Home Blog Pagina 25

Mais Nostrano: La Special Edition di Nastro Azzurro

0

Arriva l’edizione speciale di Nastro Azzurro, realizzata in esclusiva per la catena di supermercati Esselunga. La novità sta nell’etichetta arricchita con la dicitura Mais Nostrano, un ingrediente d’eccellenza che contraddistingue il brand da sempre. Ma per la Special Edition, il Nostrano è tracciato in blockchain per certificarne il percorso. Segno di grande trasparenza, oltre che di sicurezza e affidabilità.

Il Mais Nostrano

mais nostrano
Mais Nostrano

Attraverso questa speciale iniziativa, Nastro Azzurro si colloca come il primo brand birraio d’importanza Nazionale a tracciare in blockchain il suo ingrediente distintivo. Il Mais Nostrano è una varietà di mais autoctona. Recuperata grazie all’esperienza dell’Istituto sperimentale per la Cerealicoltura di Bergamo, sotto il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Ciò che rende pregiato il Nostrano è il suo gusto particolare, che esclude i metodi standard impiegati nelle coltivazioni intensive. Ma anche alla sua resa per ettaro, inferiore rispetto a quella di un mais prodotto in modo intensivo o di un ogm.

Una filiera trasparente

Un altro elemento che sottolinea la qualità del Nostrano è la garanzia di sicurezza e genuinità della filiera. Una qualità che poi si ritrova nel gusto, fresco e secco, della Nastro Azzurro. A garanzia di queste caratteristiche, il brend ha realizzato sul retro della bottiglia della Special Edition un codice QR. Inquadrando il codice con la fotocamera dello smartphone, il consumatore potrà accedere ad una serie di contenuti ed informazioni certificate relative al Mais Nostrano, in particolare potrà visionare il percorso che l’ingrediente compie dal campo alla tavola.

5ff864a91a8c14448e7f8e0c

“Il Mais Nostrano ha origini antiche, le cui caratteristiche organolettiche si sono rivelate da sempre molto adatte a soddisfare le richieste dei nostri mastri birrai nella creazione della birra di eccellenza Nastro Azzurro. Siamo davvero orgogliosi di questo progetto e, in esclusiva con Esselunga, stiamo dando vita ad un vero e proprio certificato digitale che garantisce la relazione tra il produttore, il rivenditore e il consumatore finale. Fissando una fotografia immutabile e sicura di tutti i passaggi, dalla coltivazione all’imbottigliamento”, dichiara Francesca Bandelli, Marketing & Innovation Director Birra Peroni.

Nastro Azzurro fornirà in tempo reale al consumatore, le informazioni relative alla catena di approvvigionamento delle materie prime della birra che sta bevendo. Inoltre andrà a garantirne la trasparenza sui processi di trasformazione e di preparazione utilizzati nella realizzazione. La Special Edition Mais Nostrano è disponibile sugli scaffali dell’Esselunga già dal 18 maggio 2020, in bottiglie da 66 cl.

Buona birra a tutti.

Unionbirrai: Inizia il corso di degustazione della birra

0

Sold-out per il primo corso formativo in Italia organizzato da Unionbirrai, in modalità webinar, dedicato alla degustazione della birra. Giovedì 21 maggio 2020 è in programma la lezione di prova, sulla nuova piattaforma d’apprendimento UB Accademy. A questa sessione seguirà il corso vero e proprio. Dieci lezioni in modalità webinar, orientate alla conoscenza del mondo brassicolo e alla degustazione della birra. Inoltre sarà previsto un kit di 40 bottiglie, bicchieri mini Teku col logo UB e materiali didattici, che saranno consegnati direttamente a casa di tutti gli iscritti al corso.

“La formazione online tramite UB Academy è iniziata nel mese di aprile con corsi di aggiornamento dedicati ai soci e approfondimenti per i corsisti del primo semestre, che hanno visto rinviare le lezioni a causa dell’emergenza sanitaria. – Spiega Simone Monetti, Segretario Nazionale di Unionbirrai – Abbiamo quindi pensato di trasformare questo momento difficile in un’opportunità per tutti coloro che vogliono avvicinarsi al mondo brassicolo. Proponendo un’offerta didattica completamente nuova nel panorama italiano e, visto il successo riscontrato, stiamo già pensando a nuovi corsi online per i prossimi mesi”.

unionbirrai
Corso degustazione Unionbirrai

Il modo in cui si svolgeranno le video lezioni, consentirà ai corsisti di essere virtualmente in aula e d’interagire con i docenti di Unionbirrai. Inoltre per una maggiore flessibilità sugli orari, le lezioni avranno inizio dalle ore 21:00. Queste saranno divise in due parti:

  • La prima parte tratterà la storia della birra, con approfondimenti sulle materie prime e sulla produzione. Inoltre verrà illustrato il ruolo che esercita Unionbirrai, nel mondo brassicolo italiano;
  • La seconda parte si dedicherà alla geografia della birra, sulla degustazione e sul servizio. Per di più ci sarà spazio ad una serata dedicata all’abbinamento della birra con il cibo.

“La lezione di oggi (21 maggio) servirà ai corsisti per prendere familiarità con i comandi della piattaforma online, in modo che alla prima lezione del 25 maggio sia tutto chiaro. – Spiega Alessio Facchini, Referente Nazionale Unionbirrai Beer TastersDa lunedì si parte con questo percorso che segue il corso di primo livello, svolto solitamente nei locali. Ma questa volta tramite una piattaforma web. In ogni serata sarà presente un docente che farà lezione, andando a spiegare quello che è il suo argomento. Si degusteranno 4 birre per sera, quindi 40 birre in totale. Provenienti da 20 birrifici artigianali sparsi per l’Italia e affiliati ad Unionbirrai. Inoltre i ragazzi avranno l’opportunità di scrivere all’interno di una chat, che sarà l’interfaccia tra il pubblico e il docente”.

Il corso di degustazione Unionbirrai doveva svolgersi prima del 25 maggio, ma come spiega Facchini: “La data è stata posticipa di una settimana, per essere certi che i corrieri consegnassero in tutta Italia. Perché il numero d’iscrizione è stato talmente enorme, che i corrieri sono stati in difficoltà nel gestire tutte le consegne. In tre giorni abbiamo avuto una sessantina di iscritti! E per noi è una cosa inaspettata, in quanto ci sono tante persone restie ad avere un rapporto con un docente in un corso online. D’altra parte è vero che gli appassionati di birra sono ovunque, e molto spesso lontani dai locali dove vengono fatti i corsi. Questa è una delle cose che ha portato alle tante iscrizioni, ovvero la possibilità di farlo da casa, anche nei posti più impensabili!

Poi i nostri corsi sono veramente ben strutturati. Ogni corso ha il suo tutor, che oltre ad essere un docente è anche un consulente, con la garanzia che i corsisti arriveranno a fine corso con un minimo di formazione. E’ il loro appoggio, per qualsiasi nozione tecnica che non è stata ben capita durante la lezione, oppure un dubbio o una perplessità che può insorgere durante la settimana. Una cosa che in altri corsi non è sempre scontata!”

