Iscrizioni aperte alla seconda tappa del Campionato MoBi “Una Birra per l’Estate 2020”, il concorso a stile libero con menzione speciale per birre cloni di proposte commerciali, che avverrà nella sede Baladin di Piozzo (CN).
Il campionato MoBi, che ogni anno raccoglie migliaia di homebrewers italiani, quest’anno ha dovuto rivedere l’organizzazione. Rispetto alle precedenti edizioni, infatti, il Campionato Italiano Homebrewing è stato ritardato per i disagi causati dal Covid-19. Tuttavia il MoBi non ha rinunciato all’appuntamento con i casalingo-brassicoli italiani, nonostante le restrizioni sul calendario della celebre competizione.
La prima delle tre tappe (già confermate) è avvenuta a Cagliari lo scorso 27-28 giugno, con la collaborazione di HBS Sardi. Il programma prevede, dopo le varie fasi eliminatorie, una finalissima “BOS” (Best of Show) al Drunken Duck di Quinto Vicentino (VI).
Il secondo appuntamento, “Una Birra per l’Estate 2020” conosciuto anche come “La guerra dei Cloni”, sarà a Piozzo il prossimo 19 luglio in casa Baladin. Per l’occasione concorreranno le birre realizzate con l’obiettivo di replicare cloni delle proposte artigianali in commercio. Tuttavia si tratta di un concorso a stile libero, con una menzione speciale per birre dichiaratamente cloni delle commerciali.
Le altre tappe
Altra tappa confermata, oltre a “Una Birra per l’Estate 2020”, sarà “Acido Acida – British Beer Festival“ a Ferrara 4-6 settembre. Invece non ancora confermate le date per l’appuntamento con “Homebrewers FVG” di Tricesimo (UD). Inoltre il MOBi vorrebbe inserire un’altra tappa in Lombardia, ma ancora tutto tace!
Il campionato nazionale è aperto a tutti gli homebrewers, che non hanno mai avuto incarichi come birraio o aiuto birraio presso birrifici italiani o stranieri. Saranno premiati i primi tre classificati che, oltre a ricevere materie prime e buoni sconto sugli shop per homebrewers (Birramia, Mr Malt, Polsinelli), potranno partecipare alla finalissima di Quinto Vicentino (VI).
Per rimare aggiornati su tutte le novità bisognerà collegarsi al MoBi o alla pagina Facebook. Per quanto riguarda l’iscrizione alle varie tappe e per tutte le info sul regolamento consultare la piattaforma dedicata. Le iscrizioni di “Una Birra per l’Estate 2020” chiuderanno il 13 luglio.
Finalmente disponibile la tanto attesa edizione 2021 della Guida alle Birre d’Italia, la pubblicazione biennale a cura di Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni che racconta il meglio della produzione birraia italiana. Un testo unico, che riporta la storia, le qualità e le caratteristiche delle birre più interessanti dei migliori birrifici italiani, accuratamente selezionati da un gruppo di oltre 100 esperti.
Quest’anno oltre alla scoperta di piccole perle brassicole, la guida offrirà una nuova sezione con i locali per comprare e bere birra artigianale. Infatti ci sarà una mappa dove saranno riportati 600 indirizzi tra pub, bar, enoteche e beer shop dislocati su tutta la Penisola.
Ma le novità non finisco qui! La Guida alle birre d’Italia nell’edizione 2021 offre una maggiore selettività dei birrifici. Da 600 aziende brassicole, quest’anno ne censisce solo 387. Ovviamente non si tratta di una nota negativa, bensì di una mossa che rispecchia, ad oggi, il cambiamento del mercato della birra artigianale, puntando sopratutto alle proposte nazionali davvero imperdibili!
Tra le pagine della pubblicazione anche le attesissime attribuzioni dei famosi riconoscimenti per birrifici e birre. Per i birrifici i premi si dividono in “Chiocciole” (riconosciuto a produttori capaci di distinguersi per il lavoro svolto nel settore birraio nazionale, e per il rapporto con il territorio e le materie prime offerte) ed “Eccellenze” (riconosciuto ai birrifici con alti standard qualitativi su tutta la produzione).
Per le birre, invece, i riconoscimenti si distinguono in “Birre slow” (le migliori proposte secondo i dettami di Slow Food) e “Birre imperdibili” (le proposte più valide in generale).
La Guida alle Birre d’Italia 2021 è disponibile anche su Amazon.
Elenco dei riconoscimenti della Guida alle Birre d’Italia 2021
Fare birra in casa è un hobby che nel corso degli anni ha conquistato diversi sostenitori. Merito sopratutto del progresso, che ha reso la produzione della birra alla portata di tutti. Tuttavia, nonostante la birra può essere fatta con tecniche che semplificano di parecchio la produzione, tra gli homebrewers ci sono i fermi sostenitori dell’All Grain, un metodo che riproduce tra i fornelli di casa il meccanismo dei grandi birrifici.
Il metodo All Grain rappresenta la tecnica più articolata con cui si può realizzare una birra. Tuttavia articolata non significa impossibile, sopratutto perché la complessità di questa metodica potrebbe ripagare le aspettative del birraio, con risultati qualitativamente superiori rispetto alle tecniche E+G e da estratto.
Tutto sommato è una tecnica che prevede un investimento iniziale più cospicuo, in quanto richiede diversa attrezzatura. Nello specifico servirà:
Mulino, per la macina dei grani (opzionale). Nonostante si possa acquistare o costruire con una vecchia macchina per stendere la pasta, i negozi specializzati per homebrewing prevedono l’acquisto di malto già macinato;
3 Pentole da 30 l con rubinetto. Consiglio di optare per la praticità delle pentole elettriche, in alternativa vanno bene anche pentole comuni a cui adattare un rubinetto. È possibile limitare l’acquisto anche a 2 unità, ma si dovrà effettuare un travaso in fase di ammostamento aiutandosi col fermentatore;
Sistema di filtraggio per malti e luppolo. È fondamentale provvedere a sistemi per la separazione dei malti esausti e per l’eliminazione dei luppoli. A tale scopo bisognerà applicare un rubinetto alla pentola e montare su di essa un filtro bazooka o un fondo filtrante;
Tintura di iodio, per controllare l’avvenuta conversione degli enzimi;
N.B:Vorrei precisare che le attrezzature consigliate, non sono incentivate da nessun venditore. Sono attrezzature che io stesso ho testato durante le mie birrificazioni casalinghe, per cui effettivamente performanti! Tuttavia la maggior parte dei link inseriti fanno parte della mia affiliazione Amazon, che mi riconoscerà una piccola percentuale sul vostro acquisto.
