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Il malto, un ingrediente che racchiude l’anima e il corpo della birra!

Il malto è uno degli ingredienti principali nella produzione birraria, considerato l’anima della birra. Da esso derivano gli elementi caratterizzanti di questa bevanda, come colore, sapore, schiuma e corpo. Tuttavia il malto non lo si trova così com’è in natura, ma è il derivato di un lungo processo di trasformazione in cui il cereale (spesso l’orzo) subisce la cosiddetta maltazione.

Indice

  1. Che cos’è la maltazione?
  2. A cosa serve il malto nella birra?
  3. Mito da sfatare…

Che cos’è la maltazione?

La maltazione è un processo di germinazione controllata del cereale, che stimola il granello a modificare le proprie riserve nutritive. Questo processo si divide in tre fasi:

spiga di grano
  • Imbibizione del cereale. Ovvero viene fatta assorbire dell’umidità al cereale (fino al 45%), immergendo i semi nell’acqua. Questo innescherà i processi biologici della germinazione.
  • Germinazione. E’ uno step che si protrae per cinque giorni a temperatura (15-20 °C) e umidità controllate.
    malto in grani
    Questo favorirà la crescita del coleoptile (la guaina protettiva che ricopre il germoglio) e delle radichette, con la conseguente trasformazione delle riserve nutritive del granello.In questo fondamentale passaggio avviene una Modificazione, che renderà gli amidi del granello più accessibili agli enzimi amilolitici prodotti dal seme stesso. Questa trasformazione inoltre favorirà i lieviti della fermentazione, incapaci di metabolizzare direttamente l’amido così com’è.
  • Essiccazione del granello. In questo passaggio l’umidità del seme arriva fino al 5%. Il granello diventa così friabile e conservabile.

In seguito all’essiccazione del granello avviene la tostatura. In questa fase il malto è sottoposto a diverse temperature che determineranno malti base e malti speciali.

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A cosa serve il malto nella birra?

Come accennato in precedenza il malto è un’ingrediente prioritario nella birra, in quanto responsabile del colore, del sapore, della schiuma e del corpo. Inoltre garantisce la carica fermentabile che sarà metabolizzata dal lievito, restituendo così alcol e altre sostanze che contribuiranno alla struttura organolettica della birra finita.

Naturalmente non esiste un solo tipo di malto. In ambito brassicolo questo ingrediente si divide in due grandi famiglie, che racchiudono:

grani sparsi
  • Malti Base (tipo pilsner, pale ale, ecc). Sono malti utilizzati in ogni ricetta e rappresentano la più alta percentuale di fermentabile. Sono malti con un alto potere diastatico, ovvero con un alto potenziale di conversione degli amidi. Grazie a questa caratteristica possono essere utilizzati anche da soli. Derivano principalmente dalla varietà d’orzo distico (orzo con spiga a 2 file di cariossidi per livello) con semi più grossi e uniformi rispetto alle varietà esastiche (orzo con spiga a più file di cariossidi per livello). Il distico (two-row) solitamente ha un miglior rendimento e conferisce un sapore più raffinato, mentre l’esastico ha un potere diastatico maggiore.
    Malto Speciale
  • Malti Speciali (tipo cara, chocolate, ecc…). Sono malti con processi di lavorazione differenti dai malti base. Questi conferiscono colorazioni più intense, schiuma più consistente e profili gustativi particolari. Non contengono molti enzimi, e hanno quindi un potere diastatico basso perché subiscono temperature di lavorazione particolarmente alte. Per questa ragione in ricetta non si usano mai da soli, ma si accompagnano sempre ad una percentuale di malti base più cospicua.

In base alle percentuali e alle combinazioni di malti utilizzati, si avranno birre:

birre varie
  • chiare o scure;
  • dal corpo più o meno intenso;
  • con una schiuma, dai colori variabili, più o meno pronunciata. (La schiuma dipende da diversi fattori, ma alcuni malti e cereali ne aiutano la formazione);
  • birre dalla densità più o meno concentrata (la densità dipende dalla quantità di fermentabile nel mosto).

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Mito da sfatare…

Si sente spesso di birre denominate “doppio malto“. Nella dinamica brassicola il doppio malto non esiste! Una birra può essere composta da 4, 5, 6, 7, malti.

La dicitura doppio malto è una trovata italiana,
che classifica birre con tasso alcolico superiore a 5 %vol.

Buona birra a tutti.

Una birra dopo l’allenamento? Più completa di qualsiasi altro integratore!

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Che la birra faccia bene, se bevuta con moderazione, non è una novità! Si tratta di una ferma convinzione da parte di appassionati e studiosi che riconoscono nel gusto di quest’antica bevanda una moltitudine di benefici. Ma questa volta dalla parte della birra c’è Luca Gatteschi, medico della Nazionale di Calcio, che ne afferma i reali benefici anche dopo un allenamento.

start corsa

Come per un atleta, le migliori prestazioni della birra si vedono anche sul fronte sportivo.– Spiega Gatteschi all’AdnKronos Salute durante il convegno ‘Birra e salute, birra e sport. Incontri possibili o impossibili?’, al Beer Attraction di Rimini promosso da Unionbirrai Lontano dallo sforzo, questa bevanda ha effetti positivi. E grazie alla minore quantità di zuccheri, al maggior contributo di magnesio, fosforo, calcio e complesso B, se limitata a una piccola quantità, la birra è anche più valida di un qualsiasi altro integratore energetico perché più completo“.

gioco calcio

Durante i raduni della Nazionale c’è anche la possibilità di bere una birra – racconta Gatteschi. Questa bevanda può tranquillamente stare sulla tavola di una squadra di calcio anche durante i ritiri. Per i calciatori, o gli sportivi in generale, meglio quelle a bassa gradazione e artigianali. Una ‘Gose’ o una ‘Weiss’, ad esempio, dopo una partita di tennis, hanno lo stesso valore di un’aranciata. Basta che non si superino i 3-4 gradi alcolici“.

