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Essere o non essere? E’ questo il dilemma. Nel frattempo Zerocinquanta!

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Non si tratta di un’opera teatrale, ma di un nuovo progetto che apre il sipario sul palcoscenico delle birre italiane. Si chiama Zerocinquanta e racchiude tre personaggi dal carattere forte e deciso, come gli stili birrari che rappresenta.

fabbrica Theresianer

Otello, Amleto e Cordelia sono le birre che prendono il nome delle celebri figure shakespereane, a cui s’ispirano caratterialmente. Si tratta di tre birre non filtrate proposte nel formato da 0,50 cl.

La nuova proposta birraia è frutto dalla Theresianer, birreria trevigiana che sorge a Nervesa della Battaglia. Il nome deriva dalla storica birreria inaugurata nel “Borgo Teresiano” a Trieste nel 1766, quando l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria trasformò la città da piccolo borgo di pescatori nel più importante emporio marittimo dell’Impero asburgico.

Le birre

Zerocinquanta Otello

Otello è la Bionda! Una tradizionale Lager, dal piglio deciso. Svela la propria personalità lentamente, tra la freschezza del luppolo e le particolari note dei lieviti selezionati. Fermenta a basse temperature è caratterizzata da profumi delicati, un gusto equilibrato e una piacevole leggerezza.

Perfetta per accompagnare risotti, primi piatti ricchi di verdure e portate speziate. Inoltre grazie alla sua delicatezza si rivela ottima con la carne arrosto, bianca o rossa, e col pesce.

Zerocinquanta Amleto

Amleto è la Rossa! Si tratta di una Bock, dal carattere forte e maltato. Moderatamente frizzante, è una birra in puro stile tedesco, a bassa fermentazione, con delicate sfumature ambrate e profumo intenso. Come il personaggio da cui eredita il nome promette grande introspezione e profondità.

Si rivela un’ottimo accompagnamento con carni rosse, bianche, selvaggina e portate con un’affumicatura pronunciata. Indicata anche nei dessert alla crema. Ovviamente per le sue qualità è perfetta anche in solitaria.

Zerocinquanta Cordelia

Cordelia è una Ipa equilibrata e decisa! Ricca di gusto, bilancia l’intensità del luppolo con i sentori di fiori e agrumi. E’ caratterizzata da un’amarezza decisa, che si dissolve per lasciare al palato corpo e sentori fruttati.

Nonostante l’amaro pronunciato è particolarmente indicata per carni grigliate, cibi speziati e piatti piccanti. Tuttavia gli appassionati di questo stile, amanti del particolare sapore luppolato, trovano che sia perfetta da degustare anche da sola.

Insomma le Zerocinquanta hanno in servo uno spettacolo niente male, che potrà accompagnare piacevolmente gli amanti della buona birra e i curiosi che vorranno stuzzicare le papille gustative. Che lo spettacolo shakespereano abbia inizio!

Buona birra a tutti.

Come fare birra col metodo BIAB

Il metodo BIAB è da sempre considerato un concentrato di organizzazione e organizzazione, che permette a chiunque di birrificare in modo pratico e veloce. Si tratta di una tecnica indicata a chi inizia ad muoversi nel mondo dell’homebrewing, ma è anche un metodo particolarmente consigliato a chi possiede piccoli spazi e non vuole rinunciare alla soddisfazione di bersi un buon bicchiere di birra fatta in casa. Ma come si fa birra in casa col metodo BIAB?

Indice

  1. L’occorrente per fare birra in BIAB
  2. Le fasi per fare birra con in BIAB
  3. Considerazioni

L’occorrente per fare birra in BIAB

Il BIAB racchiude in una sola parola: semplicità, controllo, organizzazione, ottimizzazione e velocità. Tenendo a mente queste caratteristiche, non sarà necessario avere tutte le attrezzature che solitamente si acquistano nell’All Grain, ma basterà procurarsi:

pentola elettrica
  • Pentola. Consiglio una pratica pentola elettrica, che consente di essere indipendenti dal piano cottura. In alternativa potrete optare per una pentola in acciaio inox a cui dovrete adattare un rubinetto;
  • Bilancia di precisione. Utile per pesare i sali con cui modificare l’acqua e i luppoli per luppolare il mosto;
  • Termometro. Meglio uno termometro da cucina, tarato per le alte temperature e con una sonda abbastanza lunga;
    sacca filtrante
  • 1 Sacca in poliestere, meglio se di voilè svizzero. Il voilè svizzero è un particolare tipo di poliestere, utilizzato per fare le tende e reperibile in merceria. In alternativa è possibile acquistare una grain bag;
  • Doppio Fondo. Il doppio fondo è un disco sollevato in acciaio inox, inserito sul fondo della pentola. Esso viene utilizzato per non danneggiare la sacca a causa delle temperature elevate che si raggiungono sul fondo della pentola. Reperibile presso i rivenditori per homebrewing, ma facilmente sostituibile da uno scolapasta in acciaio inox rovesciato e adagiato sul fondo della pentola;
    kit di fermentazione birramia
  • Kit di fermentazione. E’ consigliabile l’acquisto di due fermentatori fin da subito, in modo da rendere possibile le operazioni di travaso spesso essenziali nella birrificazione;
  • Serpentina di raffreddamento (opzionale ma di grande aiuto);
  • Phmentro (opzionale). Strumento utile per chi intende prendere in considerazione la misura e la gestione del ph;
  • Mulino per la macina dei grani (opzionale). Si tratta di un accessorio che può essere tranquillamente ricavato da una vecchia macchina per stendere la pasta. Tuttavia è possibile acquistare malto già macinato dai vari negozi per homebrewing.

N.B: Vorrei precisare che le attrezzature consigliate, non sono incentivate da nessun venditore. Sono attrezzature che io stesso ho testato durante le mie birrificazioni casalinghe, per cui effettivamente performanti! Tuttavia la maggior parte dei link inseriti fanno parte della mia affiliazione Amazon, che mi riconoscerà una piccola percentuale sul vostro acquisto.

Coloro che saranno intenzionati ad acquistare le attrezzature lo potranno fare comodamente dal link, che vi riporterà al vostro account Amazon senza nessun costo aggiuntivo e in totale sicurezza. Questo, inoltre, vi consentirà qualora avrete piacere di contribuire al progetto del “Il Birraio Matto”. Grazie a tutti coloro che lo supporteranno!

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Le fasi per fare birra in BIAB

Ammostamento

inserimento grani in pentola
  1. Macina dei grani. Pratica che può essere evitata acquistando direttamente i grani già macinati;
  2. Inserire il doppio fondo nella pentola;
  3. Inserire la sacca filtrante e l’acqua nella pentola ricordandosi della percentuale 5 l/kg di malto;
  4. Fare le dovute modifiche all’acqua di Mash (opzionale);
  5. Portare l’acqua a temperatura di Mash, solitamente si aggira sui 45 °C (variabile in base alla ricetta);
  6. Inserire i grani dentro la sacca, avendo cura di non farli fuoriuscire;
  7. Misurare il Ph, ed eventualmente apportare le dovute correzioni (opzionale). Il valore di Ph dev’essere compreso in un range di 5,2 e 5,6 punti. Questo consentirà agli enzimi di lavorare correttamente;
  8. Continuare l’ammostamento come indica la ricetta, innalzando la temperatura dell’acqua ai gradi previsti e per la durata stabilita. (Si raccomanda di mantenere la temperatura in pentola un grado superiore rispetto al tetto previsto e di mescolare frequentemente il mosto. Questo garantirà la temperatura del mosto costante ed uniforme.);
  9. Terminato il tempo di Mash effettuare il test dello iodio, per accertarsi dell’avvenuta conversione di tutti gli enzimi.
    N.B.: Se la tintura di iodio dovesse assumente una colorazione tendente al nero o al violaceo continuare con l’ammostamento;
  10. Conclusa la conversione (la tintura di iodio non deve cambiare colore), portare la temperatura del mosto a 78 °C per 10-15 min. Questa fase denominata Mash Out consente di bloccare il lavoro degli enzimi;
  11. Terminata la fase di Mash Out procedere al sollevamento della sacca. Quest’operazione richiede la massima cautela, in quanto le temperature elevate e il peso della sacca stessa possono causare ustioni. Alcuni homebrewers si aiutano con un sistema di carrucole fissate al tetto per agevolare il sollevamento;
  12. Tolti i grani dalla pentola, si può procedere alla bollitura del mosto per la successiva luppolatura;