Coloro che saranno intenzionati ad acquistare le attrezzature lo potranno fare comodamente dal link, che vi riporterà al vostro account Amazon senza nessun costo aggiuntivo e in totale sicurezza. Questo, inoltre, vi consentirà qualora avrete piacere di contribuire al progetto del “Il Birraio Matto”. Grazie a tutti coloro che lo supporteranno!
Essendo l’All Grain una tecnica particolarmente articolata, bisogna fare esclusivamente affidamento sulla ricetta. Essa dovrà riportare le quantità degli ingredienti, le tempistiche e le temperature di ammostamento e l’ordine d’inserimento dei vari luppoli in pentola. Sommariamente la tecnica prevede:
Si tratta un passaggio che potrebbe essere bypassato acquistando i pratici kit All Grain. Tuttavia è possibile acquistare gli ingredienti separatamente, tra cui i grani con la possibilità di averli già macinati. In alternativa è necessario possedere un mulino per la macina dei grani.
Nell’ammostamento prende vita il colore, il corpo, il sapore e la schiuma della birra. Inoltre è attraverso questo step che avviene la conversione degli zuccheri da cui dipenderà anche il grado alcolico. Esso può avvenire in due modi, ovvero in Single-step o in Multi-step.
E’ un tipo di ammostamento che dopo l’inserimento dei malti in pentola, prevede l’innalzamento della temperatura fino al range di conversione delle Amilasi (55-76 °C per circa 60 min). Questo sistema “semplificato” dell’All Grain permette di fare birra grazie all’impiego di acidi alimentari e di malti modificati, che compensano gli step di acidificazione del mosto.
Nel frattempo che la conversione delle Amilasi procede, è conveniente preparare in una seconda pentola l’acqua di Sparge (78 °C) per il lavaggio delle trebbie.
Dopo l’avvenuta conversione delle Amilasi (verificabile grazie al test dello iodio) si passa al mash out. Alzando la temperatura fino a 78 °C per 15 min si blocca il lavoro degli enzimi, terminando così la fase di ammostamento. In teoria il single-step garantisce gli stessi risultati del multi-step, col vantaggio d’impiegare molto meno tempo nell’ammostamento.
E’ un tipo di ammostamento e anche una filosofia di brassare, che prevede diversi step a differenti temperature. Dopo l’inserimento dei malti in pentola (mash in 45 °C), si alza la temperatura per la fase di Protein Rest (46/52 °C, per 20/30 min). Questo passaggio aiuta a ridurre le complessità delle catene proteiche, contribuendo alla limpidezza e alla resa durante lo sparge.
Successivamente si passa allo step delle Beta Amilasi (55-65 °C per 20/40 min). Questo passaggio favorisce la produzione di un mosto più fermentabile e quindi più alcolico, andando a discapito della corposità. In questo frangente è utile preparare in una seconda pentola l’acqua di Sparge (78 °C) per il lavaggio delle trebbie.
Trascorso il tempo delle Beta è il momento della conversione Alpha Amilasi (63-76 °C per 20/50 min). Questo passaggio favorisce la produzione di un mosto più destrinico, quindi con maggiore sapore maltato e maggiore corposità.
Terminata la conversione Amilasi (verificabile grazie al test dello iodio) si passa al mash out alzando la temperatura (78 °C per 15 min) per bloccare il lavoro degli enzimi. A questo punto l’ammostamento è terminanto.
P.S.: Per garantire un risultato ottimale tra corpo e alcol è necessario avere equilibrio tra le fasi di Beta e di Alpha Amilasi. Per quanto riguarda la conversione degli enzimi, invece, se il risultato del test dello iodio avrà esito negativo, continuare con l’ammostamento e ripetere il test nuovamente dopo 10-15 min. Fare attenzione ad eseguire il test lontano dalla pentola, in quanto la tinuta è velenosa. Per approfondire l’argomento guarda il video!
Terminato l’ammostamento si procede al filtraggio del mosto, che deve avvenire attraverso un sistema di filtraggio (filtro bazooka o fondo filtrante). Questo step aumenta la resa del mosto, ricavando dal malto esausto fino all’ultima sostanza. Il mosto va concentrato nella pentola di luppolatura!
Esistono diverse tecniche per fare lo sparge. Tuttavia consiglio il Fly Sparge, in quanto utilizzando il letto di trebbie come ulteriore filtro, garantisce una birra più limpida. In questa tecnica è fondamentale non rompere il letto di trebbie che viene a crearsi.
Filtrando il mosto, poco alla volta, le trebbie depositate sul fondo della pentola fungeranno da filtro. Man mano che il livello del mosto scende, senza esporre le trebbie all’aria, bisognerà rabboccare con l’acqua di sparge precedentemente riscaldata a 78°C. Ricordo ancora una volta che il mosto filtrato va concentrato nella pentola di luppolatura!
La luppolatura è la fase in cui il mosto viene arricchito con le proprietà aromatiche del luppolo. A questo punto della cotta, il mosto è già stato concentrato nella pentola di luppolatura. Adesso quest’ultimo dovrà arrivare a bollore, e continuare a bollire (in base alla ricetta) per 60/90 min!
Quando il mosto inizia a bollire, si verrà a creare della schiuma che sarebbe meglio togliere per garantire una maggiore limpidità alla birra finita. Successivamente effettuare il primo inserimento di luppolo.
In base alla ricetta ci saranno diversi inserimenti. A tale proposito affidarsi esclusivamente alle indicazioni della ricetta, che specificherà i tempi e le modalità d’inserimento.
Terminata la bollitura si dovrà procedere al raffreddamento del mosto. Il raffreddamento può avvenire attraverso un sistema di raffreddamento (serpentina o controflusso) oppure immergendo la pentola in acqua fredda. Se presente la serpentina, la si potrà inserire gli ultimi 10 min della bollitura. Questo intervallo di tempo garantirà la corretta sterilizzazione della stessa.
Quando il mosto arriverà ad temperatura una temperatura di 25-30°C si procederà al whirpool. Il whirpool consiste nel creare un vortice all’interno della pentola. La forza centrifuga del vortice concentrerà le impurità al centro della pentola, garantendo una maggiore limpidità alla birra finita.
P.S.:I primi luppoli che subiranno la bollitura, saranno quelli che conferiranno l’amaro alla birra, mentre gli ultimi inserimenti (quelli dopo i 30 min) attribuiranno le proprietà aromatiche.
