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La rivoluzione nel bicchiere: la nuova réclame di Unionbirrai

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L’unica vera birra è quella artigianale, frutto della tradizione, della tecnica e del duro lavoro! Si tratta dell’ultima video-réclame di Unionbirrai “La rivoluzione nel bicchiere“, che incentiva con tono provocatorio la birra artigianale e i piccoli birrifici indipendenti.

Franz (del duo Ale&Franz), Sebastian Gazzarrini (delle Iene), Fabio Alisei e Pippo Palmieri (dello Zoo di 105). Ed ancora Giorgio Terruzzi (scrittore e opinionista sportivo), Micol Ronchi (attrice e speaker radiofonica) e Matteo Campese (conduttore di Radio Freccia). Sono i personaggi della TV e della Radio, che uniti dal gusto per la buona birra, hanno realizzato il videoclip insieme al supporto del regista Mattia Fiumani e al direttore di produzione Giulio Tiberi.

Il messaggio del nostro video è provocatorio, ma reale“. Commenta Giampaolo Sangiorgi, coordinatore del team Eventi, Marketing e Comunicazione di Unionbirrai. “La vera birra non è quella prodotta dai grandi marchi industriali, ma quella artigianale, frutto del lavoro di oltre 800 piccoli birrifici indipendenti. Sono loro i maestri del bere. Ogni giorno si rimboccano le maniche per portare nel nostro bicchiere un prodotto di qualità superiore, che ha saputo rivoluzionare il mondo della birra italiana“.

In particolare nella clip si racconta di una rivoluzione, che passando tra stili, storia e passione artigianale arriva nel bicchiere a beneficio degli amanti della birra. Ogni birra racchiude un’anima che contraddistingue l’arte del mastro birraio e di tutto il team che c’è dietro, attraverso varietà e caratteristiche sempre differenti e uniche.

Si tratta quindi di qualità da tutelare, e in questo Unionbirrai s’impegna ogni giorno per valorizzare i prodotti di alta qualità, artigianali e indipendenti. Un impegno che arriva anche sulla piattaforma dedicata. Un portale in cui l’Associazione mette a disposizione degli appassionati un modo facile e veloce per conoscere i birrifici e i pub garantiti da Unionbirrai.

Droni per consegnare birra? Ovviamente Brewdog!

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Arriva l’ultima trovata di casa BrewDog, che promuove il distanziamento sociale senza rinunciare al gusto della buona birra! La notizia si apprende con un tweet del birrificio scozzese: “A luglio, inizieremo ad utilizzare i droni per effettuare le consegne di birra socialmente distanti in varie località del nostro campus Columbus di 42 acri (Ohio – USA)”.

Logo brewdog

BrewDog, famoso in tutto il mondo per l’ottima birra, si è fatto strada grazie a trovate geniali che lo hanno da sempre contraddistinto dalla solita routine. Solo qualche mese fa, giusto per fare un esempio, il birrificio scozzese aveva pubblicato un manifesto (BrewDog Tomorrow), che segnava un restyling significativo sul modo di pensare alla birra rispettando il pianeta.

Poi in piena emergenza Coronavirus arriva il “Punk sanitiser“, un gel disinfettante donato ai più bisognosi. Adesso dopo la riapertura dei locali, nonostante la distanza sociale sia un obbligo e un dovere, rimane comunque difficile rispettarla e il birrificio scozzese non rimane a guardare.

Non si fa attendere l’idea BrewDog che, attraverso l’utilizzo di droni, garantisce l’ottima birra nel rispetto del distanziamento sociale. L’iniziativa, ufficializzata da un tweet, è accompagnata da un video che mostra chiaramente la singolare tecnica di consegna in perfetto stile BrewDog!

Video BrewDog sulla consegna di birra con i droni

La novità, come riportato sul tweet, non riguarda solo il campus negli USA. Il birrificio scozzese pensa anche all’Inghilterra, in cui ha già attivato il servizio a domicilio rapido BrewDog Now. Entro un ora BrewDog s’impegna a spillare e consegnare la birra nelle zone vicine ai loro pub.

“Stiamo sperimentando l’utilizzo dei droni, – dichiarano dalla BrewDog – come fase successiva del nostro servizio di consegna BrewDog Now, qui nel Regno Unito“. Inoltre è in fase di valutazione l’estensione del servizio anche a Dublino, Berlino e Brisbane.

Buona birra a tutti.

Kit All Grain di Birramia: realizziamo la APA

Avere una ricetta, quando s’inizia a fare birra in casa, è fondamentale! Essa ci dirà quali ingredienti trovare e come utilizzarli. Ovviamente realizzare una birra comporta l’acquisto di materie prime, reperibili in confezioni dai quantitativi piuttosto abbondanti, che naturalmente serviranno anche in futuro per produrre altre birre. Tuttavia esistono dei pratici kit, che comprendono sia la ricetta che gli ingredienti, senza spreco di tempo e denaro. Per l’occasione ho voluto provare il Kit All Grain di Birramia, con ricetta e ingredienti per realizzare una APA (America Pale Ale).

Vuoi ottenere un buono sconto di 5€ da spendere sullo shop di Birramia? Iscriviti alla Newsletter e segui le indicazioni!