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Luppolatura

  1. Quando il mosto inizierà a bollire si potrà procedere all’introduzione dei luppoli in pentola. Quest’operazione dovrà avvenire nei modi e nei tempi previsti dalla ricetta;
  2. Terminata la bollitura (solitamente dura 60/90 min), bisognerà raffreddare il mosto con l’ausilio di una serpentina o tramite l’immersione della pentola in acqua fredda (questo step dev’essere fatto nel modo più rapido possibile, affinché il mosto non si esponga per troppo tempo a rischio infezione).
  3. Finito il raffreddamento procedere al Whirpool, per concentrare tutte le impurità al centro della pentola.

Inoculo del lievito

inoculo lievito nel fermentatore
  1. Dopo la luppolatura travasare il mosto nel fermentatore accuratamente sanificato;
  2. Prelevare un campione per misurare la densità “O.G.” col densimetro;
  3. Inoculare il lievito;
  4. Mescolare energicamente il mosto per ossigenarlo.

Fermentazione

fermentatore e gorgogliatore
  1. Chiudere il coperchio e inserire il gorgogliatore con soluzione sanificante al suo interno;
  2. Lasciare fermentare a temperatura controllata fino a fine fementazione;
  3. Dopo una settimana circa, o comunque dopo la fine della fermentazione tumultuosa (avviene nei primi 7 giorni di fermentazione), travasare il mosto in un secondo fermentatore (sanificato);
  4. Far completare la fermentazione, visibile sia dal gorgogliatore che dalla sua densità. (Per avere un riferimento di quando la densità sarà quella finale (F.G.) è possibile effettuare 2/3 misurazioni nel corso della fermentazione. Quando la densità sarà costante, la fermentazione sarà terminata).

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Imbottigliamento

L’imbottigliamento è l’ultimo passaggio della birra fatta in casa. In questo passaggio la birra dal fermentatore passa alle bottiglie per maturare. Inoltre durante questo step andrà fatto il priming, che garantirà la tipica frizzantezza alla birra finita. A tale proposito il priming può essere fatto sia nel fermentatore che in bottiglia.

Se voglio fare il priming nel fermentatore?

tecnica delle 3 dita
  1. Sanificare le bottiglie;
  2. Aggiungere dello zucchero alla birra che si trova nel fermentatore. Ad esempio 5-6 g di zucchero per ogni litro di birra (Es: 50-60 g di zucchero per 10 l di birra);
  3. Mescolare delicatamente per favorire la diluizione dello zucchero;
  4. Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
  5. Tappare le bottiglie.

Se voglio fare il priming in bottiglia?

bottiglie con priming e siringa
  1. Sanificare le bottiglie;
  2. Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
  3. Prima di tappare le bottiglie, aggiungere il quantitativo di zucchero proporzionato alla capienza della bottiglia (Es.: Considerando un priming di 5-6 g/l, aggiungere 1,65-1,98 g di zucchero per una bottiglia da 33 cl)A tal proposito è possibile approfondire questa tecnica con la realizzazione di una soluzione zuccherina;
  4. Tappare le bottiglie.

Maturazione

Imbottigliata la birra, è necessario attendere almeno 15 giorni per la rifermentazione in bottiglia. Le bottiglie dovranno essere tenute al buio e a temperatura costante. La stabilità e la delineazione del profilo organolettico della birra arriverà solo dopo 1-2 mesi di maturazione.

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Considerazioni

Fare la birra con il metodo BIAB assicura grande comodità specie per chi birrifica in spazi ristretti. Permette anche d’interagire con la cotta consentendo di apportare determinate modifiche, tipiche di tecniche più complesse. Tuttavia bisogna fare estremamente attenzione a quando si rimuove la sacca con i malti intrisi d’acqua bollente dalla pentola.

Inoltre la mancanza dello Sparge non va a favore della limpidità della birra finita. Comunque mi sento di consigliare questa tecnica perché tirando le somme risulta semplice e ben strutturata, ma sopratutto capace di produrre birre che non hanno nulla da invidiare alla tecnica All Grain.

Buona birra a tutti

Biab: il sogno proibito degli homebrewes d’appartamento!

L’evoluzione delle tecniche brassicole ha permesso di fare birra in tutta semplicità, mantenendo tra l’altro inalterati gli alti standard qualitativi delle tecniche più articolate. Il progresso inoltre ha permesso di snellire il processo brassicolo, con “escamotage” appositamente pensate per fare birra anche in spazi ristretti, nell’ottica appunto che la maggior parte degli homebrewers non possiede aree smisurate per piazzare pentole e fermentatori. Tra le tecniche migliori, che permettono di birrificare in spazi davvero ristretti, c’è BIAB, il sogno proibito degli homebrewers d’appartamento!

Indice

  1. Il metodo BIAB
  2. Cosa serve per fare birra in BIAB?
  3. Pro e contro del metodo BIAB
  4. Considerazioni

Il metodo BIAB

Il metodo BIAB, acronimo di brew in a bag, consiste nel birrificare letteralmente all’interno di una sacca. Si tratta di una tecnica che snellisce i passaggi e i costi iniziali dell’All Grain, consentendo anche agli homebrewers d’appartamento (e non solo) di realizzare birra casalinga in modo semplice, pratico e veloce.

In cosa consiste?

sacca filtrante

La birra realizzata in BIAB, si produce utilizzando un solo recipiente. Tutta l’acqua è scaldata alla temperatura d’ammostamento in una pentola che vedrà i grani inseriti in una grain bag. Finito l’ammostamento la sacca verrà rimossa dalla pentola, per proseguire successivamente verso la luppolatura.

Sostanzialmente questa tecnica riduce i passaggi dell’All Grain classico, bypassando la fase di sparge. Rimane comunque a discrezione del birraio la possibilità d’interagire con malti, acqua e Ph, consentendone le opportune modifiche.

Tuttavia birrificare senza sparge determina un’efficienza minore dell’impianto. Per risolvere questa spiacevole problematica nel metodo BIAB la proporzione acqua/malto passa da 3 l/kg (All Grain) a 5 l/kg (BIAB).

N.B.: Per avere un calcolo corretto dell’efficienza dell’impianto è bene considerare anche l’assorbimento dei grani in pentola. Ogni chilo di malto assorbe circa 1,1 litri d’acqua, che dovranno sommarsi ai litri d’acqua evaporati durante la bollitura. La somma di queste perdite dovrà essere considerata in fase d’ammostamento, e reintegrata per ottenere i litri di birra desiderati.

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Cosa serve per fare birra in BIAB?