Terminata la luppolatura, il mosto va travasato nel fermentatore (sanificato). Quando il mosto sarà nel fermentatore si andrà a prelevare un campione per la misurazione della densità OG. Successivamente si potrà inoculare il lievito.
Una volta inoculato il lievito il mostro andrà mescolato energicamente per incamerare quanto più ossigeno possibile (deve crearsi schiuma). In seguito chiudere il fermentatore, ricordandosi d’inserire il gorgogliatore e il relativo sanificante.
Inoculato il lievito bisogna attendere l’inizio della fermentazione. A tale proposito è bene lasciare il fermentatore al buio e a temperatura controllata (la temperatura è indicata sul retro della confezione del lievito).
La fermentazione durerà tra i 7 e i 14 giorni (in base al tipo di birra). Durante questa fase, dopo la fermentazione tumultuosa (avviene nei primi 7 giorni di fermentazione) è consigliabile per chi possiede il doppio fermentatore un travaso. Il travaso andrà fatto con l’ausilio di un tubo o di un sifone (sanificati), per evitare possibili ossidazioni del mosto.
Al termine della fermentazione (valutabile dalla densità FG e dal gorgogliatore che rimane immobile) si potrà procedere all’imbottigliamento.
L’imbottigliamento è l’ultimo passaggio della birra fatta in casa. In questo passaggio la birra dal fermentatore passa alle bottiglie per maturare. Inoltre durante questo step andrà fatto il priming, che garantirà la tipica frizzantezza alla birra finita. A tale proposito il priming può essere fatto sia nel fermentatore che in bottiglia.
Se voglio fare il priming nel fermentatore?
Sanificare le bottiglie;
Aggiungere dello zucchero alla birra che si trova nel fermentatore. Ad esempio 5-6 g di zucchero per ogni litro di birra (Es: 50-60 g di zucchero per 10 l di birra);
Mescolare delicatamente per favorire la diluizione dello zucchero;
Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
Tappare le bottiglie.
Se voglio fare il priming in bottiglia?
Sanificare le bottiglie;
Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
Prima di tappare le bottiglie, aggiungere il quantitativo di zucchero proporzionato alla capienza della bottiglia (Es.: Considerando un priming di 5-6 g/l, aggiungere 1,65-1,98 g di zucchero per una bottiglia da 33 cl). A tal proposito è possibile approfondire questa tecnica con la realizzazione di una soluzione zuccherina;
Imbottigliata la birra, è necessario attendere almeno 15 giorni per la rifermentazione in bottiglia. Le bottiglie dovranno essere tenute al buio e a temperatura costante. La stabilità e la delineazione del profilo organolettico della birra arriverà solo dopo 1-2 mesi di maturazione.
Per determinare il grado alcolico della birra, è necessario effettuare un calcolo. Partendo dai valori di densità si andrà a fare la seguente operazione: (OG-FG)/7,5. Al risultato va aggiunto 0,5, ovvero la gradazione che la birra assume durante la rifermentazione in bottiglia.
Fare birra con la tecnica All Grain equivale la fedele riproduzione di ciò che avviene all’interno di un vero birrificio, ovviamente riadattato ai fornelli di casa. E’ un metodo articolato, che richiede destrezza ed esperienza. Tuttavia è in grado di garantire birre eccellenti, che ripagheranno di gran lunga i tanti sacrifici. Ovviamente la sanificazione di tutti gli strumenti che entreranno in contatto col mosto è d’obbligo!
Per vedere la realizzazione di una birra in All Grain guardate il video!
Col passare del tempo e delle cotte, fare birra in casa ha portato tutto sommato discrete soddisfazioni. Ma dopo diverse birre realizzate con i malti pronti, si sente l’esigenza di migliorare sia nella tecnica che nei risultati finali. Tuttavia non si è ancora pienamente convinti se l’homebrewing sarà l’hobby della vita, tanto meno si è disposti a spendere parecchio denaro per trasformare la cucina di casa in un birrificio di fortuna. Allora come birrificare in modo più approfondito, senza attingere eccessivamente dal conto corrente? Basta fare birra con la tecnica E+G!
Fare birra con la tecnica E+G non comporta spese onerose, in quanto sotto certi punti di vista è simile al metodo dell’estratto luppolato. Tuttavia questo percorso brassicolo, oltre all’estratto di malto, prevede l’impiego di malti in grani e di luppoli in fiori o in pellet. Per iniziare con l’E+G basterà avere:
N.B:Vorrei precisare che le attrezzature consigliate, non sono incentivate da nessun venditore. Sono attrezzature che io stesso ho testato durante le mie birrificazioni casalinghe, per cui effettivamente performanti! Tuttavia la maggior parte dei link inseriti fanno parte della mia affiliazione Amazon, che mi riconoscerà una piccola percentuale sul vostro acquisto.
Coloro che saranno intenzionati ad acquistare le attrezzature lo potranno fare comodamente dal link, che vi riporterà al vostro account Amazon senza nessun costo aggiuntivo e in totale sicurezza. Questo, inoltre, vi consentirà qualora avrete piacere di contribuire al progetto del “Il Birraio Matto”. Grazie a tutti coloro che lo supporteranno!
Solitamente i passaggi per fare birra con il metodo E+G sono riportati nelle istruzioni dei pratici kit, acquistabili nei principali negozi specializzati. Tuttavia, nonostante esistano svariate ricette che diversificano ingredienti, tempi e temperature di bollitura, è possibile definire un ciclo di azioni che si ripetono ad ogni cotta.
Preparare i malti. Valutare l’acquisto di malti già macinati o di un mulino per macinarli.
Inserire in una pentola abbastanza capiente la grain bag.
Versare nella pentola 10 l d’acqua, che sarà portata alla temperatura di 68-70 °C.
Inserire i malti in pentola e lasciarli in infusione dai 30 ai 60 minuti (variabile in base alla ricetta).
Trascorso il tempo d’infusione, rimuovere la grain bag usando i guanti (attenzione alle scottature!).
Nel mosto ottenuto sciogliere l’estratto di malto e andare in bollitura.
Quando il mosto incomincia a bollire, aggiungere i luppoli nelle dosi e nei tempi indicati dalla ricetta. Solitamente il primo inserimento (quello che rimane più tempo in bollitura) serve per dare amaro, mentre gli inserimenti successivi che avvengono nei 30 min finali della bollitura servono per conferire aroma alla birra.
Finita la bollitura è necessario raffreddare il mosto. A tale proposito è possibile utilizzare una serpentina (acquistabile nei negozi per homebrewing) oppure immergere la pentola in acqua fredda. Se si utilizza la serpentina è opportuno inserirla in pentola 10 min prima della fine bollitura, in modo da sterilizzarla.