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birra dopo allenamento

Ma c’è dell’altro! Sebbene la birra era considerata una bevanda prettamente maschile, oggi sembrerebbe che a godere maggiormente degli effetti benefici siano sopratutto le donne. “Secondo alcuni dati – precisa Gatteschi – ci sarebbe una prestazione sportiva migliore il giorno dopo l’assunzione di birra. Uno studio pubblicato sull’International Journal of Sport Nutrition ha verificato che la reidratazione con birra e acqua non è inferiore a quella apportata con la sola acqua. In più le birre, soprattutto quelle artigianali e non filtrate, sono ricche di magnesio“.

birra dopo allenamento

Tuttavia è bene ricordare che si tratta sempre di alcolici, e che il consumo va comunque moderato! “Ci sono studi – aggiunge Gatteschi – che hanno evidenziato come un consumo moderato di birra può dare dei benefici a chi è diabetico o cardiopatico. Si parla in genere di un’unita alcolica per le donne e di due per gli uomini, ovvero una lattina o bottiglia di birra (330 ml) di media gradazione. Il segreto sta nei cereali e nel luppolo: quest’ultimo ha proprietà antiossidanti. Infatti ci sono alcuni lavori scientifici che stanno monitorando l’effetto neuro-protettivo delle sostanze presenti nel luppolo”.

Quindi a onor del vero, dopo l’allenamento o lo sforzo fisico in generale, la birra fa davvero bene perché fonte di sali minerali. Ovviamente a patto di non alzare troppo il gomito!

Buona birra a tutti.

620 Passi: Al via la realizzazione del primo birrificio italiano condiviso

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La birra artigianale negli ultimi anni ha subito una grande impennata, diventando una bevanda sempre più popolare e amata. Il merito va sopratutto alla diffusione della cultura birraria, ma anche alla nascita di tanti piccoli birrifici che hanno dato un volto diverso alla solita birra, stimolando il consumo con la produzione di piccole perle birrarie invidiate anche fuori confine. Ma oggi tira un’aria nuova, ispirata da un piccolo birrificio di Marano Lagunare (UD) che pensa sicuramente in grande. Si tratta del 620 Passi, una PMI innovativa, che promuove una nuova interessante prospettiva di realizzazione del primo birrificio condiviso in Italia.

Indice

  1. Il Birrificio 620 Passi
  2. Il video di presentazione del Crowdfunding
  3. L’investimento nel dettaglio
  4. Perché investire?

Il Birrificio 620 Passi

Nato nel 2015 il Birrificio 620 Passi ha visto una rapida evoluzione del progetto imprenditoriale, che ha portato a proporre birre artigianali uniche. Merito delle materie prime di alta qualità e alla meticolosità del Mastro Birraio.

Sostenibilità

spillatura birra

Oltre alla qualità il 620 Passi strizza l’occhio all’ambiente, con sistemi all’avanguardia (Smart Beer Meter) che permettono di ridurre l’impatto ambientale durante la produzione. “Quando si parla di sostenibilità, qualunque essa sia, significa fare di più con meno, quindi aumentando l’efficienza del sistema! – Dichiara Riccardo Caliari, Ceo del Birrificio 620 Passi. – Per far questo bisogna raccogliere i dati e quindi sapere con precisione come vengono utilizzate le risorse nella produzione della birra. Il nostro sistema raccoglie proprio questi dati e nel tempo ci permetterà di aumentare l’efficienza del nostro impianto e quindi ridurre l’energia e l’acqua utilizzate”.

Community

brindisi collettivo

Ma adesso c’è qualcosa di nuovo, che va oltre la semplice birra. Questo birrificio della provincia di Udine ha pensato a qualcosa di molto particolare, proponendo una grande community italiana di beerlovers. “La community la stiamo già creando – afferma Caliari – e i membri di questa comunità saranno i soci che hanno investito nel crowdfunding. Attualmente ci sono 86 persone che hanno investito e saranno l’inizio della nostra community, un gruppo di persone appassionate di birre che hanno deciso d’investire in un birrificio.

Per questo gruppo di soci ci saranno dei vantaggi, come ad esempio l’acquisto di birra ad un prezzo agevolato, l’assaggio in anteprima di nuove birre prodotte oppure una birra personalizzata per il proprio compleanno. Sarà come se gli appassionati di birra che investiranno in noi diventassero parte dell’impianto, quindi fare delle cose che gli altri non possono fare”.

Investimento

investimento

Il progetto è anche un investimento, che mette i soci in condizione di avere un ritorno economico. “Il ritorno economico – puntualizza Caliari – lo avranno nel tempo. Per i primi anni tutti gli utili dell’azienda, che poi sono quei soldi che vengono distribuiti tra i soci, verranno reinvestiti nell’azienda stessa per farla crescere e aumentarne ulteriormente il valore. Il guadagno di un socio che investe sta, oltre che negli sconti, anche in una exit strategy.

L’obiettivo da qui a 5 anni, perché no, potrebbe essere quello di vendere l’azienda ad una grande corporate, come tante altre case hanno già fatto. Questo significa che se un socio entra adesso, con un’attività che vale 900.000 Euro, si auspica che tra 5 anni dovrebbe valerne almeno il quadruplo, valorizzando di conseguenza l’investimento iniziale.

spille di birra

Teniamo però a precisare come noi viviamo quest’avventura, ovvero con un prodotto che dev’essere buono. La qualità si da per scontata! Chi investe lo fa decidendo di entrare a far parte di una community di appassionati, decidendo di diventare protagonista nella birra. E’ sia una scelta economica, ma anche un’esperienza unica a 360° nel mondo della birra artigianale”.

