Siamo in Calabria nell’antico borgo di Vaccarizzo Albanese (CS), situato sul versante settentrionale della Sila Greca, alle pendici della Serra Crista d’Acri. In questo suggestivo paesaggio, che conserva ancora l’antica lingua albanese (arbërisht), sorge il birrificio agricolo Miresia. Una giovane realtà birraia calabrese, che mantiene viva la tradizione del genuino e del mangiar sano.
Natale Godino, titolare del birrificio agricolo Miresia, da il via ad un prodotto che nasce direttamente dalla terra, trasformando l’arte della semplicità in qualità da bere e da gustare.
Godino inizia il suo percorso dedicandosi inizialmente alla coltivazione dell’ulivo, uno dei simboli della tradizione calabrese. Tuttavia le passioni per la terra e l’agricoltura, lo spingono a diversificare il suo prodotto intraprendendo la coltivazione biologica di orzo e luppolo.
Attraverso la coltivazione di questi due prodotti, il giovane agricoltore con l’ausilio di una malteria alimentata con caldaia a biomassa, ottiene il malto con cui ha iniziato la produzione della sua birra artigianale biologica.
Questa nuova proposta birraia sfocia in due varianti, “Flava” la bionda e “Rubra” la rossa. Si tratta di birre fresche e dissetanti, che regalano al consumatore un prodotto semplice e genuino.
Le birre ottenute dalla trasformazione dell’orzo coltivato dal birrificio, raccontano i sapori della Calabria, che attraverso una bevanda unica, ostenta la voglia di sbocciare e premiare chi ancora crede in questa terra.
La birra non è una semplice bevanda, com’è sempre stata descritta, ma racchiude nella sua tradizione un mondo vasto, ricco di stili e varietà birraie in continua evoluzione. Proprio per questa grande tradizione e diversità capita, specie per chi si approccia per la prima volta alla birra, di essere un po’ disorientati nella scelta, in particolare di fronte a termini come Ipa, Blanche, Bitter, Bock o Stout. Tutto ciò potrebbe portare ad una scelta errata della birra da bere, rischiando di non apprezzare a pieno le qualità organolettiche della bevanda. Per cui, onde evitare spiacevoli sorprese, meglio avere consapevolezza, conoscendo a grandi linee cosa potrebbe riservare la birre scelta!
Descrivere in un solo articolo le qualità organolettiche di ogni stile birraio esistente, risulterebbe per lo scrittore un lavoro immane e per il lettore una vera e propria storia infinita. Per cui meglio concentrarsi su alcuni degli stili più in voga, che aiuteranno sicuramente ad avere maggiore consapevolezza durante la scelta della birra da bere!
Le birre in stile Pils o Pilsner sono sicuramente tra le proposte più richieste. Merito anche delle grandi multinazionali, che hanno sempre e solo commercializzato questo stile. Tuttavia il vero stile Pilsner è tutt’altro rispetto a ciò che propongono i colossi birrai, rappresentando di fatto una birra dal grande carattere.
Le birre appartenenti a questo stile sono chiare, fresche, pulite e leggere. Hanno un’inclinazione verso i profumi luppolati, che regalano note erbose, floreali o speziate. Presentano un sapore amarognolo con un finale prevalentemente secco, esaltato anche dal corpo leggero e dalla carbonatazione piuttosto pronunciata.
Perfetta con risotti, verdure, carni bianche e pizza, sicuramente rappresenterà una scelta apprezzata per chi desidera una bevuta leggera, pulita e di gusto!
Si tratta di birre che possono essere sia scure che chiare. Hanno un forte carattere maltato, che si ripercuote nell’aroma e nel sapore. Caratterizzate da una schiuma piuttosto abbondante, presentano un sapore maltato che viene bilanciato dall’amarezza del luppolo.
Hanno un grado alcolico medio alto e una consistenza al sorso piuttosto corposa. La carbonatazione è moderata per accentuare il calore alcolico e la morbidezza della bevuta. Si abbina perfettamente a carni rosse, piatti speziati e dolci cremosi, inoltre è un ottimo digestivo!
Birra di frumento opalescente, dai colori chiari, dal gusto fresco e pulito. Si caratterizza per il tipico aroma di chiodi di garofano e banana, derivanti dai lieviti utilizzati in fase di fermentazione.
L’aroma si ripercuote anche sul sapore, che descrive un gusto iniziale tendenzialmente dolce, reso ancora più interessante da possibili sentori di vaniglia e bubblegum. Tuttavia riserva un carattere aspro e agrumanto, accentuato dall’alta carbonatazione.
Al palato risulta rotonda e leggera, grazie ad una sensazione di pienezza e cremosità che tende ad un finale leggero e frizzante. Ottima per accompagnare bolliti, pesce e maiale. Rappresenta una scelta azzeccata per chi desidera una birra saporita, fresca, leggera e dissetante.
Birra denominata anche Wit o Witbier, come nella Weisse oltre al malto si utilizza il frumento. La presenza di questo ingrediente, unitamente al lievito in sospensione, dona a questa birra la tipica opalescenza paglierina che la contraddistingua.
Caratterizzata da una schiuma bianca e persistente, riserva un aroma dolce con accenni di miele e vaniglia. Il complesso bouquet aromatico può riservare anche sentori fruttati, agrumati e di coriandolo, che possono essere accompagnati da note erbacee, speziate o pepate.
Il sapore, racchiuso in una bevuta fresca e frizzante, richiama accenni fruttati e agrumanti, che lasciano spazio ad un finale secco e aspro. Il corpo leggero non esclude la morbidezza e la cremosità del grano, esaltato anche da una carbonatazione prevalentemente alta. Come per la Weisse, la Blanche è perfetta per bolliti e pesce, regalando inoltre una bevuta gustosa, complessa e allegra.
Birra dalla tipica impronta luppolata. Dai colori variabili, riserva una buona schiuma e un aroma tendenzialmente floreale, terroso o fruttato, con chiari richiami all’erbosità del luppolo. Il sapore riflette l’aroma, tuttavia il malto crea una piacevole armonia che accosta il dolce del cereale all’amaro del luppolo.
Il finale della Ipa è secco e l’amaro può persistere nel retrogusto. Il corpo medio è sostenuto da una carbonatazione moderatamente alta, che si combina ad una sensazione di secchezza generale. Ottima con i primi speziati e piccanti, ma anche con zuppe di verdure e ortaggi.
Non disdegna la carne (rossa o bianca) e il pesce, inoltre è perfetta con la pizza. Con i dolci si presta bene, in particolare con biscotti speziati e torte a base di cioccolato oppure caramello. Un’ottima birra insomma, ricca di carattere e gusto, indicata a chi apprezza l’amaro complesso e raffinato del luppolo!