Quando il mosto arriverà ad una temperatura di circa 30 °C, lo si potrà travasare nel fermentatore (accuratamente sanificato). A questo punto, si potranno fare le dovute aggiunte di acqua fredda fino ad arrivare solitamente a 23 l nel fermentatore.
Prelevare un campione di mosto e misurare la densità OG. Successivamente inoculare il lievito e mescolare energicamente il mosto con l’ausilio di un mestolo.
Chiudere il fermentatore, ricordandosi d’inserire il gorgogliatore col relativo sanificante, e attendere l’inizio della fermentazione.
A fermentazione conclusa (7-14 giorni in base al tipo di birra, valutabile dal gorgogliatore fermo e dalla densità FG che rimane inalterata), travasare la birra nelle bottiglie. In questa fase si procederà anche al priming, che garantirà la tipica frizzantezza alla birra finita.
Tappare le bottiglie e lasciarle maturare per almeno 14 giorni.
Per determinare il grado alcolico della birra, è necessario effettuare un calcolo. Partendo dai valori di densità si andrà a fare la seguente operazione: (OG-FG)/7,5. Al risultato va aggiunto 0,5, ovvero la gradazione che la birra assume durante la rifermentazione in bottiglia.
La tecnica E+G è in grado di produrre ottime birre, risultando il giusto compromesso tra qualità e praticità. E’ un metodo semplice ed economico, che tuttavia richiede un pochino di destrezza ai fornelli. Ovviamente la sanificazione di tutti gli strumenti che entreranno in contatto col mosto è d’obbligo!
Fare birra in casa ormai è diventato semplicissimo e sopratutto alla portata di tutti. Ovviamente esistono diverse tecniche, anche complesse, con le quali è possibile modificare determinati parametri che andranno ad incidere sul risultato finale. Tuttavia quando si è alle prime armi, l’obbiettivo è di fare birra senza grosse difficoltà e complessi calcoli matematici. Quindi come si potrebbe fare birra col minimo impegno ottenendo il massimo risultato? Semplicemente con la tecnica dell’estratto luppolato!
Per realizzare una buona birra senza intoppi e sopratutto senza grande esperienza alle spalle, l’estratto luppolato è sicuramente la soluzione. E’ una delle tecniche più semplici e più economiche per iniziare a fare birra in casa, in quanto l’occorrente strumentale è veramente irrisorio. Basterà avere:
I passaggi per fare birra con l’estratto luppolato solitamente sono riportati all’interno delle istruzioni del kit, in particolare le temperature e la durata di bollitura in pentola. Tutto sommato la tecnica è uguale per ogni birra!
Prima di aprire il barattolo del kit, è consigliabile scaldarlo in una pentola con un po’ d’acqua. Questo accorgimento renderà il contenuto del barattolo più liquido, agevolando così l’inserimento in pentola.
In un’altra pentola, inserire 4-5 l d’acqua in cui far sciogliere il quantitativo di zucchero indicato in ricetta. Solitamente l’acqua dovrebbe essere tiepida, tuttavia è bene seguire le temperature riportate sulle istruzioni del kit.
Quando il barattolo sarà scaldato a dovere, bisognerà aprirlo e versarlo nella pentola dove precedentemente si era diluito lo zucchero.
Versato l’intero contenuto del barattolo, in teoria non è necessario portare il mosto a temperature elevate. Tuttavia per una maggiore sicurezza, riducendo qualsiasi percentuale di contaminazione, è consigliabile alzare la temperatura del mosto a 78 °C.
Successivamente il mosto va raffreddato. Nonostante esistano diversi sistemi di raffreddamento, in questa tecnica è sufficiente servirsi di una bacinella oppure del lavello della cucina riempiti con dell’acqua fredda. Immergendo la pentola dentro al recipiente con l’acqua fredda, lo scambio termico abbasserà velocemente la temperatura del mosto.
Quando il mosto arriverà a una temperatura di circa 30 °C, lo si potrà travasare nel fermentatore (accuratamente sanificato). A questo punto, si potranno fare le dovute aggiunte di acqua fredda fino ad arrivare solitamente a 23 l nel fermentatore.
Prelevare un campione di mosto e misurare la densità OG. Successivamente inoculare il lievito e mescolare energicamente il mosto con l’ausilio di un mestolo.
Chiudere il fermentatore, ricordandosi d’inserire il gorgogliatore col relativo sanificante, e attendere l’inizio della fermentazione.
A fermentazione conclusa (7-14 giorni in base al tipo di birra, valutabile dal gorgogliatore fermo e dalla densità FG che rimane inalterata), travasare la birra nelle bottiglie. In questa fase si procederà anche al priming, che garantirà la tipica bollicina alla birra finita.
Tappare le bottiglie e lasciarle maturare per almeno 14 giorni.
Per determinare il grado alcolico della birra, è necessario effettuare un calcolo. Partendo dai valori di densità si andrà a fare la seguente operazione: (OG-FG)/7,5. Al risultato va aggiunto 0,5, ovvero la gradazione che la birra assume durante la rifermentazione in bottiglia.
Fare birra in casa con il kit da estratto luppolato, si rivela un’ottima soluzione per chi inizia a muovere i primi passi nel mondo dell’homebrewing. Tuttavia rimane compito del birraio la sanificazione di tutti gli strumenti che entreranno in contatto con il mosto.
Fare birra in casa è un hobby che negli ultimi anni ha riscontrato un grande interesse, sopratutto grazie alla divulgazione della cultura birraia che ha fatto riscoprire stili e sapori del tutto dimenticati. Tuttavia l’homebrewing, nonostante sia una passione dalle tante soddisfazioni, possiede delle regole ben precise. Tra le tante fondamentali, la sanificazione è quella da cui dipende la buona riuscita della birra.
Che cosa s’intende per sanificazione?
La sanificazione è un’azione mirata a eliminare alla base qualsiasi batterio o agente contaminante, che con le comuni pulizie non si riesce a rimuovere. Avviene attraverso l’utilizzo di prodotti chimici detergenti, con cui si andranno a trattare le parti interessate.
Questa procedura differisce dalla comune pulizia, in quanto quest’ultima tende a rimuovere lo “sporco visibile”. La pulizia si ottiene con la rimozione manuale o meccanica dello sporco, avvalendosi di acqua e altre sostanze detergenti ma non sanificanti. Tuttavia per una buona sanificazione, la pulizia è determinante. Sarebbe inutile sanificare sullo sporco!
Ma perché si parla di sanificazione nella birra?