Indice

Cosa comprende il Kit All Grain di Birramia per la APA?

kit birramia

Il kit è pensato per la produzione della APA, con ingredienti e ricetta. Ogni ingrediente è dosato e confezionato, quindi pronto per essere subito utilizzato.

ingredienti kit

La confezione è composta da una miscela di malti (Pale Maris Otter e Monaco), già macinati. Si troveranno anche i luppoli (Centennial e Simcoe), numerati in base alla sequenza d’impiego, e 1 bustina di lievito secco. Inoltre saranno forniti i luppoli per la fase di dry-hopping prevista dalla ricetta.

La Ricetta per 23 l di birra

Malti

  • 4,5 kg di malto Pale Maris Otter;
  • 500 g di malto Monaco.

Luppoli

  • Centennial, 1° inserimento 60 min;
  • Simcoe, 2° inserimento 30 min;
  • Centennial, 3° inserimento 10 min;
  • Simcoe, inserimento in Dry Hopping 5-7 giorni.

Lievito

1 bustina di lievito secco M44 Mangrove Jack’s.

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Gli strumenti da utilizzare

kit fermentazione birramia

N.B.: Alcuni di questi strumenti sono contenuti nel kit di fermentazione. Per altre attrezzature e per sapere dove acquistarle dai un’occhiata qui!

Informazioni sulla cotta

  • Tecnica: All Grain;
  • Stile: American Pale Ale (APA);
  • OG Stimata: 1.048/1.050;
  • IBU Stimato: 35,7;
  • Colore EBC: 12,9;
  • FG Stimata: 1.010/1.014;
  • Gradazione Alcolica Stimata: 5% vol.;
  • Ammostamento: Single Step;
  • Acqua di mash: 15 litri (5kg x 3l);
  • Acqua di sparge: 15 litri;
  • Luppolatura: 60 min;
  • Perdite assorbimento grani + evaporazione bollitura: 7 litri (variabili in base all’efficienza dell’impianto).

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Il Procedimento

Ammostamento (approfondimento)

pentola ammostamento
  1. Versare in una pentola 15 l di acqua;
  2. Alzare la temperatura a 68 °C;
  3. Arrivati alla temperatura di 68 °C, inserire i malti (mash in);
  4. Mescolare con un mestolo;
  5. Mantenere costante la temperatura (68 °C) per 60 min;
  6. In una seconda pentola versare ulteriori 15 l d’acqua. Successivamente alzare la temperatura a 78 °C (acqua di sparge);
  7. Trascorsi 60 min a 68 °C, effettuare il test dello iodio. Se il test darà esito positivo procedere al mash out; in caso contrario, continuare l’ammostamento a 68°C fino alla completa conversione degli zuccheri;
  8. Per il mash out bisognerà portare il mosto alla temperatura di 78 °C per 15 min;
  9. Trascorsi 15 min procedere al filtraggio del mosto;
  10. Terminato il primo filtraggio, procedere al lavaggio delle trebbie attraverso l’acqua di sparge;
  11. Travasare il mosto filtrato nella pentola per la luppolatura.

N.B.: Il mosto filtrato è travasato in una pentola o, in mancanza, nel fermentatore. Nel caso si utilizzi il fermentatore, al completamento del filtraggio, il mosto potrà essere travasato nuovamente nella pentola di mash precedentemente lavata!

Nella fase di travaso è opportuno non far splashare il mosto, per evitare problemi di ossidazione. A tale proposito si raccomanda di fare il travaso a velocità moderata, aiutandosi con un tubo.

Luppolatura (approfondimento)

pentola luppolatura
  1. Portare il mosto a bollore;
  2. Appena inizia a bollire inserire in pentola il primo luppolo (luppolo Centennial, siglato n° 1);
  3. Dopo 30 min dal primo inserimento, introdurre in pentola il secondo luppolo (luppolo Simcoe, siglato n° 2);
  4. Prima di terminare la bollitura si potrà inserire (se si possiede) la serpentina per sterilizzarla. Considerando una luppolatura di 60 min è opportuno utilizzare gli ultimi 15 min di bollitura, per la sterilizzazione;
  5. Dopo 20 min dal secondo inserimento, inserire in pentola il terzo luppolo (luppolo Centennial, siglato n° 3);
  6. Trascorsi 10 min dal terzo inserimento, spegnere la fonte di calore e procedere al raffreddamento con serpentina o sistema alternativo;
  7. Quando il mosto arriverà a temperatura ambiente effettuare il whirpool. L’operazione serve a concentrare tutte le impurità al centro della pentola;
  8. Travasare il mosto nel fermentatore, avendo cura di filtrare il luppolo.

N.B.: Durante questo travaso è consigliabile far splashare il mosto per favorire la formazione d’ossigeno. Questo accorgimento faciliterà il lavoro del lievito e l’inizio della fermentazione!

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Inoculo del lievito (approfondimento)

inoculo lievito
  1. Prima d’inserire il lievito nel fermentatore (sanificato), prelevare un campione di mosto per la misurazione della densità (approfondimento);
  2. Inoculare il lievito fornito nel kit all’interno del fermentatore;
  3. Ossigenare il mosto mescolando energicamente con un mestolo;
  4. Chiudere il fermentatore, ricordandosi d’inserire il sanificante nel gorgogliatore, ed aspettare l’inizio della fermentazione.

Fermentazione (approfondimento)

fermentazione
  1. Tenere il fermentatore a temperatura costante. La temperatura consigliata è riportata sulla confezione del lievito;
  2. Finita la fase vigorosa della fermentazione (1 settimana almeno), effettuare il dry hopping con la confezione di luppolo fornita nel kit. Il dry hopping dovrà durare da 5 a 7 giorni (prima d’inserire il luppolo nel fermentatore è buona norma prelevare un campione di mosto per misurare la densità intermedia);
  3. Al termine del periodo di dry hopping, prima d’imbottigliare, prelevare un campione di mosto per misurare la densità FG. Ricordo che per imbottigliare, il valore della densità FG deve arrivare tra 1.010 e 1.014.