Ovviamente dopo il sold-out del corso di degustazione, la domanda è se ci saranno altri corsi strutturati in questo modo. Alessio Facchini riferisce: “Ci saranno altre iniziative in futuro. Ci prendiamo solo un senso di responsabilità, nei confronti dei corsisti. Ci prendiamo il tempo di fare le prime tre lezioni e decidere il quando e il come, per prendere bene la misura al corso. Noi abbiamo pensato veramente di fare un corso molto completo, ma può succedere come ogni prima volta che ci siano dei piccoli imprevisti. Quindi dopo la terza lezione se andrà tutto bene, magari ci prenderemo qualche altra settimana per fare eventuali modifiche, dopodiché pubblicheremo le date che abbiamo già in mente per il nuovo corso”.

Per rimanere sempre aggiornati sui corsi di Unionbirrai e su tutte le altre attività dell’associazione, si potrà consultare il Sito e i canali social Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn e Telegram.

Buona birra a tutti.

Ala Pivot: La birra che fa canestro!

0

Lo sport e la birra sono da sempre un connubio vincente. Insieme creano quel legame con cui condividere gioie e dolori, attraverso un’emozione insita in ognuno di noi. Non fanno eccezione gli atleti, che nonostante gli allenamenti, vedono nella birra una vera e propria passione. Ne sa qualcosa Simone Flamini, noto cestista della Serie A di basket, che dopo il ritiro dal mondo agonistico si è dedicato all’universo della birra. In suo onore nasce Ala Pivot, la Double Dry Hopping IPA luppolata a freddo!

Simone Flamini
Simone Flamini

Simone Flamini, classe 82′ nato a Macerata, esordì nella serie A di Basket nel 1998 con la Victoria Libertas di Pesaro Urbino. Nel corso degli anni ha indossato molte maglie, ma gran parte della carriera l’ha giocata nella sua cara regione, le Marche!

Concluso il capitolo Basket, incomincia a scrivere nuove pagine nel mondo della birra diventando uno stimato Publican. Inizia da Pesaro, dove apre il TipoPub, per poi volare a Barcellona e dedicarsi al Pepita. In Spagna si presenta la splendida opportunità di diventare collaboratore del Criezo Brewing di Zaragoza, che porta l’ex cestista della Victoria Libertas a destreggiarsi tra luppoli e malti.

Dal Basket alla birra: come nasce questa passione?

Abbiamo voluto chiedere all’ex cestista di Serie A, Simone Flamini, come inizia la sua avventura nel mondo della birra, che afferma: “Ho fatto il professionista per tanti anni. Nel tempo libero ho sviluppato molte passioni, tra cui il mangiar bene e il ber bene! Ero a Roma e sono finito al noto pub di Trastevere ‘Ma che siete venuti a fa’‘. Li ho provato la Tipopils e sono rimasto scioccato. Da qui è iniziata la passione! Era una birra stupenda, ‘croccante’, buonissima. Dopo quell’assaggio, sono riuscito a coinvolgere il mio socio attuale nell’aprire qualcosa a fine carriera, e così nacque il TipoPub a Pesaro.

Da Pesaro, visto il successo e considerando che non avevo mai fatto un’esperienza fuori con la pallacanestro, ho voluto provare con la birra. Allora penso alla Spagna, dove la birra era e continua ad essere in crescita. In particolare penso a Barcellona, una città dove andavo spesso e che mi piace molto. Così abbiamo trovato un locale e ci siamo imbattuti in questa avventura fantastica e pesantissima, ma comunque stupenda! Da li abbiamo conosciuto tanta gente, tra cui i ragazzi del birrificio Criezo di Zaragoza. Un progetto nato da due anni, che ha visto da poco l’apertura del Brewpub, uno dei locali più grandi di Spagna”.

Ala Pivot
Ala Pivot

I risultati e le soddisfazioni hanno sicuramente segnato la vita di Flamini, il quale ha visto nella birra un’altra entusiasmante avventura. Ma tra i tanti successi sportivi e birrai, la birra che unisse la cultura spagnola a quella italiana fatta in suo onore, mancava! Così dalla collaborazione con MC-77 (Birrificio artigianale di Caccamo, premiato a l’ultima edizione di “Birraio dell’Anno”) e Cierzo Brewing, nasce Ala Pivot.

L’Ala Pivot, acquistabile al link, è una DDH (double dry hopping) IPA di 7,5 gradi dal profilo fruttato, grazie ad una particolare combinazione di luppoli e lievito. Il luppolo è il protagonista di tutta la bevuta, dall’aroma iniziale all’amaro finale, sorretto inoltre da un corpo morbido. Attraverso l’etichetta che veste l’Ala Pivot è omaggiato Simone Flamini, anello di congiunzione tra il birrificio MC-77 e Cierzo Brewing.

Come spunta l’idea di questa birra?

Abbiamo voluto sapere come nasce l’idea tra i due birrifici, e Flamini puntualizza: “Io sono molto legato alla mia terra, le Marche. La trovo una regione bellissima, troppo poco conosciuta ma stupenda. Collina, mare e montagna a due passi, con tanta bella gente! Conoscevo i ragazzi dell’MC-77, che hanno il birrificio giusto nel lago dove andavo da piccolo con la mia famiglia. Li conoscevo anche perché lavoravo con le loro birre, al TipoPub di Pesaro, e mi erano piaciuti molto. Lavorano sodo, Matteo e Cecilia, e hanno una bella artigianalità!

Così, nonostante al Cierzo stanno uscendo delle buone cose e abbiamo un mastro birraio che non ha iniziato ieri a fare birra, abbiamo pensato di fare una collaborazione. Siamo andati ad agosto e ho fatto conoscere uno degli incaricati dell’MC-77, e poi siamo ritornati a febbraio giusto prima che succedesse il caos! Abbiamo passato una settimana bellissima, con i festival e col richiamo alla pallacanestro, molto sentito nella città di Pesaro Urbino”.

Ala Pivot: come mai un nome così particolare?

“Gli spagnoli cercavano una parola che si potesse capire sia in castigliano che in italiano – commenta Flamini – ma volevano associarla a me, senza che io dicessi niente! Matteo e Cecilia, non conoscono molto la pallacanestro, e non sapevano che io fossi stato giocatore. Gli spagnoli invece, un po’ più fan, hanno dato il nome che rispecchia il mio ruolo nella pallacanestro.

I ragazzi di Macerata sono stati molto contenti dell’idea. Così per l’etichetta hanno preso spunto da Google, trovando la divisa che indossavo a Pesaro, la bianco-rossa, colori che rappresentano anche Macerata! Una bella cosa e secondo me è giusto che si spinga un po’, per far si che questa iniziativa diventanti l’opportunità di avvicinare quanta più gente allo sport e alla birra.

Il commento di Flamini, si conclude con la speranza che l’Ala Pivot possa arrivare a tutte le persone che ha incontrato durante la sua carriera da cestista. In particolare si augura, che tutte queste persone possano spendere una parola per accrescere il legame che unisce birra e sport. Un connubio speciale che dovrebbe estendersi incondizionatamente a tutti gli sport.

Grazie a Simone Flamini per la sua disponibilità!

Buona birra a tutti.

Unaghost. La piattaforma che vende birra per l’arte!

0

Da circa due mesi, di cose ne sono successe tante. Forse troppe! Ma tra le notizie tristi, che hanno segnato un periodo di grande incertezza globale, ne spunta qualcuna che vira su argomenti decisamente più confortanti. Nasce il nuovo shop Unaghost! La piattaforma online che promuove e vende la birra piemontese Ghost, prodotta dal birrificio Soralamà di Vaie (To) in collaborazione con Ghost Book. L’obiettivo è sostenere il progetto editoriale dell’Associazione Culturale Ghost, legato alla fotografia italiana d’autore e alle altre espressioni d’arte contemporanea.