Il mosto, ricco di zuccheri e nutrienti, è un habitat perfetto per la proliferazione di batteri e altri microrganismi che potrebbero colonizzare la cotta. L’insorgere di questi organismi “indesiderati” andrebbe a contrastare la riproduzione del lievito, rendendo instabile la fermentazione con la diffusione di possibili infezioni.
Ne deriva quindi, che creare un ambiente privo o quantomeno ostile alla proliferazione di batteri e altri microrganismi è di primaria importanza. In questo senso la sanificazione nella birra è determinante per la buona riuscita della cotta, e la corretta proliferazione del lievito.
Tuttavia è opportuno precisare che nella birra si parla di sanificazione e non di disinfezione. Questo step della birrificazione, nonostante sia fondamentale, non dev’essere vissuta come motivo di stress. Va eseguita con attenzione e con le dovute accortezze, ma sicuramente lo sforzo verrà abbondantemente ripagato.
Quando si vuole iniziare a fare birra in casa, il primo passo da fare è sicuramente trovare una guida chiara e semplice da seguire. Di conseguenza si spulciano forum, siti dedicati e video per cercare di capire come funziona il procedimento. Tuttavia è facile andare in confusione perché chi fa tutorial e parla di birra fatta in casa, spesso da per scontato alcuni passaggi o terminologie che per un neo-birraio equivalgono a montagne da scalare.
La birra possiede alla base quattro ingredienti principali, che si ripetono ad ogni ricetta. Il primo della lista è l’acqua. Essa è il legante tra gli ingredienti, e fornisce il giusto apporto di sali minerali.
I sali minerali nella birra sono importantissimi, perché concorrono al raggiungimento dei corretti livelli d’amaro nella bevanda finita. Inoltre sono d’aiuto per regolare il Ph.
Infatti, per gli homebrewer più esperti i sali minerali e il Ph rappresentano dei punti fondamentali della produzione casalinga. Tuttavia quando si è alle prime armi non è necessario andare a variare questi parametri, ci sarà tempo in seguito!
Il secondo ingrediente è il malto. Esso è il responsabile del colore e del sapore nella birra, oltre che della schiuma e del corpo. Tuttavia il malto in natura non esiste, ma è il risultato di un processo chiamato “maltazione“. Questo processo trasforma il cereale attraverso alcuni passaggi di essiccazione, umidificazione, germinazione e tostatura.
La maltazione serve a:
creare sostanze nutritive che favoriranno la fermentazione;
disgregare gli amidi per una migliore solubilità agli enzimi;
rimuovere sostanze sgradevoli dall’aroma finale della birra.
Il terzo ingrediente è il luppolo. Esso nella birra è il responsabile dell’amaro e degli aromi. Si tratta di un fiore che cresce in natura e possiede diverse proprietà, tra cui quella antiossidante. Quindi si può affermare che il luppolo nella birra, oltre che all’amaro e all’aroma serve anche come conservante.
Tuttavia la parte aromatica non dipende esclusivamente dal luppolo, ma è influenzata anche dal malto e dal lievito. Questi elementi, in base alla variazione degli equilibri, collaborano simbioticamente a formare la struttura organolettica della birra.
Il lievito è il quarto ingrediente. Si tratta di un microrganismo capace di convertire gli zuccheri del mosto in etanolo e altre sostanze, che concorrono al sapore e all’aroma della birra. Ne esistono di tante specie, con diverse caratteristiche.
Solitamente nella birra si utilizzano i lieviti appartenenti al ceppo dei Saccharomyces Cerevisiae o dei Saccharomyces Carlsbergensis, ma ne esistono tantissimi altri responsabili anche delle particolari fermentazioni spontanee. In base al tipo di lievito che si andrà a scegliere (variabile in funzione dello stile che si decide di brassare), si andrà a fermentare il mosto a temperature differenti.
Il cosa comprare per fare birra in casa è sicuramente una delle domande più frequenti di quando s’inizia a pensare all’homebrewing. In questo caso è opportuno razionalizzare e pensare effettivamente a cosa serve e a quanto siamo disposti a spendere.
Quando s’inizia a fare birra in casa, non si può sapere ancora se sarà l’hobby della vita oppure un momento di curiosità passeggera. A tale proposito è opportuno non buttarsi a capofitto tra strumenti costosi e attrezzature che farebbero invidia ad un vero birrificio. Per cui è bene valutare con attenzione come si vuole iniziare a fare birra in casa!
La birra in casa si può fare in tre modi:
Estratto luppolato (livello principiante);
Estratto+Grani, chiamato anche E+G (livello intermedio);
All Grain (livello avanzato).
L’homebrewer può sceglie qualunque tecnica desidera, anche se solitamente s’inizia per gradi. Ovviamente le tre tecniche hanno costi iniziali differenti, in quanto prevedono l’utilizzo di strumenti più avanzati utili a terminare con successo la cotta.
In alternativa alla tecnica All Grain si potrebbe valutare il BIAB. Si tratta di una tecnica che attraverso l’utilizzo di una pentola e una sacca filtrante, evita il passaggio delle tre pentole.
N.B:Vorrei precisare che le attrezzature consigliate, non sono incentivate da nessun venditore. Sono attrezzature che io stesso ho testato durante le mie birrificazioni casalinghe, per cui effettivamente performanti! Tuttavia la maggior parte dei link inseriti fanno parte della mia affiliazione Amazon, che mi riconoscerà una piccola percentuale sul vostro acquisto.
Coloro che saranno intenzionati ad acquistare le attrezzature lo potranno fare comodamente dal link, che vi riporterà al vostro account Amazon senza nessun costo aggiuntivo e in totale sicurezza. Questo, inoltre, vi consentirà qualora avrete piacere di contribuire al progetto del “Il Birraio Matto”. Grazie a tutti coloro che lo supporteranno!
A prescindere delle tre modalità per fare birra in casa, è bene valutare fin da subito l’acquisto di un kit da fermentazione. Il kit di fermentazione evita la ricerca disperata di tutte le attrezzature che servono per fermentare la birra, inoltre alcuni di questi possiedono già dei malti pronti. Solitamente questi kit comprendono:
Fermentatore, rubinetto, termometro adesivo, guarnizioni e gorgogliatore (in base alla versione esistono kit anche con due contenitori);
Densimetro per birra, con cilindro da test;
Dosatore per lo zucchero di priming;
Mestolo;
Prodotto sanificante;
Scovolino con fiocco e avvinatore sterilizzante, per la sanificazione delle bottiglie;
Finalmente eccoci arrivati al nocciolo della questione: Come si fa la birra in casa? Dopo aver capito quali ingredienti e quali attrezzature (in relazione alla tecnica) acquistare, è necessario avere un’idea di come si realizza la birra tra i fornelli di casa!
