qualità controllata e di promozione del territorio. “Grazie al progetto di Grana Padano le eccellenze d’Italia si incontrano e si abbinano – afferma Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai -. Un’iniziativa importante che ha messo insieme professionalità diverse, dando al pubblico dei consumatori un’ottima risorsa per sperimentare gli abbinamenti. Le sedute di assaggio, che hanno visto protagonisti i nostri degustatori esperti Unionbirrai con i professionisti di ONAF, AIS e AMI, sono state un momento di incontro e di crescita per tutti. Speriamo possano anche segnare la strada per altre collaborazioni di questo genere, che diano sempre maggior valore alle produzioni di eccellenza italiane.“
Come per il vino, l’abbinamento di cibo e birra consente di valorizzare le caratteristiche organolettiche di entrambi gli alimenti. Sapidità, dolcezza, grassezza, acidità, tendenza amarognola, untuosità, succulenza e persistenza gusto–olfattiva sono in generale gli elementi caratterizzanti della bevanda di cui bisogna tenere conto per realizzare abbinamenti corretti.
Sempre in termini generali – e fatto salvo il gusto soggettivo di ognuno – tutte le stagionature di Grana Padano ben si adattano a birre con spiccata effervescenza, buona alcolicità e tannicità. Di seguito gli abbinamenti, suddivisi per stagionatura, ideati dal Consorzio di Tutela del Grana Padano e l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti Unionbirrai.
La bitter, stile di origine anglosassone dalla lunga tradizione, presenta delle caratteristiche simili alla sorella Pale Ale. Si presenta con un colore ambrato chiaro, ma può avere tonalità che arrivano fino al ramato. Possiede una schiuma delicata, poco presente e poco persistente di colore bianco o crema.
L’impronta aromatica è di media intensità anche se non trascura la complessità strutturale caratterizzata da note biscottate, pane, caramello e una discreta nota di fruttato che può ricordare la mela. Inoltre è possibile avere una piacevole e delicata sensazione di floreale, armonizzata da sottili accenni terrosi.
Al sapore si ripercuotono inevitabilmente le sensazioni olfattive, equilibrate da un dosato amaro che lascia un finale di bevuta decisamente secco. Si tratta comunque di una birra dal corpo medio-basso, caratterizzata da una piacevole bevuta e una carbonatazione mediamente bassa.
Una birra perfetta dunque per accomagnare il Grana Padano DOP con una stagionatura fino ai 16 mesi. La particolare componente maltata, talvolta discretamente burrosa, accompagna benissimo le note lattiche tipicamente presenti a questo livello di stagionatura. Ma anche il contrasto amaricante e la secchezza sul finale accolgono le sfumature prettamente dolci, erbacee e vegetali del formaggio. Insomma, un abbinamento particolarmente azzeccato specie durante gli aperitivi!
Stile inglese nato nel Settecento che, nel corso del tempo, ha subito innumerevoli trasformazioni. Anticamente considerata la birra dei facchini, oggi si tratta di uno stile molto apprezzato dagli intenditori amanti di gusti decisi e complessi.
La porter possiede un tipico colore marrone, delle volte arricchito con particolari riflessi rubino, che si accompagna a un’abbondante schiuma beige tendenzialmente compatta e persistente. Le note olfattive spaziano da sentori tostati che ricordano il biscotto, il cioccolato fondente, la polvere di cacao, il torrefatto e talvolta a lievi accenni di caramello e frutta secca. Un sentore impreziosito inoltre dal tipico finale terroso che rimanda alla liquirizia in radice.
Al gusto ripropone le note di cioccolato che abbracciano sentori di frutta secca, amaretto e caramello. Il retrogusto, invece, può ricordare la liquirizia e il caffè. La complessa struttura organolettica si lega all’amaricatura e al corpo di media intensità, mentre unitamente alla carbonatazione si forma una piacevole sensazione di cremosità che arrotonda e facilita la bevuta.
Nonostante l’abbinamento atipico, questa birra è in grado di creare un connubio interessante col Grana Padano stagionato fino a 16 mesi. Le note lattiche si accostano bene alla complessità gustativa dello stile e ai sentori di cioccolato e caffè. Come anche l’amaricatura finale, che ben si presta con la parte dolce del formaggio. Un abbinamento perfetto durante le parti iniziali di un pasto!
Impossibile non coniugare due eccellenze Made in Italy! Si tratta di uno stile attribuito all’ingegno italiano, che abbracciando la viticultura, l’enologia e l’arte brassicola, raccoglie un’ampia cerchia di estimatori a livello mondiale.
L’italian Grape Ale è uno stile particolare che, utilizzando l’uva tra i suoi ingredienti, si veste di un’incredibile complessità strutturale. Una birra decisamente vasta e variegata, che raccoglie un ventaglio organolettico esteso e spesso legato al tipo di vitigno utilizzato.
Di colore che varia dal giallo paglierino all’ambrato scuro, si presenta con una schiuma che può essere da scarsa a mediamente persistente. A livello olfattivo si può notare una grande sensazione aromatica, che può andare dalla frutta agrumata e tropicale a quella a pasta bianca (pesca, albicocca) con note che, nelle versioni sour, ricordano il cuoio, l’animale e una sottile speziatura spesso derivante dai microrganismi presenti sulla buccia dell’uva.
Le birre appartenenti a questo stile tendenzialmente sono caratterizzate da una piacevole freschezza, una buona secchezza e una spiccata acidità, specie nelle versioni sour. Il corpo è abbastanza esile, mentre la carbonatazione è particolarmente frizzante, anche se non determina una regola di produzione. Tuttavia possiede una buona bevuta, spesso armonizzata dall’invecchiamento in botte, che caratterizza anche gli esemplari dallo spiccato grado alcolico.
Trattandosi di uno stile molto versatile, l’abbinamento al Grana Padano stagionato fino a 16 mesi si rivela comunque interessante, in virtù di un particolare bouquet olfattivo e gustativo. Abbinamento supportato anche della freschezza e delle note acide regalate dal vitigno o dal tipo di lavorazione che ben esalta le sottili note vegetali di fieno presenti nel formaggio, fornendo un sofisticato contrasto con la dolcezza iniziale. Da provare durante l’aperitivo!
Stile belga coniato tra le terre della Vallonia e della Fiandra, che ha incontrato presto appassionati e sostenitori in tutto il panorama brassicolo internazionale.
Nato all’inizio del Novecento per fronteggiare la crescente popolarità delle Pils, possiede un tipico colore dorato che può avere tonalità più o meno intense. Si accompagna a una generosa schiuma tendenzialmente compatta e persistente, che spesso genera sul bicchiere i tipici “merletti di Bruxelles“.
L’aroma si rivela estremamente interessante, sia per intensità che per complessità. Si ritrovano note conferite dal malto che ricordano la dolcezza del pane, il caramello e il miele. A concorrere nel bouquet aromatico c’è il luppolo, con sentori floreali e talvolta terrosi, e il lievito che caratterizza l’olfatto con sfumature di frutta matura a polpa chiara, agrumi quali arancia o limone e spezie che rimandano ai chiodi di garofano.
Al palato si ritrovano le sensazioni nasali accuratamente sostenute da una carbonatazione accentuata. L’amaro risulta efficacemente bilanciato al punto da equilibrare le prevalenti morbidezze alcoliche e zuccherine.
Nonostante la gradazione alcolica, la struttura sensoriale di questa birra si presta perfettamente alle caratteristiche del Grana Padano con una stagionatura compresa tra i 16 e i 20 mesi. Nello specifico, l’alcol e la carbonatazione lavorano sulla parte grassa, mentre la dolcezza maltata sulla sapidità del formaggio, fornendo di fatto un’incredibile equilibrio. Da abbinare su portate servite a metà pasto.
Si tratta di un antico stile d’origine scozzese, caratterizzato da una gradazione alcolica medio-robusta. Si presenta con un colore che spazia dal ramato chiaro al bruno scuro, che evidenzia un aspetto pulito e una schiuma compatta e mediamente persistente.