Si presenta con un colore tendenzialmente marrone scuro, che in alcune versioni può toccare tonalità piuttosto nere. La schiuma marroncina, densa e cremosa, racchiude aromi simili al caffè e al malto tostato. Inoltre ci possono essere accenni di cioccolato, cacao e liquirizia.
Il sapore richiama sentori arrostiti e una leggera nota acidula, che si fonde all’amaro medio alto del luppolo. Al palato risulta corposa e cremosa, con una carbonatazione media che esalta gli accenni di cioccolato che possono persistere sul finale. Un birra che potrebbe accompagnare carni grigliate e frutti di mare, ma sicuramente si fa bere con gusto sui dolci!
Approcciarsi per la prima volta a sapori che differiscono dalla solita routine della birra commerciale può rappresentare una scoperta piacevole, ma spesso può non soddisfare completamente il palato. Questo succede perché il gusto della vera birra è un mix particolare e complesso di sapori, sempre diversi e sempre ricercati.
Avere una piccola infarinatura sui principali stili di birra, che sono tendenzialmente i più richiesti, potrebbe aiutare a capire quali sapori che si avvicinano maggiormente alle proprie preferenze, portando quindi consapevolmente a scegliere quale birra bere. Insomma de gustibus non disputandum!
Dopo Mastri Birrai Umbri, un’altra realtà brassicola italiana riesce a trionfare al Meininger’s International Craft Beer Award 2020 in Germania. Questa volta è toccato a Birra Collesi, portando a casa un oro e due argenti.
Le Marche sono la culla di questa perla birraia italiana. Siamo nel piccolo borgo medievale di Apecchio (PU), dove al confine tra Marche e Umbria nascono le tenute Collesi. Le birre, ma non solo (Collesi produce anche distillati), nascono dalla passione di Giuseppe Collesi e dall’esperienza del mastro birraio belga Marc Knops.
Da questa intesa sono nate proposte artigianali, equilibrate e di grande appeal. Si tratta di birre ad alta fermentazione, non pastorizzate e rifermentate in bottiglia, per preservare tutte le qualità sensoriali di ogni ingrediente.
Fin dal 2005, anno in cui sorgere la fabbrica di Birra Collesi con la prima cotta avvenuta nel novembre 2007 e la commercializzazione nel marzo 2008, i premi nazionali e internazionali non si fanno attendere.
Ad oggi continua la tradizione Collesi, che al Meininger’s International Craft Beer Award 2020, viene premiata. Sono tre i premi in totale conquistati dal birrificio marchigiano. L’oro va alla Collesi Ipa (categoria Ipa New England Style), mentre gli argenti sono per la Collesi Rossa e Collesi Triplo Malto (premiate nelle rispettive categorie).
“Le nostre birre artigianali non pastorizzate, a doppia fermentazione e rifermentazione naturale in bottiglia – dichiara Giuseppe Collesi, fondatore e presidente di Fabbrica della Birra Tenute Collesi – sono sinonimo di un’eccellenza artigianale made in Italy. Questo riconoscimento arriva ancor più gradito perché come birrificio artigianale italiano da sempre interpretiamo una tradizione secolare nativa di altri Paesi, esaltandola con il saper-fare e la creatività che ci contraddistinguono“.
Le birre
Collesi Ipa
L’oro attribuito alla Collesi Ipa, va ad una birra bionda dai toni caldi e avvolgenti che esalta i sentori del miele. Ovviamente non pastorizzata e rifermentata naturalmente in bottiglia è caratterizzata da una schiuma compatta e persistente. L’olfatto rivela la sua struttura complessa ed elegante di note di pompelmo e frutta tropicale, mentre la buona corposità regala un gusto intenso e persistente, equilibrato e mai pungente.
Collesi Rossa
La Collesi Rossa, premiata con l’argento, è una birra dal colore rosso ambrato a cui si accosta una delicata schiuma ramata. Ottenuta da malti e luppoli selezionati, si distingue per gli intensi profumi di caramello, spezie scure, malto e nocciola tostata. Il particolare e persistente aroma si abbina al gusto dolce, arricchito da note minerali.
Collesi Triplo Malto
Il secondo argento è della Collesi Triplo Malto, una birra chiara dalla particolare schiuma sottile, densa e persistente. Possiede una complessa struttura organolettica, che ricorda note di frutta gialla, lievito fresco, malto, vaniglia, miele e crosta di pane. Equilibrata e intensa al palato, risulta pastosa e maltata all’inizio, con un finale morbido e fruttato a cui si accostano sentori prolungati di pesca e albicocca.
Per ulteriori informazioni su queste e altre proposte del gruppo Collesi visitare il sito internet!
Il dry hopping, ovvero la luppolatura a freddo, è una tecnica molto apprezzata dagli homebrewers. Tipica di alcuni stili brassicoli, conferisce particolari profumi che arricchiscono la struttura organolettica della birra, donando altresì un’intensa importa luppolata. Ma perché fare il dry hopping, e quando è davvero indispensabile farlo? Vediamo di scoprire questi e altri dettagli sulla luppolatura a freddo.
Alcuni stili brassicoli sono caratterizzati da un profilo luppolato piuttosto intenso. Per ottenere questa particolare impronta luppolata e donare altri raffinati sentori alla birra finita, si utilizza la tecnica del dry hopping (tradotto luppolatura a freddo).
Durante la classica luppolatura, il luppolo subisce il calore della bollitura. Il calore provocherà l’evaporazione di gran parte degli oli essenziali, che di conseguenza non potranno arricchire il profilo aromatico della birra. Nel dry hopping, invece, questo non succede! Non essendoci calore non ci sarà l’evaporazione degli oli essenziali che di conseguenza saranno rilasciati nel mosto.
Per avere una buona estrazione aromatica dai luppoli, è necessario che la luppolatura a freddo sia fatta al momento giusto. Solitamente quest’ultima si esegue dopo la prima fase di fermentazione. Ma per quale motivo?
Il dry hopping teoricamente potrebbe essere effettuato dopo l’inizio della fermentazione primaria. In questa fase però il lievito, nel suo momento più vigoroso, produce parecchia CO2 che di conseguenza farà evaporare parte degli oli essenziali del luppolo. Inoltre la percentuale che il mosto possa contrarre qualche infezione, aumenta sensibilmente. Clicca qui per scoprire di più sulla fermentazione!
Un altro momento in cui poter effettuare il dry hopping è dopo la fermentazione tumultuosa. In questa fase il mosto, quasi trasformato in birra, acquisisce un determinato grado alcolico, inoltre il ph risulta essere inferiore rispetto a quando la fermentazione è iniziata.
Questa serie di fattori riduce di gran lunga la possibilità di contrarre infezioni al mosto. Per di più non essendoci una produzione eccessiva di CO2, gli oli essenziali del luppolo rimangono intrappolati nel mosto. Per questi motivi, il momento che segue dopo la fermentazione tumultuosa è il più indicato!