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Il video di presentazione del Crowdfunding

L’investimento nel dettaglio

In sostanza il progetto del 620 Passi propone la fondazione di un grande birrificio artigianale condiviso, il primo in Italia! Dal 16 Giugno 2020 per 60 giorni sarà possibile diventare soci del birrificio, realizzando così la più importante community italiana di appassionati di birra che trasformerà i beerlovers da spettatori a protagonisti del 620 Passi.

La campagna di crowdfunding è partita sulla piattaforma CrowdFundMe, permettendo a tutti coloro che credono nelle start up di diventare soci del Birrificio, acquistando delle quote a partire da 250 Euro. Fanno già parte del progetto Seed Money (partner finanziario), Winelivery e Home Beer (partners commerciali).

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squadra 620 passi

Perché investire?

L’investimento a questo nuovo modo di pensare alla birra garantisce ai nuovi soci e membri della community:

  • Una redditività superiore del 3% a quella media di settore;
  • Un modello produttivo altamente scalabile;
  • Una grande potenzialità di mercato, rivolto in modo prioritario a quello italiano;
  • Un sistema di vendita multicanale, orientato sia sull’e-commerce che su servizi delivery;
  • Una centralità della community;
  • Un programma di engagement, che riserva sconti sugli acquisti, possibilità di contribuire a ricette di birre personalizzate e la degustazione in anteprima di nuovi prodotti.

La campagna d’investimento ha un obiettivo minimo di raccolta di 80.000 Euro che serviranno a potenziare l’impianto, ed un obiettivo massimo di 300.000 Euro che permetteranno all’azienda di sviluppare un progetto di comunicazione mirato a diffondere la conoscenza del brand in Italia e successivamente all’estero.

Buona birra a tutti.

Il Luppolo nella birra: un fiore molto particolare!

Anche non conoscendo il mondo della birra, capita spesso di sentire parlare di luppolo. Tuttavia, nonostante il luppolo sia tra gli ingredienti fondamentali della birra assieme al malto, all’acqua e al lievito, la cattiva informazione in merito è tanta. Colpa anche dei media che con assiduità continuano a confondere le idee su questo prezioso ingrediente, con réclame di birre dai 3-4-7-10 e chissà quanti altri luppoli tutti insieme. Ma che cos’è il luppolo, e perché si usa nella birra?

Indice

  1. Che cos’è il luppolo?
  2. Un po’ di storia…
  3. A cosa serve il luppolo nella birra?
  4. Le forme del luppolo
  5. Ma come decidere quale luppolo utilizzare?
  6. Forse non tutti sanno che…

Che cos’è il luppolo?

luppoleto

Il luppolo è il fiore di una pianta rampicante (Humulus Lupulus), che può raggiungere anche i 9-10 metri di altezza e sopravvivere per 10-20 anni. Appartenente alla grande famiglia delle Cannabaceae, tuttavia, a differenza degli altri appartenenti alla nota categoria, il luppolo non contiene sostanze stupefacenti ma oli essenziali e resine che conferiscono alla birra aromi e profumi straordinari.

La fioritura di questa pianta avviene prevalentemente in estate, mentre l’impollinazione e la relativa maturazione dei semi si completa con l’inizio dell’autunno. Cresce solitamente in ambienti freschi e terreni fertili, come le rive dei fiumi, lungo le siepi e ai margini dei boschi. Tuttavia se il clima lo permette è possibile trovarlo sia in pianura che fino a 1200 metri d’altitudine.

luppolo

In natura ne esistono svariate specie provenienti da ogni dove, con caratteristiche e qualità differenti. La notorietà che lo precede è in gran parte dovuta al massiccio impiego in ambito brassicolo. Tuttavia il luppolo non è solo birra, ma grazie alle diverse proprietà che possiede, trova un largo utilizzo anche come rimedio erboristico e fitoterapico.

Un po’ di storia…

Il luppolo non ha fatto sempre parte della birra, in quanto prima del XII secolo non veniva impiegato nella produzione birraria. Per aromatizzare la birra si utilizzava il Gruit, un’antico composto a base di erbe e spezie per lo più segrete (in quanto rappresentavano la firma del birraio).

Tuttavia il gruit, data la sua vasta natura, era un elemento incontrollabile. Infatti quest’ultimo poteva comprendere henbane, spina mela, trucioli di legno, pece, fuliggine e la mortale belladonna, risultando pericoloso per la salute umana e talvolta anche mortale.

Guglielmo IV

La storia cambiò radicalmente con l’introduzione del Reinheitsgebot (l’editto sulla purezza), emanato il 23 aprile 1516 nella città di Ingolstadt dal duca bavarese Guglielmo IV insieme al fratello Ludovico X.

Quest’antica legge, tra le varie puntualizzazioni, vietò di utilizzare ingredienti aromatici all’infuori del luppolo. Tuttavia per i primi anni dall’entrata in vigore dell’editto, la normativa era circoscritta solo all’interno dei confini bavaresi. Col passare del tempo, però, l’influenza bavarese crebbe, portando grande notorietà all’editto che venne ufficializzato in tutta la Germania.

Grazie a questa legge del 1516, la birra diventò più sicura garantendo di riflesso il successo del luppolo!

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A cosa serve il luppolo nella birra?

calza filtrante

Le proprietà del luppolo sono così tante che hanno permesso a questo fiore di essere impiegato in diversi campi. Tuttavia grazie alle resine e ai diversi oli essenziali in esso contenuti, uno dei maggiori ambiti in cui viene utilizzato è quello brassicolo.