La sanificazione è il tallone d’Achille della birra. Essa è alla base di tutto, e spesso il problema in cui la maggior parte dei neo-birrai cade. Il mosto creato tra ammostamento e luppolatura è un ambiente ideale per la proliferazione di microrganismi, perché ricco di sostanze nutrienti.
Questi microrganismi, capaci di contrastare l’azione proliferante del lievito, sono i responsabili di fermentazioni spontanee e infezioni, che rendono la birra imbevibile. La corretta sanificazione garantirà la buona riuscita della cotta, scongiurando l’insorgere di contaminazioni al mosto.
E’ la tecnica più semplice e più economica per fare birra in casa. Per realizzare la birra con questa modalità sarà necessario seguire alla lettera la ricetta compresa nel kit, facendo attenzione alla temperatura e alla durata di bollitura.
Al termine della bollitura, si procederà al raffreddamento e al travaso del mosto nel fermentatore (accuratamente sanificato). Dopo la misurazione della densità e l’inoculo del lievito, il fermentatore dovrà essere chiuso e tenuto a temperatura controllata. Solitamente la fermentazione dura dai 7 ai 14 giorni, in funzione al tipo di birra e alla temperatura di fermentazione.
Finita la fermentazione si procede al travaso della birra nelle bottiglie. In questo passaggio si eseguirà il priming, ovvero la rifermentazione in bottiglia, che darà la tipica frizzantezza alla birra finita. Una volta imbottigliata la birra dovrà riposare per almeno due settimane, quindi abbiate pazienza!
E’ una tecnica di livello intermedio, che prevede l’inserimento di malti unitamente all’estratto di malto. Anche per questa modalità di birrificazione è necessario seguire alla lettera la ricetta per le temperature e la durata di bollitura della cotta. Naturalmente la sanificazione è d’obbligo!
Inserire la sacca filtrante nella pentola e versare l’acqua portandola a temperatura (come da ricetta);
A temperatura aggiungere i grani e dare una mescolata, facendo attenzione a mantenere la temperatura costante;
Quando previsto dalla ricetta, rimuovere i grani e la sacca filtrante. Di conseguenza aggiungere l’estratto di malto in pentola;
Successivamente procedere al raffreddamento del mosto e al travaso nel fermentatore (accuratamente sanificato);
Travasato il mosto nel fermentatore, prendere un campione per la misura della densità e inoculare il lievito;
Chiudere il fermentatore e attendere l’inizio della fermentazione;
Terminata la fermentazione (7-14 giorni), imbottigliare la birra eseguendo il priming per la rifermentazione in bottiglia;
Tappare le bottiglie e farle maturare al buio a temperatura costante per almeno 14 giorni.
E’ la tecnica più avanzata e articolata per fare la birra in casa. Tuttavia è anche la più costosa, in quanto richiede un investimento iniziale più cospicuo. Le ricette che trattano questa tecnica sono molto complesse, ma comunque realizzabili grazie all’accurata descrizione di tutti i passaggi. Anche in questo caso la sanificazione è fondamentale!
Il primo step è la preparazione degli ingredienti, con la macinazione dei grani. Tuttavia è possibile acquistarli già macinati;
Il secondo passo è l’ammostamento, che miscela i grani all’acqua a una determinata temperatura. Solitamente l’ammostamento prevede diverse fasi che consentono l’estrazione degli zuccheri dal malto;
All’ammostamento segue lo Sparging, ovvero il filtraggio del mosto. In questo passaggio un buon sistema filtrante è d’obbligo (filtro bazooka). Il mosto filtrato va concentrato nella pentola di luppolatura;
Quando il livello del mosto arriva a toccare il letto di trebbie, si procede ad inserire altra acqua (precedentemente riscaldata nella pentola di Sparge) per il lavaggio malto esausto. Questo passaggio garantisce l’estrazione ottimale di tutti gli zuccheri e un’efficienza produttiva maggiore. Ricordo sempre che il mosto filtrato è concentrato nella pentola di luppolatura;
Una volta concentrato tutto il mosto nella pentola di luppolatura, si procede alla seconda bollitura. In questo step avverrà l’inserimento del luppolo nei tempi e nei modi stabiliti dalla ricetta;
Terminata la luppolatura, il mosto dev’essere raffreddato il più velocemente possibile. A tale proposito esistono diversi metodi che spaziano dal classico sistema a bagnomaria (inserire la pentola in un contenitore più grande con ghiaccio e acqua fredda) a sistemi più avanzati come il contro-flusso o la serpentina;
Appena il mosto arriva a temperatura ambiente si travasa nel fermentatore (accuratamente sanificato). In questo passaggio si preleverà un campione di mosto per la misura della densità iniziale (OG);
Inoculare il lievito e chiudere ermeticamente il fermentatore, ricordandosi d’inserire il gorgogliatore e il relativo sanificante;
Attendere l’inizio della fermentazione, che deve avvenire a temperatura controllata;
Terminata la fermentazione (7-14 giorni, valutabile dal gorgogliatore e dalla densità FG) si procede all’imbottigliamento. In questa fase si eseguirà il priming per la rifermentazione in bottiglia;
Tappare le bottiglie e attendere 2 settimane per la maturazione della birra.
Capita, durante i video-tutorial o nelle guide scritte, di sentire o leggere alcuni termini estranei al lessico comunemente utilizzato. Tuttavia comprendere i termini impiegati nella produzione di birra fatta in casa, aiuta nell’esecuzione dei relativi passaggi. Di seguito un glossario sulla terminologia del birraio.
Ammostamento: Fase di bollitura che comprende malti e acqua.
Contaminazione: Quando la birra viene infettata da forme microbiche estranee al lievito.
Densità OG: Densità iniziale. Si misura prima d’inserire il lievito nel fermentatore.
Densità FG: Densità finale. Si misura prima d’imbottigliare.
Dry hopping: Tecnica di luppolatura a freddo. Si utilizza in determinati stili di birra e consiste nell’inserimento di luppoli nel fermentatore, dopo la prima fase di fermentazione.
Fermentazione Spontanea: A opera di lieviti presenti nell’aria.
Inoculo: Inserimento del lievito nel fermentatore.
Lievito selvaggio: Lievito presente in natura e non contemplato nei ceppi dei Saccharomyces Cerevisiae o dei Saccharomyces Carlsbergensis.
Luppolatura: Step che prevede l’inserimento del luppolo in pentola.