L’aroma presenta chiare note di malto riconducibili al pane, al miele e al caramello. Tuttavia si possono riscontrare tostature da frutta secca come nocciola, datteri e fichi. L’alto grado alcolico può portare lineamenti liquorosi, inoltre possono essere presenti accenni torrefatti o affumicati in relazione al tipo di cereale utilizzato in ricetta.
L’esame gustativo-palatale rivela la morbidezza di questo stile, che possiede un corpo con spessori medio-robusti e talvolta densi. La carbonatazione soffice, il finale asciutto e mai secco sono efficacemente rapportati all’amaro che può avere un’intensità da leggera a medio-leggera.
L’alcol e tutto il complesso gusto-olfattivo di questo stile, si sposano bene con la stagionatura 16-20 mesi del Grana Padano. In particolare l’alcol interagisce con la parte grassa, mentre la dolcezza maltata lavora sulla sapidità del formaggio, restituendo così un grande equilibrio. Stile consigliato per accompagnare piatti centrali o finali di un pasto.
Stile medievale di origine tedesca, riconducibile alla città di Einbeck della Bassa Sassonia. Si presenta con un colore variabile che spazia dal dorato carico all’ambrato. Possiede un aspetto generalmente limpido a cui si accosta un abbondante cappello di schiuma bianca tendenzialmente compatta e persistente.
Il profilo aromatico è incentrato sul malto, che ricorda il cracker, la pasta frolla, il miele e marginalmente il caramello. Una struttura nasale arricchita anche da sentori luppolati che tendono all’erbaceo e al floreale. La parte gustativa invece si rivela rotonda e intensa, coadiuvata da una carbonatazione gentile e un piacevole calore alcolico.
Si rivela dunque uno stile orientato su un focus decisamente morbido, arricchito dalla venatura amaricante del luppolo, dal finale asciutto e da un magistrale bilanciamento. Caratteristiche che ben sposano le peculiarità della stagionatura 16-20 mesi del Grana Padano. In particolare l’alcol e la tenue effervescenza interagiscono sulla materia grassa, mentre la rotondità maltata va a produrre un delicato equilibrio, il quale culmina in un incontro che accoglie la sapidità del formaggio DOP.
Stile appartenente alla cosiddetta famiglia tipologica trappista. Sebbene le origini delle Belgian Dubbel si legano all’esperienza monastica, è in Belgio che si delinea il profilo sensoriale tipicamente riconosciuto tutt’oggi.
Possiede un colore che va dall’ambrato carico al ramato pieno con riflessi granato. L’aspetto, generalmente pulito, è coadiuvato da un’abbondante schiuma beige particolarmente compatta e persistente, che spesso genera sul bicchiere i tipici “merletti di Bruxelles”.
La struttura olfattiva si rivela intensa e complessa. Si ritrovano note di caramello, miele, nocciole e mandorle tostate. Tuttavia è possibile percepire sentori di frutta, in particolare banana, mela, susina e uvetta, ma anche di speziato con riferimenti al chiodo di garofano, al pepe e alla liquirizia.
Al palato questo stile ripropone le percezioni nasali, oltre a regalare un ampio spazio alla piacevole sensazione di un particolare calore alcolico. Nella bevuta si ritrova un corpo medio-robusto, una carbonatazione medio-elevata e un finale asciutto-secco che bilancia la rotondità alcolica e zuccherina.
La complessa struttura organolettica della Belgian Dubbel ben si presta alla Riserva Oltre 20 mesi del Grana Padano. Nello specifico, l’alcolicità e la carbonatazione gestiscono la parte lipidica, mentre le morbidezze palatari lavorano in contrasto armonico sulla sapidità. Inoltre le aromaticità tostate riprendono e si abbracciano alle stesse tendenze aromatiche del formaggio, restituendo di fatto un gradevole e intenso equilibrio. Stile perfetto da abbinare a piatti di mezzo e fine pasto!
Stile belga di grande fascino e robustezza. Si presenta con un colore che va dall’ambrato intenso al bruno con rifelssi granato. Possiede un aspetto pulito o leggermente velato, a cui si accosta un abbondante cappello di schiuma cremosa e persistente tendenzialmente di colore beige, che spesso definisce sul bicchiere i “merletti di Bruxelles”.
La struttura olfattiva è importante oltre che complessa. Esprime sentori riconducibili al caramello, al miele, alle nocciole, alle mandorle tostare, all’amaretto e alla frutta come banana matura, susina, uvetta, prugne e fichi. Lo speziato presente ricorda chiodi di garofano, pepe e liquirizia, inoltre possiede delicati tratti erbacei ed erboristici.
Al palato si ritrovano le stesse sensazioni percepite al naso. A queste peculiarità si uniscono il corpo medio-robusto, la carbonatazione medio-elevata e un finale asciutto-secco incline a evidenziare lineamenti amaricanti che bilanciano le morbidezze alcoliche e zuccherine. Percepibile inoltre è uno spiccato e piacevole calore alcolico.
La robusta struttura organolettica supporta efficacemente i sentori della Riserva Oltre 20 mesi del Grana Padano. In particolare l’alcol e la carbonantazione bilanciano e lavorano la componente grassa, mentre le note aromatiche arricchiscono la già complessa struttura odorosa del formaggio. Da abbinare a portate finali del pasto.
Stile italiano già citato, nella variante sour e a bacca bianca, magistralmente accostato al Grana Padano stagionato 9-18 mesi. La versione con mosto cotto si caratterizza per evidenziare maggiore forza strutturale e zuccherina. Il colore di questa variante dello stile spazia dall’oro carico al bruno intenso, fino a toccare le tonalità dell’ebano. Riflessi e schiuma (di proporzione, tessitura, coesione e persistenza variabili) presentano tonalità mutevoli a seconda del colore della birra.
La struttura aromatica è ampia e sfrutta gli apporti odorosi del luppolo subordinati ai sentori del malto e del mosto d’uva cotto. L’unione di questi elementi sfocia in note riconducibili al panificato dolce, alla frutta candita (pera, banana, agrumi) o disidratata (datteri, albicocche, fichi, prugne, uvetta). Importante è l’impronta alcolica che definisce inclinazioni liquorose evocando riferimenti al Porto e allo Sherry.
Al palato restituisce le caratteristiche olfattive, arricchite da un complesso percorso gustativo definito da una struttura solida e consistente. Il corpo medio-robusto e la carbonatazione vivace creano una bevuta piuttosto rotonda e armoniosa, resa ancora più interessante e setosa dal calore alcolico di alcuni esemplari.
I residui zuccherini si avvertono nitidamente, regalando un timbro morbido tendente al dolce efficacemente equilibrato da una tenue acidità. A questo si aggiunge il finale che per armonizzare il tutto va a cedere un amaro delicato. La chiusura risulta comunque nella, fornendo di fatto un retrogusto dolce dalla persistenza piuttosto lunga.
Una birra perfetta per la Riserva Oltre 20 mesi del Grana Padano, nel quale l’alcolicità, l’acidità e la carbonatazione agiscono in simbiosi sulla componente grassa. Le morbidezze palatali lavorano bilanciando la sapidità, mentre l’apporto aromatico si aggiunge e si armonizza alle inclinazioni odorose del formaggio.
Stile di origine belga, ma ripreso e riprodotto in tutto il mondo. Nacque nel monastero trappista di Westmalle negli anni Trenta a seguito di una legge che vietava la vendita e la somministrazione di superalcolici. Si presenta con un colore che spazia dal giallo dorato al giallo intenso, e alcune versioni possono riservare una timida torbidità. La schiuma possiede una lunga persistenza, al punto da definire sul bicchiere i tipici “merletti di Bruxelles”.
La struttura olfattiva è decisamente interessante e complessa. Varia da note di frutta gialla e agrumi, a leggere sfumature fruttate e a qualche accenno che si avvicina al miele d’acacia o millefiori. A completare il bouquet aromatico ci sono le percezioni speziate che ricordano il pepato e i chiodi di garofano.