Dry hopping (approfondimento)

Il dry hopping, eseguito durante la seconda fase della fermentazione, è il passaggio che prevede l’aggiunta di luppolo (a freddo) quando il mosto si trova ancora nel fermentatore.

Se possiedo un fermentatore?

calza filtrante

Con un solo fermentatore è consigliabile utilizzare delle calze filtranti, in cui inserire il luppolo di dry hopping. Questo accorgimento permetterà al termine del dry hopping, di rimuovere agevolmente il luppolo dal fermentatore (togliendo direttamente le calze) e quindi imbottigliare.

Se possiedo due fermentatori?

travaso due fermentatori

Con due fermentatori, prima di effettuare il dry hopping, è consigliabile travasare il mosto per rimuovere eventuali residui di fermentazione (questo garantirà una birra più limpida). Anche con doppio fermentatore si raccomanda l’utilizzo di calze filtranti.

Se invece, il luppolo è inserito liberamente nel fermentatore, sarà necessario utilizzare dei sacchetti filtranti collegati all’estremità di un tubo durante il travaso pre-imbottigliamento.

N.B.: In questa fase, nonostante la birra possieda già un relativo grado alcolico, è bene sanificare tutto ciò che s’introduce nel fermentatore. A tal proposito, per sanificare le calze filtranti sarà sufficiente bollirle in acqua per 10 minuti!

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Imbottigliamento (approfondimento)

Concluso il dry hopping (5-7 giorni) è il momento d’imbottigliare la birra! Ovviamente prima d’imbottigliare, la birra non dovrà avere residui di luppolo e la densità FG dovrà essere compresa tra 1.010 e 1.014. Inoltre durante l’imbottigliamento si eseguirà il priming, fatto in fermentatore o in bottiglia, il quale darà la frizzantezza alla birra.

Se voglio fare il priming nel fermentatore?

tecnica 3 dita imbottigliamento
  1. Sanificare le bottiglie;
  2. Aggiungere dello zucchero alla birra che si trova nel fermentatore. In questo caso aggiungere 5 g di zucchero per ogni litro di birra (Es: 50 g di zucchero per 10 l di birra);
  3. Mescolare delicatamente per favorire la diluizione dello zucchero;
  4. Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
  5. Tappare le bottiglie.

Se voglio fare il priming in bottiglia?

bottiglie priming con siringa
  1. Sanificare le bottiglie;
  2. Imbottigliare, avendo cura di lasciare tre dita tra il livello della birra e il tappo della bottiglia;
  3. Prima di tappare le bottiglie, aggiungere il quantitativo di zucchero proporzionato alla capienza della bottiglia (Es.: Considerando un priming di 5 g/l, aggiungere 1,65 g di zucchero per una bottiglia da 33 cl). A tal proposito è possibile approfondire questa tecnica con la realizzazione di una soluzione zuccherina;
  4. Tappare le bottiglie.

Maturazione

Imbottigliata la birra, è necessario attendere almeno 15 giorni per la rifermentazione in bottiglia. Le bottiglie dovranno essere tenute al buio e a temperatura costante. La stabilità e la delineazione del profilo organolettico della birra arriverà solo dopo 1-2 mesi di maturazione.

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Considerazioni

In questa cotta ho evitato appositamente il controllo del ph e dei Sali dell’acqua. Potrete vedere comunque questi passaggi, nel video della ricetta! Il kit All Grain per realizzare la APA è disponibile sullo store di Birramia, dove troverete altre interessanti ricette.

Questa ricetta e altri video sulla birra sono disponibili anche sul canale Youtube.

Buona visione e buona birra a tutti.

La Video Cotta

Kit All Grain Birramia – La APA (Prima Parte)
Kit All Grain Birramia – La APA (Seconda Parte)

Baladin: arriva la Sud, un tributo alle terre del meridione!

E’ l’ultima di casa Baladin e parte integrante del progetto “Dalla Terra alla Birra”, il quale sottolinea l’impegno del birrificio agricolo di Piozzo (Cn) nel promuovere un prodotto artigianale ricavato con materie prime italiane. Si tratta della Sud di Baladin, una birra 100% italiana, che unisce i cereali di Basilicata e Puglia, gli agrumi di Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, il coriandolo delle Marche e il luppolo dei campi piemontesi.

La sud di Baladin è una birra che pensa all’estate, regalando freschezza e briosità anche nei giorni più caldi. Si presenta con un colore giallo opalescente e una particolare schiuma bianca. Al naso porta aromi marcati di cereali e sentori agrumati di mandarino e coriandolo, oltre alle fresche note luppolate.

sud di baladin

Al gusto non mancano gli accenni agrumati, ben bilanciati dai sapori di cereali e dalle delicate note di buccia d’arancia bruciata esaltate dal lievito Baladin. Con un grado alcolico di 4,5 %vol. risulta una birra fresca e di facile bevuta, nonostante il carattere che si rafforza all’aumentare della temperatura con particolari sentori di miele d’arancio.

La Sud è definita dallo stesso Teo Musso, fondatore di Baladin, come una “Italian Mediterranean Ale”. S’ispira ai sapori e profumi delle terre meridionali, raccontando nel sorso colore, passione, sole e accoglienza di paradisi spesso sottovalutati.