Mash in: Inserimento dei grani in pentola.
Mash out: Ultimo passaggio dell’ammostamento. Si esegue per bloccare il processo di conversione degli enzimi.
Maturazione: Tempo d’invecchiamento della birra.
Multi step: Tecnica di ammostamento che prevede diversi passaggi a differenti temperature.
Ossidazione: Esposizione del mosto all’ossigeno.
Ossigenare: Mescolare energicamente il mosto.
Priming: Tecnica di rifermentazione in bottiglia. Si esegue per dare frizzantezza alla birra.
Sanificazione: Procedura fondamentale che consiste nel trattare l’attrezzatura con detergenti appositi, per ridurre al minimo la proliferazione di altre forme microbiche oltre al lievito.
Single step: Tecnica di ammostamento con un solo passaggio.
Splashare: Sbattimento del mosto contro le pareti di un contenitore.
Starter: Procedura che consiste nel rinvigorire il lievito secco.
Trebbie: Malto esausto e privo di ulteriori sostanze utili al mosto.
Whirpool: Sistema di concentrazione di tutte le impurità al centro della pentola. Eseguito dopo la luppolatura, consiste nel creare un vortice nella pentola con l’ausilio di un mestolo.
VirtuAlePub è la community di gestori di pub e di amanti della birra, che durante il lockdown ha ricordato l’importanza della socialità e della socializzazione, da sempre pilastri che contraddistinguono la cultura di questa fantastica bevanda. Oggi questo progetto continua coinvolgendo e avvicinando sempre più gente al mondo della birra, con ulteriori contenuti e nuove collaborazioni. A tale proposito arriva sul VirtuAlePub la nuova rubrica “La Birra in Cucina” con Matteo Lento, in arte Lo Chef della Birra.
LoScef
Matteo Lento, Lo Chef della Birra, ha un lungo percorso di degustatore e selezionatore di birre da tutto il mondo. Inizia la sua avventura nelle taverne con gli amici, dove scopre la grande passione per la buona birra.
Con l’apertura della sua prima birreria con cucina, il Gandalf Pub, Lento conquista la platea brianzese contribuendo alla divulgazione della cultura brassicola. Inoltre in questo frangente la passione per la birra lo spinge a concepire un’altra interessante idea. Così dopo qualche anno, grazie all’aiuto di alcuni amici e chef famosi, sviluppa il progetto di cucina con la birra.
Oggi Matteo Lento, alias LoScef, è organizzatore e docente di svariati corsi di degustazione, spillatura e cucina con la birra. Collabora con birrifici internazionali e organizza eventi improntati sul Food & Beer. Inoltre da diversi anni gestisce un risto-pub lo “Stone Age” a Lissone (MB), in cui affrontando con professionalità il mondo birraio valorizza le particolarità e i sapori dei vari stili di birra.
Quindi appuntamento Sabato 27 Giugno alle ore 11:00 sulla pagina Facebook di VirtuAlePub, dove Lo Chef della Birra ci delizierà con la sua particolare cucina e risponderà a qualsiasi domanda e curiosità. A condurre la diretta sarà Marta Pirola, alias 3!
La ricerca della buona birra artigianale quest’oggi ci porta a Reggio Calabria, una città baciata dal sole che si affaccia sul pittoresco stretto di Messina. Rhegion, come veniva chiamata in età antica, fu tra le prime città Europee a sorgere, e tra le più importanti della Magna Grecia. La colonizzazione greca ha lasciato un segno indelebile sulla città, influenzando una cultura che rivive tutt’oggi tra tesori archeologici e tradizioni enogastronomiche. In questo contesto nasce il Brew Pub “Gli Sbronzi”, una realtà birraria che ha unito la cultura reggina alla birra artigianale di qualità. Tra le diverse proposte del birrificio spunta la Aphros Barrique Edition, un’artigianale che si affina in botti ex Mantonico Passito.
Il Brew Pub “Gli Sbronzi” è un locale che ha saputo sapientemente unire la tradizione reggina alla vera birra artigianale non filtrata ne pastorizzata. All’interno si possono degustare ottimi piatti a base di carne, pizze, golosi panini e deliziosi dolci, il tutto ovviamente contornato dall’ottima birra che il posto produce.
Infatti all’interno del Brew Pub sorge un birrificio, gestito dal giovane Mastro Birraio Demetrio Crea. Dal suo estro, scoperto tra i fornelli di casa come homebrewer, nasce un’espressione birraia che ricorda i punti di forza di una terra spesso denigrata.
La proposta brassicola de “Gli Sbronzi” spazia tra stili di provenienza belga e inglese, a cui si accosta la tradizione reggina attraverso l’utilizzo d’ingredienti unici come la segale aspromontana e il bergamotto. A loro si aggiunge anche l’Aphros Barrique Edition, una tripel che con due mesi di fermentazione, quattro mesi in botti ex Mantonico Passito (dell’azienda Ceratti di Bianco) e 4 mesi di affinamento in bottiglia, restituisce sapori unici e delicati.
Aphros Barrique Edition
Presenta un colore ambrato, con riflessi arancio e una buona limpidità. Mentre la schiuma, bianca e fine, tutto sommato nel bicchiere sparisce velocemente.
Al naso rivela un invitante bouquet aromatico, che richiama note agrumate e affumicate. Questi sentori sono subito abbracciati da accenni dolciastri ed erbosi, che arricchiscono in modo armonioso la complessità olfattiva.
Al sorso sprigiona la sua forza, con una graduale crescita alcolica efficacemente bilanciata da una piacevole frizzantezza che aiuta la bevuta. Il finale risulta amarognolo e luppolato.
Mentre la bevuta prosegue si scopre la sua complessa struttura gustativa. Si ritrovano richiami agrumati che ricordano il bergamotto e sapori tostati. Inoltre la barricatura in botti di ex Mantonico Passito, le conferisce al palato una sensazione di eleganza ed importanza.
La carbonatazione bassa esalta il corpo, che risulta pieno ed intenso. Nonostante il grado alcolico di 9 %vol, la bevuta risulta semplice ma calorosa.
L’Aphros Barrique Edition è una birra importante ed elegante. Nel suo DNA racchiude l’espressione del luogo che la vede nascere, grazie al sapiente connubio d’ingredienti che solo il territorio reggino possiede. Attualmente è possibile reperirla solo all’interno del Brew Pub, ma va assolutamente assaggiata e valutata come una grande alternativa al dopocena!