Solitamente per fare dry hopping si utilizzano luppoli con un Alfa Acido basso, in quanto possiedono una carica amaricante piuttosto ridotta. Questo di conseguenza permetterà l’estrazione delle sole essenze aromatiche, senza che la birra sia interessata da particolari sapori amari.
In commercio esistono tanti tipi di luppolo, che mettono il birraio di fronte a una scelta piuttosto ampia. Esistono luppoli dall’aroma speziato, floreale, agrumato oppure erbaceo, disponibili sotto forma di fiori, pellet e plags.
La scelta dell’aroma solitamente è vincolato allo stile, sebbene esistano diversi freestyle con una struttura aromatica complessa e armoniosa. La scelta del formato, invece, dipende spesso dal birraio, che la decide in base alla comodità d’utilizzo.
Tuttavia è comune utilizzare i pellet, che essendo tritati finemente, risultano di grande comodità. Oltretutto si trovano in commercio in pratiche confezioni, già predisposte per la luppolatura a freddo.
Purtroppo però i pellet impongono la filtrazione con un filtro molto stretto, per evitare residui di luppolo che finiranno inevitabilmente nel bicchiere. Per risolvere questo inconveniente, in commercio si trovano strumenti di filtrazione (sacchetti di nylon o acciaio inox. Scopri di più su cosa comprare per fare birra cliccando qui) che permettono di fare dry hopping anche utilizzando il pellet, evitando però di “sporcare” il mosto.
I fiori e i plags, invece, sono più scomodi da inserire nelle calze filtranti, ma risultano avere maggiore potere aromatico perché subiscono meno trattamenti!
Il peso relativo al luppolo di dry hopping dipende da diversi fattori, che riguardano innanzitutto la ricetta e lo stile. Ogni stile ha un piano aromatico ben definito! Ad esempio lo stile IPA prevede una base luppolata molto intensa.
Un altro fattore da valutare è il tipo di luppolo che s’intende utilizzare, in quanto ci sono luppoli che possiedono aromi più marcati di altri. In ultimo bisogna considerare quale formato preferire. Usando i pellet, ad esempio, si dovranno aggiungere più grammi, in quanto questi sono trattati in modo diverso dai fiori e dai plags.
Il tempo di durata del dry hopping è relativo all’intensità dell’aroma che vogliono imprimere alla birra. Solitamente si considera un tempo d’infusione di 3-5 giorni, che comunque potrebbe anche variare. Tuttavia superato questo periodo, la presenza del luppolo nella birra potrebbe portare sentori resinosi troppo marcati.
Se vuoi scoprire come fare il dry hopping segui la mia guida cliccando qui.
C’è poco da fare, una birra senza bollicina ha poco carisma! Che sia una birra realizzata in birrificio o tra i fornelli di casa, la carbonatazione è una prerogativa essenziale e tipica di questa bevanda. Essa può avere un’intensità più o meno pronunciata, generalmente stabilita dallo stile, che solitamente (almeno nell’homebrewing) si determina attraverso il Priming (se non sai cos’è clicca qui). Quest’ultimo è un passaggio molto semplice della birrificazione, che tuttavia può riservare non poche insidie. Per cui, come fare il Priming alla birra e cosa incide su questo processo?
Il Priming nella birra consiste nell’inserire una piccola quantità di fermentabile prima di tappare le bottiglie. Questa quantità di fermentabile (zucchero bianco, di canna, miele ecc) stimolerà le cellule di lievito residuo a produrre altra CO2 che, rimanendo intrappolata nella bottiglia ermetica, si legherà alla birra.
Per fare Priming è opportuno decidere il tipo di fermentabile da utilizzare, in quanto la diversità organolettica dei vari ingredienti potrebbe migliorare o peggiorare l’armonia aromatica della birra.
Inoltre è importante stabile l’intensità della carbonatazione. Sebbene la preferenza del birraio incide particolarmente sulla frizzantezza della birra, è bene non superare mai gli standard previsti dallo stile prescelto.
Ogni birra, che fa riferimento alle caratteristiche dello stile d’appartenenza, dovrebbe possedere una determinata quantità di CO2. Quest’ultima appositamente testata per dare equilibrio aromatico, aiutare il sapore e favorire la bevuta della birra.
Ma come si determina la quantità di fermentabile da utilizzare in relazione allo stile?
La tabella (Fig. 1) riassume la quantità di CO2 che (per gli stili interessati) dev’essere presente per ogni litro di birra.
Figura 2
Tuttavia, per stabilire la quantità di fermentabile che andrà a carbonare la birra, bisogna tenere conto del tipo d’ingrediente da utilizzare, in quanto ogni fermentabile possiede una resa differente.
Come indica la tabella (Fig. 2), ogni ingrediente ha una resa di CO2 differente. Ad esempio lo zucchero per produrre 1 Vol/lt di CO2 necessita di 4 gr/l.
Tenendo a mente entrambe le tabelle (Fig. 1 e Fig. 2), in relazione allo stile e al tipo d’ingrediente, per determinare la quantità di fermentabile da inserire nella birra si andrà a fare la seguente moltiplicazione:
Es.: Vogliamo fare un priming di CO2 pari a 2,5 Vol/l. Per farlo utilizziamo dello zucchero inserito direttamente nel fermentatore, dove all’interno ci sono 23 l di birra. Per sapere quanto zucchero aggiungere si farà la seguente operazione:
2,5= CO2 desiderata;
4= gr/l di zucchero necessari per ottenere 1 Volume CO2/l;
Oltre alla quantità di fermentabile, per fare un priming corretto, bisogna tenere conto anche di un altro fattore molto importante. Si tratta della CO2 già presente nella birra dopo la fermentazione.
Bisogna considerare infatti, che la birra fermentata trattiene con se una parte di CO2 prodotta dal lievito durante la fermentazione. Per determinare la quantità di CO2 presente nella birra prima di fare priming, bisogna prendere in considerazione la temperatura d’imbottigliamento.
N.B.:Un liquido più è caldo e meno capacità possiede nel trattenere un gas soluto.
Figura 3
Come mostra la tabella (Fig. 3), una birra imbottigliata ad una temperatura di 15°C avrà più CO2 rispetto ad una di 20°C. Ne deriva che per rendere ancora più accurato il calcolo suggerito in precedenza, bisognerà prendere atto anche del gas residuo.