Oltre alla bevuta eccellente, la nuova di casa Baladin, accompagna anche la buona cucina. Si accosta bene a carni bianche, pesce alla griglia, carpacci di pesce bianco (spigola, orata e ricciola) o a crostacei crudi. Per di più è ottima con primi leggeri, come un risotto al limone o tagliolini alle erbe. Non disdegna i fritti leggeri e formaggi freschi insieme a confetture d’agrumi e miele d’arancio

La Sud è già presente nello store Baladin, in lattina da 33 cl., al costo di 2,80 €.

Buona birra a tutti

Birramia: Kit di fermentazione e molto altro!

Dopo le prime birre fatte in casa, con risultati tutto sommato discreti, l’euforia tipica dell’homebrewer è alle stelle! L’avventura, quindi, prosegue attraverso l’affinamento della tecnica, cercando di fare birra in modo più organizzato e lasciando nel cassetto gli utensili da cucina che hanno accompagnato i diversi esperimenti. Ovviamente è necessario fare qualche acquisto e di certo online si riescono a fare buoni affari. Tuttavia bisogna trovare il giusto compromesso costo/qualità, evitando così di sperperare denaro inutilmente. In questo ho trovato un buon supporto in Birramia, uno shop online dove è possibile reperire ottimi strumenti, tra cui vari kit di fermentazione, a costi decisamente contenuti.

Indice

  1. Chi è Birramia?
  2. Il sito: Materie Prime, Attrezzature e Kit di Fermentazione Birramia
  3. Kit di Fermentazione Pro da 32 Litri

Chi è Birramia?

Logo birramia

Birramia è uno dei più famosi shop online di prodotti per la produzione artigianale di birra. L’azienda che sorge in piena Versilia, precisamente a Querceta (LU) in Via Ciocche 943 H, fornisce i migliori materiali e utensili nel mondo dell’homebrewing.

Si tratta di un’azienda affidabile, che mette in primo piano le diverse esigenze della propria clientela, attraverso un catalogo vasto e sempre aggiornato per tutte le tasche. Inoltre Birramia organizza periodicamente Corsi di Birrificazione All Grain, che vengono seguiti sia da homebrewers sia da gestori di locali che si vogliono perfezionare.

Il sito: Materie Prime, Attrezzature e Kit di Fermentazione Birramia

Come anticipato all’interno dello shop di Birramia è possibile trovare tutto l’occorrente per fare birra in casa. Il sito diviso per sezioni offre la possibilità di navigare tra kit, materie prime, attrezzature e offerte speciali.

home birramia
Birramia: Kit di fermentazione e molto altro! 19

Nelle specifiche sezioni sarà possibile fare una ricerca dettagliata, tra malti, luppoli e lieviti. Inoltre sarà possibile visionare il reparto Attrezzature, con oggetti per ottimizzare le fasi di ammostamento, fermentazione, travaso e imbottigliamento.

Lo shop si adatta a tutti i livelli di preparazione sull’homebrewing, fornendo assistenza a principianti ed esperti. Tuttavia per fare birra, senza spendere un capitale, Birramia mette a disposizione dei pratici kit di fermentazione, che comprendono preparati e attrezzature indispensabili. In particolare un buon acquisto, che ho avuto di testare personalmente, è il Kit di Fermentazione Pro da 32 Litri.

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Kit di Fermentazione Pro da 32 Litri

Si tratta di un’offerta all inclusive pensata per chi inizia a muovere i primi passi nel mondo dell’homebrewing, ma rivolta anche a birrai casalinghi più esperti. Grazie ai diversi strumenti compresi nella confezione, sarà possibile fermentare e imbottigliare con facilità la birra fatta in casa, risparmiando così tempo, fatica e denaro.

In particolare il kit, che permette di associare un estratto luppolato a scelta, comprende:

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Kit Fermentazione Birramia
  • 1 Fermentatore dalla capienza di 32 litri con tappo, per una chiusura ermetica;
  • Gorgogliatore con guarnizione. Permettere la fuoriuscita dei gas di fermentazione, senza far entrare aria all’interno del fermentatore;
  • Rubinetto e guarnizioni, per agevolare il travaso durante la fase d’imbottigliamento;
  • Termometro adesivo, d’applicare sulla parete esterna del fermentatore per un monitoraggio della temperatura di fermentazione;
  • Densimetro e cilindro, per misurare la densità iniziale e quella finale;
  • Dosatore per lo zucchero, utilizzato nella fase di priming;
  • Sanificante (oxy san), fondamentale per detergere tutta l’attrezzatura;
  • Avvinatore sterilizzante, che semplifica il lavaggio delle bottiglie;
  • Scovolino, per una pulizia più accurata delle bottiglie;
  • Tappatrice con confezione da 100 tappi, fondamentali per completare la fase d’imbottigliamento;
  • Mestolo, per le azioni di mescita del mosto;
  • Manuale d’istruzioni, dove sono riportati tutti i passaggi per una birrificazione facile e senza intoppi.
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Il kit è acquistabile sullo store, e disponibile anche col fermentatore in acciaio inox!

Buona birra a tutti.

Fovea: La prima birra di grano duro 100% italiano!

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Nasce tra i campi del Tavoliere delle Puglie, Fovea la prima birra fatta con malto di grano duro. Da sempre impiegato nella produzione della pasta, oggi il grano inizia a scrivere una nuova storia che racconta la cultura di un territorio capace di regalare ingredienti unici e di prima qualità.