Nel mondo birraio il luppolo è suddiviso in due grandi categorie, distinte in base alla concentrazione di resine e oli essenziali. In particolare abbiamo:

  • luppoli amaricanti, noti per apportare l’amaricatura alla birra;
  • luppoli aromatici, che conferiscono aromi e caratteristiche raffinate alla struttura organolettica.

Fanno eccezione alcune varietà che sono utilizzate sia per amaricare che per aromatizzare.

pentola luppolatura

Le resine e gli oli del luppolo sono trasferiti alla birra attraverso la fase di luppolatura o di dry-hopping (luppolatura a freddo). In queste resine sono contenuti gli alfa e beta acidi, essenziali nel processo di birrificazione.

Gli alfa acidi conferiscono un gusto amaro e possiedono proprietà antibatteriche, mentre i beta acidi attribuiscono aroma alla birra. Considerando la diversa estrazione di questi acidi nella luppolatura, i luppoli vengono inseriti in modi e tempi differenti. In relazione al tempo in cui il luppolo subisce l’ebollizione, si avrà:

  • L’amaricatura. Un luppolo che in fase di luppolatura subisce la bollitura per 60/90 minuti cede al mosto tutte le resine che possiede. Gli alfa acidi in esse contenuti non sono idrosolubili, per cui maggiore sarà la bollitura, più alfa acidi si scioglieranno e maggiore sarà l’amaro finale nella birra;
  • L’aroma. Un luppolo che in fase di luppolatura subisce una bollitura che va da 30 minuti fino al termine del processo cede al mosto gli oli essenziali e di conseguenza beta acidi, che non avendo il tempo di evaporare conferiranno alla birra la parte profumata.

Il potere amaricante del luppolo si esprime in %AA “alpha acido”.  In relazione alla concentrazione di %AA, il luppolo potrà essere più o meno indicato per amaricare o aromatizzare. Maggiore sarà la concentrazione di %AA, maggiore sarà il potere amaricante. Viceversa, minore sarà la concentrazione, minore sarà il potere amaricante e quindi più adatto ad aromatizzare la birra.

P.S.: Per identificare birre più o meno amare si fa riferimento all’IBU (International Bitterness Units), ovvero la scala di misura del grado di amarezza. Tuttavia un IBU alto non è indice di un amaro particolarmente pronunciato, in quanto l’amaro della birra è legato al tipo di malto utilizzato, il quale oltre alle diverse proprietà che conferisce funge anche da equilibrante.

Le forme del luppolo

luppolo in fiori

La produzione brassicola nel corso degli anni è notevolmente cambiata. Arricchita da nuove tecniche e strumentazioni avanzate, oggi fare birra è più semplice di quanto lo fosse in passato. In questa scala evolutiva, anche il luppolo si è adeguato al passo con i tempi, con forme nuove che agevolano di parecchio la birrificazione. In particolare si trovano luppoli a forma di:

luppolo in pellet
  • Coni: si tratta del classico fiore, bello da vedere e pratico da filtrare dopo la bollitura perché piuttosto grossolano;
  • Pellet: è un luppolo pressato a forma di cilindro, molto pratico da conservare ma meno facile da filtrare. E’ utilizzato anche per fare il dry-hopping (scopri come farlo!);
  • Plags: è un luppolo a fiore pressato a forma di pastiglie (ormai raro), quando viene reidratato restituisce tutti i vantaggi dei coni. Anch’esso largamente utilizzato per il dry-hopping.

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Ma come decidere quale luppolo utilizzare?

punto di domanda su lavagna

La decisione di utilizzare un luppolo piuttosto che un altro è frutto dell’esperienza del birraio, che varia anche in funzione dello stile da brassare. Ad esempio: se si decide di brassare una birra inglese la scelta del luppolo dovrà ricadere su una varietà inglese, con profumi erbacei e con un %AA piuttosto elevato per imprimere un forte carattere amaro.

Ovviamente l’esperienza del birraio fa tanto, e di conseguenza può permettersi di fare qualche modifica con i luppoli. Mentre per i meno esperti è sconsigliato utilizzare varietà di luppolo senza un’accurata cognizione di causa, in quanto oltre ad avere difficoltà nel legarsi tra di loro potrebbero portare la birra completamente fuori stile. Inoltre è fondamentale saper dosare bene l’ingrediente. Questo garantirà il giusto equilibrio della struttura organolettica che si ritroverà successivamente nella birra finita.

Forse non tutti sanno che…

pillole di luppolo

Forse non tutti sanno che il luppolo oltre ad essere il conservante naturale della birra, ha proprietà antiossidanti, sedative e anti-infiammatorie. Questo lo rende indicato in cure erboristiche o fitoterapiche per alleviare disturbi legati a stati ansiosi, irrequietezza, tensione nervosa e insonnia. Ma anche per gastriti di origine nervosa, disturbi digestivi, dermatiti, psoriasi e pelle cadente.

I benefici del luppolo sono tanti. Quindi una ragione in più per dire che bere birra fa bene. Ma non troppa ovviamente!

Tuttavia associare il consumo di birra all’uso di farmaci antidepressivi o calmanti può provocare complicanze mediche.

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Buona birra a tutti.

Abbinamento al cibo tra birra o vino? Semplice Combivino!

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“Ci risiamo! Che bevanda abbino adesso?” Quante volte si è incappati nell’imbarazzante dubbio di cosa abbinare ad un buon piatto di pasta o magari ad una golosa pizza? L’abbinamento della birra o del vino alle pietanze non è semplice. L’accostamento dei sapori e dei profumi di una bevanda, che contrastano o esaltano il gusto di una portata, ha dietro uno studio complesso e approfondito. Ovviamente non tutti hanno le conoscenze di un sommelier o di uno chef, i veri professionisti dei sapori, ma grazie a Combivino adesso sarà possibile trovare la giusta soluzione!