Es.:Vogliamo fare un priming di CO2 pari a 2,5 Vol/lt. Per farlo utilizziamo dello zucchero inserito direttamente nel fermentatore, dove all’interno ci sono 23 l di birra. Quest’ultima è stata imbottigliata ad una temperatura di 25°C. Per sapere quanto zucchero aggiungere si farà la seguente operazione:
Priming nel fermentatore
2,5= CO2 desiderata;
0,73= CO2 residua in base alla temperatura d’imbottigliamento (25 °C);
4= gr/l di zucchero necessari per ottenere 1 Volume CO2/l;
Oltre al priming eseguito nel fermentatore esiste la possibilità d’inserire il fermentabile direttamente in bottiglia. Questa tecnica risulta essere di gran lunga la migliore per fare un priming accurato, in quanto non sempre i litri stampati sul fermentatore corrispondono alla quantità reale di birra in esso contenuta.
Es.:Vogliamo fare un priming di CO2 pari a 2,5 Vol/l. Per farlo utilizziamo dello zucchero inserito direttamente in una bottiglia da 0,50 l. Quest’ultima è stata imbottigliata ad una temperatura di 25°C. Per sapere quanto zucchero aggiungere si farà la seguente operazione:
Priming in bottiglia
2,5= CO2 desiderata;
0,73= CO2 residua in base alla temperatura d’imbottigliamento (25 °C);
4= gr/l di zucchero necessari per ottenere 1 Volume CO2/l;
0,50= capienza bottiglia
Oltre allo zucchero granulare è possibile fare priming attraverso una soluzione zuccherina. Attraverso questa tecnica, lo zucchero diluito consentirà di realizzare un priming ancora più accurato.
Capita spesso di trovarsi al supermercato, ed essere assaliti da mille dubbi derivanti dalla scelta di quale birra bere. Pilsner, Ipa, Bock, Strong Ale, a garantire la loro qualità c’è il marchio sull’etichetta visto e rivisto in TV. Ma al momento dell’assaggio saranno davvero così buone? Oggi vedremo se il marchio famoso è sempre sinonimo di qualità e quali consigli è bene tenere a mente quando si scegliere la birra al supermercato.
La birra si divide in due grandi categorie. La prima raccoglie le proposte birraie di livello industriale, che alle spalle possiedono una grande struttura di marketing e comunicazione mediatica. La seconda invece abbraccia le birre artigianali, ovvero proposte birraie meno conosciute ma di qualità decisamente superiore.
Nonostante la qualità che caratterizza le vere birre artigianali, la possibilità di ritrovarle sullo scaffale di un supermercato è remota. Questo è dovuto principalmente alla delicata struttura organica, che caratterizza la birra artigianale denominata anche “bevada viva“. Tuttavia importanti progressi sono stati fatti al punto che qualche birrificio artigianale, visti gli accordi tra GDO e Unionbirrai, si sta affacciando a questa nuova prospettiva di mercato.
L’ingresso di questi “nuovi” birrifici sul palcoscenico birraio, ha notevolmente aumentato lo standard qualitativo della birra, risultando così una bevanda più complessa e strutturata. Cosa significa questo?
Significa scelta per il consumatore, non più obbligato alla solita routine priva di personalità birraia a cui era stato abituato fino a 10 anni fa. Ma senza perdere di vista l’obiettivo di questo articolo, come bisogna destreggiarsi nella scelta della birra al supermercato?
La distribuzione nazionale di birra artigianale, derivante da un determinato birrificio, non è per niente semplice. Sopratutto per le caratteristiche organiche della bevanda che, per mantenere inalterati gli alti standard qualitativi garantiti dal birrificio, dev’essere trattata con determinate accortezze e seguire la catena del freddo.
Tuttavia esistono catene di distribuzione che riescono a garantire una buona offerta birraia, in relazione alla posizione geografica dei vari punti vendita. Questo diventa possibile grazie ad accordi locali che permettono al birrificio “X” di poter distribuire la sua birra, perlopiù a livello regionale, rispettando le caratteristiche che una bevanda artigianale richiede.
Tra i nomi più rilevanti della distribuzione ci sono Coop e Despar, che grazie agli accordi stipulati con Unionbirrai, permettono d’avere nei loro punti vendita proposte artigianali locali.
Questi accordi, oltre a permettere al cliente di conoscere un livello di birra decisamente differente rispetto ai soliti marchi delle grandi multinazionali, hanno permesso ai piccoli birrifici di raggiungere una platea di clienti maggiore, riuscendo talaltro a garantire una continuità d’esercizio messa a dura prova anche dai recenti avvenimenti socio-sanitari.
Tuttavia è bene prestare attenzione ai marchi che potrebbero sembrare a primo acchito locali. Questo perché alcune grandi multinazionali hanno acquistato tanti piccoli birrifici, che hanno perso di fatto la prerogativa artigianale. Infatti la birra per essere definita artigianale, deve provenire da un birrificio indipendente e prodotta in piccole quantità per evitare stoccaggi troppo prolungati. Inoltre, non dev’essere filtrata ne pastorizzata.
Per cui è meglio bere birra locale, ma prima di farlo è bene assicurarsi che provenga da un birrificio artigianale indipendente. A tale proposito l’Associazione Unionbirrai mette a disposizione un portale, in cui racchiude tutti i birrifici italiani a marchio indipendente e artigianale.
I media e le diverse pubblicità hanno indicizzato i principali marchi di birra industriale, che ormai hanno monopolizzato il mercato. Purtroppo la qualità di queste birre è decisamente scadente! Tuttavia esistono marchi famosi, appartenenti a birrifici artigianali di grandi dimensioni, in grado di produrre ottime proposte che nel corso degli anni sono diventate dei veri punti di riferimento.
Alcuni nomi
E’ il caso del celebre birrificio trappista Orval, fautore di una ricetta divenuta il simbolo delle Belgian Ale. Si tratta di una birra ambrata e leggermente acidula, caratterizzata da una complessa struttura organolettica. Oggigiorno questa birra si trova facilmente in diversi supermercati. Inoltre è un tipo di birra che il tempo sembra non scalfire, anzi le caratteristiche sensoriali migliorano col passare degli anni.
Si potrebbe parlare anche di Chimay, birrificio belga che regala ottime proposte trappiste. Produce la “Dorée“, la bionda con aromi freschi di luppolo e spezie, la “Rouge“, la rossa dal colore ramato e gusto fruttato, e la “Triple“, una birra dorata che combina il dolce e l’amaro al profumo di luppolo fresco e di lievito. Ma troviamo a che la “Blu“, la trappista scura dall’aroma intenso e complesso con note speziate, e la “Grande Reserve Barrique”, la barricata che propone sapori unici e complessi affinata in botti di Cognac, Rhum agricolo e Whisky.
Tra le diverse birre disponibili al supermercato ci sono anche quelle di Mastri Birrai Umbri, birrificio artigianale di Gualdo Cattaneo (PG) vincitore di tre ori al Meininger Craft Beer Award 2020. Il birrificio umbro offre una vasta collezione di birre capaci di regalare sapori unici e profumi intensi, che riaffiorano nelle tradizioni di una cultura valorizzata da ingredienti di alta qualità.