“È stato un percorso lungo fatto di ricerca, studi, approfondimenti, tecnologia, viaggi e tanta voglia di riuscire nell’impresa”. Così il mastro birraio Michele Solimando ispirandosi ai campi foggiani, dove la sua famiglia coltiva il grano, realizza la prima birra senza malto d’orzo.

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Michele Solimando
Michele Solimando

Dopo il conseguimento della laurea in Agraria e una tesi proprio sul grano duro, Solimando dedica le sue energie alla birra. Una passione che, tra studi e viaggi, lo portano a girovagare tra le nazioni brassicole più importanti.

“Ci sono voluti tre anni – continua Solimando – ma finalmente possiamo oggi sorseggiare una birra italiana ‘puro malto’ di grano duro. Una birra che abbiamo ufficialmente presentato nel 2019 al Beer Attraction di Rimini insieme a Simonmattia Riva, già campione del mondo biersommelier 2017/2018 in veste di degustatore esperto, e che in questo 2020 è pronta per essere commercializzata su larga scala.

campo d'orzo

Ogni birra che siamo soliti bere ha una storia alle spalle e racconta i prodotti del territorio di origine. Nei miei viaggi ho conosciuto mastri birrai che potevano vantare una storia di generazioni nella lavorazione della birra: questo a me mancava e mi mancava una ricetta frutto dell’italianità. Con il grano duro sono riuscito nell’intento“.

Fovea è il risultato di un complesso lavoro, che trasforma il grano duro in malto utile per fare birra. “Per trasformare il grano duro in malto di grano duro – prosegue Solimando – avevo bisogno di approfondire la materia scientificamente. Avvalendomi anche di laboratori e macchinari tecnologicamente all’avanguardia.

Per questo motivo mi sono recato al CERB (CEntro per la Ricerca delle Eccellenze nella Birra) del Dipartimento di Agraria di Perugia, dove sono riuscito ad ottenere il background sperato. Da qui ho potuto avviare la lavorazione del malto e poi della birra, che mi ha portato a sorseggiare il primo boccale di Fovea“.

orzo in grani

Finalmente adesso – conclude Michele Solimando – posso dire di avere anche io una storia da raccontare sulla birra. Fatta di esperienza, sudore, studio, tenacia e tanto orgoglio italiano: perché adesso il grano duro non è solo da mangiare ma si può anche bere e questa rivoluzione non poteva che partire da Foggia, da sempre considerata il granaio d’Italia“.

Fovea Revolution porta l’etichetta del Rebeers, una realtà birraria nata dallo stesso Michele Solimando e Giovanni Simeone. Attualmente è disponibile solo alla spina, mentre per la bottiglia si dovrà aspettare qualche altro mese.

Buona birra a tutti.

M5S, Cammarano: “Si alla birra artigianale campana”

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“Siamo orgogliosi – commenta Michele Cammarano, consigliere regionale del M5S – daver dotato la nostra regione di una legge che promuove la produzione di birra artigianale tipicamente campana.

La notizia arriva dopo l’approvazione all’unanimità nell’aula del Consiglio Regionale della Campania della legge sul “Sostegno all’agricoltura di qualità e del patrimonio agro-alimentare nel settore della produzione della birra agricola e artigianale“.

Cammarano: “Valorizzazione del prodotto locale”

Michele Cammarano

Una norma alla quale ho lavorato in questi anni con impegno. – Puntualizza Cammarano – Insieme ai tanti produttori di quello che è destinato a diventare un prodotto deccellenza della nostra terra. Un prodotto che, grazie al Movimento 5 Stelle, sarà valorizzato e promozionato attraverso politiche a sostegno delle attività produttive artigianali e del patrimonio agro-alimentare.

Il testo prevede iniziative tese alla identificazione e valorizzazione della produzione birraia artigianale. Questo in considerazione dell’elevato valore storico-culturale ed economico del comparto in Campania, in un contesto caratterizzato dalla presenza di condizioni climatiche e naturali ottimali.

L’obiettivo è quello di agevolare la crescita dei birrifici artigianali indipendenti. Ma anche di piccoli birrifici agricoli e micro-birrifici, la cui produzione dovrà essere svolta esclusivamente sul territorio regionale”.

Una ricchezza che ritorna al territorio

Oltre ad incentivare il prodotto locale, la norma allo stesso modo promuove un territorio spesso sfruttato dalle multinazionali del settore. L’impegno è quello di ridare sostegno alle realtà territoriali che, oltre a generare un fatturato importante, offrono prezioso lavoro a tempo indeterminato.

“Grazie a questa legge, – continua Cammarano – assisteremo a un rilancio complessivo del comparto agricolo sul territorio della nostra regione. Ad oggi 1,5 miliardi di Euro di fatturato generato dal consumo di birra in Italia viene raccolto da multinazionali estere grazie a produzioni industriali.

campo d'orzo

Adesso abbiamo l’opportunità di trattenere questa ricchezza per i nostri produttori, la nostra agricoltura e i nostri consumatori. In 10 anni i micro-birrifici in Italia sono saliti da 220 del 2008 a 860 del 2018, ovvero +330%, fatturando singolarmente oggi tra i 100 e gli 800 mila Euro l’anno. Di questi il 51% impiega personale dipendente a tempo indeterminato.

Puntare sulla produzione birraia agricola e artigianale in Campania equivale a mettere in campo misure finalizzate a sostenere lo sviluppo della coltivazione delle materie prime impiegate per la produzione della birra, la valorizzazione degli elementi di tipicità e qualità e l’implementazione di processi innovativi nelle lavorazioni dei prodotti”.