Al sorso si presenta complessa, con note che tendono al miele, al fruttato e allo speziato. Sul finale, specie negli esempi più pregiati, sopraggiunge un moderato amaro, che insieme al corpo medio-basso e alla carbonatazione decisamente elevata, contribuiscono a semplificare la bevuta nonostante la gradazione alcolica importante. In alcuni casi però, si possono incontrare birre che presentano una minore secchezza, sensazioni dolci più marcate e una percezione del grado alcolico più elevata, a discapito della bevibilità.
La decisa e complessa struttura gusto-olfattiva di questo stile si accosta bene alle caratteristiche del Grana Padano stagionato oltre i 24 mesi, ma potrebbe avvicinarsi anche ad altre stagionature. Nello specifico l’alcolicità silente e la carbonatazione vivace, oltre alle note fruttate e speziate, offrono un bilanciamento e al tempo stesso un’esaltazione delle venature sapide, fruttate e dolci del Grana Padano. Ottimo abbinamento per pietanze di fine pasto!
Prodotto inizialmente nel Vermont negli anni ’90, come variazione dell’American IPA, ha conosciuto una buona diffusione, prima in California e poi in tutto il mondo, solo nel 2000. Si presenta di un colore scuro con tonalità che vanno dal marrone al nero, a cui si accosta una buona schiuma beige scuro, densa e compatta.
Al naso si percepiscono note intense di frutta tropicale, melone e sentori di sottofondo erbacei che ricordano il balsamico e il pino. Tuttavia si riescono ad apprezzare lievemente anche accenni di cioccolato o di caffè tostato e un delicato sentore di caramello.
Al gusto la componente amara risulta marcata con sentori che ricordano note tropicali, balsamiche e una delicata presenza di cioccolato, caffè e talvolta di torrefatto. Il tutto si accosta a una buona secchezza, derivante anche dai malti tostati e dalla luppolatura importante.
Il corpo rimane medio, così come la carbonatazione che talvolta presenta una lieve cremosità che impreziosisce la bevuta. In alcune versioni più robuste si può percepire anche una sottile alcolicità che dona maggiore struttura.
Si tratta dunque di una birra estrema che comunque ben accetta le delicate strutture del Grana Padano a lunga stagionatura. Il gioco di consistenze e la ricerca di un equilibrio, che rimanda a sentori di frutta esotica e secca, si armonizza agli accenni piccanti e sapidi tipici del formaggio con questa stagionatura. Da abbinare nella seconda metà del pasto!
Il crescente apprezzamento della birra ha favorito l’accostamento a diverse pietanze della cultura italiana. Dal salato al dolce, dalla carne al pesce, questa bevanda riesce sempre a tirare fuori il meglio da ogni portata. Ebbene, avete mai pensato ad accostare una birra al torrone artigianale? Il torrone artigianale è sicuramente una prelibatezza che non può mancare durante la tradizione del periodo natalizio, ormai alle porte. Prelibatezza a cui paesi come Taurianova, cittadina che sorge nella Piana di Gioia Tauro, hanno dedicato una storia scritta e tramandata da padre in figlio. Una storia importante, ricca di artigianalità e cultura, a cui sicuramente l’universo birraio si può avvicinare evidenziandone i sapori!
Taurianova: La città del Torrone Artigianale
Terra dell’antica Magna Grecia, Taurianova è un comune calabrese che annovera tra le sue radici una immensa architettonica di storia e cultura. In questa comunità di circa 16.000 abitanti è gelosamente custodita la tradizione del Torrone Artigianale, prestigioso dolce degustato perlopiù durante il periodo natalizio.
Tra le realtà taurianovesi, “Le Chicce di Francesco Taverna” è uno storico pilastro di questo particolare prodotto artigianale, riconosciuto e apprezzato ormai in tutta Italia. Nello shop online è possibile scoprire la grande selezione di Torroni Artigianali elaborati rigorosamente secondo la tradizione che dal 1945 accompagna la famiglia Taverna.
Il laboratorio artigianale Taverna nasce, quando Francesco Taverna, dopo aver lavorato da giovanissimo con il padre Vincenzo, decide con coraggio e spirito imprenditoriale di iniziare l’attività di lavorazione della frutta secca e della scorza d’arancia.
Negli anni ‘50 Francesco Taverna acquisisce il Caffè Crucitti dando vita così al Bar Pasticceria Taverna, un’affascinante esperienza che ancora oggi costituisce una splendida realtà. Essa è frutto dell’unione tra novità produttive locali e la tradizione della scuola pasticcera siciliana. Una tradizione che Francesco Taverna ha saputo coniugare, lasciando il testimone ai figli Fabio e Giorgio.
Nel corso dei decenni la produzione si è arricchita della lavorazione del torrone artigianale, un dolce che nella tradizione calabrese suggella la Festa del Natale, a cui è stato attribuito il marchio “LE CHICCHE di Francesco Taverna”. Un marchio oggi riconosciuto in tutta Italia, che dona grande prestigio al nome di Taurianova e al suo amato Torrone.
Birra e Torrone Artigianale: l’incontro perfetto tra due mondi!
Ritorniamo alla domanda dell’articolo: Avete mai pensato di accostare una birra al torrone artigianale? Sebbene la Primavera della Birra abbia fatto scoprire nuovi sapori e accostamenti, l’esitazione nel vedere questa bevanda vicino a pietanze derivanti dalla pasticcieria perdura. Tuttavia è bene ricordare che esistono birre artigianali che sposano benissimo i sapori dolci e speziati soliti dell’arte pasticciera, e naturalmente il torrone non fa eccezione!
Père Noël è la proposta firmata De Ranke. Attraverso il colore ambrato e la schiuma generosa, questa birra racchiude sentori agrodolci che si legano a sapori caramellati e speziati, i quali culminano in un finale particolarmente secco. Possiede una gradazione alcolica di 7 %vol che esalta benissimo i sapori del torrone alla gianduia e friabile alla cannella entrambi ricoperti di cioccolato fondente.
Einstok winter Ale è la Bière de Noël di casa Einstok Olgerd. Dietro al suo colore scuro e alla schiuma bianca si nasconde un corpo intenso e un sentore che ricorda il tropicale, la frutta esotica e il malto dolce. Il gusto presenta sfumature di mango, litchi, frutto della passione, ananas e caramello.
Tuttavia la particolarità di questa birra è l’utilizzo di punte di abete stagionate, che regalano incredibili lineamenti affumicati di pino e whisky a cui si lega un finale secco e amaro contornato da un caloroso alcol di 8 %vol. Perfetta da abbinare al torrone friabile ostiato alla vaniglia e friabile al miele (Torrone Ferro).
Gauloise Christmas è un’altra perla natalizia prodotta dal birrificio belga Brasserie du Bocq. Scura, vellutata e ricca di sapore, regala aromi di malti torrefatti e sentori speziati. Arricchita da una gradazione di 8,1 %vol, possiede un naturale calore che avvolge tutta la bevuta e che si rivela particolarmente azzeccata con i sapori del torroncino morbido all’arancia e del morbido al bergamotto, entrambi ricoperti di cioccolato bianco.
Dall’artigianalità italiana spazio alla birra Made in Italy
All’arte artigianale del torrone non poteva mancare ovviamente l’accostamento con l’artigianalità birraia di una realtà tutta italiana. Una realtà che anno dopo anno conferisce prestigio al Made in Italy, regalando al vasto panorama birraio proposte sempre uniche e speciali. E’ il caso della Nöel Chocolat, la winter seasonal Beer di casa Baladin.
Si tratta di una birra scura e corposa che presenta una sottile schiuma compatta e persistente. Possiede profumi intensi di cioccolato, armonizzate dalle delicate note torrefatte e di frutta secca derivanti dai cereali di produzione. Il magistrale uso del cacao Criollo di Domori, nella rara e pregiata varietà Chuao, imprime alla birra piacevoli e calde note di cioccolato accostate a sentori di cereale torrefatto che ricordano inevitabilmente la frutta secca.