Nonostante la complessità di questa birra, si rivela particolarmente indicata per accompagnare i dolci (altra specialità reperibile all’interno del locale). Ovviamente essendo perfetta per il dopocena, va benissimo anche per una bevuta in solitaria e meditativa.
In onore della Xª edizione della Giornata Nazionale della Birra indetta dal Mo.B.I., la scelta della birra da brassare è ricaduta sullo stile Bitter. Si tratta di uno stile inglese, simile al cugino Pale Ale, con poco alcol ma tanto carattere. Alla riscoperta dello stile britannico, in una ricorrenza così importante per l’homebrewing, Birramia ha proposto il suo Kit All Grain per la realizzazione della Bitter in tutta tranquillità.
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Il kit è ideato per la produzione della Bitter, con ingredienti e ricetta. Ogni ingrediente è dosato e confezionato, quindi pronto per essere subito utilizzato.
La confezione è composta da una miscela di malti (Pale Maris Otter e Crystal), già macinati. Si troveranno anche i luppoli in pellet (First Gold e E.K. Goldings), numerati in base alla sequenza d’impiego, e 1 bustina di lievito secco.
3 Pentole da 30 l con rubinetto. Consiglio di optare per la praticità delle pentole elettriche, in alternativa vanno bene anche pentole comuni a cui adattare un rubinetto. È possibile limitare l’acquisto anche a 2 unità, ma si dovrà effettuare un travaso in fase di ammostamento aiutandosi col fermentatore;
Arrivati alla temperatura di 65 °C, inserire i malti (mash in);
Mescolare con un mestolo;
Mantenere costante la temperatura (65 °C) per 60 min;
In una seconda pentola versare ulteriori 15 l d’acqua. Successivamente alzare la temperatura a 78 °C (acqua di sparge);
Trascorsi 60 min a 65 °C, effettuare il test dello iodio. Se il test darà esito positivo procedere al mash out; in caso contrario, continuare l’ammostamento a 65°C fino alla completa conversione degli zuccheri;
Per il mash out bisognerà portare il mosto alla temperatura di 78 °C per 15 min;
Trascorsi 15 min procedere al filtraggio del mosto;
Terminato il primo filtraggio, procedere al lavaggio delle trebbie attraverso l’acqua di sparge;
Travasare il mosto filtrato nella pentola per la luppolatura.
N.B.: Il mosto filtrato è travasato in una pentola o, in mancanza, nel fermentatore. Nel caso si utilizzi il fermentatore, al completamento del filtraggio, il mosto potrà essere travasato nuovamente nella pentola di mash precedentemente lavata!
Nella fase di travaso è opportuno non far splashare il mosto, per evitare problemi di ossidazione. A tale proposito si raccomanda di fare il travaso a velocità moderata, aiutandosi con un tubo.
Appena inizia a bollire inserire in pentola il primo luppolo (luppolo First Gold, siglato n°1);
Dopo 30 min dal primo inserimento, introdurre in pentola il secondo luppolo (luppolo E.K. Goldings, siglato n°2);
Prima di terminare la bollitura si potrà inserire (se si possiede) la serpentina per sterilizzarla. Considerando una luppolatura di 60 min è opportuno utilizzare gli ultimi 15 min di bollitura, per la sterilizzazione;
Dopo 20 min dal secondo inserimento, inserire in pentola il terzo luppolo (luppolo E.K. Goldings, siglato n°3);
Trascorsi 10 min dal terzo inserimento, spegnere la fonte di calore e procedere al raffreddamento con serpentina o sistema alternativo;
Quando il mosto arriverà a temperatura ambiente effettuare il whirpool. L’operazione serve a concentrare tutte le impurità al centro della pentola;
Travasare il mosto nel fermentatore, avendo cura di filtrare il luppolo.
N.B.: Durante questo travaso è consigliabile far splashare il mosto per favorire la formazione d’ossigeno. Questo accorgimento faciliterà il lavoro del lievito e l’inizio della fermentazione!
Tenere il fermentatore a temperatura costante. La temperatura consigliata è tra 18-22 °C;
Finita la fase vigorosa della fermentazione (1 settimana almeno), è consigliabile fare un travaso in un secondo fermentatore (se si possiede);
Dopo la fase vigorosa della fermentazione è consigliabile tenere la birra nel fermentatore almeno per un’altra settimana. Nonostante in questa seconda fase il gorgogliatore emetterà pochissime bolle (o per niente), molto probabilmente il lievito starà ancora lavorando. L’unico modo per scoprire se la fermentazione è completamente terminata, è la misurazione della densità (FG). Ricordo che per imbottigliare, il valore della densità FG deve arrivare tra 1.010 e 1.012.
N.B.: Solitamente la densità FG è inferiore di 3/4 rispetto alla densità OG. Se abbiamo una OG di 1.050 (50), la densità FG dovrà essere di almeno 1.012 (12) per imbottigliare (50/4=12,5).
Conclusa la fermentazione è il momento d’imbottigliare la birra! Ovviamente prima d’imbottigliare, la densità FG dovrà essere compresa tra 1.010 e 1.012. Inoltre durante l’imbottigliamento si compirà il priming, eseguito in fermentatore o in bottiglia, il quale darà la frizzantezza alla birra.
Se voglio fare il priming nel fermentatore?
Sanificare le bottiglie;
Aggiungere dello zucchero alla birra che si trova nel fermentatore. In questo caso aggiungere 5-6 g di zucchero per ogni litro di birra (Es: 50-60 g di zucchero per 10 l di birra);
Mescolare delicatamente per favorire la diluizione dello zucchero;
Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
Tappare le bottiglie.
Se voglio fare il priming in bottiglia?
Sanificare le bottiglie;
Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
Prima di tappare le bottiglie, aggiungere il quantitativo di zucchero proporzionato alla capienza della bottiglia (Es.: Considerando un priming di 5-6 g/l, aggiungere 1,65-1,98 g di zucchero per una bottiglia da 33 cl). A tal proposito è possibile approfondire questa tecnica con la realizzazione di una soluzione zuccherina;
Imbottigliata la birra, è necessario attendere almeno 15 giorni per la rifermentazione in bottiglia. Le bottiglie dovranno essere riposte al buio e a temperatura costante. La stabilità e la delineazione del profilo organolettico della birra arriverà solo dopo 1-2 mesi di maturazione.
In questa cotta ho evitato appositamente il controllo del ph e dei Sali dell’acqua. Potrete vedere comunque questi passaggi, nel video della ricetta! Il kit All Grain per realizzare la Bitter è disponibile sullo store di Birramia, in cui troverete altre interessanti ricette.
Questa ricetta e altri video sulla birra sono disponibili anche sul canale Youtube.