Quando la birra incontra l’arte!

unaghost
Birra Ghost India Pale Lager

La Ghost è una birra chiara, prodotta con l’impiego di lieviti a bassa fermentazione, che strizza l’occhio alle IPA americane. L’utilizzo di questi lieviti, tipici delle birre lager, delineano maggiormente i toni tropicali e agrumati del luppolo Citra, utilizzato anche in fase di dry hopping. La schiuma risulta essere bianca e persistente. Al palato, dopo l’esordio maltato, il luppolo prende il sopravvento regalando note complesse e armoniose. Il finale è secco e delicato.

La Ghost è una birra di alta qualità, che esprime la sua artigianalità con leggerezza e facilità di bevuta, caratteristiche in parte dovute all’utilizzo dell’acqua di montagna della Valle di Susa. Una fonte unica, un tempo usata per imbottigliare acqua minerale, situata ai piedi della Sacra di San Michele a Vaie, da cui il birrificio Soralamà attinge per le sue birre.

Etichetta 2019-2020 Birra Ghost
Etichetta 2019-2020 Birra Ghost

Ma oltre al gusto, il valore aggiunto di questa perla artigianale è nell’etichetta, che non nasconde la propaganda verso l’arte contemporanea. L’idea di Ghost è quella di affidare la realizzazione dell’etichetta della birra ad un artista. Ogni due anni sarà realizzata una nuova etichetta e le bottiglie di Ghost diventeranno oggetto da collezione.

L’etichetta del biennio 2019/20 è stata disegnata dall’artista parigino Lorenzo Eroticolor, noto come “The Aristocratic Motorcyclist”. L’opera realizzata dall’Aristocratico Motociclista, che veste la Ghost, potrà essere disponibile come poster in formato 45×65 cm (omaggio con un ordine di due confezioni da 24 bottiglie).

Inoltre la sensibilizzazione artistica che si respira su unaghost, continua attraverso una sezione del sito denominata Digital GAG (Ghost Art Gallery). Lo spazio dedicato sulla piattaforma online è una specie di galleria d’arte digitale, in cui vengono pubblicati periodicamente video dedicati agli artisti che collaborano col progetto.

Bere una birra può aiutare l’arte

Associazione Culturale Ghost
Associazione Culturale Ghost

Non è la prima volta che si crea un legame tra birra ed arte. Nel 1932 nacque in Belgio la Orval, la birra trappista più famosa al mondo, per finanziare i lavori di completamento dell’omonima Abbazia. Prendendo spunto dal passato, birra Ghost nasce per supportare la Ghost Book, un progetto editoriale sulla fotografia d’autore e di altri linguaggi d’arte contemporanea. Per ogni birra venduta su unaghost, 0,80 € saranno devoluti come donazione all’Associazione Culturale Ghost.

Per informazioni sulle attività e gli appuntamenti dell’Associazione Culturale Ghost, visitare il sito oppure i canali Facebook ed Instagram.

Buona birra a tutti

La dinamica di pub e birrerie prima della riapertura!

0

Dopo l’avvio della particolare fase 2, tra qualche giorno riapriranno anche quei locali che fino a questo momento sono stati serrati. A ricevere il via libera dal Governo ci sono anche pub e birrerie, che attraverso i dovuti protocolli di sicurezza, potranno rifocillare la sete “disperata” di tanti appassionati del boccale. La delicata riapertura, tanto sognata durante il lock down, è stata oggetto di particolari ipotesi, le quali essendo un misto tra fantascienza e realtà hanno destato non poca incertezza in gestori e clienti. Per dare una concreta soluzione al problema, l’Inail ha dato le disposizioni che dovranno garantire la sicurezza nei locali. Ma come in altre circostanze la teoria spesso differisce dalla pratica. E nonostante le buone intenzioni per limitare al minimo le possibilità di contagio da Covid-19, i gestori di pub e birrerie potrebbero avere ripercussioni sul loro delicato lavoro e sull’agognata riapertura.

Per avere un’idea chiara, sulle condizioni in cui si trova questo importante settore della filiera brassicola, abbiamo voluto dar voce a chi sta dietro al bancone e da anni accompagna il cliente verso la degustazione della birra. A tale proposito abbiamo coinvolto alcuni locali, geograficamente distanti, chiedendo loro di fare il punto sulla situazione con le necessità di chi vive la birra. Tra i gestori aderenti troviamo: “La Baita Mussoi” di Belluno, “Glenduff House irish pub” di Reggio Calabria e “Bulldog ale house – Birreria” di Cosenza.

Indice

  1. Cosa ne pensate delle regole imposte sulla riapertura dei pub?
  2. Avranno ripercussioni sul vostro lavoro?
  3. Saranno davvero utili?
  4. I clienti si potranno sentire al sicuro?
  5. L’anima del pub ruota attorno al bancone. Il rapporto col Publican, che aiuta nella scelta della birra, sarà come prima?
  6. Faresti modifiche alle disposizioni governative in merito?
  7. Considerazioni

Una domanda delicata, che incontra la voglia di ripartire all’applicazione dei protocolli di sicurezza. La Baita Mussoi afferma: “il pensiero che ho sulle regole imposte è quello di molti miei colleghi. Siamo a pochi giorni dalla riapertura ed ancora non abbiamo in mano un regolamento chiaro che ci possa aiutare a ripartire con più serenità.

Abbiamo sentito mille discussioni ma le linee guida sono molto molto restrittive, tanto che sentendo in giro, più di qualche attività non aprirà lunedì 18. Le spese saranno le solite… forse maggiori! Considerando gli aumenti che ci toccheranno con i d.p.i. e tutti i vari detergenti utili a farci lavorare in sicurezza”

Considerazione simile arriva anche dal Glenduff: “Condivido l’importanza del distanziamento sociale per esigenze sanitarie, però un’attività come la nostra che si basa sulla socialità è fortemente penalizzata sotto molti punti di vista. Noi ci siamo adeguati, abbiamo eliminato molti tavoli e tutti i posti al bancone, sanificato, acquistati prodotti e presidi di protezione individuale, sperando che la situazione attuale sia transitoria e possa essere seguita dal ritorno alla normalità”.

Naturalmente anche dal Bulldog ale house confermano le incertezze dei colleghi, precisando: “Per come abbiamo sempre vissuto il pub, non sono penalizzanti ma di più! Con ciò non voglio dire che non bisogna attenersi alle regole, che faranno sentire il cliente tranquillo e tutelato, ma alla lunga questo non può essere un modo di lavorare. Questo può essere solo un inizio per metterci nuovamente in moto.

Il take-away non serve, l’asporto fino ad un certo punto. Noi dobbiamo proporre il prodotto, dobbiamo parlare col cliente. Noi abbiamo bisogno del contatto col cliente, altrimenti sarebbe superfluo il nostro lavoro. Le birre devono essere proposte e spiegate. Questo è il nostro lavoro! Queste linee sono penalizzanti perché se è vero quello che si dice sulla distanza, diventa problematico.

In particolare per un piccolo locale significherebbe avere pochissime persone all’interno e questo comporterebbe buttare anni di sacrifici perché non ‘ce la si fa’! Per fortuna adesso con la bella stagione c’è la possibilità delle sedute all’esterno, ma è impossibile pensare di lavorare, pulire, sanificare e allo stesso tempo avere poco personale. Perché non possiamo permetterci l’aiuto dei nostri collaboratori”.