Dal cuore delle Ardenne abbiamo il birrificio Achouffe autore delle rinomate “Chouffe“, birre che sicuramente conquisteranno il palato di molti bevitori. Ma si potrebbe parlare anche di Leffe, Franziskaner, Terza Rima, Hoegaarden e Blanche de Namur.
Insomma anche al supermercato è possibile trovare buona birra artigianale. Magari meno “artigianale” del birrificio di quartiere che produce pochi ettolitri l’anno, ma comunque si tratta di ottime proposte che alle spalle hanno una forte cultura birraia e una grande storia di tradizione e professionalità.
Il mio consiglio è quello di valutare sempre l’etichetta. Prestando attenzione al nome, alla provenienza e alla storia del birrificio (grazie al web non sarà difficile). Diffidate dalle scadenti proposte mediatiche, che forse di carino hanno solo la pubblicità. La buona birra non ha bisogno di presentazioni, basta solo saperla cercare. E voi conoscete altra birra buona da supermercato?
Il pane è un alimento antichissimo, che per anni ha rappresentato la principale fonte di nutrimento. A tale proposito che sia per motivi religiosi o culturali, sapendo oltretutto che oggigiorno al mondo c’è chi non può permetterselo, lo spreco di questo prodotto non fa sicuramente piacere. Tuttavia c’è qualcuno che si è reinventato un modo particolare di utilizzare il pane avanzato, restituendo a questo alimento così nobile una nuova vita. Siamo al Mugello dove c’è chi produce la birra utilizzando il pane.
Non è la prima volta che si sente parlare di birra realizzata col pane. Sul blog ne avevamo già parlato in occasione del progetto cuneese Biova, che raccoglie e riutilizza il pane invenduto dei panifici aderenti all’iniziativa.
Oggi l’idea di riutilizzare il pane si riscopre anche al Mugello. Dalla collaborazione tra il birrificio “Corzano 1985” di Barberino e il “Granaio dei Medici” nasce la “Birra di Pane”.
Questa singolare birra è frutto del progetto “Dal chicco al boccale“, che vede i fornai del consorzio di tutela e promozione del “Pane del Mugello” insieme all’associazione di promozione dei prodotti del territorio Granaio dei Medici, Coldiretti e Unicoop Firenze.
Gli odori e i sapori della Birra di Pane del Mugello
La Birra di Pane, che sostituisce il 30% di malto col pane del Mugello, è una bevanda chiara e fresca. Il sapore è leggermente acidulo, dall’amaro impercettibile e dalla nota luppolata poco marcata. Grazie al suo grado alcolico basso, risulta leggera, dissetante e di facile bevuta.
Il lievito fa da padrone in questa birra così particolare. Il sapore e l’aroma di questo ingrediente, particolarmente marcati, si fondono ai sentori agrumati e al gusto dei cereali. Inoltre la presenza del lievito in sospensione permette alla birra di maturare anche dopo l’imbottigliamento, regalando di conseguenza sapori unici e raffinati in continua evoluzione.
Una birra di tutto rispetto insomma, che si rende equilibrata e piacevole con aperitivi, carni bianche, pesce, fritti, formaggi e dolcini secchi. La potrete trovare nei punti vendita di Unicoop Firenze.
Il Meininger Craft Beer Award è una delle competizioni birrarie più importanti del mondo, che esprime la qualità e la continua crescita delle birre artigianali. Grazie ai metodi severi e professionali, l’evento è capace di consigliare le migliori birre sul mercato diventando così una guida per operatori e consumatori. Tra le tante birre proposte alla settima edizione del Meininger Craft Beer Award 2020, Mastri Birrai Umbri si conferma un marchio di qualità, portando a casa tre medaglie d’oro.
Mastri Birrai Umbri, birrificio artigianale di casa Farchioni situato a Gualdo Cattaneo (PG), è da sempre sinonimo di qualità e professionalità. Caratteristiche apprezzate dai tanti appassionati, che riscoprono nelle diverse proposte i sapori e i profumi della buona birra.
Oggi la qualità di Mastri Birrai Umbri trova merito anche al Meininger Craft Beer Award 2020 in Germania, dove tre birre conquistano la medaglia d’oro. Si tratta della Cotta IPA (categoria American IPA), Cacao Porter con fave di cacao e Dubbel Sor Pompeo con lenticchie e malti umbri (entrambe appartenenti alla categoria Freestyle/Experimental).
Le dichiarazioni
“Negli ultimi anni, l’innovativo sistema di valutazione, l’organizzazione della degustazione, l’ispezione individuale dettagliata delle birre presentate e l’attenta selezione di giudici esperti per il concorso – racconta Marco Farchioni, manager di Mastri Birrai Umbri – hanno reso il Meininger International Craft Beer Award una delle principali competizioni birrarie al mondo. La valutazione di quest’anno è stata ancora più accurata e selettiva, basandosi sulla specificità delle categorie, sulla procedura di degustazione e sulle descrizioni sensoriali. Tutto ciò ci rende orgogliosi del risultato raggiunto“.
“La Germania è una delle patrie elettive della birra. – Aggiunge Farchioni – Qui, il rigore e la competenza sono alla base di tutto. Ecco perché siamo felici di essere stati premiati qui e ci sentiamo un po’ ambasciatori non solo del nostro territorio umbro, ma dell’Italia intera.
Abbiamo dato il nostro contributo nel dimostrare anche qui che la birra artigianale italiana, e in particolare quella da filiera agricola, sta compiendo passi da gigante. Grazie all’utilizzo dei magnifici frutti delle nostre terre e alla perizia e sensibilità dei nostri tecnici, come il nostro head brewer Michele Sensidoni, i birrifici artigianali italiani possono ormai, sempre e ovunque, competere alla pari con aziende internazionali di più antica tradizione“.
Le valutazioni al Meininger Craft Beer Award 2020
Le birre sono state valutate con un metodo che si differenzia dalle altre competizioni. Queste sono assegnate a gruppi di 5-7 assaggiatori/giudici, sotto la guida di un giudice capo, che assaggiano le birre in tavoli tematici.
Questo sistema di degustazione, permette una valutazione individuale e senza termini di paragoni, attribuendo così alla proposta l’attenzione che merita. Inoltre, le birre sono degustate in bicchieri Restal-Teku con uno speciale vetro ottico che consente di valutarne al meglio l’aspetto visivo.
I giudici dopo aver degustato le birre utilizzano 21 attributi per descriverle, definendo come risultato una mappa approfondita delle caratteristiche sensoriali di ciascun prodotto. Si tratta di un ulteriore dettaglio, a favore sia dei produttori che dei consumatori.