L’app che accosta alla pietanza la bevanda perfetta!

Combivino è l’applicazione disponibile per Android ed Apple, che offre le migliori combinazioni fra 1.500 alimenti e 76 stili birrari oppure 500 tipi di vino. Gli abbinamenti sono curati da Salvatore Cosenza, degustatore di birre artigianali e food writer, con la collaborazione dell’Unione Degustatori Birre.

app combivino
Abbinamento al cibo tra birra o vino? Semplice Combivino! 26

Che sia vino o birra, l’applicazione combina il cibo in base ad una classificazione che si basa sul corpo e sulla nota organolettica prevalente. Il corpo va di pari passo con la struttura della pietanza, mentre la nota organolettica si accorda con le sue caratteristiche tattili e aromatiche.

Interessanti anche le due funzioni di Multiportata e Degustazione. La Multiportata propone il vino o la birra migliore per accompagnare tutti i piatti desiderati, mentre l’opzione Degustazione (purtroppo non presente per la birra, speriamo in un aggiornamento) propone la bevuta di più vini secondo il corretto ordine di degustazione. L’applicazione inoltre prevede la sezione dessert!

“La nostra app – afferma Alessio Papasergio, ideatore di Portale Chef e Combivino – si propone di guidare l’utente verso una perfetta degustazione, lasciandolo libero di sperimentare e scegliere cosa bere in base ai propri gusti o alle proprie preferenze. Oltre agli stili birrai e alle loro caratteristiche ci siamo concentrati anche su piccoli dettagli tecnici, come per esempio l’indicazione del giusto bicchiere da degustazione”.

“Combivino – si legge sulla pagina dello store – è una app per tutti. Gli utenti meno esperti potranno approcciarsi al vino e alla birra in maniera più corretta grazie ai nostri suggerimenti, i veri intenditori potranno sfidarci e sfidarsi con gli abbinamenti più audaci”.

Buona birra a tutti.

I sali disciolti nell’acqua di mash: quali sono e che importanza hanno?

L’acqua è un fattore fondamentale nella produzione della birra, anche se spesso sottovalutato. Tuttavia prestare attenzione a questo ingrediente potrebbe alzare di non poco il livello delle nostre produzioni, con risultati davvero eccezionali. In particolare sarebbe opportuno avere un quadro dei sali disciolti nell’acqua di mash, ed eventualmente modificarlo in base allo stile, per garantire una maggiore qualità ed espressività nella birra finita.

I sali disciolti nell’acqua di mash

In fase di ammostamento, tra i vari ingredienti, temperature e passaggi sarebbe utile sapere con quale tipologia di acqua stiamo per realizzare la nostra birra. Conoscere il tipo di acqua, i sali contenuti e le percentuale di concentrazione consentirà di avere un maggiore controllo su determinati fattori come il Ph, il sapore, la rotondità e l’amaro.

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sali acqua mash

Ognuno dei sali disciolti nell’acqua ha un compito specifico che, ovviamente, influirà sulla struttura organolettica della birra. Tuttavia onde evitare sapori sgradevoli e difetti evidenti, in caso di modifica, è bene procedere sempre con piccoli interventi. Questo garantirà il giusto equilibrio, un fattore chiave per avere una struttura armoniosa nella birra finita.

Bicarbonati (HCO3)

sali acqua mash

Non hanno effetto sul profilo aromatico della birra, ma rallentano la discesa del Ph in fase di ammostamento. Si tratta di una caratteristica che aiuta molto nella produzione di birre scure, in quanto l’uso di malti tostati provoca un rapido abbassamento del Ph.

Per modificare la concentrazione dei bicarbonati disciolti nell’acqua, si utilizza il bicarbonato di sodio. Nella modifica non eccedere nel dosaggio poiché potrebbe portare un sapore sapido nella birra. Un grammo di bicarbonato di sodio disciolto in 10 l d’acqua apporta anche 27 ppm di sodio.

Calcio (Ca)

E’ un sale molto importante che non ha effetti rilevanti sul gusto della birra. Tuttavia è importante come elemento coadiuvante nelle diverse fasi di produzione. In fase di ammostamento influenza la discesa del Ph e aiuta la conversione degli amidi in zuccheri.

sali acqua mash

Durante la bollitura aiuta le proteine a coagularsi. Nella fermentazione, invece, costituisce un importante nutrimento per il lievito. Dev’essere accuratamente bilanciato, in quanto i malti ne possiedono già di suo una buona percentuale.

Per la modifica di questo minerale si utilizza il Gypsum oppure il Cloruro di Calcio. Col Gypsum si aumentano anche i solfati. Un grammo di Gypsum disciolto in 10 l d’acqua apporta 23 ppm di calcio e 56 ppm di solfati.

Col Cloruro di Calcio, invece, si aumentano anche i cloruri. Un grammo di Cloruro di Calcio disciolto in 10 l di acqua apporta 27 ppm di calcio e 48 ppm di cloruri.

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Magnesio (Mg)

sali acqua mash

E’ un tipo di sale che nel processo brassicolo contribuisce a far scendere il Ph, mentre a livello organolettico tende a dare pienezza alla birra. Tuttavia l’eccessivo dosaggio provoca sapori astringenti e sgradevoli.

Per modificare questo sale si utilizza l’Epsom (solfato di magnesio), ma non è indispensabile in quanto raramente dovrà essere aggiunto nell’ammostamento. Un grammo di Epsom disciolto in 10 l d’acqua apporta 9 ppm di magnesio e 39 ppm di solfati.