5ff864a91a8c14448e7f8e0c

Torna all’indice!

Avranno ripercussioni sul vostro lavoro?

La risposta ovviamente non lascia spazio alle immaginazioni. Da La Baita Mussoi dicono: “Avremo sicuramente ripercussioni. Il numero molto restrittivo di clienti per poter lavorare, avrà come primo impatto un calo importante degli incassi giornalieri. Senza scordare che tali ripercussioni oltre a toccare il publican, toccheranno anche le varie figure di collaboratori che in un pub ci lavorano. La diminuzione dei contratti di lavoro, sarà una conseguenza che per qualche tempo ci accompagnerà in giornate dove i titolari resteranno nei loro locali ancora più ore di prima”.

“Le ripercussioni sono devastanti – dicono dal Glenduffpersonale dimezzato, incassi dimezzati per non dire ridotti ad un quarto, tasse e spese di gestione che comunque restano da pagare. Noi cerchiamo di tenere duro per le nostre famiglie e per quelle dei nostri dipendenti, ma spesso abbiamo pensato di chiudere definitivamente. Ciò che ci fa andare avanti è sapere che molti dei nostri clienti aspettano con ansia la riapertura!

Il Bulldog ale house puntualizza: “Le ripercussioni si possono già quantificare! Si arriverà al 20-30% del fatturato medio. Questi mesi sono mesi importanti. La gente avrebbe avuto più voglia di uscire e bere birra, quindi per noi sono problemi! Le utenze vanno avanti, gli affitti ci sono, il credito d’imposta è un palliativo. Serve liquidità e se non la tieni ti indebiti? Tutto il settore è in crisi, ma dobbiamo essere positivi. Dobbiamo pensarlo per i sacrifici spesi. Non possiamo pensare che tutti i sacrifici fatti vadano buttati via in pochi mesi!”

Torna all’indice!

Saranno davvero utili?

Tra le titubanze dei diversi gestori, dal Bulldog ale house affermano: “chi non ha mai fatto questo lavoro, non può sapere la difficoltà nell’avere spazi ridotti e al tempo stesso poco personale. Ci sono tante cose che non possono andare! Bisogna tutelarsi, ma già il solo lavorare con mascherina e guanti in un locale che magari non può accendere l’aria condizionata, è un’impresa!

Potrebbero essere anche dicerie, ma in un locale con tante macchine che mandano calore è dura. Ovviamente la sanificazione e le altre precauzioni del caso devono essere fatte, ma con praticità lavorativa, altrimenti si rischia d’incombere in delle sanzioni!

Perché la cosa che ci fa più paura non sono tanto la sanificazione, ma le spese che ci hanno messo addosso in un momento in cui non stiamo lavorando. In un momento in cui non si lavora, si può chiedere ad un’attività che non ha guadagnato niente, di spendere soldi? Non dico che queste precauzioni non vanno attuate, ma aiutateci magari con contributi a fondo perduto. E’impensabile far gravare tutto e subito sulle nostre spalle ancora prima che l’attività riapra. Per noi le spese sono tante!”

Torna all’indice!

I clienti si potranno sentire al sicuro?

I clienti saranno sicuramente, ed ancora più di prima, messi nella condizione di poter usufruire dei nostri servizi. – Dicono da La Baita MussoiSentendosi più al sicuro, anche rispetto a pochi mesi fa, grazie alle maggiori attenzioni sulla sanificazione degli ambienti.

Dal Glenduff, precisano: “Mi sento di rassicurare i nostri clienti abituali e anche chi non ci conosce ancora, sulle nuove norme da seguire! Noi ci abbiamo messo tutto l’impegno possibile per rendere il Glenduff un posto sicuro per loro e per noi. Non sarà come prima ma almeno ci saremo. Sarà necessario prenotare e ma ci saremo già dalle ore 20.”

Anche dal Bulldog ale house massima attenzione per i clienti, che comunque dovranno riprendere la quotidianità: “Purtroppo ci dovremmo convivere con questo virus, dovremmo avere le dovute precauzioni ma bisognerà continuare a vivere. Anche psicologicamente dopo un lungo periodo a casa.

Dobbiamo tornare a vivere nei modi opportuni e non rimanere chiusi in eterno. Il virus purtroppo c’è e va tenuto sotto controllo, ammenoché non scoppi un’altra ondata di contagi. Ma fino a quando il ritorno alla normalità sarà possibile, bisognerà cercare di andare avanti e voltare pagina.

Attualmente col take-away non ci fanno lavorare sui tavoli, e la gente va a consumare sulle panchine pubbliche. Alla riapertura ci sarà più sicurezza nell’andare in un locale, che sulla panchina all’aperto. L’igiene e la sicurezza che ci saranno in un locale, sono di gran lunga superiori a qualsiasi luogo pubblico”.

Torna all’indice!

L’anima del pub ruota attorno al bancone, il rapporto col publican che aiuta nella scelta della birra sarà come prima?

Andranno riviste sicuramente le misure di vicinanza al cliente. – Precisano da La Baita MussoiLa mancanza al momento del bancone (fondamentale!!!) porterà via un po’ di magia, che si crea spesso quando ci si ferma al banco e magari si assaggia una nuova birra che il tuo publican ti descrive con sentimento. Ma sicuramente troveremo nuove metodi per coinvolgere la nostra clientela, e farli sentire parte di una ‘famiglia’!

Nessun dubbio per il Glenduff: “Anche se distanziati, manterremo vivo il rapporto col cliente, aiutandolo nelle scelte e consigliandolo. Così come facevamo prima!”

Un rapporto 50 e 50 per il Bulldog ale house, che precisa: “Come prima forse non proprio! La famosa chiacchiera al bancone o il rapporto tra publican e cliente sarà più difficile. Perché il bancone è il cuore del pub ma allo stesso tempo è il punto più ravvicinato col cliente. In questo ci sarà una barriera, ma ci sarà sempre gente che avrà voglia d’interagire, e questa è la forza che ci da la voglia di andare avanti ed investire.

A volte ad esempio porti una birra solo perché c’è quel cliente che te la chiede. Non voglio dire che questo rapporto sarà estromesso, ma il rapporto publican-cliente sarà più macchinoso. Sarà comunque dovere nostro provare a far sentire sicuri i clienti e farli tornare, perché la paura c’è!”

Torna all’indice!

Faresti modifiche alle disposizioni governative in merito?

La Baita Mussoi guarda anche oltre lo stato attuale: “Non ho titoli di studio per poter dire quali modifiche apporterei nel nuovo decreto che ci troveremo davanti. Certo da sognatore mi piacerebbe avere almeno la possibilità di usare i posti a sedere per intero. Magari senza persone in piedi, ma ci sarebbe la possibilità di avere almeno la metà delle persone e ricominciare con un po’ più di serenità. Prima della chiusura per qualche giorno avevamo già messo le distanze tra i tavoli, e non dico che si lavorasse a pieno, ma consentiva di fare almeno un lavoro discreto.

Allo stato attuale potremmo incassare molto meno della metà, e locali tipo il mio avrebbero un calo del 65% delle sedute. Troppe per pensare di ripartire fiduciosi fino in fondo! Fiducioso lo sono invece per i mesi che verranno. Questo tempo per me non è stato di lamentele solamente, ma anche di nuovi progetti importanti avviati e di ore di studio per poter sistemare al meglio anche la mia preparazione lavorativa! Tutto questo, credo diventerà un motivo per vedere al futuro con il sorriso”.