“Abbiamo pubblicato subito sui social le mappe sensoriali riferite alle nostre medaglie d’oro – confida Farchioni – per condividere ogni dettaglio di questo splendido successo con i nostri clienti e followers, che con sempre più entusiasmo stanno apprezzando i nostri prodotti ed ai quali dedichiamo di cuore questa bella affermazione“.
Le birre premiate con l’oro saranno menzionate dalla Meininger’s Craft, la rivista dedicata alla cultura della birra, e su Meininger Online, uno dei portali leader del settore delle bevande di qualità.
Aspetti organolettici delle birre Mastri Birrai Umbri premiate
Cotta IPA: Dal colore ambrato intenso e velato, con riflessi ramati, possiede una schiuma bianca pannosa e persistente. L’aroma è caratterizzato dall’intensità dei luppoli, che arricchiscono la struttura organolettica con note citriche e resinose, provenienti dal dry-hopping che prevede l’utilizzo di varietà americane e neozelandesi. Il gusto è prevalentemente amaro e bilanciato dalle note di biscotto e caramello dei malti utilizzati. Il retrogusto è secco e leggermente fruttato.
Cacao Porter: Possiede un intenso color mogano, arricchito da riflessi bruni. Si accompagna inoltre da un maestoso cappello di schiuma color nocciola, che risulta fine e persistente. L’aroma particolarmente complesso racchiude note di cioccolato fondente, cacao e liquirizia. Il gusto è pieno e dolce, caratterizzato dal cacao e dai preziosi malti torrefatti
Dubbel Sor Pompeo: Birra dal colore ambrato intenso, possiede un cappello di schiuma densa e persistente con sfumature marroni. L’aroma è caldo e avvolgente, caratterizzato da sentori di frutta secca (nocciola e mallo di noce) e malto torrefatto, di caffè e cioccolato fondente. Il gusto rivela sapori tostati e note di liquirizia, rafforzate da un amaro fresco e leggero donato dall’utilizzo delle lenticchie, un ingrediente umbro d’eccellenza che dona grande facilità di bevuta.
Per informazioni visitare il sito, dove potrete trovare lo shop con le rinomate birre del birrificio di Gualdo Cattaneo (PG).
Navigando su internet ci s’imbatte in qualsiasi cosa. Ci sono tanti venditori accaniti, che cercano inevitabilmente di affibbiarti la qualunque. Naturalmente questo vale anche per l’homebrewing, e un neofita in cerca di strumenti per realizzare la birra fatta in casa può finire per perdersi tra offerte e promozioni “imperdibili”, acquistando oltretutto accessori inutili che finiranno nel dimenticatoio. Per evitare spreco di energie e sperpero di denaro, cosa è davvero necessario comprare per fare birra in casa?
N.B:Vorrei precisare che le attrezzature consigliate, non sono incentivate da nessun venditore. Sono attrezzature che io stesso ho testato durante le mie birrificazioni casalinghe, per cui effettivamente performanti! Oppure si tratta di accessori che reputo utili per birrificare in modo semplice e organizzato. Tuttavia la maggior parte dei link inseriti fanno parte della mia affiliazione Amazon, che mi riconoscerà una piccola percentuale sul vostro acquisto.
Coloro che saranno intenzionati ad acquistare le attrezzature lo potranno fare comodamente dal link, che vi riporterà al vostro account Amazon senza nessun costo aggiuntivo e in totale sicurezza. Questo, inoltre, vi consentirà qualora avrete piacere di contribuire al progetto del “Il Birraio Matto”. Grazie a tutti coloro che lo supporteranno!
La prima domanda da porsi, quando s’inizia a fare birra, è quale attrezzatura comprare. Questo permetterà di avere bene in mente cosa è davvero essenziale per fare birra in casa, senza l’inutile sperpero di denaro. Inoltre è opportuno capire se è meglio preferire attrezzatura inox oppure di plastica.
Nonostante l’attrezzatura inox sia oggettivamente migliore di quella plastificata, comporta una spesa iniziale più alta. Ma quando si è agli inizi e non si conosce ancora se l’homebrewing sarà l’hobby della vita, vale la pena addossarsi centinaia di euro per un fementatore inox? A voi la risposta!
Detto ciò vediamo nel dettaglio cosa serve per fare birra in casa e cosa è davvero importante comprare.
Il fermentatore è il grembo dove si sviluppa il mosto preparato durante l’ammostamento. Ne esistono di tanti tipi e capienze. Tuttavia consiglio di prediligere un fermentatore che sia abbastanza largo da poter infilare agevolmente la mano per un lavaggio accurato. Inoltre è consigliabile e conveniente l’acquisto dei pratici kit, che prevedono diversi strumenti indispensabili. Vediamone alcuni!
Si tratta di un tipico fermentatore a bocca larga, che permette un’accurato lavaggio interno. Completo di rubinetto, gorgogliatore e termometro adesivo ha una capacità massima di 32 litri. Lo potrete trovare cliccando sul link!
Si tratta di un pratico kit con fermentatore a bocca stretta. Nel kit, oltre al fermentatore con coperchio e rubinetto, sono contenuti: densimetro, sanificante in polvere da 200 gr; detergente da 200 gr, mestolo, lavabottiglie a scovolino, dosatore per zucchero e libretto guida “Homebrewer”.
E’ provvisto inoltre di guarnizione e termometro, cilindro trasparente per la misura della densità, gorgogliatore, tappi a corona diametro 26 mm, capsulatrice a 2 leve ed imbuto. Lo potrete trovare cliccando sul link!
E’ un kit che prevede un doppio fermentatore, particolarmente utile in tutte le operazioni che prevedono un travaso. E’ una delle opzioni più convenienti quando s’inizia a fare birra, in quanto con un piccolo investimenti consente di avere la giusta attrezzatura, che acquistata singolarmente costerebbe decisamente di più.
All’interno del kit si troveranno: Due contenitori da 25 lt ciascuno completi di rubinetto e coperchio forato, due guarnizioni a due diametri, due gorgogliatori, un travasatore, un termometro, un densimetro con custodia, un cilindro per densimetro, una paletta, una spazzola lavabottiglie, una confezione di metabisolfito, una confezione da 100 tappi a corona (Ø26 mm), un manuale d’istruzioni e un barattolo di malto ”European Lager’. Lo potrete trovare cliccando sul link!
Per coloro che voglio tuffarsi nel mondo dell’homebrewing con l’acciaio inox ecco il kit con fermentatore inox. Il kit contiene: 1 Fermentatore da 30 l in acciaio inox 18/10 con tappo ermetico, guarnizione, gorgogliatore, rubinetto in acciaio inox con guarnizione salvagoccia, densimetro con custodia, cilindro per densimetro, paletta, scovolino, confezione da 100 tappi, termometro a cristalli liquidi, confezione da 200 gr di metabisolfito, 1 manuale d’istruzioni, avvinatore, kit dosa zucchero, tappatore per tappi. La descrizione su Amazon precisa che il venditore fornisce il kit senza foro per il gorgogliatore. Tuttavia si può fare esplicitamente richiesta in fase d’acquisto.