La nota amaricante del luppolo armonizza il retrogusto attraverso un equilibrato tocco tra il dolce e l’amaro, che soddisfa decisamente la bevuta. Una birra pregiata insomma, assolutamente indicata ai sapori unici, speziati e raffinati che incarnano l’antica tradizione artigianale del torrone come la varietà friabile croccante e friabile cannella.
Da qualche settimana il contesto pandemico generato dal Covid-19 ha subito un notevole peggioramento con la conseguente impennata dei contagi. A tutto ciò il Governo è dovuto inevitabilmente intervenire rivedendo le precedenti disposizioni, che hanno portato a un nuovo DPCM con ulteriori limitazioni. Tuttavia a pagarne le spese, oltre che il sistema sanitario, sono i diversi settori economici tra cui la Filiera della Birra e il canale Ho.Re.Ca. A loro tutela interviene AssoBirra, l’associazione dei Birrai e dei Maltatori, con due richieste specifiche alle istituzioni.
Le proposte di AssoBirra alle istituzioni
Sono due le proposte di supporto all’intera filiera: una riduzione delle accise da un lato, e un sostegno immediato al canale Ho.Re.Ca. dall’altro. Difatti l’Ho.Re.Ca. si ritrova a essere uno dei reparti più colpiti dall’emergenza Covid-19 e dal DPCM 24 ottobre 2020 per il contenimento della seconda ondata pandemica. Un provvedimento che di fatto sancisce il lockdown dei punti di consumo out of home per la “bionda” più amata dagli italiani.
Le proposte sono state presentate da AssoBirra durante un incontro istituzionale digitale che ha visto la presenza, oltre al Presidente Michele Cason e al Vice Presidente Alfredo Pratolongo di AssoBirra, anche dell’On. Fabio Melilli, Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, di Luciano Sbraga, Vice Direttore Generale di FIPE e di Luca Paolazzi, Partner di REF Ricerche e Ceresio Investors Advisor per il punto sul settore, numeri alla mano.
Focus sulle Accise
Nel nostro Paese, la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise. Un’anomalia che incide in maniera significativa su tutta la filiera e che ora più che mai non può essere ignorata. Tanto più che colpisce tutti: produttori, distributori e consumatori. Si tratta inoltre di una tassa regressiva e dunque ha un’incidenza maggiore sulle birre più popolari e un peso inferiore su quelle di fascia alta. Non solo, è tra le più alte d’Europa e penalizza le aziende che investono e producono in Italia.
Presidente di AssoBirra, Michele Cason
Per questo, AssoBirra chiede un intervento strutturale che, mediante la riduzione delle accise dall’attuale soglia di 2,99 Euro per ettolitro e per grado Plato di birra, consenta al comparto di rimanere competitivo. Un provvedimento che assicurerebbe una boccata d’ossigeno a tutta la filiera, consumatori finali compresi!
“La birra arriva da un decennio di crescita – commenta Michele Cason, Presidente di AssoBirra –. Anni in cui ha messo a segno record su record su tutti i fronti: dalla produzione, sostenuta da un export sempre più consistente, al numero di consumatori che sempre più prediligono abitudini moderate con prodotti a basso tenore alcolico. Il comparto ha generato una ricchezza tale da diventare uno dei settori strategici della nostra economia. Questo valore non può andare disperso e, anzi, va valorizzato affinché la filiera birraria possa essere uno dei pilastri strategici su cui costruire una roadmap chiara per affrontare la crisi attuale“.
Il sodalizio Birra & Ho.Re.Ca.
Nove miliardi di Euro al 2018: a tanto ammonta il valore condiviso generato dalla birra in Italia e che esprime la ricchezza generata. Di questi, oltre 5,7 miliardi di Euro sono da ricondursi al canale Ho.Re.Ca., una galassia di oltre un milione e duecentomila addetti e 340mila imprese che, prima dell’emergenza Covid-19, fatturava oltre 90 miliardi di Euro all’anno. Oggi però è messa a dura prova dalla seconda ondata pandemica e dal recente DPCM del 24 ottobre scorso, che ha sancito la chiusura tassativa di tutti i punti di ristoro d’Italia dalle ore 18.00.
Non a caso, il quadro disegnato dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) è drammatico: entro la fine dell’anno, chiuderanno 50.000 imprese. In altre parole: oltre 350.000 persone perderanno il posto di lavoro.
Ed è proprio per tutelare questo immenso valore economico e sociale, generato in gran parte anche dal sodalizio birra e Ho.Re.Ca., che AssoBirra chiede un sostegno immediato al canale Ho.Re.Ca. tramite un apporto concreto di liquidità destinato ai punti di consumo. Non solo! Va studiata sin da ora una misura volta ad accompagnare la riapertura dei locali, quando avverrà, orientata a sostenere in maniera concreta i gestori. Tra le ipotesi sul tavolo: il riconoscimento di un credito di imposta sulla birra alla spina che ne migliori la marginalità.
L’aiuto alla ripartenza
Vice Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo
“Siamo consapevoli di come i provvedimenti presi dal Governo siano necessari perché l’evolversi della pandemia nel nostro Paese sta mostrando segnali di crescita preoccupanti – commenta Alfredo Pratolongo, Vice Presidente di AssoBirra con delega a Relazioni Istituzionali e Comunicazione –. Tuttavia è altrettanto importante sostenere il business dei singoli esercenti con azioni mirate. Seppure in questi giorni possa apparire prematuro, dobbiamo pensare a come aiutarli a ripartire. E su questo fronte crediamo che la birra possa essere parte della soluzione, non appena superato questo periodo, grazie al suo ruolo trainante nella creazione di valore“
“Supportare la birra alla spina – conclude Pratolongo – consentirebbe di agire in modo mirato aiutando chi è stato più colpito, ad esempio le oltre 125.000 pizzerie in Italia, che quando potranno riprendere a lavorare a pieno regime avranno seri problemi di marginalità. Per questo inserire un credito di imposta per la birra alla spina è una delle possibili soluzioni pratiche e applicabili concretamente, che porterebbe benefici proporzionali e consentirebbe agli esercenti di migliorare i margini e far fronte così al calo drastico dei consumi“.
Fonti: Asso Birra – Conferenza stampa Milano, 28 ottobre 2020
La birra da qualche decennio ha letteralmente stravolto la propria reputazione. Da bevanda sciatta e scontata, la birra è divenuta un prodotto agroalimentare di grande pregio ed eccellenza. Il merito va soprattutto alle diverse proposte del panorama birraio e alle innumerevoli piattaforme dedite a una cultura decisamente importante che hanno contribuito alla scoperta di un prodotto artigianale dal grande carattere. Ma la birra, segnando non solo un cambiamento culturale, ha influenzato fortemente il mercato economico, consentendo l’entrata in gioco di tante piccole realtà che ne hanno elevato l’unicità italiana. Tuttavia oggigiorno bisogna fare i conti con un mercato sempre più concorrenziale, in cui la comunicazione è il cuore pulsante che fa la differenza tra le varie iniziative. In questo scenario HopLine fornisce un valido supporto ai diversi birrifici che, oltre alla qualità e alla passione, puntano ad abbracciare un pubblico sempre più ampio.
Cos’è HopLine?
La comunicazione è la linfa che permette a qualsiasi azienda di intraprendere con successo il proprio progetto economico. A tale proposito nasce HopLine, la piattaforma gestionale per siti web, completa di sezione e-commerce, appositamente sviluppata e ottimizzata per presentare al meglio un birrificio artigianale.
Si tratta di un supporto specializzato per queste nuove realtà, in particolare per il business avviato dai più giovani, desiderose di ampliare i propri orizzonti interfacciandosi di fatto col vasto mondo del web.
Un team di esperti si occuperà della realizzazione di uno spazio digitale pensato per tutti i birrifici che non possiedono un sito internet identitario né profili social, oggi più che mai caratteristiche fondamentali per emergere nel difficile mondo della birra artigianale!
HopLine è dunque l’opportunità per approcciarsi al meglio alle potenzialità del web, sia per aumentare la conoscenza della propria azienda, sia per incrementare i relativi introiti tramite l’e-commerce. Ovvero attraverso una nuova modalità di vendita verso cui il pubblico è sempre più propenso.