Buona birra a tutti.

Lo Stile Barley Wine: un viaggio alla scoperta di emozioni uniche e raffinate

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Eleganza, forza, sapore maltato con riferimenti alle sofisticate note dello Sherry e finale tendenzialmente luppolato, sono connotazioni celate dietro uno stile ben preciso, che prende il nome di Barley Wine, letteralmente “vino d’orzo”. Si tratta di una tipologia di birre, tra le più pregiate al mondo, appartenenti al gruppo dell’alta fermentazione. Apprezzato da cultori e non, questo stile si è fatto notare per le sue stravaganti caratteristiche organolettiche che, attraverso una particolare tecnica di produzione, lo rendono decisamente unico e prezioso. Dalla storia antica e dalla complessa struttura organolettica facciamo un po’ di luce su questo ricercato e meraviglioso stile birraio.

Indice

  1. Un po’ di storia…
  2. Lo stile barley wine
  3. Aspetti organolettici
  4. Accostamenti con lo stile barley wine
  5. Considerazioni

Un po’ di storia…

In epoca antica, come testimoniano i racconti di Greci, Romani e Galli, la birra era comunemente chiamata “vino d’orzo”. Tuttavia il nome non rappresentava uno stile specifico, ma serviva per indicare in modo generale tutta la birra.

serie di botti

Nel corso del XVIII secolo in Gran Bretagna il “vino d’orzo” iniziò ad assumere una certa rilevanza, come reazione commerciale all’invasione da parte dei vini francesi Bordeaux e Borgogna. I prodotti d’importazione rischiavano di avere la meglio sul mercato degli alcolici, e questo spinse i mastri birrai a sperimentare nuove tecniche di birrificazione.

Le nuove birre denominate “vino d’orzo”, che volevano competere nel mercato del vino, venivano invecchiate nelle botti per un periodo piuttosto lungo. L’impiego di questa tecnica birraria, oltre che imitare una fase della vinificazione, permetteva alla birra di strutturarsi e di ricevere dal legno particolari caratteristiche organolettiche simili a quelle del vino.

Verso la fine del XIX secolo i birrifici iniziarono ad utilizzare il termine barley wine per indicare il prodotto con la gradazione alcolica più alta. Tuttavia ancora il termine non distingueva una tipologia di birra ben definita, cosa che avvenne nel secolo successivo.

Fonte: Wikipedia.

Lo stile barley wine

bicchiere di birra

Il barley wine è tra gli stili più raffinati al mondo. Prodotto attraverso l’ausilio di botti in legno, in cui invecchia, l’alto contenuto alcolico dona alla birra i tipici sentori complessi simili a quelli dello sherry. L’elevata gradazione (superiore a 8 %vol.) diventa complice anche della sua lunga o nulla scadenza, che nel corso della maturazione trasformeranno la birra in un vero e proprio distillato.

Le birre appartenenti a questo stile spesso si definiscono “da meditazione”, appellativo simile alle birre trappiste, in quanto costituiscono una valida alternativa al dopocena. Si serve in bicchieri tipo Snifter (o Balloon), che grazie alla particolare forma bassa e tondeggiante si adatta perfettamente ad una bevuta lenta e attenta.

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Aspetti organolettici

Aspetto

Si presenta con un colore profondo, che può variare dall’oro intenso all’ambrato scuso o marrone scuro. Spesso possiede riflessi color rubino. La schiuma è bianca e varia da bassa a moderata, mentre la persistenza è piuttosto breve. L’alcol e la viscosità possono essere intravisti roteando il bicchiere!

Aroma

bicchiere di barley wine

L’aroma si rivela ricco e fortemente maltato, con sentori che ricordano il caramello, il tostato o la melassa. Può presentare accenni fruttati con intensità medio-forti, che richiamano spesso la frutta secca. Il profumo di luppolo inglese può variare da lieve a pronunciato.

Gli aromi dell’alcol, che spesso diminuiscono con l’invecchiamento, possono essere bassi o moderati, ma non risultano mai aggressivi, caldi o solventi. Le versioni più datate possono assomigliare allo sherry, con note vinose o simili al porto, mentre gli accenni maltati diventano più tenui. Diacetile basso o assente.

Gusto

Il gusto racchiude sapori di malto intensi e complessi, con accenni che ricordano il biscotto, la nocciola, il pane tostato, il caramello e la melassa. Al sorso spicca la dolcezza maltata dall’intensità medio alta, anche se il finale può risultare moderatamente dolce o secco (in base all’invecchiamento).

spiga di orzo

Potrebbero essere presenti alcuni sapori ossidativi o vinosi, mentre i complessi accenni alcolici dovrebbero essere evidenti senza risultare aspri, caldi o solventi. Il fruttato, che potrebbe avere un’intensità moderata o elevata, spesso ricorda la frutta secca.

La presenza del luppolo (solitamente inglese) arricchisce la birra con un sapore da basso a moderatamente alto. L’amaro, dall’intensità bassa a persistente, porta un equilibrio variabile da maltato a leggermente amaro. Diacetile basso o assente.

Al palato risulta un sorso corposo e gommoso. Si percepisce una consistenza vellutata, che racchiude il calore uniforme dell’alcol invecchiato. La carbonatazione solitamente varia da bassa a moderata, in funzione dell’invecchiamento e della temperatura.