Per il Bulldog ale house invece, le disposizioni dovrebbero aggiustare un po’ il tiro: “Sicuramente modificherei la distanza. Già ad un metro sarebbe diverso, ma 4 metri sono folli. Così facendo, i piccoli locali che sono di 40-50 metri quadrati, sarebbero costretti a lavorare con 2 tavoli. Sarebbe come un fallimento pilotato! Purtroppo bisogna conviverci col virus, e fare il possibile per contenerlo, ma se ci viene chiesto di lavorare così è come se ci venisse chiesto di chiudere la saracinesca.

Oltre al distanziamento, che non può essere così estremo, si dovrebbe pensare anche alla sanificazione dei locali igenici dopo ogni utilizzo. E’ impensabile pulire dopo ogni persona che utilizza il bagno. Se ci sono 20 persone che bevono birra e che quindi usano il bagno, andremmo più a pulire che a servire birra! Chi ha scritto questo non ha fatto mai un lavoro del genere.

Magari si potrebbe pensare di pulirlo più volte al giorno, ma a queste condizioni ci vorrebbe del personale solo adibito ai servizi igienici. Anche le persone ad un tavolo. Se vengono 4 amici e hai un tavolo da 8, puoi non dargli la seduta insieme quando magari arrivano praticamente abbracciati? Se c’è un contagio è già in atto!

Anche per il termo-scanner che dovrebbe controllare la temperatura, in caso di problemi, puoi fermare tutto e avvisare chi di dovere? Naturalmente noi ci adegueremo alle disposizioni, però sono imposizioni troppo tassative. La birra è un piacere, e non puoi togliere la comodità nel berla. Bisogna adeguare le disposizioni a questo lavoro!”

Torna all’indice!

Considerazioni

Come premesso, in tante situazioni la teoria differisce dalla pratica. Nonostante la salvaguardia della salute, che dev’essere sempre al primo posto, si dovrebbe cercare di mettere in atto delle disposizioni che siano strettamente correlate al modus operandi della situazione. L’obiettivo è sicuramente contenere l’emergenza sanitaria in atto, ma anche ridare fiducia alle persone nel riprendere (in sicurezza) la propria quotidianità.

Ma la salvaguardia della salute non può discostarsi dal buon senso di ogni cittadino. Se da una parte lo Stato dovrebbe tutelare la salute comune, dall’altra ogni singolo individuo dovrebbe fare la propria piccola parte. La prevenzione non dev’essere pretesa solo da chi ci mette le tasche e investe i sogni di una vita! La cura e il giudizio sono prerogative che devono esserci ancor prima di andare al locale. Ma anche in questo caso, come in altre circostanze, rialzeremo la testa e brinderemo con gioia!

Buona birra a tutti.


Reggio Calabria e Provincia: la birra a domicilio per non uscire di casa!

0

Sono giorni difficili, in quanto bisogna rimanere a casa e limitare al minimo gli spostamenti. Inoltre la tanto attesa Fase 2, che poteva far pensare ad un ritorno alla normalità non è un “liberi tutti”. Anzi, è una delicata situazione da gestire con molta cautela. Sicuramente rimanere barricati non è semplice, ma tuttavia fattibile! Comunque tra le innumerevoli attività casalinghe (lascio libera l’immaginazione), potrebbe starci anche il bere buona birra e mangiare diversamente. Infatti la cara vecchia abitudine di andare a farsi una birra, un panino o una pizza, può continuare adattandosi ovviamente alle circostanze. Come? Semplice! Attraverso il servizio di consegna a domicilio e d’asporto per birra e cibo, organizzato nella città di Reggio Calabria e Provincia!

Per essere inseriti nella lista contattare tramite:

Grazie a chiunque vorrà contribuire!

FlashFood

Si tratta di una giovane start-up, che nasce con lo scopo di offrire agli utenti una serie di servizi legati al mondo del food e non solo. Grazie al sito, che raccoglie i migliori ristoranti, pub, birrerie e supermercati reggini, sarà possibile ordinare e farsi recapitare a casa cibo, bevande e spesa! Il tutto attraverso un semplice click da PC o smartphone. FlashFood attualmente opera sulle aree di Reggio Calabria, Villa S. Giovanni-Catona-Gallico-Scilla, Pellaro-Bocale-San Gregorio-Ravagnese.

logo flashfood

Tra i locali di Reggio Calabria, aderenti alla consegna a domicilio, ci sono le attività che da sempre hanno proposto la cultura della buona birra:

  • Birreria Birribasta (Area: Reggio Calabria)
  • Brew-pub Gli Sbronzi (Area: Reggio Calabria, Pellaro-Bocale-San Gregorio-Ravagnese)
  • Pizzeria/birreria Ciroma (Area: Reggio Calabria)
  • Lounge Pub Bridge (Area: Reggio Calabria, Pellaro-Bocale-San Gregorio-Ravagnese)
  • Pizzeria Lievito (Area: Reggio Calabria)
  • Pizzeria Mamas (Area: Reggio Calabria)
  • Pizzeria/Paninoteca KM 0 (Area: Villa S. Giovanni-Catona-Gallico-Scilla)
  • Ristorante/Pizzeria Bellitalia (Area: Pellaro-Bocale-San Gregorio-Ravagnese)
  • Pizzeria Acqua & Farina (Area: Pellaro-Bocale-San Gregorio-Ravagnese)

Altri locali a Reggio Calabria e Provincia (consegna a domicilio e d’asporto)

Per altre informazioni sulle attività che svolgono servizio di consegna a domicilio, sulla zona di Gioia Tauro, nasce il sito gioiaviva.it.

Buona birra a tutti.

C’è Fermento 2020. L’appuntamento è rinviato a dicembre!

0

Le dinamiche degli ultimi periodi hanno spinto le diverse manifestazioni a fare un passo indietro, rimandando l’organizzazione a giorni migliori. Naturalmente il mondo della birra, col suo grande richiamo al divertimento e alla convivialità, non è di certo escluso. Tant’è che l’edizione 2020 del famosissimo Oktoberfest è saltata! Una scelta saggia senza dubbio, che comunque lascia a bocca asciutta i tanti appassionati della buona birra. Ma per loro il divertimento è solo posticipato. Tra i vari eventi in programma che sono stati rimodulati, spunta C’è Fermento 2020.

C’è Fermento è la manifestazione organizzata dalla Fondazione Amleto Bertoni, che unisce qualità e convivialità in un’importante promozione verso il territorio (Terre del Monviso). Un luogo magico, che si caratterizza anche per la grande produzione di birra artigianale. Un appuntamento molto importante dunque, che nel 2019 ha richiamato in soli 4 giorni oltre 20.000 partecipanti.

C'è Fermento 2020
C’è Fermento

Tuttavia a causa dell’emergenza sanitaria, l’undicesima edizione del Salone della Birra Artigianale di qualità, che doveva svolgersi a Saluzzo dal 18 al 21 giugno, è rimandata a giugno 2021. Ma il 2020 potrebbe dare ancora spazio alla buona birra, con un appuntamento a dicembre! Per la versione invernale di C’è Fermento 2020, ci sarà un mini Salone dedicato alle particolari birre di Natale e ai birrifici del territorio. Uno spazio pensato sia alla conoscenza del mondo birrario artigianale, che allo shopping natalizio alternativo, gustoso e a km 0. La manifestazione sarà inoltre l’occasione per rivalutare le Antiche Scuderie di Saluzzo, e annunciare le date dell’edizione 2021, nonché la selezione dei birrifici e delle cucine che parteciperanno!