Sodio (Na)

sali acqua mash

Il sodio è un sale che contribuisce alla corposità della birra esaltandone sapore e rotondità, ma se usato in dosi eccessive tende a rendere sapida l’acqua. Per modificare questo componente si utilizza il classico sale da cucina (cloruro di sodio) oppure il bicarbonato di sodio.

Utilizzando il bicarbonato di sodio ci sarà anche il conseguente aumento dei bicarbonati, mentre usando il cloruro di sodio si aumentano anche i cloruri. Un grammo di sale da cucina disciolto in 10 l d’acqua apporta 39 ppm di sodio e 61 ppm di cloruri.

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Cloruri e Solfati

Tra tutti i sali disciolti nell’acqua di mash, i Cloruri e i Solfati giocano un ruolo fondamentale. Infatti in base al tipo di birra si andrà a variare l’equilibrio tra i due sali, preferendone uno al posto dell’altro.

Cloruri (Cl)

sali acqua mash

Se il rapporto tra i due sali risulta sbilanciato verso i cloruri si esalta la componente maltata, aumentando la rotondità e la corposità della birra. Generalmente a prescindere dai vari stili che si intende brassare, si tende a tenere i cloruri intorno alle 100 ppm, o comunque a mantenerli sotto le 200 ppm.

Solfati (So)

Se il rapporto tra i due sali risulta sbilanciato verso i solfati, si esalta le percezioni dell’amaro del luppolo e la secchezza della birra. Solitamente la loro concentrazione è intorno alle 100-150 ppm, per evitare sapori troppo amari.

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Considerazioni

I sali da conoscere nella produzione casalingo-brassicola non sono molti, ma la loro corretta gestione è fondamentale. La modifica di un sale piuttosto che un altro arricchirà la birra con particolari proprietà organolettiche, oltre a favorire diversi aspetti del processo brassicolo.

Tuttavia è necessario avere molta cura durante la modifica, in quanto si potrebbe variare negativamente l’equilibrio strutturale della birra finita. A tale proposito è bene approfondire con attenzione l’argomento con la guida su come modificare i sali dell’acqua di mash!

Buona birra a tutti.

La birra invenduta in Belgio si trasforma in distillato!

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Che fine farà la birra non venduta durante il lockdown? In Belgio sicuramente la birra non andrà buttata, ma rinascerà come distillato. Questo è quanto affermano quattro birrifici di Bruxelles, che rifiutandosi di vendere la birra invenduta, hanno deciso di ridarle nuova linfa sotto forma di superalcolico.

distillato birra Belgio

E’ un’idea particolare che coinvolge quattro birrifici del Belgio, i quali unendo le rimanenze di birra invenduta (1000 litri circa) durante il lockdown hanno creato lo “Smells like Brussels spirit”, un distillato da 37,5 %vol aromatizzato con l’aggiunta di pepe e fiori d’iris per omaggiare il simbolo della città.

I birrifici sperimentatori del nuovo superalcolico, che ricorda sia gli aromi del Gin che del Peket (un distillato tipico del Belgio prodotto con bacche di ginepro), sono:

“Abbiamo avuto questa idea perché durante il lockdown tutti i bar erano chiusi in Belgio, e noi – commenta Sébastien Morvan del Brussels Beer Project – e alcuni nostri amici avevamo fusti di birra che non potevamo vendere. Non avevamo nemmeno idea di quando avremmo potuto venderli. Quindi abbiamo deciso di non far invecchiare la birra e di darle una seconda vita distillandola e creando un superalcolico.”

distillato birra belgio

La birra, in particolare quella artigianale, essendo una bevanda “cruda” e quindi senza particolari trattamenti ha una vita molto breve. Per cui un invecchiamento, non previsto dallo stile, provoca la comparsa di difetti causati dalla naturale decomposizione degli ingredienti.

“Sono molto contento perché era un’incognita, noi produciamo birra e non distillati. Si trattava della nostra prima volta. – Prosegue Morvan – Il risultato finale ha carattere, aromi molto interessanti ed è magico nei cocktail”.

Fonte La Repubblica

Buona birra a tutti.

Campus Peroni: Investimenti e valorizzazione della filiera brassicola

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Grande fermento nel Campus Peroni che dopo il lockdown, in cui le attività si sono svolte in modo digitale, inaugura la stagione di raccolta dell’orzo. Un avvenimento importante per tutti i partecipanti della filiera Peroni, che ha avuto luogo il 3 luglio scorso nella Società Agricola Pallavicini Mori di Roma. All’appuntamento c’erano rappresentanti istituzionali, associazioni di categoria, agricoltori della filiera, enti di ricerca ed universitari.

Campus Peroni: un progetto che promuove cultura e qualità

“Campus Peroni rappresenta un modello virtuoso e il punto di collegamento tra il mondo della filiera, della trasformazione, della formazione e della ricerca. – Dichiara Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne di Birra Peroni. – L’obiettivo del progetto è infatti quello di promuovere e sostenere la cultura della qualità e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo. Lavorare in sinergia con progetti di filiera integrata è un elemento fondamentale del successo e della valorizzazione del Made in Italy”.

Campus Peroni

Aggiunge con un video messaggio Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: “Supporto molto questa iniziativa e i progetti di Campus Peroni dell’azienda che non si sono mai fermati.

Continuare ad investire in una filiera 100% Made in Italy, nella formazione, nel trasferimento delle conoscenze e nell’agricoltura di precisione sono elementi essenziali per dimostrarsi sempre più attrattivi sia verso le nuove generazioni, sia per il mercato internazionale, sostenendo così le eccellenze del nostro Paese.

È importante tenere presente il momento storico in cui ci troviamo. Costruire il rilancio per il settore è tra i primi obiettivi del Governo ed è importante lavorarci tutti insieme come sistema Paese”.