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Accostamenti con lo stile barley wine

abbinamenti culinari

Lo stile barley wine è l’emblema dell’eleganza birraria. Nonostante la complessità dello stile, le birre di questo segmento offrono diversi abbinamenti gastronomici, grazie alle ampie percezioni sensoriali.

Tra gli accostamenti più riusciti ci sono sicuramente i dolci, in particolare le varietà al cioccolato o al caffè. Ma trattandosi di birre da meditazione, forse l’accoppiamento più azzeccato è il sigaro (ovviamente per chi fuma). Da non sottovalutare la bevuta in solitaria!

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Conclusioni

Lo stile Barley Wine è una tipica espressione di birra inglese, in cui si racchiude la forza dell’alcol e la ricchezza del malto. Si tratta di due fattori chiave, che coadiuvano al raggiungimento di sapori complessi e intensi.

L’invecchiamento è un valore aggiunto, in quanto capace di modificare in modo significativo il carattere di queste birre. Il tempo arricchisce il profilo aromatico con sentori di Sherry e Porto, utili per accompagnare il dopocena e aprire la mente ad una piacevole meditazione!

Buona birra a tutti.

Birra e Vino: emisferi a confronto!

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La birra e il vino rappresentano le bevande alcoliche per antonomasia. Conosciute in tutto il mondo sono bevande ovviamente diverse tra loro, ciò nonostante presentano alcuni punti in comune specie nella fermentazione. Entrambi si ricavano da un liquido freddo e zuccherino, in cui viene inoculato il lievito (Saccharomyces Cerevisiae o alter ego). Il prodotto che ne deriva sarà imbottigliato con le dovute raccomandazioni, al fine di ridurre al minimo il rischio di ossidazione.

Tuttavia sia la birra che il vino sono trattati in modo differente, come ad esempio il tempo d’inoculo del lievito e le successive attenzioni con l’ossigeno. Ma da cosa dipende questa differente interazione tra i due prodotti?

Indice

  1. Una questione di lievito
  2. Fermentazione senza bollitura
  3. L’ossidazione tra birra e vino
  4. Una ricetta versatile
  5. Al passo con i tempi
  6. Considerazioni

Una questione di lievito

Il lievito impiegato nella birra ha un trascorso differente e più datato rispetto a quello del vino. Sostanzialmente i ceppi della birra utilizzati da più tempo, nel corso dei secoli, hanno subito un’auto-selezione che li ha resi più “docili” a differenza dei “semi-addomesticati” del vino, adoperati fino a qualche decennio fa’.

lievito in vitro

Tale caratteristica è dovuta sopratutto alla stagionalità tra i due prodotti. Nella birra, le materie prime utilizzate nella produzione s’immagazzinavano molto più facilmente che nel vino. Di conseguenza la raccolta e la rigenerazione del lievito era un processo frequente, a differenza del vino che si basava su una fermentazione spontanea annuale.

I ceppi del vino possiedono ancora oggi un’indole piuttosto aggressiva rispetto a quelli della birra. Questi risultano essere più resistenti alle infezioni e ad altri agenti esterni, inoltre riescono a rigenerasi agevolmente anche con un numero basso di cellule. Un’attitudine che permette al vino di fermentare con una quantità di lievito inferiore rispetto alla birra.

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Fermentazione senza bollitura

L’instabilità del lievito ovviamente non rende la vita semplice ai produttori di vino domestici, che trovano maggiore difficoltà nell’applicare tecniche accurate per la dose d’inoculo. Gli homebrewers, invece, possiedono dei riferimenti precisi orientati sulla gravità e sul tipo di ceppo.

cassetta d'uva

Nel vino la produzione è caratterizzata dalla non bollitura del mosto. Questo è dovuto a salvaguardia del sapore tipico di frutta fresca, che con la bollitura andrebbe alterato. Tuttavia, affinché si possa avere un “foglio bianco” su cui poter scrivere la storia di una nuova fermentazione, è necessario un intervento chimico.

Questa esigenza giustifica l’utilizzo del solfito come antimicrobico, e del sorbato di potassio accuratamente dosato. La stabilizzazione chimica consente inoltre un controllo sull’imbottigliamento di vini dolci, funzione analoga per gli homebrewers che utilizzano la temperatura del mosto per regolare la fermentabilità.

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L’ossidazione tra birra e vino

Come in ogni cosa, lo studio e la conoscenza sono a supporto dell’intraprendenza umana. Le ricerche sul mondo microbiologico inerenti al mosto e alla fermentazione del vino s’intensificarono negli anni 70′. Gli approfondimenti sulla birra, invece, erano iniziati già dal secolo prima grazie alla sperimentazione scientifica dell’industrializzazione brassicola.

birrificio

Il progresso produttivo ha spinto i moderni impianti di birrificazione ad escludere l’ossigeno dopo la fermentazione, grazie a tecniche specifiche di travaso e imbottigliamento sotto pressione. Al contrario nel vino, il processo di produzione non riduce il rischio di ossidazione, si utilizza fondamentalmente il metabisolfito che neutralizza l’ossigeno assorbendolo.

Tuttavia ci sono alcune fasi importantissime della vinificazione, i quali donano maggiore intensità di colore e sapore, che rendono quasi impossibile l’esclusione dell’ossigeno. Basti pensare al movimento degli acini dell’uva che risalgono in superficie, oppure alla separazione degli stessi da vino fermentato.