Oggi, purtroppo, siamo costretti a pensare a fine giugno, dal 18 al 21 la data tanto attesa, senza il nostro Salone” commenta Carlotta Giordano, Presidente della Fondazione Amleto Bertoni. “La certezza di non poter realizzare la manifestazione con le caratteristiche vincenti con cui è sempre stata pensata, la consapevolezza che sarà ancora lungo e articolato il percorso di normalizzazione della nostra socialità, ci costringe a malincuore ad annullare. Ma, come già per altri importanti nostri eventi, vogliamo rimodulare il nostro calendario ed essere pronti ad un prossimo ritorno all’incontro. Lo faremo a piccoli passi, lo faremo seguendo al meglio le indicazioni governative e sanitarie”.

Un pensiero particolare va a tutti coloro che negli anni hanno creduto nella rassegna, decretandone il successo. “Vogliamo ringraziare di cuore i numerosissimi birrifici e le cucine di strada che hanno inviato la propria candidatura per il Salone 2020” conclude Carlotta Giordano.

Le candidature di partecipazione inviate per l’appuntamento estivo, rimangono valide per la prossima edizione.

Per info: SitoFacebookInstagram.

Buona birra a tutti

VirtuAle Pub: la community per tutti gli amanti della birra

0

Il ritorno alla normalità manca davvero tanto. Passeggiare, prendersi un caffè o bere una birra al pub, sono azioni che questo virus ha spazzato via brutalmente e che piano piano stiamo cercando con le unghie e con i denti di riprendere. Va detto però che il periodo del lock down, nonostante i gravi problemi economici che ha provocato, è stato la culla di tante iniziative interessanti. In questo il mondo della birra è stato particolarmente attivo! Nascono infatti tante idee per riprendere in mano l’economia birraia, ma emergono anche parecchie attività ricreative per far dimenticare agli italiani la convivialità che ruota attorno alla sfera brassicola. Tra le diverse attività spunta VirtuAle Pub, un progetto che permette agli amanti della birra d’incontrarsi virtualmente e fare due chiacchiere sul mondo birraio, proprio come sarebbe avvenuto al bancone di un pub.

Tra le menti di questa community, insieme a Igor Picozzi gestore de “La Baita Mussoi” a Belluno, c’è il noto Federico M. Liperini (alias Bass), fondatore del VirtuAle Pub e Beer Ambassador, che gentilmente ha deciso di rispondere alle nostre domande.

Federico M. Liperini (alias Bass)
Federico M. Liperini (alias Bass)

Come nasce la vostra iniziativa?

Nasce da un’idea di Igor Picozzi, publican de La Baita Mussoi di Belluno, durante questa sciagurata pandemia che ha visto l’Italia bloccarsi. La sua idea era quella di creare un grande pub virtuale, per potersi ritrovare e parlare come se fossimo in un vero pub, in un momento in cui la socialità e la socializzazione, veri punti di forza dei pub di tutto il mondo, sono venuti a mancare. Essendo molto amici, me ne parlò subito… e il giorno dopo abbiamo cominciato a costruire il progetto: una comunità di pub, per parlare a una grande comunità di amanti della birra. Come è scritto nel logo “PUB AND BEER LOVERS COMMUNITY”. Igor me ne parlò il giorno 11 marzo. Il 27 aprile abbiamo lanciato il VirtuAlePub con la prima diretta. Il 18 maggio saremo presenti ogni giorno in varie forme.

Che messaggio volete dare a chi partecipa alle vostre dirette?

Come ho detto, saremo presenti in varie forme, non solo con le dirette. Anche molti articoli e contributi che pubblicheremo dal 18 maggio in poi, quando il piano editoriale vero e proprio sarà lanciato. Noi abbiamo un solo messaggio: amiamo la birra, viviamo la birra, lavoriamo con e per la birra, quindi vogliamo parlare di birra senza bandiere, senza pregiudizi ma soprattutto senza polemiche e scelte di campo. Le birre sono buone tutte, infatti amiamo chiudere le nostre dirette dicendo “RIMANETE CONNESSI PERCHÉ NE BERREMO DELLE BELLE!

Cosa ne pensate della birra artigianale italiana e l’approccio degli italiani verso questa “nuova” cultura?

Per noi non esiste la “cultura artigianale” così come non esiste la “cultura industriale”, anche se è più appropriato parlare di microbirrifici e macrobirrifici. Le classificazioni preferiamo lasciarle a chi fa business, noi siamo qui per amore e passione. Per noi del VirtuAle Pub esiste una sola cultura: la cultura della birra, in tutte le sue forme. E di questo noi vogliamo parlare. Parleremo del microbirrificio come del macrobirrificio, con la stessa intensità e passione.

Volete dare qualche anteprima per le prossime dirette?

Le dirette di questa settimana completeranno il percorso di presentazione dei publican e dei pub che fanno parte del network. Oggi ci sono 14 pub con relativi publican, ma presto cresceremo. Abbiamo degli obiettivi e della ambizioni importanti. Dal 18 maggio, giorno in cui lanceremo il piano editoriale, ci divertiremo a scrivere di birra, raccontare storie di birra e di mastri birrai, parlare di birra in diretta con personaggi di spicco del mondo birrario italiano… e non solo. Mi fermo qua, non voglio anticipare troppo. Come ho detto sopra… RIMANETE CONNESSI PERCHÉ’ NE BERREMO DELLE BELLE!

Una volta che questa situazione finirà (speriamo presto) la vostra iniziativa avrà seguito?

E’ vero abbiamo iniziato in un momento di “lock down” per usare il termine molto di moda oggi, ovvero chiusura forzata. Ma abbiamo obiettivi e ambizioni che guardano molto nel lungo periodo. Noi ci saremo anche dopo, perché la famiglia si allargherà. Anzi se mi permetti vorrei fare un appello. Se hai un pub e ritieni di essere un publican di un certo tipo e ti va di partecipare a questa follia, contattaci… le nostre porte sono aperte e siamo pronti a farti salire a bordo. Però dovrai avere queste caratteristiche:

  1. amare la birra in modo sviscerato;
  2. rispettarla nella sua identità di prodotto con attenzione e cura del servizio;
  3. essere folle come noi;
  4. aver voglia di divertirsi con chi come te condivide questo lavoro e passione;
  5. essere folle come noi. Come? Il quinto punto e il terzo punto coincidono? Eh beh… si vede che sono importanti allora! RIMANETE CONNESSI PERCHÉ’ NE BERREMO DELLE BELLE!  

Considerazioni

Un errore, forse troppo comune quando si parla di birra, è l’approccio snobbistico che si ha di fronte a tante birre che magari si discostano dall’artigianalità, nonostante la loro indubbia bontà. Tra le parole di “Bass” esiste un grande rispetto per tutta la birra, qualunque essa sia! Sicuramente un grande insegnamento, per nulla scontato, da chi la birra la conosce come le sue tasche.

Nel ringraziare Federico M. Liperini (alias Bass), per la sua infinita disponibilità, e tutto lo staff che ruota intorno a questa grande iniziativa, non resta che darci appuntamento al Pub VirtuAle e berne delle belle!

Buona birra a tutti.