Il kit inoltre è fornito con una confezione di malto pronto. Lo potrete trovare cliccando sul link!
Oltre al pratico fermentatore, per fare birra in casa è necessario avere pentole abbastanza capienti. Anche in questo caso, prima di acquistare l’occorrente, bisogna chiedersi con quale tecnica iniziare a birrificare. Comunque è bene fare una premessa!
Esistono pentole e pentole, con qualità e caratteristiche differenti. Queste peculiarità influiscono sul prezzo finale dello strumento ma, per l’utilizzo che richiede l’homebrewing, non è necessario andare obbligatoriamente sul top di gamma. Tuttavia non bisogna andare su strumenti troppo scadenti, in particolare per quanto riguarda il materiale di costruzione.
Alluminio VS Acciaio Inox
Esistono pentole di alluminio e di acciaio inox. Tralasciando la differenza scientifica tra alluminio e acciaio inox, nonostante ci siano studi in corso sugli effetti dell’alluminio sottoposto per lunghi periodi a temperature elevate con le sostanze acide, la differenza costruttiva è notevole.
Infatti per coloro che devono iniziare a fare birra in casa e sono alla ricerca di cosa comprare, personalmente sconsiglio l’acquisto di pentole in allumino. Io stesso le ho utilizzate, e garantisco che una buona pentola in acciaio inox fa davvero la differenza.
Fa la differenza la robustezza, la tenuta termica, e l’uniformità con cui il calore si distribuisce nella pentola, avendo di fatto un riscaldamento omogeneo del mosto. Per cui di seguito vi proporrò le pentole inox che secondo la mia esperienza sono più indicate sia a chi inizia a birrificare, che per chi già lo fa ed è alla ricerca di una nuova pentola.
Quale pentola scegliere?
Fatta la premessa sul materiale costruttivo della pentola, decidere il tipo di tecnica da utilizzare per fare birra è fondamentale per avere un’idea chiara di quante pentole acquistare.
Nell’estratto luppolato e nell’E+G il birraio può fare la birra utilizzando una sola pentola. Per l’All Grain, invece, si richiede l’utilizzo di tre pentole, che serviranno per portare a termine le diverse fasi della cotta (mash, sparge e boil).
Tuttavia nell’All Grain, una volta completato il mash, la birra potrebbe essere travasata momentaneamente nel fermentatore e successivamente riutilizzare la pentola di mash per la luppolatura (ovviamente bisogna ripulirla). Questo passaggio riduce il numero di pentole da tre a due.
Vediamo quali pentole è consigliabile acquistare, tenendo a mente che per fare birra in casa si necessiterà di una capienza di almeno 30-50 litri.
Pentola in acciaio inox, da 35 litri con coperchio, adatta sia per cucine elettriche che a gas. E’ senza rubinetto, tuttavia è perfetta per fare birra con l’estratto luppolato e l’E+G. Potrebbe essere impiegata anche nell’All Grain, ma richiede un intervento per munirla di rubinetto! La potrete trovare cliccando sul link!
Come la precedente pentola, ma più capiente! Si tratta di una pentola destinata a grandi produzioni di birra, che può andare in lavastoviglie e si adatta a fornelli sia a gas che elettrici. Non possiede il rubinetto, ma può essere tranquillamente adattato con una fresa da trapano. La potrete trovare cliccando sul link!
Pensata appositamente per l’homebrewing, è una pentola pronta per essere utilizzata così com’è! Provvista di termometro, per misurare la temperatura durante l’ammostamento, e di rubinetto, per un facile travaso, questa pentola è perfetta per fare birra con qualsiasi tecnica.
Possiede il coperchio, i manici gommati ed è costruita con acciaio inox 304. Inoltre si può utilizzare su fornelli a gas, elettrici e ad induzione. La potrete trovare cliccando sul link!
Si tratta di una pentola elettrica da 27 litri. Costruita in acciaio inox, permette di non dipendere dal piano cottura, consentendo di fare birra in posti più agevoli. Grazie alla resistenza da 2000 Watt arriva velocemente a temperatura, col grande vantaggio di mantenerla. Infatti grazie al termostato integrato, basterà impostare la temperatura d’ammostamento e la pentola farà tutto il resto. E’ perfetta anche per la luppolatura!
Indicata per qualsiasi tecnica, attualmente è la pentola che sto utilizzando e con cui mi trovo benissimo! Tuttavia raccomando la sostituzione del rubinetto plastificato con uno in acciaio inox. La potrete trovare cliccando sul link!
Oltre al kit di fermentazione e alle pentole, fare birra in casa richiede una serie di strumenti essenziali, che semplificano di gran lunga la cotta evitando spiacevoli inconvenienti. Ma quali strumenti comprare per fare birra? Vediamoli nel dettaglio.
Si tratta di uno strumento indispensabile per controllare la temperatura in tutte le fasi di birrificazione. In fase d’acquisto è meglio preferire termometri da cucina e con una sonda lunga, per permettere di essere posizionata in modo agevole. Lo potrete trovare cliccando sul link!
Strumento non indispensabile, ma di grande aiuto. Si utilizza per raffreddare velocemente il mosto dopo la luppolatura. Se sprovvisti, il raffreddamento del mosto dovrà essere effettuato con sistemi alternativi (es.: immersione della pentola in acqua fredda), ma risultano scomodi e pericolosi (ustioni, infezioni al mosto). Il mio personale consiglio è di acquistarla. Credetemi, non ve ne pentirete. La potrete trovare cliccando sul link!
Strumento utile quando si birrifica in E+G e in Biab. Utilizzando questa sacca si semplificherà la separazione del malto esausto col mosto, senza compromettere la limpidità della birra finita. Fate solo attenzione quando la estraete, in quando si rischia di ustionarsi. La potrete trovare cliccando sul link!
Servono per contenere il luppolo in fase di luppolatura. Grazie al loro utilizzo il luppolo liberato in pentola non “sporcherà” il mosto, in quanto le calze lo tratterranno al proprio interno. Sono indicate nell’E+G, nel BIAB e nell’All Grain. Le potrete trovare cliccando sul link!
Strumento utile per macinare i grani. Questi ultimi per garantire la giusta estrazione senza che le farine interferiscano con la limpidità e il sapore della birra finita, vanno macinati in modo grossolano. Tuttavia il mulino si potrebbe auto costruire con una vecchia macchina per stendere la pasta, oppure si possono acquistare i malti già macinati. Comunque per chi lo volesse ugualmente acquistare, lo potrete trovare cliccando sul link!