Come anticipato, la tecnica BIAB è un concentrato di semplicità e ottimizzazione. Tale ottimizzazione, si riflette anche sull’attrezzatura necessaria per iniziare a birrificare in BIAB. Nello specifico è richiesto:

  • Pentola. Consiglio una pratica pentola elettrica, che consente di essere indipendenti dal piano cottura. In alternativa potrete optare per una pentola in acciaio inox a cui dovrete adattare un rubinetto;
  • Bilancia di precisione. Utile per pesare i sali con cui modificare l’acqua e i luppoli per luppolare il mosto;
  • Termometro. Meglio uno termometro da cucina, tarato per le alte temperature e con una sonda abbastanza lunga;
  • 1 Sacca in poliestere, meglio se di voilè svizzero. Il voilè svizzero è un particolare tipo di poliestere, utilizzato per fare le tende e reperibile in merceria. In alternativa è possibile acquistare una grain bag;
  • pot 550482 640
    Doppio Fondo
    . Il doppio fondo è un disco sollevato in acciaio inox, inserito sul fondo della pentola. Esso viene utilizzato per non danneggiare la sacca a causa delle temperature elevate che si raggiungono sul fondo della pentola. Reperibile presso i rivenditori per homebrewing, ma facilmente sostituibile da uno scolapasta in acciaio inox rovesciato e adagiato sul fondo della pentola;
  • Kit di fermentazione. E’ consigliabile l’acquisto di due fermentatori fin da subito, in modo da rendere possibile le operazioni di travaso spesso essenziali nella birrificazione;
  • Serpentina di raffreddamento (opzionale ma di grande aiuto);
  • Phmentro (opzionale). Strumento utile per chi intende prendere in considerazione la misura e la gestione del ph;
  • Mulino per la macina dei grani (opzionale). Si tratta di un accessorio che può essere tranquillamente ricavato da una vecchia macchina per stendere la pasta. Tuttavia è possibile acquistare malto già macinato dai vari negozi per homebrewing.

N.B: Vorrei precisare che le attrezzature consigliate, non sono incentivate da nessun venditore. Sono attrezzature che io stesso ho testato durante le mie birrificazioni casalinghe, per cui effettivamente performanti! Tuttavia la maggior parte dei link inseriti fanno parte della mia affiliazione Amazon, che mi riconoscerà una piccola percentuale sul vostro acquisto.

Coloro che saranno intenzionati ad acquistare le attrezzature lo potranno fare comodamente dal link, che vi riporterà al vostro account Amazon senza nessun costo aggiuntivo e in totale sicurezza. Questo, inoltre, vi consentirà qualora avrete piacere di contribuire al progetto del “Il Birraio Matto”. Grazie a tutti coloro che lo supporteranno!

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Pro e contro del metodo BIAB

Come tutte le tecniche anche il BIAB possiede dei pro e dei contro, su cui ogni homebrewer dovrebbe riflettere prima di cimentarsi. Ecco un rapido riepilogo:

PRO

pollice in su
  • Richiede poca attrezzatura (piccolo investimento iniziale);
  • Permette di birrificare in spazi ridotti;
  • Facile approccio per i neo birrai;
  • Permette di modificare i parametri della cotta (maltoacquaph);
  • Tempi ridotti di birrificazione.

CONTRO

pollice in giù
  • Difficile gestione del sollevamento della sacca piena di malti a fine ammostamento (alcuni homebrewers utilizzano sistemi di carrucole ancorate al tetto per il sollevamento della sacca). FARE ATTENZIONE ALLE SCOTTATURE;
  • Birra meno limpida. La mancanza dello sparge non aiuta la filtrazione del mosto attraverso le trebbie. Questo comporta un mosto più grezzo e quindi una birra finale leggermente più torbida.

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Considerazioni

Il metodo BIAB è da sempre considerato l’alternativa dell’All Grain, in quanto consente di ottenere ottime birre senza complicarsi troppo la vita con spazi, attrezzature e steps di birrificazione.

lampadina accesa

Sicuramente è la tecnica prediletta da chi possiede spazi ridotti e quindi birrifica tra i fornelli di casa. Tuttavia molti homebrewers sconsigliano questa tecnica, in quanto determina risultati inferiori rispetto al metodo classico. Naturalmente di scientifico in merito non c’è nulla, per cui deduco che sia sono una questione preferenziale priva di qualsiasi fondamento.

Anzi personalmente la consiglio a tutti coloro che si approcciano all’homebrewing, ma la consiglio sopratutto a coloro che vivendo in appartamento non hanno tanto spazio a disposizione. Se vuoi sapere come birrificare in BIAB clicca quì.

Buona birra a tutti.

Unionbirrai: Birra artigianale al supermercato ma a determinati principi!

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Il lockdown, senza dubbio, è stato un evento che nessuno poteva prevedere. Tuttavia questo scenario, in bilico tra l’incredibile e l’apocalittico, è stato anche un ingrandimento sul mondo, che da una parte ha elogiato la tenacia dei medici e dall’altra ha evidenziato le carenze di un sistema economico troppo statico e obsoleto. Tra i tanti settori colpiti c’è la birra artigianale, penalizzata della chiusura di pub e birrerie che ha fermato il canale prioritario di vendita. Ciò nonostante la voglia di birra da parte del consumatore non si è placata, spingendolo di fatto a cercarla su piattaforme online e negozi specializzati. Ma a fronte di ciò che è stato, la buona birra deve rimanere confinata tra i banconi dei pub? Si possono intravedere all’orizzonte altre strade per la birra artigianale come ad esempio gli scaffali di un supermercato? Lo abbiamo chiesto direttamente a Vittorio Ferraris, Presidente di Unionbirrai.

Indice

L’Intervista a Vittorio Ferraris, Presidente di Unionbirrai

Unionbirrai e GDO

Vittorio Ferraris

Prima del Covid-19 il principale canale di vendita della birra artigianale erano i pub, cos’è cambiato adesso?

In linea di massima possiamo dire che non è cambiato nulla dopo il Covid-19. Certo, il lockdown ha spostato l’attenzione del consumatore verso l’online e i negozi specializzati aperti alla commercializzazione, ma il principale canale di vendita della birra artigianale è rimasto quello dell’Ho.re.ca.

Qual è la posizione dell’Associazione nei confronti della GDO?

La posizione di Unionbirrai è sempre stata molto chiara: la GDO ha senso per la birra artigianale italiana nel momento in cui vengono rispettati tre principi che per noi sono fondamentali. In primis la filiera corta, quindi approvvigionamenti locali nel rispetto della territorialità, il controllo della catena di conservazione e una politica dei prezzi sostenibile per il mercato.

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Birra Artigianale al Supermercato

I publican saranno penalizzati da un possibile ingresso della birra artigianale nella
GDO?

I publican non saranno assolutamente penalizzati. Il fatto che la birra artigianale italiana possa essere disponibile anche su canali distributivi differenti, rispetto al mercato specialistico dell’Ho.re.ca., ci permetterà di entrare in contatto con una platea decisamente più ampia di consumatori, gli stessi che poi potranno ritrovarla, servita e raccontata, all’interno dei locali dedicati.

La GDO è pronta ad accogliere la birra artigianale?

Non possiamo rispondere con certezza a questa domanda, ma di certo alcuni operatori hanno capito i presupposti per il dialogo tra la GDO e la birra artigianale italiana. Alcune realtà non hanno ancora la struttura logistica per stringere questo rapporto, ma in questo motivo stiamo lavorando con delle realtà che hanno capito cos’è la birra artigianale e come va veicolata e commercializzata nella GDO.

spillatura birra

Gli italiani sono pronti a vedere la birra artigianale sugli scaffali del supermercato?

I consumatori nel lockdown hanno dimostrato di cercare il prodotto al di fuori del mondo Ho.re.ca., quindi ben venga che la birra artigianale sia disponibile in GDO. Ovviamente solo quando vengono rispettati i tre presupposti fondamentali che dicevamo prima.

Quale sarà la vostra politica di tutela per i birrifici che decideranno di entrare nella GDO. In particolare sarà garantito il prezzo della birra artigianale e gli alti standard qualitativi?

Come abbiamo detto, l’ingresso della birra artigianale nel mondo della GDO è subordinato al rispetto degli standard qualitativi e all’attenzione della politica sui prezzi di mercato.

Quando si vedrà su scala nazionale la birra artigianale al supermercato?