A confermarlo sono le diverse indagini di mercato che hanno evidenziato una nuova preferenza di consumo, resa via via sempre più affidabile, semplice e sicura. Per non parlare poi del cambiamento indotto dalle circostanze sociali del momento, che incondizionatamente hanno rivalutato l’e-commerce come una grande prospettiva di guadagno.
Tuttavia l’obiettivo di HopLine non è creare un Marketplace scontato e statico, ma la realizzazione di un vero e proprio spazio web, in cui il birrificio può raccontarsi e trovare la propria individualità con apposite sezioni (anche modificabili) come:
Home, per un’accoglienza al pubblico accattivante e professionale;
Pagina dedicata alla storia del birrificio, in cui ogni azienda racconta la propria storia a garanzia della passione che ne caratterizza la produzione;
Catalogo digitale, fondamentale per esporre i prodotti;
Area dedicata alla prenotazione delle possibili degustazioni;
Blog;
Collegamenti social;
Pagina di contatto.
Cosa offre HopLine?
Ricapitolando: Sei alla ricerca di visibilità? Vuoi ampliare i tuoi orizzonti con una piattaforma progettata ad hoc per il tuo birrificio? HopLine è la soluzione giusta! I servizi offerti da questa start up sono elargiti sotto forma di abbonamento mensile, rescindibile in qualsiasi momento e in completa sicurezza. In particolare sono state pensate quattro tipologie di pacchetto, studiate per le diverse esigenze dei birrifici adempienti.
Gratuito
Si tratta di un pacchetto basilare, che tuttavia offre la possibilità di creare:
Pagina di presentazione “chi siamo”, fondamentale per presentarsi al pubblico e sottolineare il rapporto umano che dev’essere percepito anche attraverso un monitor;
Catalogo prodotti, pensato per contenere un massimo di 10 articoli;
Pagina contatti, per definire un canale di comunicazione col cliente;
Report mensile delle vendite, per tenere sempre sotto controllo l’andamento dell’e-commerce.
Base
Un pacchetto più completo rispetto al precedente che, al costo di 79 € mensili + IVA, offre:
Pagina di presentazione “chi siamo”;
Catalogo prodotti, pensato per contenere un massimo di 20 articoli;
Pagina contatti;
Report mensile delle vendite, per tenere sempre sotto controllo l’andamento dell’e-commerce;
Grafica Base (colori, immagini e logo personalizzato)
Blog;
Medium
Si tratta del pacchetto intermedio che, al costo di 189 € mensili + IVA, offre:
Pagina di presentazione “chi siamo”;
Catalogo prodotti, pensato per contenere un numero illimitato di articoli;
Pagina contatti;
Report mensile delle vendite, per tenere sempre sotto controllo l’andamento dell’e-commerce;
Grafica Base (colori, immagini e logo personalizzato)
Blog, con la scrittura di 1 articolo al mese – SEO oriented – da parte del team di HopLine;
Social Media Strategy, ovvero l’ideazione di un piano editoriale appositamente studiato per Facebook e Instagram;
Sezione degustazione, con possibilità di prenotazione.
Premium
E’ l’opzione più completa e conveniente pensata per affrontare in modo efficiente e professionale il mondo del web. Al costo di 369 € mensili + IVA, offre:
Pagina di presentazione “chi siamo”;
Catalogo prodotti, pensato per contenere un numero illimitato di articoli;
Pagina contatti;
Report mensile delle vendite, per tenere sempre sotto controllo l’andamento dell’e-commerce;
Grafica Base (colori, immagini e logo personalizzato)
Blog, con la scrittura di 2 articoli al mese – SEO oriented – da parte del team di HopLine;
Social Media Strategy, ovvero l’ideazione di un piano editoriale appositamente studiato per Facebook e Instagram;
Sezione degustazione, con possibilità di prenotazione;
Report mensile dei risultati sulle piattaforme social e delle vendite su piattaforma;
Recupero dei carrelli abbandonati (Email Marketing).
Servizi Extra
Alle proposte precedentemente elencate possono essere aggiunti, in caso di necessità, servizi extra come:
Web Marketing
Gestione Sponsorizzate per:
Facebook/Instagram ads: 25% del budget media (stanziamento economico destinato all’acquisto di spazi pubblicitari sui mezzi di comunicazione);
Google ads: 25% del budget media;
Facebook + Instagram + Google ads: 35% del budget media;
Consulenza Gestione Sponsorizzate, applicabile solo al piano base (150 € + IVA);
Consulenza Gestione Social Facebook e Instagram, applicabile solo al piano base (300 € + IVA).
Report
Report Avanzato per:
Analystics Piattaforma HopLine (50 € + IVA);
Social ADV + Analystics Piattaforma HopLine (100 € + IVA);
Social ADV + Google ADS + Analystics Piattaforma HopLine (180 € + IVA).
Multimedia
Video/Foto/Grafiche Professionali (da definire)
L’assistenza HopLine
Una buona macchina per funzionare ha bisogno di un buon motore, che a sua volta necessita obbligatoriamente delle cure di un ottimo meccanico. Con questa filosofia il team di HopLine seguirà passo dopo passo ogni realtà nella progettazione di una presenza online e sosterrà eventuali dubbi o proposte, grazie a un gruppo di assistenza specializzato e attento.
E’ questa dunque la grande forza di HopLine, una potenza che accomuna il miglior rapporto qualità/prezzo e la giusta cura verso l’individualità del birrificio e del prodotto. Ma gli aspetti che caratterizzano questa start up non si fermano solo a quanto esposto. Nulla è lasciato al caso, in particolare l’attenzione verso il digital di un settore, quello birraio, in costante sviluppo. Un settore che abbraccia infinite possibilità rese tangibili anche grazie all’influenza del mondo online.
Vicinanza con i consumatori, possibilità di instaurare con loro un dialogo e confronto diretto; presentazione dei prodotti precisa e accattivante, con la possibilità di soffermarsi sui dettagli grazie anche a fotografie impattanti e coinvolgenti; aumento delle vendite, sia in termini di volumi che di ampliamento geografico. HopLine è tutto questo e molto altro ancora!
Vi invito pertanto a visitare la loro piattaforma cliccando quì, e ad affidarvi direttamente al loro gruppo di esperti nella scelta della soluzione più adatta alle vostre esigenze!
Dopo la recente manifestazione del Pigneto, la birra continua a scorrere tra le vie della Capitale arrivando anche nella storica Piazza Trilussa di Trastevere, simbolo dalla movida romana. Piazza tra l’altro già chiusa durante il fine settimana dalle 21 alle 24 (prima del DPCM) dalla Sindaca Raggi per contenere i contagi da Covid19. Ebbene, lunedì 26 ottobre 2020 (primo giorno del coprifuoco imposto in regione) la scalinata della celebre piazza situata tra il Lungotevere della Farnesina e il Lungotevere Raffaello Sanzio diventa l’incontro, insieme al MIO (Movimento Imprese Ospitalità), di ristoratori, barman e imprenditori dell’Horeca per un flash mob pacifico in cui sono stati sversati fiumi di birra scaduta.
La Birra di Piazza Trilussa: il simbolo della tragedia Horeca
Si tratta dell’ennesima dimostrazione, questa volta organizzata dall’Italian Hospitality Network, che identifica una situazione disperata comune a tanti gestori d’Italia. Un problema serio che rischia di culminare in una moria infinita di locali, incapaci di ottemperare alla pressione sempre più pesante delle spese a fine mese.
Birra sversata in Piazza Trilussa a Trastevere
“Noi non siamo la movida” gridano in coro i numerosi partecipanti al flash mob. Un grido sia di sgomento per le tante problematiche senza una reale soluzione, sia di speranza nel mantenimento degli impegni avanzati dal Premier Conte.
La birra dunque inonda anche Piazza Trilussa, simboleggiando la tragedia del settore Horeca, il quale non può pagare il pegno di questo disastro sociale, sanitario ed economico. Un settore definito quasi “untore”, che nei mesi successivi al lockdown ha dovuto investire in una ripartenza sicura e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie.