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Una ricetta versatile

Nel corso dei secoli, la sperimentazione del processo brassicolo ha dato vita a numerosi stili. La versatilità della ricetta base della birra ha consentito nel tempo aggiunte di frutta e spezie, che hanno ispirato la fantasia dei produttori con risultati eccelsi.

agrumi

Il vino, a differenza della birra, è un “purista”. Esso presenta una ricetta più statica che utilizza solo uve scacciate. Sebbene esistono vini con aggiunte aromatiche, questi si rivelano solo degli espedienti economici che aggirano il sapore unico del prodotto. Fatta eccezione ovviamente per i vini contenenti erbe, come il vermouth.

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Al passo con i tempi

La birra e il vino che oggi beviamo, nel corso dei tempi hanno subito diverse modifiche. Merito del progresso che ha migliorato notevolmente le tecniche e gli strumenti di produzione. In particolare la tecnica enologica ha fatto passi da gigante, affinando una pratica secolare.

uva in mano

La produzione si è ammodernata, attraverso ausili di lavorazione e interventi biologici, che hanno equilibrato i gusti del vino con espressioni più o meno intense di frutta. Oggigiorno i ceppi di lievito enologici sono attentamente selezionati, per avere determinate specifiche aromatiche.

Le cantine si servono di apposite miscele di lieviti, che attraverso un’azione sinergica dei ceppi vanno a scolpire gli aspetti organolettici desiderati. Una realtà che raramente è considerata nella preparazione della birra, nonostante ci siano stili che impiegano l’azione fermentativa di più agenti.

Tuttavia il processo di ammodernamento, non preclude certe usanze che prevedono l’invecchiamento in botti. Anzi questa pratica, perenne consuetudine del vino con le pregiate botti di rovere che non si rimpiazzano nemmeno con l’acciaio inox, è stata recentemente accolta anche nel mondo della birra artigianale.

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Considerazioni

Sebbene la birra e il vino rappresentano due mondi in apparenza distinti e separati, si rivelano essere l’espressione della cultura umana. Rappresentano un filo conduttore tra le origini della civiltà e il progresso che ha colonizzato il presente.

spiga d'orzo

Attraverso un intenso processo di perfezionamento oggigiorno possiamo godere di proposte enologiche e brassicole uniche e pregiate, che soddisfano i palati più esigenti. Purtroppo però ancora regna la credenza che questi due prodotti formino fazioni separate, in autentico stile Montecchi e Capuleti!

Tuttavia la somiglianza tra questi due mondi è innegabile, al punto da poter pensare che le tecniche di produzione potrebbero prendere spunto sui relativi punti di forza per realizzare un prodotto sempre più esclusivo e pregiato.

Buona birra a tutti.

Indipendente Artigianale: Il marchio a garanzia della qualità si rinnova!

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Vi è mai capitato di bere una birra e vedere sull’etichetta il marchio “Indipendente Artigianale – Una Garanzia Unionbirrai”? Ebbene quel simbolo identifica gli autentici birrifici artigianali indipendenti, ufficialmente riconosciuti dall’associazione di categoria Unionbirrai. Questo fa si che il consumatore sia tutelato attraverso un’informazione veritiera su ciò che beve. Inoltre offre al birrificio uno strumento d’élite per erigersi in un mercato sempre più concorrenziale.

Indipendente Artigianale: una garanzia di qualità!

Da quando la birra artigianale ha cominciato a popolare lo scenario italiano, sono apparsi più di 700 birrifici artigianali indipendenti. Questo ha stimolato le multinazionali della birra a rivedere i propri prodotti, realizzando una campagna comunicativa sulla bevanda che può trarre in confusione il consumatore. Smarrimento accentuato anche dall’acquisto dei birrifici artigianali da parte dei colossi della birra.

marchio indipendente artigianale

Tuttavia il consumatore è sempre più consapevole di ciò che beve, e maggiormente esigente di strumenti per distinguere i veri birrifici artigianali. Da questa esigenza nasce il marchio di garanzia, che comunica immediatamente lo “status” del birrificio al consumatore.

La garanzia apposta nel marchio “Indipendente Artigianale” è un pregio anche per i locali, che attraverso il simbolo identificano il livello qualitativo della propria offerta. Una proposta sicuramente impegnativa a livello economico, ma che assicura qualità e varietà al pubblico più esigente.

Una tutela che si aggiorna

incastro di pezzi

Oggi a tutela di questa trasparenza e garanzia, considerando anche l’emergenza sanitaria che ha investito il paese, il portale ufficiale del marchio cresce e implementa il supporto a piccoli produttori artigianali e ai locali che promuovono le loro birre.

I numeri dei birrifici associati che richiedono e ottengono il marchio cresce di giorno in giorno – spiega Vittorio Ferraris, Presidente Unionbirrai – È un segnale forte da parte di un settore che, pur tra tante difficoltà sia oggettive che contingenti, non smette di adoperarsi per crescere e affermare la sua autenticità. Grazie al marchio i nostri valori di indipendenza e artigianalità sono oggi riconoscibili da parte dei consumatori e il portale ufficiale è indispensabile nel consolidare questo legame con i nostri appassionati, che potranno individuare più facilmente i birrifici e i pub di qualità“.

La piattaforma è stata arricchita con nuove funzionalità, che permetteranno di scoprire i birrifici che col Coronavirus si sono adeguati alle consegne a domicilio e alle spedizioni in tutta Italia. Inoltre con la riapertura delle attività, il portale web consentirà ai locali di segnalare l’eventuale possibilità di consegna a domicilio e d’asporto.

Tutte le info, tra cui anche le modalità d’iscrizione per birrifici e locali, sono disponibili sul sito!

Buona birra a tutti.

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