Ad oggi è difficile da dire! Abbiamo già iniziato con dei piccoli progetti a livello territoriale in zone geografiche limitate, in modo da monitorare al meglio l’andamento e la risposta dei consumatori. Qualunque catena distributiva ha organizzazioni nazionali, quindi se questi prototipi daranno risultati positivi, saranno sicuramente replicabili su tutto il territorio nazionale.

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Considerazioni

Unionbirrai ha tutta la volontà di far atterrare la birra artigianale tra gli scaffali del supermercato, a condizione che i dettami imposti da una bevanda “viva e cruda” siano rispettati. Lo testimoniano i primi accordi stipulati con Aspiag Service, la società del marchio Despar per l’Emilia Romagna e il Triveneto.

bicchiere di birra in alto

Ma oltre all’aspetto “tecnico”, che una bevanda come la birra artigianale richiede, è bene considerare anche l’aspetto culturale brassicolo del bevitore “medio” italiano. E’ vero che gli appassionati italiani hanno cercato la birra al di fuori dell’Ho.re.ca., com’è vero che la cultura brassicola è sensibilmente aumentata. Ma è anche vero che in tanti ancora considerano il prezzo della birra artigianale eccessivo. Non perché quest’ultimo sia inaccessibile, ma perché troppo alto rispetto alla media di una birra industriale.

La vera battaglia forse da intraprendere, non è tanto l’adeguamento dei trasporti o la conservazione della birra artigianale (fattori assolutamente improrogabili, ma fattibili), quanto l’infelice consuetudine che questa preziosa bevanda sia considerata “economicamente esagerata”.

Buona birra a tutti.

I migliori 5 libri sulla birra fatta in casa

Per ottenere una buona birra casalinga la pratica è fondamentale. Attraverso l’atto pratico si acquisisce la naturale dimestichezza, che sicuramente agevolerà i diversi passaggi della cotta. Tuttavia oltre alla pratica, lo studio e l’approfondimento sono prerogative essenziali per l’homebrewer, che gli consentiranno di rimanere aggiornato e comprendere sempre meglio l’evoluzione del mondo della birra fatta in casa. A tale proposito ho selezionato 5 libri, che secondo me sono tra i migliori titoli del settore, per consentirvi una buona formazione teorica ma anche un supporto completo e dettagliato su quello che riguarda la pratica della birra fatta in casa.

N.B.: Ci tengo a precisare che la selezione di libri non è in alcun modo incentivata dagli editori. Tuttavia i link a cui si collegano, vi faranno atterrare sulla piattaforma Amazon a cui sono iscritto come affiliato. Tale affiliazione mi riconoscerà una piccola percentuale sul vostro acquisto.

Coloro che saranno intenzionati ad acquistare i libri lo potranno fare comodamente dal link, che vi riporterà al vostro account Amazon senza nessun costo aggiuntivo e in piena sicurezza. Questo, inoltre, vi consentirà qualora avrete piacere di contribuire al progetto del “Il Birraio Matto”. Grazie a coloro che lo supporteranno!

I Migliori libri sulla birra fatta in casa

Birre Fatte in casa

libro birre fatte in casa

Scritto da Greg Hughes, si tratta di un libro che introduce in modo semplice e graduale al mondo dell’homebrewing. “Birre Fatte in Casa” propone al lettore un dettagliato approfondimento su ingredienti, tecniche e attrezzature per realizzare in modo agevole e chiaro la birra in casa. Inoltre ogni fase del processo brassicolo è corredata di foto, che rendono di facile comprensione i diversi passaggi della produzione.

“Birre Fatte in Casa” è anche un pratico ricettario! Le 100 ricette, realizzabili sia con tecniche semplici che con l’All Grain, sono suddivise per stile brassicolo e arricchite da un riassunto sulla tradizione e le caratteristiche della birra che s’intende produrre.

Cosa vi lascerà questo libro dopo la lettura? La conoscenza del dietro le quinte di un mondo complesso, raccontato in maniera semplice e dettagliata con tutti i particolari che costituiscono la produzione della birra, fornendo tra l’altro i giusti spunti per iniziare a realizzarla. Lo potrete trovare cliccando sul link!

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Gli ingredienti della birra: l’acqua.
Guida completa per il birraio

libro gli ingredienti della birra l'acqua

Scritto dal grande John Palmer e Colin Kaminski, fa parte di una serie di libri che affrontano in modo dettagliato gli ingredienti per realizzare la birra fatta in casa (vedi anche Malto, Luppolo e Lievito). Tra tutti ho scelto proprio il volume dedicato all’acqua, perché solitamente è l’ingrediente meno considerato quando si fa birra in casa.

Il libro approfondisce il particolare ruolo che compie l’acqua nel processo di birrificazione, iniziando dalle tipologie di acqua e le relative qualità. Il lettore sarà catapultato in un percorso che aiuta a comprendere il contributo del sapore, il trattamento e la composizione chimica dell’acqua di birrificazione.

Questo libro è adatto a qualsiasi livello di preparazione, garantendo una buona base teorica al principiante e un ottimo approfondimento all’homebrewer esperto. Il tutto grazie all’ampio spazio riguardante la modifica dell’acqua in relazione agli stili birrari, l’alcalinità residua, l’acidità del malto e il PH di Mash. Ma affronta importanti temi anche sull’utilizzo dell’acqua nel processi di birrificazione e il trattamento delle acque di scarico.

Cosa vi lascerà questo libro dopo la lettura? Il grande rispetto verso un ingrediente spesso sottovalutato, capace d’incidere in modo significativo sul gusto della birra finita. Lo potrete trovare cliccando sul link!

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Progettare grandi birre.
La guida definitiva per produrre gli stili classici della birra

libro progettare grandi birre

Scritto da Ray Daniels, si tratta di un libro che raccoglie un’infinità d’informazioni su formule, tecniche brassicole storiche e contemporanee e ingredienti utilizzati per realizzare 14 tra gli stili birrari più famosi.

E’ un libro particolarmente indicato a coloro che hanno qualche infarinatura nell’homebrewing e vogliono iniziare a realizzare una propria ricetta. Grazie al percorso didattico ideato dallo scrittore, il libro propone calcoli di produzione che consentono di pianificare e riadattare ricette birrarie, pur rimanendo tra i parametri previsti dallo stile.

Ma Ray Daniels nella sua guida, in modo chiaro e tecnico, offre anche un’importante approfondimento sulle materie prime, un’analisi dettagliata sulle caratteristiche dello stile e i processi che permettono di ottenere le peculiarità del tipo di birra desiderato.

Cosa vi lascerà questo libro dopo la lettura? La consapevolezza di come nasce una ricetta nel rispetto dei canoni previsti dallo stile, il quale rappresenta la vera identità della birra. Lo potrete trovare cliccando sul link!

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How to Brew:
Everything You Need to Know to Brew Great Beer Every Time

libro how to brew


Disponibile solo in lingua inglese, ecco un’altra perla rara di John Palmer. “How to Brew” fa parte di quella cerchia di libri rivolti a neofiti ed esperti, che dispensano istruzioni pratiche e sicure ma anche strumenti e consigli per alzare il proprio livello di preparazione sulla birra fatta in casa.

Il libro, una specie di “Sacralità” dell’homebrewing, tratta dei passaggi e delle fasi riguardanti l’estratto, il Biab e l’All Grain, il tutto corredato d’immagini e approfondimenti su steps, ingredienti, sanificanti e materiali di birrificazione.

Oltre alle ottime basi per fare birra in casa, trattate in modo chiaro ed accurato, “How to Brew” offre buoni riferimenti anche al mondo delle birre sour e alla frutta. Insomma si tratta di un vero e proprio manuale di birrificazione che, oltre ad arricchire la cultura casalingo-brassicola, è un vero pezzo di storia dell’homebrewing (nonostante la nuova versione).