E’ uno dei sistemi di filtrazione più utilizzati dagli homebrewers. Si tratta di una raccordo con una retina che va montato sul rubinetto della pentola. Indispensabile nell’All Grain perché permette di filtrare il mosto dalle trebbie. Lo potrete trovare cliccando sul link!
Il delivery negli ultimi tempi è letteralmente dilagato, diventando un servizio pratico, efficiente e solido. Merito anche delle circostanze che hanno interessato l’inizio del 2020, permettendo così al servizio di consegna a domicilio di essere tra i metodi più pratici e sicuri per non rinunciare a quelle care vecchie abitudini insite in ognuno di noi. Tra i servizi delivery più rilevanti merita menzione sicuramente Home beer, che dopo un avvio sprint ritorna con una nuova campagna di crowdfunding.
Sul blog avevamo già parlato di Home beer. In particolare avevamo elogiato l’efficiente servizio e il particolare supporto fornito durante il lockdown provocato dal Covid-19. (Se ti sei perso questo articolo clicca qui)
Tuttavia questo servizio, ideato da due giovani studenti romani di 19 e 20 anni, non smette di stupire ed incuriosire gli appassionati di birra, che ritrovano in Home beer un validissimo supporto. Oggi il servizio delivery delle birre artigianali ritorna con una nuova campagna di crowdfunding, che mira ad ottenere un rilancio ancora più solido rispetto a quando l’intero progetto è iniziato.
Per vederci chiaro, noi de “Il Birraio Matto” abbiamo voluto sapere che cosa bolle in pentola. In particolare abbiamo voluto capire di più su questa nuova campagna di crowdfunding, e gentilmente ci ha risposto Andrea Aguiari, CFO & Co-founder di Home beer.
Come avete avuto l’idea di lanciare un servizio di delivery di birra artigianale?
L’idea è nata ai due founder Tommaso Aguiari ed Andrea Longhi in un pomeriggio di novembre su un divano di casa, dopo essere stati tutte e due lasciati dalle rispettive ragazze. Pioveva, erano tristi e volevano bere una birra artigianale.
Hanno provato ad ordinarla sui servizi di delivery generalisti e non le hanno trovate. Da lì è iniziata l’idea di realizzare un delivery votato esclusivamente alle birre artigianali che sovvertisse il principio: prima scelgo la birra preferita e poi il cibo d’accompagnamento.
I ragazzi, ora tutti e due studenti universitari alla LUISS, hanno ideato anche un algoritmo che seleziona i cibi di accompagnamento più corretti in base alle caratteristiche organolettiche delle birre prescelte. Un binomio perfetto: qualità e comodità a distanza di un click!
Come funziona invece la piattaforma di e-commerce?
L’idea dell’e-commerce è nata subito dopo e grazie alla affiliazione di vari microbirrifici artigianali sparsi su tutto il territorio nazionale.
Attraverso il servizio di e-commerce Home beer ha dato la possibilità ai propri utenti di conoscere delle realtà produttive di birre artigianali di alta qualità e con produzioni limitate. Oltre alla possibilità di consegnare in tutta Italia direttamente dai birrifici affiliati (attualmente circa 26 birrifici artigianali presenti in 12 regioni italiane), da pochi mesi è operativo un magazzino centralizzato e refrigerato su Roma che offre la possibilità per gli utenti di acquistare confezioni miste di birre prodotte dai vari birrifici.
Home beer è presente anche sul portale “Made in Italy” di Amazon – ICE con l’opportunità di poter commercializzare le birre artigianali in Francia, Spagna, Germania, Olanda ed UK.
Quali sono stati i risultati economici (vendite, fatturato) di quest’anno e quali sono le vostre aspettative per il prossimo futuro?
L’attività vera e propria di delivery è partita di fatto a dicembre 2019 con una prima area test in sei quartieri di Roma Nord. In poco tempo, visto il successo dell’attività, si è deciso di ampliare l’operatività su tutto il territorio capitolino e, da un mese a questa parte, anche su Milano.
Il periodo del lockdown, con le misure cautelari imposte dal Governo per contrastare la diffusione del Covid-19, ha portato un grande ed improvviso impulso all’attività, generando un incremento del 300% degli ordini in poco tempo.
Di pari passo è andato anche il settore e-commerce, trainato prima dalla richiesta di birre artigianali presso le abitazioni degli utenti ed ora dalla richiesta di approvvigionamento delle birre e fustini da 5 litri, presso i luoghi di villeggiatura e in barca. (Pochi giorni fa è stata effettuata una consegna di 12 casse di birra su una barca ormeggiata a Lipari).
Il fatturato 2020 previsto dovrebbe essere di circa 280.000 Euro, tra delivery ed e-commerce; già dalla semestrale 2020 (primo anno effettivo di attività) l’azienda ha raggiunto il proprio punto di equilibrio economico.
Quali sono gli obiettivi della nuova campagna di equity crowdfunding?
L’obiettivo minimo di raccolta di questo secondo round è di € 100.000,00; quello massimo di € 250.000,00.
Le somme raccolte verranno utilizzate sia per accelerare l’espansione commerciale del delivery nelle altre città target (Torino, Bologna, Firenze e Bari); sia per l’attività del magazzino centralizzato per il settore e-commerce e sia, soprattutto, per lanciare la nuova Pwa “Deliveryonline” per il servizio in white label per i ristoranti e le catene di ristorazione.
Sono tante le start up nate ultimamente che propongono un investimento. A chi vi rivolgete principalmente e perché si dovrebbe investire su di voi?
Verticalizzazione sul mondo della birra artigianale (in forte e costante crescita nel corso degli ultimi anni);
Webapp particolarmente innovativa con al proprio interno uno speciale algoritmo che seleziona i cibi più appropriati da abbinare alle birre prescelte;
Realizzazione di una community di cultori e appassionati della birra artigianale;
Presenza nello stesso portale sia del servizio di delivery che di e-commerce, in modo da sopperire le diverse esigenze della clientela;
Alta scalabilità del progetto;
Realizzazione di un secondo servizio in white label a favore dei ristoranti e delle catene di ristorazione (Deliveryonline).
Sono alcuni degli aspetti peculiari che possono essere considerati dagli investitori, che ricercano progetti innovativi presenti in settori fortemente in crescita (delivery ed e-commerce) anche nel periodo attuale.
Parliamo di soldi per gli investitori. Quali sono i reali benefici economici per chi decide di investire su di voi?
Possibile way out nel giro di pochi anni con ritorni economici interessanti in un mercato particolarmente vivace ( vedi Tannico, Winelivery, Moovenda, JustEat, ecc).
Ringraziamo Andrea Aguiari, CFO & Co-founder di Home beer, per la gentile disponibilità!