Milano: folla e birra sui Navigli, scatta la polemica!

0

Solo qualche settimana fa il paese era completamente serrato a causa del Coronavirus. Il provvedimento ha portato inevitabilmente al blocco dell’economia, gravando sul lavoro autonomo e dipendente. Dopo la quarantena obbligatoria, i provvedimenti governativi hanno concesso una lenta ripartenza dell’Italia attraverso la cosiddetta Fase 2. In questo particolare step dell’emergenza sanitaria alcuni esercenti sono stati autorizzati alla cauta ripresa dell’attività commerciale, mentre altri (tra cui pub, bar e ristoranti) dovranno attendere il “decreto Ripartenza” che darà l’ok il prossimo 18 maggio. Anche in questo caso, il provvedimento è strettamente legato all’indice di contagio regionale e all’osservanza delle norme di sicurezza obbligatorie. Tuttavia nonostante le varie misure di sicurezza, l’attenzione e la prudenza di ogni cittadino è la costante che non dovrebbe mai mancare. Eppure qualche giorno fa a Milano, una delle zone più colpite dal Covid19, migliaia di persone hanno preso d’assalto i Navigli.

La Folla sui Navigli di Milano

Succede il 7 maggio durante l’ora dell’aperitivo, in cui una folla di gente torna a popolare uno dei luoghi più movimentati di Milano. La voglia dei giovani di tornare alla movida è tanta. Ma se da una parte dopo la quarantena è comprensibile, dall’altra incontra la polemica per l’inosservanza degli obblighi minimi di sicurezza. Infatti sono tantissimi i video dei media nazionali, che riprendono migliaia di ragazzi noncuranti del distanziamento sociale e senza mascherina.

Oltre alla folla sui Navigli di Milano, gli occhi delle telecamere cadono anche sul particolare Pub su ruote del birrificio milanese PicoBrew. La presenza del Pub Itinerante sui Navigli ha creato non pochi dibattiti tra i social, che hanno spinto il PicoBrew a replicare sulla pagina Facebook.

picobrew
PicoBrew – Pub Itinerante

“Come tutte le piccole attività, siamo stati duramente colpiti dal (giusto) lock down che tutti abbiamo vissuto da febbraio. – Spiegano dal PicoBrew – Abbiamo quindi riaperto perché ne abbiamo bisogno, e perché le regole ci permettono di farlo. Abbiamo riaperto rispettando le norme, tanto che, le autorità preposte sono venute a più riprese a controllare la situazione e non hanno rilevato nulla di irregolare da parte nostra e intorno al carretto.

Ieri (riferito al 7 maggio) era la prima volta dopo due mesi che uscivamo sul Naviglio e probabilmente avremmo potuto essere più bravi a far presente a qualcuno dei nostri clienti che si doveva essere più responsabili, e di questo ci scusiamo.

Tuttavia, non possiamo prenderci noi l’incarico di far rispettare le norme di sicurezza a tutti i singoli privati che passano sul Naviglio. La nostra responsabilità si ferma ai nostri clienti fino a un numero ragionevole di metri di distanza dal nostro Pub Itinerante. Vedere scene di ragazzi che si abbracciano, noncuranti di poter diventare veicolo di contagio ed essere quindi pericolosi per la società intera, fa arrabbiare non poco anche noi.

Vogliamo anche mettere in chiaro che per tutta la durata del servizio, abbiamo indossato i dispositivi di protezione e rispettato le norme di sicurezza. Approfittando del fatto di avere le ruote, nei momenti di maggior assembramento ci siamo spostati, 5 volte in 5 ore, di almeno 100 metri dal punto in cui stavamo operando, proprio per dare il buon esempio.

Ci dispiace essere coinvolti, nostro malgrado, in un caso che può farci passare da irresponsabili. Ma abbiamo agito nei limiti consentiti dal decreto. Quello che pensiamo di poter fare è esortare tutti, in primis quella comunità così affettuosa di clienti, che nel tempo è stata la nostra più grande forza, ad aiutarci a comunicare che è possibile affrontare la fase 2 con creatività e responsabilità. Rispettando le prescrizioni, perché si possa progredire nella lotta al Covid e nella ripartenza del Paese.

Detto ciò, – precisano dal PicoBrew – siccome ci reputiamo persone responsabili, oggi e fino a quando ci sarà permesso dalla legge, apriremo il Pub Itinerante, sempre rispettando le norme di sicurezza. Ma non andremo sui Navigli, zona che effettivamente è a maggior rischio di assembramenti. Gireremo per altre zone della città”. Il PicoBrew conclude il comunicato precisando che continuerà a dare il proprio contributo attraverso le consegne a domicilio, nel pieno rispetto delle regole!

Conclusioni

L’originalità di questa trovata, che trasforma la birra artigianale in “ambulante”, mette in condizioni il PicoBrew di ripartire prima di ad altri locali. Tuttavia gli esercenti hanno l’obbligo di pretendere il rispetto delle regole, anche da parte di quella porzione di clienti che non lo fa. In quanto l’episodio sui Navigli di Milano è l’effetto di ciò che stiamo vivendo.

La gente vuole uscire di casa e desidera tornare alla normalità. Ma bisogna comprendere che per arrivare alla quotidianità di un tempo, è necessario prestare più attenzione di prima. Il Covid19 non è stato debellato. E’ sempre li in agguato e tocca ad ognuno di noi, nel nostro piccolo, dare un contributo.

Buona birra a tutti.

La catena del freddo. Un dettaglio che fa la differenza!

La birra artigianale è un prodotto d’élite, che c’entra ben poco con la birra industriale. L’artigianalità la rende davvero speciale, e gli effetti di tale caratteristica non si ripercuotono solo sul gusto ma anche sul modo in cui va trattata. Contrariamente a quanto si pensa, le attenzioni per degustare una buona birra non iniziano dal bicchiere. Il dettaglio che fa la differenza coinvolge tutta la sequenza di produzione, fino alla cura con cui si matura e si conserva la bevanda. Infatti in ambito brassicolo capita spesso di sentire parlare di catena del freddo. Ma in cosa consiste e quanto è davvero importante per mantenere inalterate le qualità organolettiche della birra artigianale? Per rispondere a questa domanda è bene andare per gradi.

Il Segreto è il Freddo!

La conservazione del cibo è stata fin da sempre un’esigenza, che ha spinto l’uomo a studiare diversi stratagemmi. Ma nonostante i vari tentativi, gli elementi naturali (neve e ghiaccio) sono stati per secoli gli unici strumenti di conservazione della freschezza degli alimenti. L’intuizione spinse le civiltà del passato ad utilizzare dei rifugi riempiti con neve e ghiaccio, e adibirli successivamente a magazzini per la conservazione prolungata del cibo.

Oggi come un tempo, la bassa temperatura rimane il miglior metodo di conservazione degli alimenti, grazie all’azione microbiostatica del freddo. In sostanza il freddo agisce sulle funzioni vitali dei microrganismi presenti nell’alimento, arrestando o rallentando le reazioni di tipo degradativo (decomposizione, ammuffimento, ossidazione, irrancidimento, acidificazione) provocate da processi biologici, chimici e fisici. In questo modo, in relazione al tipo di alimento, le proprietà nutrizionali e organolettiche sono conservate più a lungo.

scaffali birra al supermercato

Tuttavia lo sviluppo del settore alimentare ha portato all’utilizzo di altri metodi di conservazione, che rendono possibile il mantenimento prolungato del cibo anche senza l’impiego del freddo. Basti pensare al latte a lunga conservazione oppure ai succhi di frutta! Ma nonostante la durata minore e il prezzo maggiore, rispetto ad un alimento a lunga conservazione, si preferisce sempre un prodotto fresco e possibilmente non “trattato”. Questo approccio fondamentalmente si ha anche tra birra artigianale e industriale. Ma il freddo che correlazione può avere con la birra, visto che nella stragrande maggioranza dei casi si trovano bottiglie sugli scaffali a temperatura ambiente? Per comprendere a fondo il legame bisogna fare un passo indietro.