Cosa vi lascerà questo libro dopo la lettura? Oltre al fatto che si tratta di uno dei libri più importanti dell’homebrewing scritto da Palmer, offre una formazione teorica e pratica sulle vari tecniche brassicole. Sarà un approfondimento su tutto ciò che concerne la birra, con dettagli e consigli che riguardano tutti gli aspetti produttivi. Lo potrete trovare cliccando sul link!

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Degustare le birre.
Tutti i segreti della bevanda più buona del mondo

libro degustare le birre

Cosa ci fa un libro di degustazione in una selezione di manuali pratici e teorici sull’homebrewing? Semplice, per fare una buona birra è importante anche coglierne gli aspetti degustativi, che si evolveranno cotta dopo cotta.

Tra i vari libri sulla degustazione, la scelta è ricaduta sul volume scritto da Randy Mosher, il quale affronta con semplicità e minuziosità il mondo della birra spaziando dalla produzione alla degustazione.

Adatto principalmente a chi si avvicina al mondo della birra, in “Degustare le Birre” (disponibile in italiano) l’autore approfondisce la conoscenza delle birre, attraverso la distinzione dei profumi, dei colori e dei sapori. Sono affrontati aspetti importanti che analizzano il complicato mondo organolettico delle birre, evidenziando cultura, chimica e creatività. Inoltre è proposta una sezione dedicata al servizio e all’abbinamento delle birre, con spunti per deliziosi cocktail.

Cosa vi lascerà questo libro dopo la lettura? Una pratica consapevolezza degli aspetti organolettici della birra, che aiuterà a comprendere meglio la bevuta delle creazioni realizzate in casa, ma anche delle pinte bevute al pub. Lo potrete trovare cliccando sul link!

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Buona birra a tutti.

Birra in Italia: Record nel 2019, ma ora abbiamo bisogno dello Stato!

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Il 2019 per la birra in Italia è stato un anno felice, caratterizzato da una crescita di vendite e consumi importante. Tuttavia la devastante pandemia del 2020 ha messo in ginocchio il settore Ho.re.ca, riducendo alle strette l’intera filiera birraria. Adesso a distanza di mesi, la situazione epidemiologica ha visto un netto calo, incentivando di conseguenza la ripartenza. Tuttavia questa ripresa dev’essere comunque improntata su criteri stabili che non vanifichino gli sforzi degli italiani.

Secondo i risultati dell’Annual Report 2019 di AssoBirra, il settore birrario italiano ha visto un incremento della produzione rispetto al 2018 del 5%. Un risultato eguagliato per tre anni di seguito, che ha caratterizzato la crescita dei consumi interni (2,6%) e l’aumento dell’export (13%).

Si tratta di risultati strepitosi che si ripercuotono di conseguenza sull’occupazione in Italia. Il comparto ha offerto 3.300 posti di lavoro in più rispetto al 2018, per un totale di 144.000 impiegati lungo tutta la filiera birraia.

Questi numeri ovviamente sono fondamentali per l’economia italiana, e collocano di fatto il settore birraio tra i più redditizi della complessa macchina economica del paese. Di conseguenza si tratta di un reparto da tutelare assolutamente, anche in considerazione di una ripartenza post Covid-19.

Un po’ di numeri…

Secondo i dati raccolti da AssoBirra, nel 2019 la produzione nazionale di birra è aumentata del 5%, passando da 16.421.000 a 17.247.000 ettolitri, in linea con il trend positivo che negli ultimi 10 anni ha visto la produzione aumentare i volumi del 35% e stabilizzarsi al 9° posto in Europa, con un’incidenza del 4,5% sui livelli realizzati nel continente.

scala di crescita

La crescita si riscontra anche all’interno del paese, con i consumi di birra che salgono a 20 milioni di ettolitri. Si tratta del 2,6% in più rispetto al 2018, con un aumento del consumo pro-capite pari a 34,6 litri.

Ma ciò che rende più fiera la produzione di birra in Italia nel 2019 è la crescita dell’export (+13% rispetto al 2018) sopratutto verso i paesi a tradizione birraria, come Regno Unito, Stati Uniti e Australia.

La birra in Italia piace, ma abbiamo bisogno di aiuto!

“Il 2019 – afferma Michele Cason, Presidente di AssoBirra – ha confermato la crescente predilezione degli italiani per la birra che, anno dopo anno, assume un ruolo sempre più di rilievo nel panorama del beverage italiano e di conseguenza nell’economia nazionale. Tuttavia, l’emergenza sanitaria da COVID-19 mette a rischio la sopravvivenza di molte realtà e le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia (e non solo).

campo d'orzo

Se tale situazione non sarà fronteggiata in tempi rapidi e con misure e strumenti non convenzionali, l’impatto sull’economia sarà rilevante.

Quanto al nostro settore, siamo convinti che le potenzialità insite nella filiera dell’orzo, così come nella coltivazione del luppolo, meritino un’adeguata valorizzazione soprattutto a livello europeo di politica agricola comune (PAC).

Prioritario è, inoltre, un potenziamento degli incentivi fiscali, a cominciare da una progressiva riduzione delle accise”.

Le richieste di AssoBirra

In presenza di tali numeri, tra le numerose sfide governative d’affrontare per rialzare il paese dal Covid-19, il settore birraio dev’essere assolutamente tutelato. A tale proposito AssoBirra si erge portavoce con le istituzioni governative, richiedendo una riduzione delle accise e un sostegno immediato al canale Ho.re.ca.

“La prima misura che chiediamo – dichiara Alfredo Pratolongo, vicepresidente di AssoBirra – riguarda un intervento strutturale che, mediante la riduzione delle accise, consenta al comparto di rimanere competitivo nello scenario attuale e fronteggiare al meglio il calo stimato dei volumi e dei consumi Made in Italy nel 2020.

bancone pub

Non tutti sanno, infatti, che in Italia la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise, su cui pesa ancora la penalizzazione assolutamente ingiustificata che ha visto un aggravio fiscale del 30% tra l’ottobre 2013 e il gennaio 2015.

La seconda richiesta riguarda invece un sostegno immediato al canale Ho.re.ca. tramite un apporto concreto di liquidità destinato ai singoli esercenti, con l’inserimento di un credito di imposta sull’acquisto di birra in fusto. Una misura a totale beneficio del punto di consumo, migliorando i margini per l’esercente”.

Sostenibilità e Consapevolezza: Aspetti che il settore birrario non sottovaluta

Oltre all’aspetto finanziario e occupazionale del paese, che il settore birrario ha sensibilmente contribuito ad aumentare, ci sono anche gli investimenti sulla sostenibilità. Infatti questo settore da anni investe sulla sostenibilità, raggiungendo tra il 2010 e il 2019 traguardi concreti sulla riduzione d’acqua (-35%), CO2 (-58%) ed energia (-26%).

monete e germoglio per economia sostenibile

Si tratta di un percorso importante in vista dello sviluppo sostenibile che dovrà avvenire in Italia entro il 2030. Ma AssoBirra tiene anche a sottolineare la trasparenza di questo settore, con campagne mirate ad aumentare la consapevolezza dei rischi connessi all’abuso di alcol.

Quindi di cosa stiamo parlando? Abbiamo tra le mani un importante settore, che contribuisce al valore del PIL, porta posti di lavoro e regala perle brassicole invidiate in tutto il mondo (anche dai paesi che la birra la bevevano prima dell’Italia).

E’ un settore che merita il sosteno delle istituzioni, perché rappresenta una fetta d’Italia che vive e che sorride anche grazie ad esso.

Buona birra a tutti.

All Grain: facciamo chiarezza sulle fasi d’ammostamento in Multi-Step!