Per cui è bene ricordare ai governanti che il problema non sono i ristoranti, i pub, le birrerie e qualsivoglia locale che apre le serrande alle 18:00. Il problema sono gli assembramenti nelle piazze, gli autobus pieni e i settori mal gestiti. La cattiva organizzazione di risorse come l’App Immuni non funzionante a dovere, come documenta il buon Giulio Golia delle Iene.
Il problema sono la miriade di “stronzate”, passatemi il termine, di tutte quelle logiche insensate che hanno spinto tanta gente a non credere nel virus. Il virus esiste e fa male davvero, ma soprattutto sta annientando il nostro paese. Ci vogliono aiuti dalle istituzioni, più controlli nel rispetto delle norme e il buon senso civico insito in ognuno di noi. Solo attraverso il buon funzionamento di tutti questi ingranaggi riusciremo a rialzare la testa di nuovo!
La zucca è un prodotto agroalimentare principe della stagione autunnale. Raccolto tra settembre e novembre è un alimento dai molteplici benefici. Ma oltre alle deliziose pietanze culinarie rappresenta il centro d’innumerevoli miti, leggende e feste folcloristiche presenti anche nella cultura italiana. A questo particolare prodotto Teo Musso dedica “Zucca“, la birra Baladin pensata per promuovere una festa piozzese che ogni anno nel mese di ottobre omaggia questo speciale frutto della terra.
Zucca, la Pumpkin Ale del Baladin
Particolarmente consumate durante il periodo di Halloween, le Pumpkin Ale utilizzano tra i diversi ingredienti anche la zucca. E’ uno stile americano nato verso la fine del ‘700, che il BJCP colloca nella categoria 21A (Birra alle spezie, alle erbe o alle verdure).
Ebbene dalle Pumpkin Ale americane, Baladin ne trae ispirazione realizzando una birra che nonostante la provenienza a stelle e strisce, possiede un cuore italiano.
La proposta Baladin si rivela un’altra buona occasione per valorizzare oltre che il simbolo di Piozzo (la zucca) anche l’italianità della birra, attraverso l’utilizzo di materie prime di altissima qualità provenienti dal Bel Paese. Nel DNA della Zucca Baladin infatti è possibile trovare ben due varietà di zucca italiana, di cui una derivante dai terreni agricoli di Piozzo (CN).
Dal colore giallo arancio e dalla schiuma particolarmente corposa e persistente, possiede sentori di cereali e frutta matura a cui si accosta un magistrale tocco di cannella. E’ una birra “golosamente appagante” come ama definirla Teo Musso, gestore del Baladin, tanto da avvicinarsi ai sapori di una buonissima torta alla zucca.
Una birra pensata non per Halloween, come si potrebbe erroneamente pensare, ma per omaggiare “La Fiera della Zucca“, l’annuale festa organizzata dalla Pro Loco di Piozzo, che generalmente si svolge il primo weekend del mese di ottobre (quest’anno purtroppo annullata a causa del Covid19).
Perfetta per accompagnare formaggi come il Pecorino Crotonese (Calabria), il Montasio (Friuli Venezia Giulia) e la Prescinseua (Liguria). Tuttavia si accosta benissimo anche a primi piatti di zucca, nonché ai deliziosi ravioli, alle selvaggine con cotture delicate, ai dolci alla zucca e agli amaretti. Da quest’anno sarà possibile reperire Zucca Baladin nello shop del birrificio sia nel formato da 75 cl che da 33 cl.
Il clima italiano delle ultime settimane si è decisamente inasprito a causa della seconda ondata di un virus ostinato e pericoloso. Il crescere della curva epidemiologica ha spinto inevitabilmente il Governo a dare un ulteriore giro di vite alle già difficili limitazioni di bar, ristoranti e pub. Senza parlare ovviamente di tutte le altre attività che resteranno chiuse. Tuttavia le tasse ci sono e la lotta per rimanere a galla dietro questa complessa crisi economica, sociale e sanitaria si fa sempre più ardua. La gente è stanca e, tra rabbia e disperazione, scende in piazza a manifestare. Tralasciando i tristi avvenimenti di qualche giorno fa che hanno tramutato il dissenso e il malcontento in vandalismo e violenza verso la povera gente, le forze dell’ordine e la città, al Pigneto di Roma la birra invenduta purtroppo scade nei fusti e finisce per strada simboleggiando la moria di tante aziende che rischiano il fallimento.
Fiumi di birra per strada, Roma si ribella ai nuovi DPCM
Succede pomeriggio 23 ottobre 2020 nel quartiere Pigneto di Roma, uno dei centri più frequentati dalla movida capitolina. “Quello che stiamo buttando è il lavoro dei nostri fornitori – commenta Paolo Bianchini, presidente del M.I.O (Movimento Impresa Ospitalità) -. Ma quello che stiamo buttando purtroppo è birra che sta scadendo nei nostri locali. E’ birra artigianale non filtrata che è morta in questo fusto di birra, un simbolo di come purtroppo stanno morendo le nostre aziende. Il Governo è responsabile anche di questo!“.
Una scena molto simile a quella dei pastori sardi che buttarono il latte per strada, così finiscono sversati a Roma tre fusti di birra avariata. “Presidente Conte – continua Bianchini – lei parla di ristori, ma quando arriveranno? Quando le nostre aziende saranno morte o le banche della speculazione internazionale avranno finito di fare i loro investimenti nella nostra nazione? Quando i cinesi avranno comprato tutti i nostri alberghi o quando la malavita avrà comprato i nostri ristoranti con 2 euro? Chiediamo che le nostre attività vengano chiuse per decreto e non per fame, perché qui siamo alla fame!“.
“In tutta Italia hanno sacrificato aziende per non assumersi la responsabilità di aver ammassato le persone nei mezzi di trasporto pubblico – afferma Bianchini -. Per non assumersi la responsabilità di non aver fatto nulla in questi mesi negli ospedali italiani“.
Parole forti e scene toccanti dunque, per tanta gente disperata che si ritrova a chiudere definitivamente la saracinesca delle loro attività. Aziende che hanno contribuito sempre e comunque al benessere del paese e che adesso richiedono una risposta a loro dovuta. E’ gente che aspetta un aiuto dai governanti che non può e non deve assolutamente tardare ad arrivare!
Covid19: serve anche un dovere civico e morale
La birra per strada simboleggia il malessere di un settore decisamente penalizzato da mesi di atteggiamenti semplicistici di persone incoscienti e leggi sbagliate. Perché è giusto criticare gli errori di un Governo, ma è altrettanto giusto ricordare che ci troviamo a pagare per tanta gente incapace di sottostare a delle semplici regole senza un cane che faccia loro la guardia.
Mesi in cui siamo stati assaliti da negazionisti, complottisti e incoscienti. Falsi scienziati, finti medici e politici scellerati che hanno insinuato il dubbio sull’esistenza di un virus, il quale nella primavera del 2020 ha riempito interi camion militari di cadaveri. Fino a che punto si dovrà arrivare per prendere coscienza del problema? Quante persone dovranno pagare con la vita ancora? Quante famiglie dovranno ridursi in povertà, perché l’uso della mascherina è considerata una forma di “schiavitù”?
Che il Governo si prenda le sue responsabilità fornendo sostegno e solidarietà a chi si alza la mattina e combatte tutto il giorno per portare a casa la “pagnotta”. Ma che dall’altra si risvegli il dovere civico e morale di rispettare le regole, perché il Covid-19 esiste ed è un problema collettivo.
L’Italia è uno dei paesi più belli al mondo, ricco di storia, paesaggi ed eccellenze agroalimentari. Tra le sue radici vanta un patrimonio millenario, reso tangibile nei prodotti e nelle innumerevoli sfaccettature che da nord a sud della penisola caratterizzano l’essenza del Made in Italy. Un essenza per certi versi conservatrice, legata a una cultura che ha difeso e continua a difendere i pilastri dell’italianità, come il vino, la dieta mediterranea e la genuinità dei frutti dalla terra. Una tradizione forte insomma, che da decenni si trova a fare i conti con una bevanda sempre più apprezzata dal popolo italiano, la birra. Ne sa qualcosa Teo Musso, pioniere della birra artigianale in Italia, che prima ancora del manifestarsi della “Primavera della Birra” (voglia di sperimentare gusti, stili e tipologie di questa bevanda) era alle prese nel suo Baladin con spine e boccali.