La valorizzazione della filiera

La raccolta è stata l’occasione per evidenziare la filiera di Birra Peroni, la quale conta 1.500 aziende agricole italiane che coltivano 17.000 ettari di terreno. Solo nel Lazio sono circa 600 le aziende agricole che coltivano 7.100 ettari, i quali producono oltre 22.000 tonnellate d’orzo (circa il 30% dell’orzo totale). Importante anche la produzione in altre regioni italiane come Marche e Umbria (18,9%), Molise (14,3%) e Puglia (7,5%).

mano con malto

Ma la raccolta è stata anche l’opportunità per ribadire i progetti del Campus, che intendono valorizzare i pilastri della qualità Peroni. Una qualità che si fonda sul Malto 100% italiano e le persone della filiera che realizzano un prodotto simbolo dell’eccellenza italiana.

Gli investimenti sulla malteria Saplo

Tra gli obiettivi sono presentati anche gli importanti investimenti di Birra Peroni e della malteria Saplo di Via Naro a Pomezia. Tali investimenti hanno coinvolto l’adeguamento alle normative di sicurezza e all’automazione dei processi produttivi grazie all’utilizzo di tecnologie digitali. Inoltre il progetto prevede la realizzazione di 3 silos, che andranno ad incrementare del 25% la capacità di stoccaggio portandola a 7.500 tonnellate.

Campus Peroni

Le novità hanno permesso di aumentare la capacità produttiva e raggiungere le 44.000 tonnellate annue nel rispetto ambientale, grazie anche a diversi interventi d’efficienza energetica.

“Grazie alla passione e impegno delle persone che lavorano con noi abbiamo continuato, malgrado il difficile momento, – puntualizza Enrico Galasso, Amministratore Delegato di Birra Peroni – ad investire nello stabilimento di Roma oltre 8 milioni di Euro, per aumentarne la capacità produttiva, e altri 5 milioni di Euro nella malteria Saplo che vanno ad aggiungersi ai 12 milioni investiti negli ultimi dieci anni. Questo sottolinea il nostro credere nell’Italia e nelle produzioni di qualità”.

Un orgoglio italiano

A presiedere l’avvenimento c’era anche l’Onorevole Maria Spena della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Essa dichiara: “Siamo orgogliosi del percorso virtuoso della filiera del centro Italia, a partire dal Lazio, che contribuisce al successo di una realtà storica come Birra Peroni, che ha avuto la lungimiranza di lavorare ad un progetto come Campus Peroni, fondamentale per la formazione delle nuove generazioni dimprenditori agricoli sulle più moderne tecniche di coltivazione.

Ora è importante continuare a supportare anche attraverso attività legislative la filiera per garantire la qualità dei prodotti per consumatori sempre più consapevoli e informati”.

campo orzo

A concludere la presentazione è Enrica Onorati, Assessore Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali della Regione Lazio. “La raccolta dell’orzo e degli altri prodotti della terra è sempre stato un momento di grande portata simbolica.

La terra – prosegue Enrica Onorati – ci restituisce i suoi frutti e la qualità di questi dipende da quanto abbiamo rispettato la terra stessa e da quanta competenza, dedizione, passione sono state impiegate. Un plauso alle iniziative di formazione e training che Birra Peroni sviluppa a sostegno della sua filiera agricola, con l’obiettivo di migliorare la qualità e le performance ambientali della produzione cerealicola.

Questo modo di tenere insieme business, ricerca, formazione e conoscenza sia da esempio per quanti vogliono operare sul mercato nell’ottica della sostenibilità economica, ambientale e sociale”.

Buona birra a tutti.

Fare birra in casa è legale? Vediamo cosa dice la legge!

L’homebrewing è una passione che negli ultimi anni, grazie anche alla crescente cultura brassicola la quale ha invaso l’Italia, è letteralmente dilagata. Tra boccali spillati e bottiglie bevute, gran parte degli appassionati di birra sogna di farsela a casa, e una grossa percentuale di loro ci riesce anche. Merito sopratutto delle tecniche innovative di produzione casalinga, le quali hanno reso la birra fatta in casa alla portata di tutti. Ma tra ricerche sul come fare, ingredienti e strumenti vari, fare birra in casa è legale?

birra sul tavolo

Sicuramente quando si decide di fare birra in casa, l’aspetto legale passa in secondo piano. Si pensa naturalmente a trovare tutorial, a comprare strumenti e a procurarsi tutti gli ingredienti per la ricetta. Poi: “Figurati se tra tanti delinquenti, evasori, ladri e compagnia bella le forze dell’ordine bussano proprio alla mia porta!”.

Ma dopo tanti tentativi e parecchie bottiglie di birra bevute, magari la parte coscienziosa e osservatrice della legge di ogni homebrewers salta fuori, di conseguenza qualche dubbio nasce. Tuttavia la legislatura italiana non è tra le più semplici da interpretare, per cui è meglio vederci chiaro.

legale o illegale

L’articolo 34 comma 3 del D. Legislativo del 26/10/1995 n. 504 non afferma che “la birrificazione casalinga è consentita”, ma nemmeno la vieta!Esso testualmente recita: “E’ esente da accisa la birra prodotta da un privato e consumata dallo stesso produttore, dai suoi familiari e dai suoi ospiti, a condizione che non formi oggetto di alcuna attività di vendita”.

Di conseguenza il privato può fare birra, la può offrire (a 10-100-1000 persone) ma non la può vendere (nemmeno una bottiglia), altrimenti si va contro l’ultima parte della normativa che specifica appunto la non costituzione dell’attività di vendita.