Esistono diverse metodi per fare birra in casa. Alcuni sono semplicissimi e non richiedono grande esperienza, altri invece si rivelano complessi e necessitano obbligatoriamente di conoscenze e accuratezze. Tra le varie tecniche casalingo-brassicole, la più complessa di tutte è sicuramente quella dell’All Grain. Si tratta di un metodo che richiama i passaggi di un vero birrificio, ridimensionati ovviamente in scala casalinga. Tuttavia l’All Grain è davvero una tecnica articolata, differenziata da diverse fasi d’ammostamento che possiedono compiti specifici. In questo articolo andremo ad analizzarle singolarmente, cercando di carpirne sia i vantaggi che gli svantaggi!

Indice

  1. Facciamo chiarezza!
  2. Le fasi dell’ammostamento nell’All Grain in Multi-Step
  3. Considerazioni

Facciamo chiarezza!

L’All Grain nel corso degli anni ha subito diverse modifiche, che ne hanno permesso (per quanto possibile) di snellire le fasi dell’ammostamento. Oggi, infatti, è possibile scegliere di fare birra in All Grain sia col metodo classico (multi-step) che col metodo semplificato (single-step).

Il Multi-Step obbliga il birraio a compiere tutte le operazioni d’ammostamento, andando a personalizzare anche i più piccoli aspetti della conversione degli zuccheri. Tuttavia il metodo classico implica un grande ritaglio di tempo, e per questo motivo molti homebrewers si rifiutano di applicarlo.

incastro con le mani

Il Single-Step, invece, mette in condizione il birraio di bypassare diversi passaggi dell’ammostamento, agendo subito sulla conversione delle Amilasi. Questo tipo di ammostamento è possibile oggigiorno grazie all’impiego di malti modificati e acidi alimentari, che permettono d’impostare tutti i parametri della cotta. Per la semplicità d’applicazione e per i risultati, molto simili al metodo classico, il single-step è di gran lunga la tecnica più utilizzata tra gli homebrewers che fanno birra in All Grain.

Tuttavia esistono diversi birrai fedeli al Multi-Step, che nonostante la durata della cotta, compiono tutti i passaggi della tecnica. Anzi tra questi fedeli sostenitori, c’è qualcuno che sostiene di ottenere risultati migliori rispetto al Single-Step. Ma in cosa consistono le fasi dell’ammostamento nel Multi-Step?

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Le fasi dell’ammostamento nell’All Grain in Multi-Step

Mash In (45°C per 10/15 min)

Il Mash in è la prima fase dell’ammostamento che prevede l’inserimento dei malti in pentola. Attraverso questo passaggio avviene l’idratazione del malto, il quale sarà in seguito sottoposto a temperature maggiori. Durante il mash in è consigliabile eseguire la misurazione del PH e le relative correzioni.

Acid Rest (35-49°C per 20/40 min)

Il malto è un cereale ricco di fitina, composto organico contenente calcio e magnesio. Chi conosce la funzione dei sali disciolti nell’acqua, sa bene il potenziale di questi minerali nell’abbassare il ph.

Nonostante questo passaggio sia poco utilizzato, in passato l’utilità dell’Acid Rest era quella di acidificare il mosto attraverso la fitasi. La fitasi è un processo che disgrega la fitina in calcio, fosfato di magnesio e acido fitico.

Oggi per controllare il ph nella cotta si utilizzano gli acidi alimentari, per cui questo passaggio non vede una grande utilità. Si potrebbe comunque effettuare questo step (se non si ricorre alla modifica dei sali) in presenza di un’acqua particolarmente povera di calcio, oppure se in ricetta non sono previsti malti tostati.

Beta-Glucan Rest (40-45°C per 10/15 min)

Questo step è focalizzato sui beta-glucani. I beta-glucani sono dei carboidrati che fanno parte del rivestimento proteico delle molecole di amido nei cereali. La disgregazione di queste molecole è affidata alle beta-glucanasi.

timer

Attraverso questo passaggio si va a diminuire la presenza dei beta-glucani, presenti in grande quantità nelle birre ad alta percentuale di frumento, segale, avena e malti non modificati.

L’alta percentuale di beta-glucani contribuisce ad avere una corposità setosa, ma potrebbe provocare un mosto stucchevole, che va a bloccare lo sparge.

Ferulic Rest (43-45°C per 30 min)

In questo step si agisce sull’acido ferulico, presente nel malto, diluendolo nell’acqua. Durante la fermentazione da questo acido deriva il 4-vinyl-guaiacolo, noto per il suo aroma di chiodi di garofano (facente parte dei fenoli).

A differenza di altri stili, il 4-vinyl-guaiacolo è particolarmente ricercato nelle Weizen, dove il fenolo che ne deriva è una caratteristica dello stile.

Tuttavia questo step potrebbe essere facilmente superato, in quanto si riesce a compensare i fenoli con un’attenta scelta del lievito.

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Protein Rest (40-52°C per 10/15 min)

Nella fase del Protein Rest si attivano le proteinasi e le peptidasi, chiamati genericamente enzimi proteolitici. Gli enzimi della classe delle proteinasi lavorano su proteine di grosse dimensioni, disgregandole in molecole di media lunghezza come i polipeptidi.

A loro volta i polipeptidi saranno attaccati dalle peptidasi, che andranno a disgregarli in composti ancora più piccoli, come peptidi ed amminoacidi. Questi ultimi andranno a nutrire il lievito e a contribuire alla buona tenuta della schiuma.

Tuttavia le proteinasi e le peptidasi lavorano a temperature differenti. L’intervallo ottimale per le proteinasi è compreso tra i 45 e 53 °C, mentre per le peptidasi si arriva a 55-58 °C.

Lavorando ad una temperatura di 53 °C per 15 min, si dovrebbe trovare il giusto compromesso tra proteinasi (birra limpida) e peptidasi (tenuta di schiuma).

Beta Amilasi (60-63°C per 30/60 min)

termometro

In questa fase le Beta Amilasi attaccano l’amido, andando a produrre più maltosio. Queste molecole di amido, essendo molto lunghe, attraverso le Beta Amilasi vengono tagliate dall’estremità della catena molecolare, con la conseguente produzione di destrine.

Si deduce che “giocando” col tempo di pausa dello step, si andrà a convertire più o meno maltosio. La conseguenza sarà una produzione di mosto più o meno fermentabile, e quindi con birre più o meno secche e alcoliche.

Alpha Amilasi (68-72°C per 20/30 min)

In questa fase, come nella Beta Amilasi, si attaccano le molecole di amido. Tuttavia l’enzima delle Alpha Amilasi, essendo meno selettivo rispetto alle Beta Amilasi, disgrega l’amido in punti casuali lungo la catena. Questo provocherà una produzione di mosto meno fermentabile, e quindi una birra più dolce e corposa.

C’è da dire che sia le Beta che le Alpha Amilasi lavorano in simbiosi. Proprio per la particolare relazione tra questi due enzimi è essenziale avere bene in mente il tipo di birra da brassare.

Si deduce che in base alla propensione per le Beta o per le Alpha Amilasi, si avranno birre più alcoliche e amare ma meno corpose (propensione a favore delle Beta), e birre meno alcoliche ma più dolci e corpose (propensione a favore delle Alpha).

Mash Out (77-78 °C per 10 min)

Il Mash Out è la fase finale dell’ammostamento in All Grain. In questo step s’innalza la temperatura del mosto per bloccare l’Amilasi e la conversione di altri fermentabili. Inoltre questo passaggio favorisce il filtraggio del mosto.

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Considerazioni

punto interrogativo

Le fasi dell’ammostamento in multi-step nell’All Grain creano una pratica lunga e per certi versi complicata. Si tratta di una delle tecniche più discusse, che divide il mondo degli homebrewer nel “fare o non fare” gli step.

Sia il Single-Step che il Multi-Step hanno i loro sostenitori. Voi quale preferite?

Buona birra a tutti.