Un po’ di storia…

La birra è una bevanda antichissima, prodotta già ai tempi di Sumeri, Babilonesi ed Egizi. Le fermentazioni che caratterizzavano queste birre, avvenendo principalmente a temperatura ambiente, erano innescate da lieviti selvaggi. Essendo birre già contaminate da una svariata quantità di microrganismi, in poco tempo cominciavano ad acidificarsi producendo sensazioni organolettiche del tutto sgradevoli.

Col passare dei secoli le tecniche di birrificazione si ammodernarono, andando a produrre una bevanda gradualmente migliore e più stabile. Si andarono a valutare le stagioni di produzione, e s’iniziò ad utilizzare ingredienti più ricercati. Inoltre grazie all’editto medievale sulla purezza si sostituì il primitivo gruit (miscuglio di erbe) con l’attuale luppolo. Il lievito non era stato scoperto. Ma col passare del tempo, tramite un’auto-selezione naturale, divenne un ceppo più defilato e maggiormente controllabile.

Il rovescio della medaglia

Fino a questo punto le fermentazioni erano avviate ad una temperatura piuttosto alta. Ma una legge del 1539 vietò, in Baviera, di produrre birra nei mesi estivi a causa di possibili incendi provocati dalle caldaie. Questo spinse i birrai bavaresi dell’epoca a produrre birra a temperature più basse.

Con stupore i mastri birrai scoprirono che la bassa temperatura rallentava l’attività del lievito, il quale impiegava più tempo nella conclusione della fermentazione. Ma il freddo interferiva anche su altri microrganismi contaminati del mosto, i quali non riuscendo a svolgere la propria azione garantivano birre con meno difetti e maggiormente equilibrate.

Louis Pasteur
Louis Pasteur

Grazie alla legge del 1539 si comprese come il freddo riuscisse a conservare meglio la birra, mantenendo così aromi e sapori inalterati per un lungo periodo, senza che questa andasse a male.

La peculiarità riscosse subito parecchio successo, al punto che i consumatori preferirono questo tipo di birre a quelle fermentate a temperature più alte. Questa serie fortuita di coincidenze è stato il primo esordio della catena del freddo nella birra artigianale!

La svolta di Pasteur

Tra il 1876 e il 1888, lo studio di Louis Pasteur ed Emil Christian Hansen chiarì il ruolo dei microrganismi nella fermentazione, portando all’isolamento dei ceppi di lievito nella birra. Il lavoro di Pasteur e Hansen semplificò il processo di birrificazione, con la coltivazione dei diversi ceppi di lievito in laboratorio. Si avviarono pratiche di sanificazione sull’attrezzatura utilizzata durante la produzione di birra, che ridussero notevolmente i rischi di contaminazione e resero le fermentazioni gestibili e più sicure.

Sempre grazie a Pasteur fu introdotta la pastorizzazione, un processo termico che riduce la carica microbica dell’alimento. Questa tecnica influì notevolmente su qualsiasi alimento e in particolare sulla birra. Quest’ultima nonostante la perdita qualitativa, poteva essere fermentata e conservata al caldo senza che i microrganismi contaminanti influissero più di tanto sulle caratteristiche organolettiche. Ed ecco che le birre, industriali e pastorizzate, arrivano sugli scaffali a temperatura ambiente dei supermercati.

La Catena del Freddo nella Birra Artigianale

Da qualche tempo le birre artigianali sono diventate una realtà, che hanno dato l’input a bevande non filtrate e non pastorizzate. Essendo birre che conservano una certa “genuinità”, necessitano obbligatoriamente di alcune attenzioni per garantirne la qualità.

5ff864a91a8c14448e7f8e0c

Rispetto alle birre industriali, quelle artigianali soffrono particolarmente il caldo, che ne deteriora l’evoluzione del profilo organolettico. Infatti nonostante la struttura microbiologica sia stabile, la birra artigianale andrebbe conservata sempre in frigo. Tuttavia sono pochi i negozianti che conservano queste bottiglie ad una giusta temperatura, nonostante ci siano birre più sensibili al calore rispetto ad altre.

La curva della maturazione

Il caldo velocizza le reazioni microbiche mentre il freddo le rallenta. Ma l’effetto che svolge su ogni alimento è differente. Nella birra avviene la stessa cosa! Quando la birra termina la fase di fermentazione, inizia quella di maturazione con l’evoluzione di una serie di reazioni chimiche che ne variano (più o meno rapidamente) il profilo organolettico.

Alcune di queste reazioni sviluppano effetti positivi (come gli aromi dell’alcol, tipici in alcuni stili), mentre altre sono del tutto negative. Infatti ogni birra segue un andamento di maturazione che all’inizio migliora (i sapori si uniformano, i sentori si affinano), ma una volta superato il picco di maturazione la bevanda si degrada fino a quando i difetti sovrastano le note positive.

aroma birra

La degradazione della birra avviene perché alcuni ingredienti, come il luppolo, subiscono gli effetti del tempo. Di conseguenza nelle birre particolarmente luppolate, la maturazione avviene dopo qualche mese dall’imbottigliamento. L’unico sistema che permette di “giocare” con la linea temporale, posticipando la degradazione, è il freddo. Di conseguenza bisognerà conservare la birra al fresco. Stessa cosa avviene con le birre con aromi più delicati. Se tenute al caldo, gli effetti negativi della degradazione sovrasteranno le note positive e raffinate di malto e luppolo.

Gli effetti della conservazione

Tra gli effetti più rilevanti di una cattiva maturazione e conservazione della birra, si possono riconoscere: odori di cartone bagnato, riduzione aromatica del luppolo e la mutazione dei sentori delicati e strutturati del malto. Di conseguenza, per quanto i birrai cerchino di creare un prodotto microbiologicamente (senza contaminanti) e strutturalmente (riduzione di elementi che favoriscano le reazioni d’invecchiamento) stabile, la birra rimane una bevanda delicata che purtroppo è soggetta ai processi temporali. Inoltre l’alta percentuale d’ingredienti sensibili come il luppolo (IPA), oppure la particolare struttura organolettica di certi stili, rendono alcune birre più delicate di altre.

Quindi partendo dalla distribuzione al consumatore finale, se non vengono rispettati i criteri della catena del freddo, le attenzioni del birraio applicate della produzione fino alla maturazione della birra saranno rese inutili. Ma la refrigerazione implica dei costi aggiuntivi e la logistica della distribuzione (stoccaggio ed esposizione) non è attrezzata per garantire una corretta applicazione della catena del freddo. Ecco perché ancora, particolarmente in Italia, è difficile trovare una birra artigianale al supermercato. Quindi via libera a pub e birrerie, in cui la birra artigianale è venerata e rispettata!

Buona birra a tutti.

Seguici sui Social

759FansLike
1,173FollowersFollow
337SubscribersSubscribe