Per cui niente paura, fare birra in casa è legale e pure offrirla a tutto il quartiere, purché non la vendiate!

Buona birra a tutti.

Il Ph nella birra: Un dettaglio che arriva fino al bicchiere!

Spesso facendo birra in casa, si tralasciano dettagli che potrebbero fare la differenza sul prodotto finito. In particolare si bypassano le combinazioni tra gli ingredienti e reazione che ne derivano, le quali andranno ad influenzare in modo significativo la birra nel bicchiere. A tale proposito è importante che il birraio presti attenzioni a tutte le fasi di birrificazione, senza tralasciare quelle accortezze che trasformeranno una birra discreta in ottima. Tra i dettagli utili per fare una buona birra sicuramente c’è il Ph, un tassello fondamentale e per niente trascurabile, in quanto rappresenta l’indicazione di un ambiente favorevole al lavoro degli enzimi.

Che cos’è il Ph?

In chimica, il PH è la grandezza che misura la concentrazione degli ioni d’idrogeno disciolti in una soluzione acquosa, determinando altresì la sua acidità o basicità.

ph birra
  • Una soluzione si dice acida, quando il suo Ph è inferiore a 7;
  • Una soluzione si dice basica, quando il suo Ph è superiore a 7.

Come si misura il Ph?

Il Ph per essere misurato necessita di uno strumento chiamato phmetro oppure di apposite strisce reattive denominate cartine tornasole. Il phmetro è uno strumento digitale, che attraverso un sensore immerso nella soluzione, restituisce il valore di Ph.

ph birra

Le cartine tornasole, invece, sono delle particolari strisce di cartoncino, le quali possiedono una parte reagente. In base alla colorazione che assume la parte reagente, si effettua una comparazione cromatica che corrisponde ad un valore di Ph.

ph birra

Il costo delle cartine tornasole è relativamente basso, invece il prezzo del phmetro oscilla in relazione alla professionalità dello strumento. Sul mercato esistono diversi modelli, ma per l’uso casalingo non serve spendere centinaia di euro per acquistare il top di gamma.

P.S.: Tenete sempre a mente che producete birra casalinga, quindi uno strumento che costa 30-40 Euro è più che sufficiente!

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Quanto è davvero importante il Ph nella produzione brassicola?

Il Ph è un dettaglio molto importante nella birra, purtroppo spesso sottovalutato. Tuttavia una corretta gestione del Ph potrebbe fare la differenza sulla birra finita, migliorando la tenuta di schiuma, il colore, la percezione dell’amaro e il carattere maltato.

pentola di ammostamento

Sebbene è molto raro interagire col Ph a birra finita, è importate gestire al meglio questa variabile durante le fasi di produzione, in particolare nell’ammostamento. Durante l’ammostamento si attivano gli enzimi Alpha e Beta Amilasi, responsabili della scomposizione degli amidi in zuccheri più o meno complessi.

Questi due particolari enzimi, per lavorare al meglio, necessitano di un Ph di Mash compreso in un range di 5.2-5.6. Tuttavia è bene precisare che il valore di Ph varia in funzione della temperatura. Infatti una misurazione rilevata in fase di ammostamento, quindi con un mosto di 68 °C circa, risulta più basso di 0.3 rispetto alla misura acquisita a temperatura ambiente (25 °C).

bicchiere di birra

In relazione al valore di Ph è bene sapere che, nell’estremo più basso del range si favorisce il lavoro delle Beta, mentre nell’estremo più alto quello delle Alpha. Valori differenti rispetto al range tendono ad inibire gli enzimi, diminuendone l’efficacia e quindi la conversione con possibili residui di amido nella birra finita.

Inoltre un Ph troppo alto favorisce la solubilizzazione dei polifenoli nei malti esausti, provocando problemi di astringenza nel sapore della birra finita. Questo difetto diventa più accentuato quando nella ricetta sono previste grosse quantità di malti scuri!

P.S.: Le misurazioni del Ph vanno fatte sempre a temperatura ambiente, sia per preservare lo strumento che per avere un valore corretto. A tale proposito è bene raffreddare sempre il campione di mosto!

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Come arrivare al range di Ph ottimale nell’acqua di Mash?

Per garantire un buon livello di Ph che favorisca, unitamente alle temperature, il lavoro degli enzimi nella scomposizione degli amidi, l’homebrewer dispone di alcuni strumenti. In particolare si hanno:

L’introduzione dei malti in pentola genera già un abbassamento del Ph. Talvolta, infatti, la sola introduzione dei cereali rende inutile qualsiasi altra modifica, specialmente quando si utilizza una percentuale cospicua di malti scuri. Ovviamente anche in questo caso è bene accertarsi sempre di essere nel range previsto!

ph birra

Se la misura del Ph non è nel range corretto (5.2 – 5.6) allora bisognerà agire sul mosto. Generalmente lo si fa attraverso degli acidi alimentari, che hanno la tendenza di abbassare (acido lattico o acido citrico) oppure aumentare (bicarbonato da cucina) il valore del Ph.

Anche la modifica dell’acqua attraverso i sali minerali genera una variazione di Ph. Tuttavia l’uso massiccio di questi composti, per correggere il Ph, potrebbe incidere in modo negativo sul gusto della birra finita.

Gli aggiustamenti su mosto, quando richiesti, possono sicuramente portare benefici alla birra. Ad ogni modo l’utilizzo sconsiderato di questi strumenti potrebbe avere effetti indesiderati. Per cui prima di accingersi a qualsiasi modifica, è bene valutare con attenzione il mosto in pentola e considerare le relative caratteristiche dello stile. Solo allora si potrà procedere a qualche piccolo ritocco, ma sempre in modo minuzioso ed equilibrato!

Buona birra a tutti

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