Dalla birreria al birrificio Baladin: la birra artigianale secondo Teo Musso
Per chi non lo conoscesse Teo Musso è colui che nel 1986 a Piozzo (Cuneo) diede vita alla birreria “Le Baladin“, il punto di partenza che 10 anni dopo divenne il suo brewpub. Teo ha scritto la storia della birra artigianale in Italia e continua a farlo con proposte che rispecchiano in ogni bottiglia territorialità, innovazione ed eccellenza.
Oggi il nome del suo birrificio è sinonimo di qualità ma anche di battaglie, in una realtà da sempre devota alla produzione del vino. Battaglie che dopo anni hanno portato alla convivenza di due culture unite dalla passione per la terra e dalla valorizzazione del territorio.
Ma non si tratta solo di terra e territorio. La birra artigianale, diventando anno dopo anno una bevanda sempre più apprezzata, ha favorito la curiosità verso una cultura un tempo completamente sconosciuta o del tutto ignorata. Termini come come IPA, Session, Pilsner o Blanche erano impensabili nella quotidianità di 20 anni fa!
“Sicuramente sono cambiate molte cose – commenta Teo Musso, gestore del birrificio Baladin -. L’evoluzione della conoscenza del mercato della birra artigianale ha fatto si che si ampliasse il numero degli appassionati e di conseguenza ‘la sete’ di sempre con nuove birre d’assaggiare“.
“In parallelo – continua Teo – la crescita esponenziale dei produttori ha creato maggiore competizione e ricerca di nicchie di mercato non ancora o poco esplorate. Di qui il proliferare di tanti stili di birra che ciclicamente vengono cavalcati per assecondare la moda del momento. Agli inizi i birrai si ispiravano alle loro preferenze stilistiche senza pensare troppo al mercato. Oggi l’attenzione è più focalizzata al ritorno commerciale“.
Birra e Vino, un paragone possibile?
L’Italia è un patrimonio di tradizioni ed eccellenze che rispecchiano a 360° la bellezza del territorio. Prodotti agroalimentari pregiati sono importati in ogni dove, rappresentando di fatto il concetto d’italianità come simbolo di qualità e garanzia. Tra questi prodotti ovviamente rientrano diversi vini prestigiosi come il Barolo, il Barbaresco, il Brunello di Montalcino, il Chianti e molti altri ancora, che sotto la dicitura DOC e DOCG disegnano l’esclusività di un territorio lodato e invidiato per la sua manifattura in tutto il mondo.
Ma con tanti vini e prodotti pregiati, sarà mai possibile replicare lo stesso successo con la birra artigianale, considerando l’egemonia delle grandi nazioni a cultura prettamente birraia? Sicuramente paesi come Belgio, Germania e Inghilterra hanno una storia decisamente più approfondita in termini birrai. Tuttavia la cultura birraia italiana può certamente dire la sua!
“Baladin vende con successo all’estero – precisa Teo -. Non è facile fare paragoni con il vino perché c’è più confusione sull’origine del prodotto. Il vino viene identificato con l’uva con cui viene prodotto che a sua volta identifica un’esatta area geografica. Per la birra è più complicato. Credo fermamente che all’estero ci sia tanta voglia di Italia birraria ma noi produttori dobbiamo essere capaci di proporre una birra che utilizzi materie prime italiane. Produciamo un prodotto agroalimentare e la provenienza della materia prima, è un valore aggiunto. Questo, ovviamente a patto che i mastri birrai producano birre eccellenti“.
Tuttavia con l’apprezzamento della birra artigianale, in tanti si sono messi a produrla e talvolta solo ed esclusivamente per fini economici. Sebbene nessuno faccia niente per niente e il solo amore per la birra non aiuta a pagare bollette e fornitori, è bene distinguere la passione nel produrre birra da scadenti e ingannevoli prodotti abbelliti dal marketing. “Prima di tutto il prodotto va assaggiato – puntualizza Teo -, ma bisogna anche pretendere di conoscere chi lo produce. Un prodotto artigianale è frutto dell’estensione dell’esperienza dell’uomo, dell’artigiano“.
Il futuro: Birra 100% italiana?
Il presente della birra artigianale in Italia è senza dubbio il frutto delle intense lotte contro il pregiudizio verso un prodotto considerato di “serie B”. In questo Teo Musso e il suo Baladin sicuramente ne potrebbero dire tante, confermando la difficoltà di emergere in un tradizionalismo da sempre legato al vino.
Eppure se è vero, e lo è, che “Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato“, come disse lo scrittore e filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Nietzsche, in che modo si potrebbe vedere o sognare la birra artigianale italiana tra 20 anni? “Come mastro birraio innamorato degli ingredienti del territorio – confida Teo – ma anche come presidente del Consorzio Birra Italiana (nato a tutela della filiera agricola italiana), voglio pensarla sempre di più 100% italiana“.
Una prospettiva auspicabile considerando le nuove realtà avviate in tutta la penisola. Iniziative che attraverso la valorizzazione di terreni dedicati a malti pregiati e luppoli di specie anche autoctona, potrebbero essere il trampolino di lancio per un nuovo modo di vedere e degustare la birra artigianale made in Italy.
Tuttavia una grande incognita del futuro è l’approccio della birra artigianale con la Grande Distribuzione. Per un birrificio, infatti, garantire qualità e conservazione con gli attuali mezzi della GDO non cosa semplice. Questo si trasforma ovviamente in un grande disagio per i consumatori che, sempre più coscienti della qualità birraia, la ritrovano solo nei negozi specializzati.
Teo Musso e il suo Baladin in termini qualitativi sono sicuramente uno dei punti di riferimento del panorama birraio italiano. Scegliere le proposte del birrificio di Piozzo è una certezza di qualità, creatività e gusto. Segni distintivi di una politica incentrata sulla passione del “fare bene”. Ma tale qualità si potrà ritrovare anche tra gli scaffali del supermercato?
“Abbiamo dei prodotti nella distribuzione moderna. La Nazionale e la sua estensione di gamma – rassicura Teo -. Lo abbiamo voluto perché era giusto che chi compra nei supermercati possa trovare Baladin. Tuttavia per noi rimane e rimarrà sempre l’Horeca la distribuzione principale e infatti abbiamo prodotti specifici per la ristorazione, le enoteche e i bar“.
E se la birra artigianale diventasse un sogno nel cassetto?
C’è da considerare che la Primavera della Birra, ha inevitabilmente ispirato molti appassionati a intraprendere un percorso orientato verso la realizzazione della birra in ambito casalingo. L’homebrewing negli anni ha collezionato sempre più sostenitori, grazie ovviamente al crescente panorama birraio e alle piattaforme che hanno ampliato la conoscenza della cultura birraia.
Ma a qualcuno la realizzazione della birra tra i fornelli di casa non è bastata. Preso dall’ambizione nel ripercorre i passi dei grandi birrifici, inesorabilmente ha ponderato l’apertura di un’attività legata al mondo della birra. Certamente non si tratta di un ambito semplice che, oltre ai limiti culturali di una terra da sempre orientata all’enologia, si ritrova a fare i conti con la concorrenza di un prodotto sempre più eccelso.
Di conseguenza, fare birra “in grande” e determinare un profitto non è facile. Perché emergere in un mercato sempre più affollato da birrifici artigianali si trasforma decisamente in un progetto alquanto articolato. Ovviamente la qualità viene e verrà sempre premiata. Tuttavia è bene pensare fin da subito che la strada per arrivare in vetta sarà lunga e in salita. “Occorre fare molta attenzione – precisa Teo -. Passare alle pentole grandi è complicato. Oggi, vendere birra è ancora più complesso di un tempo e creare aziende da zero parecchio costoso anche in termini di comunicazione, perché i tempi si sono ristretti e la competizione elevata a livelli molto alti“.