Il Lievito: l’ingrediente vivente che trasforma il mosto in birra

Il lievito è l’ingrediente responsabile del processo fermentativo che trasforma il mosto in birra. Svolge il fondamentale compito di metabolizzare gli zuccheri del mosto, ricavato durante l’ammostamento, donando così alla birra aromi particolari e la tipica gradazione alcolica. Tuttavia parlare di lievito non è semplice! In natura ne esistono diverse specie, con caratteristiche e funzionalità differenti. Ma quali esemplari si utilizzano nel processo brassicolo e come scegliere il lievito migliore per fare birra?

Indice

  1. Il lievito
  2. La scelta del lievito nella birra
  3. Quali sono le caratteristiche da valutare nel lievito?
  4. Considerazioni

Il Lievito nella Birra

Il lievito fa parte, insieme al malto, all’acqua e al luppolo, degli ingredienti fondamentali della birra. I lieviti sono dei microrganismi unicellulari, in grado di riprodursi sia in presenza che in assenza di ossigeno. Quando sono inoculati nel mosto, dopo alcune ore, iniziano a nutrirsi degli zuccheri estratti dal malto durante l’ammostamento.

microrganismo in vitro

Dalla metabolizzazione di questi zuccheri scaturisce l’alcol etilico, l’anidride carbonica e altri composti come esteri, alcoli superiori e acidi organici derivanti dalla respirazione dei lieviti. L’insieme di questi fattori, unitamente a tutti gli altri derivanti dal malto e dal luppolo, costituisce la struttura organolettica della birra.

La maggior parte dei lieviti utilizzati nella birra appartiene alla famiglia dei Saccharomyces. Da questa grande famiglia di funghi derivano altre due sottospecie unicellulari:

  • Saccharomyces Cerevisiae (lieviti ad alta fermentazione). Si trovano nei fusti dei cereali e nella bocca dei mammiferi. Questi lieviti caratterizzano la tipica fermentazione che si trova in natura, agendo a temperature comprese tra i 12-24 °C. In questo processo fermentativo il lievito risale sulla superficie del mosto, da qui il nome alta fermentazione. Le birre ottenute con l’ausilio di questi lieviti sono denominate “Ale“.
  • Saccharomyces Carlsbergensis (lieviti a bassa fermentazione). Sono stati scoperti per caso, nel sud della Germania, da birrai che avevano l’usanza di far maturare la birra nelle grotte alpine. Questi lieviti, che avviano la fermentazione a temperature comprese tra 7-13 °C, durante il processo fermentativo si depositano sul fondo del fermentatore, da qui il nome bassa fermentazione. Le birre ottenute da questi lieviti sono denominate “Lager“, termine tedesco che significa magazzino. La terminologia si riferisce alla metodica dell’epoca, nell’immagazzinare queste birre per farle rimanere al fresco.

La fermentazione spontanea

Nella produzione brassicola, in particolare nella parte riguardante la fermentazione spontanea, si possono incontrare anche altri lieviti. In questa particolare categoria di birre solitamente il birraio non inocula nessun ceppo, ma permette ai lieviti presenti nell’aria d’introdursi nel mosto e fermentarlo.

fermentazione spontanea

Tra i vari lieviti che si possono trovare ci sono i Lactobacillus, microrganismi che rilasciano acido lattico, e Brettanomyces, che producono acido acetico. Questo tipo di birre sono chiamate Lambic, e rappresentano una categoria a sé stante. Tuttavia la loro gestione non è semplice, e oltre a richiedere una grande esperienza, necessitano di attrezzature differenti da quelle impiegate con i “classici” lieviti per birra.

Un po’ di storia…

Il lievito venne osservato per la prima volta al microscopio nel 1680 da Leeuwenhoek, ottico e naturalista olandese, il quale vide dei piccoli elementi interconnessi tra loro. Tuttavia quest’ultimo non comprese che questi elementi fossero vivi. A quel tempo infatti non si avevano molte nozioni sulla fermentazione, considerata un processo spontaneo ad opera dell’aria, mentre il lievito era reputato un sottoprodotto chimico.

Louis Pasteur
Louis Pasteur

Un secolo dopo, nel 1789, Antoine-Laurent Lavoisier descrisse la natura della fermentazione come una trasformazione di zuccheri che mutano in anidride carbonica e alcol. Tuttavia ancora non si collegò il lievito alla trasformazione degli zuccheri in etanolo.

La svolta decisiva si ebbe nel 1857 ad opera di Louis Pasteur, chimico e microbiologo francese, che approfondì e chiarì il funzionamento della fermentazione. Esso attraverso diversi esperimenti stabilì che il lievito era un microrganismo vivente, aprendo di fatto la strada alla comprensione della trasformazione degli zuccheri in alcol e modificando per sempre il modo di birrificare.

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La scelta del lievito nella birra

Come detto in precedenza, in ambito brassicolo, si tende a utilizzare i ceppi di lievito appartenenti ai Saccharomyces. Facendo eccezione alle fermentazioni spontanee, che prevedono un altro tipo di gestione fermentativa, il birraio può scegliere di fare birra con lieviti ad alta fermentazione (Saccharomyces Cerevisiae) o a bassa fermentazione (Saccharomyces Carlsbergensis).

La scelta del lievito è influenzata dal tipo di birra che s’intende fare, in quanto si andranno a considerare tutte le caratteristiche organolettiche che appartengono allo stile desiderato. In base allo stile ci saranno lieviti più o meno indicati, capaci di produrre sentori pertinenti alla struttura organolettica del gruppo birrario.

lieviti vari

In commercio si trovano diversi lieviti, disponibili in versione sia disidratata che liquida. Il primo è più economico ed essendo quasi privo d’acqua, per una conservazione più duratura, necessita di essere reidratato. A tale proposito è sufficiente lasciarlo in acqua tiepida (25-30 °C) per 30 minuti. Il secondo è più costoso ed essendo più “fresco” ha una minore conservazione. Gode di un’ampia scelta di ceppi e tecnicamente potrebbe essere inoculato direttamente. Tuttavia proprio per la sua “freschezza” spesso le cellule del ceppo risultano essere stressate e via via sempre meno vitali. Per questi motivi si ricorre di solito a uno starter, che ne rafforza e ne moltiplica le cellule favorendo di fatto la fermentazione.

Quali sono le caratteristiche da valutare nel lievito?

punto interrogativo su lavagna

Quando si decide di fare birra, la scelta del lievito è fondamentale. Da questa scelta scaturirà il sapore della birra e tutto il complesso organolettico che deve uniformarsi allo stile desiderato. In quest’ottica, le caratteristiche a cui bisogna prestare maggiore attenzione sono:

  • Provenienza. Importante quando si cerca d’imitare un particolare stile birrario appartenente ad una specifica nazione;
  • Temperatura di Fermentazione. Si riferisce alla temperatura che deve avere il mosto durante la fermentazione per consentire al lievito di lavorare correttamente;
  • Flocculazione. E’ la capacità del lievito di raccogliersi in coaguli e precipitare sul fondo del fermentatore;
    • I lieviti con una bassa flocculazione tenderanno a coagularsi a fine fermentazione. In questa fase tutti gli zuccheri saranno già stati convertiti. Ne consegue una produzione di birre molto attenuate ma meno limpide.
    • I lieviti ad alta flocculazione tenderanno a coagularsi più velocemente, precipitando prima sul fondo del fermentatore. Questo produrrà birre più limpide ma meno attenuate.
  • Resistenza all’alcool. E’ la capacità che il lievito sviluppa nel resistere all’alcool. L’alcool diventa nocivo per i microrganismi e quindi anche per il ceppo stesso;
  • Attenuazione. E’ la capacità del lievito di metabolizzare gli zuccheri. Maggiore sarà la sua attenuazione, maggiore sarà la capacità di estrarre alcol dal mosto. L’attenuazione bilancia anche l’importante proporzione dolce/amaro.
    • I lieviti con una bassa percentuale di attenuazione produrranno meno alcol. Questo comporta più corposità e maggiore sapore di malto, rendendo di fatto la birra più dolce.
    • I lieviti con un’alta percentuale di attenuazione produrranno birre più alcoliche e secche, aumentando la percezione di amaro.