Per cui è bene pensare in grande, ma è saggio procedere a piccoli passi ben ponderati!
Un ringraziamento a Teo Musso, per il tempo dedicatoci.
E’ da un po’ che se ne parla e i mesi passati, caratterizzati da uno stile di vita rivoluzionario e proibitivo, sono stati la conferma. La birra è cambiata e con essa anche l’approccio degli italiani verso questa bevanda, in particolare prima, durante e dopo il periodo del lockdown. E’ quanto emerge dalla ricerca dell’Istituto Piepoli commissionata dall’Osservatorio Birra. Uno studio che rivela come gli italiani, memori da una situazione piuttosto difficile, stiano riconquistando la socialità sempre più incentrata sulla passione verso la birra.
Birra e socialità: per gli italiani è il nuovo simbolo dello stare in compagnia
La socialità per gli italiani è un argomento alquanto delicato. Mutata drasticamente dagli eventi drammatici del Covid-19, responsabili di veri e propri disastri economici e medici, oggigiorno il saluto, l’abbraccio e qualsiasi altra manifestazione di convivialità sono diventate azioni lontanissime, che purtroppo in un modo o nell’altro condizionano inevitabilmente la nostra quotidianità.
Eppure il sociale è un necessità innata, scritta nel genoma umano. Un bisogno che vede in quei piccoli e semplici momenti d’incontro e condivisione l’evolversi di un benessere fisico e mentale. Non sono un caso infatti le diverse iniziative avviate durante il lockdown, con serenate tra balconi e incontri virtuali con un semplice brindisi che il più delle volte aveva come protagonista la birra!
Come conferma la ricerca dell’Istituto Piepoli, commissionata dall’Osservatorio Birra, la birra è stata una preziosa compagna nei lunghi ed estenuanti mesi del lockdown, riuscendo a creare socialità anche quando la socialità sembrava un lontano ricordo. Per questo la birra si aggiudica la Palma d’Oro di bevanda socializzante per eccellenza, e a pensarla così è 1 italiano su 2 (48%). Un risultato sorprendente che batte di fatto bevande simbolo della convivialità tricolore come il caffè (preferito solo dal 14% degli intervistati).
Ma attenzione, la birra sorpassa anche il vino rosso (10%), lo spumante (8%) e il vino bianco (5%). Si tratta dunque di una nuova tendenza, quella emersa dallo studio realizzato dall’Istituto Piepoli “La birra specchio della socialità dal pre al post Covid-19“. Una ricerca effettuata su un campione di 1000 italiani dai 18 ai 64 anni, che offre un chiaro monito sulle ultime abitudini del nostro Paese.
La nuova normalità
Lo studio sottolinea inevitabilmente l’importanza della socialità, fondamentale per 8 italiani su 10, ma il 70% degli intervistati riconosce che niente sarà più come prima e che lo stare con gli altri andrà riconquistato nella più totale sicurezza. Una riconquista che caratterizzerà la “nuova normalità” con rigide indicazioni a cui bisogna attenersi, e che la gran parte degli italiani ha già recepito. Mai senza mascherina asserisce il 65% degli intervistati, attenzione alla giusta distanza (52%) e incontri all’aperto (19%).
Questi prevedono inoltre un forte impatto di regole ferree soprattutto nei locali al chiuso (39%). Mentre il 30% degli intervistati pensa di risolvere il problema selezionando gli amici e restringendo la cerchia di quelli che incontrano con maggiore frequenza. Ma nonostante le incognite del presente, per tutti o almeno per una gran parte di loro (93%), anche in futuro, ci sarà sempre lo spazio per godersi, in sicurezza ovviamente, una birra in compagnia.
Uno pensiero che palesa la forza conviviale di questa bevanda e che relativamente da poco l’Italia ha iniziato ad apprezzare. Ma nonostante la breve vicinanza con la birra (rispetto ai paesi a cultura birraia) il cambiamento sociale non si è fatto attendere. Un mutamento così intenso da portare gli italiani a vedere nella birra un nuovo simbolo di socialità, tramutando di fatto il classico e italiano “ne parliamo davanti un caffè” a “prediamo una birra insieme“.
Un cambiamento non solo sociale ma anche culturale
Il cambiamento sociale legato alla birra non è l’unica novità che si sta radicando nello stile di vita italiano. Poco alla volta si stanno modificando quei pilastri, un tempo considerati insormontabili, della cultura popolare italiana. Simboli importanti che per anni hanno rappresentato l’accoppiata perfetta, come il vino a tavola o l’amaro nel dopo cena.
L’emergenza Covid-19 ha spostato obbligatoriamente il baricentro della socialità, che ruota attorno a una birra, tra le mura domestiche. Il 65% degli italiani ha ovviamente aumentato i consumi in casa, mentre il restante 35% (di cui il 51% ha tra i 24 e i 30 anni) continua a preferire la degustazione fuori casa. Ma va anche detto che durante questi mesi di fermo totale, gli italiani hanno preferito bere birra in famiglia (64%), rispetto alla condivisione tra amici (23%) e in solitudine (13%).
Sebbene il Coronavirus non abbia cambiato l’approccio consapevole e responsabile degli italiani verso la birra, ha sicuramente evidenziato la diversa concezione di questa bevanda tra i pasti. La cena (74%) e il dopocena (19%) sono le occasioni di consumo preferite negli ultimi mesi, ma crescono anche il pranzo (10%) e l’aperitivo (14%).
Un accostamento al cibo, specie nel fuori casa, non più ridimensionato al solito luogo comune della birra perfetta solo in pizzeria (46%). Difatti la si preferisce anche al ristorante (30%). Subito dopo non mancano ovviamente pub (29%), bar (27%) e altre tipologie di locali (10%).
La solita birra? Macché, piacciono anche le speciali legate al territorio!
Durante i mesi di lockdown, la birra è stata la nuova scintilla della socialità negli italiani. Ma ciò che stupisce è l’apprezzamento di birre completamente differenti dai canoni imposti per anni dalle grandi multinazionali. 1 italiano su 3 ha provato nuove birre, con la scoperta di un piacevole universo legato alla territorialità.
Le birre preferite dagli italiani rimangono sempre le chiare classiche (79%). Tuttavia oggi le speciali non dispiacciono più, facendo di fatto riscontrare una preferenza del 44%, rispetto al 30% dei mesi di chiusura in casa.
Ma cosa può aver incentivato questa nuova voglia di scoprire birre “alternative”? Per il 46% degli italiani (di questi quasi il 60% è rappresentato dai più giovani) i mesi d’isolamento hanno aumentato la voglia di “evasione”, appagata anche attraverso la degustazione di birre regionali e legate al territorio.
Il Covid-19 dunque non ha fermato la “Primavera della birra”, cioè la voglia di sperimentare gusti, stili e tipologie di questa bevanda millenaria che negli ultimi anni ha visto ampliare la base di consumatori e consumatrici nel nostro Paese. C’è da dire comunque che parliamo di un settore in continua evoluzione, reattivo e funzionante! Un settore proiettato alla “scoperta” della nuova normalità, il quale valorizzando tante realtà locali ha incentivato l’espressione di territori e comunità oppure ha offerto nuove proposte e formati.
In conclusione ci soffermiamo sulle parole di Marino Niola, antropologo della contemporaneità. “La birra è la bevanda sociale, da secoli simbolo di amicizia e condivisione. Da che mondo è mondo,dove c’è birra c’è fermento e dove c’è fermento c’è convivialità, la base stessa della civiltà.“
“Se in antichità il consumo di questa bevanda era legata a momenti di esaltazione rituale, – continua Niola – nei secoli il suo vissuto si è evoluto come fattore di benessere quotidiano, di amicizia, di apertura all’altro. È per questo in fondo che viene considerata sacra. Perché bevendola insieme si celebra il legame sociale. Ecco perché, con la modernità, diventa la bevanda democratica, quella dei lavoratori, degli amici, dei compagni che condividono la fatica ma anche il riposo, lo svago, la festa.”