N.B.: L’attenuazione dipende anche dal tipo di mosto. Un ammostamento fatto a temperatura più alta produrrà meno zuccheri fermentabili e quindi minore attenuazione.

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Considerazioni

microrganismo

Il mondo del lievito è infinito ed in continua evoluzione. Oggigiorno lo sviluppo ne ha reso possibile il controllo, riducendo al minimo le possibilità d’incorrere in problemi di birrificazione. Mentre l’esperienza maturata nel corso degli esperimenti birrari ha permesso di “giocare” con questo delicato ingrediente, sperimentando anche tecniche di recupero e conservazione. Tuttavia anche per questi espedienti bisogna maturale la giusta dose d’esperienza, e garantire sempre la massima sanificazione di tutti gli strumenti che entreranno in contatto col mosto.

Buona birra a tutti.

Beer&Food Attraction 2021: La rivincita del mondo della birra e del food!

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E’ vero ancora manca tanto alla fine dell’anno e sicuramente in molti non vedono l’ora che questo 2020, colmo di turbolenze, passi velocemente e senza ulteriori stravolgimenti. Tuttavia c’è chi pensa già all’organizzazione del 2021, un anno che (incrociando le dita) dovrebbe riscattare e rilanciare i tanti settori colpiti dal Covid-19. Tra i diversi programmi spicca la 7^ edizione del Beer&Food Attraction 2021.

Verso il Beer&Food Attraction 2021

bicchiere beer&food

Il Beer&Food Attraction, che nell’edizione 2021 è dedicato esclusivamente ai professionisti dell’Out Of Home, è una manifestazione unica nel suo genere. L’evento riunisce in un solo appuntamento la più completa offerta nazionale e internazionale di birre, bevande, food e tendenze per l’Out Of Home.

panino farcito

A completare la proposta del Beer&Food Attraction sarà anche il BBTech Expo, la fiera professionale delle tecnologie per birre e bevande. Questa formula di “fiera nella fiera” mette in relazione tutti i produttori di bevande con le aziende di materie prime, tecnologie, processing e packaging.

L’inizio del Beer&Food Attraction 2021 è programmato il prossimo 21 febbraio, e proseguirà fino al 24 febbraio alla Fiera di Rimini. Le date, rispetto gli anni passati, sono state modificate a favore degli addetti ai lavori, e allineate al progetto di #safebusiness studiato da Ieg per l’immediato contrasto al Covid-19.

mappa safe business
Beer&Food Attraction 2021: La rivincita del mondo della birra e del food! 44

Il progetto messo a punto da Ieg comprende oltre cinquanta soluzioni che, nel caso di fiere dedicate al food&beverage, si fanno ancora più articolare, coinvolgendo dimostrazioni di stand ed eventi professionali che richiedono la preparazione e la somministrazione di cibo in assoluta sicurezza.

Come anticipato tornerà anche BBTech Expo, che avverrà in contemporanea al Beer&Food Attraction. Entrambe le fiere si estenderanno sul lato ovest del quartiere fieristico riminese, sfoggiando ben 10 padiglioni.

sala riunioni

Questi eventi, congiuntamente, raffigurano per il territorio italiano una grande occasione di riscatto per una delle filiere più penalizzate dalla terribile pandemia del 2020. In questo appuntamento le eccellenze birrarie e del beverage incontreranno il food per il canale horeca e le tecnologie del settore più avanzate, rappresentando una spinta per la nascita di nuovi consumi che racchiudono innovazione e lavoro.

Per tutte le informazioni visitate il sito dell’evento o la pagina Facebook.

Buona birra a tutti.

Toladolsa: La birra che prende la vita dolce e con filosofia!

La birra è da sempre l’emblema della convivialità. Con un gusto particolare e mai scontato, dona fin dai tempi piacere e leggerezza immortalando come in fotografia momenti gioiosi e spensierati. Proprio da questi elementi distintivi, dopo i momenti buoi che hanno caratterizzato l’Italia e il mondo intero, nasce Toladolsa, un progetto realizzato dal salumificio Veroni in collaborazione col birrificio Lambrate.

Toladolsa: un nome e un insegnamento di vita!

Il nome Toladolsa scelto da Veroni, salumificio di Correggio (RE) sorto nel 1925, s’ispira ad una tipica espressione dialettale romagnola (Tòla Dòlsa), che racchiude la capacità di affrontare la vita e i problemi con filosofia, senza farsi divorare dalle preoccupazioni. Un tema azzeccatissimo, considerando il particolare momento storico che siamo chiamati ad affrontare!

In quest’avventura Veroni si affianca al birrificio Lambrate di Milano, un altro colosso e portavoce del settore artigianale indipendente, rinomato per la qualità delle proprie birre realizzate con fantasia e professionalità.

Abbiamo voluto scegliere un partner che si distingue per la scelta di materie prime naturali e di alta qualità, – commenta Marco Fattori, responsabile vendite NT Italia di Veroni – nonché per i metodi di lavorazione che preservano le proprietà organolettiche e il tipico sapore aromatico della birra non filtrata e non pastorizzata

Le birre

Per l’appunto dopo diversi mesi di studio ed analisi nasce il marchio Toladolsa (prendila-dolce), che vestirà tre birre realizzate con ricette innovative e personalizzare. Le birre, che incarnano alcuni degli stili più amati dagli appassionati, sono:

lattine toladolsa
Toladolsa: La birra che prende la vita dolce e con filosofia! 46
  • Ragasola Pils 4,8 %vol. E’ una birra chiara a bassa fermentazione e non filtrata, con lineamenti puliti e rinfrescanti. Dagli aromi floreali ed erbacei sarà perfetta accanto a contorni, salumi, primi piatti (in particolare ai risotti), carni bianche e naturalmente all’intramontabile pizza.
  • Filos IPA 5,5 %vol. E’ una birra chiara ad alta fermentazione e non filtrata, dal carattere rinfrescante ed equilibrato. Presentando note agrumate, floreali e tropicali esalta benissimo i salumi, i primi piatti con condimenti speziati o piccanti e zuppe di verdure. Ma anche con secondi a base di carne rossa o bianca e di pesce. Sarà ottima anche per i dolci, in particolare con torte al cioccolato oppure al caramello.
  • Zuvnot Bock 6 %vol. Si tratta di una birra ambrata a bassa fermentazione e non filtrata, dal tono equilibrato ma deciso. Con un dolce aroma di cereali, sentori tostati e caramello potrà accompagnare carni rosse e bianche, ma anche dolci cremosi. Inoltre è indicata per allietare un dopocena alternativo.

Una scelta che guarda avanti

Le birre Toladolsa saranno disponibili solo in lattina. La scelta, forse discutibile dai puristi affezionati al vetro, in realtà fornisce una serie di vantaggi che mantengo inalterate la qualità organolettiche della birra. La lattina offre una maggiore protezione ai raggi UV, uno stoccaggio più agevolato e sopratutto è eco-sostenibile.

Abbiamo optato per un formato non usuale forse per le birre artigianali, quello in lattina di alluminio, – aggiunge Marco Fattori – perché volevamo poter preservare al massimo la qualità del nostro prodotto e sfruttare a pieno la nostra catena del freddo che può consegnare a oltre 5000 punti vendita al dettaglio in tutta Italia“.

Per tutti coloro che fremono nell’assaggiare queste birre, sappiate che il salumificio Veroni organizzerà una distribuzione capillare su tutta la Penisola. La diffusione è affidata ai distributori dell’azienda, che consegnano al dettaglio e che da sempre garantiscono il rispetto della catena del freddo. Ma si sta già lavorando per renderle disponibili online!

Buona birra a tutti.

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