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La birra ingrassa

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Si avvicina l’estate, e con l’arrivo della bella stagione le attenzioni sono tutte rivolte alla linea. La concentrazione si focalizza su ciò che si mangia e si beve, sugli addominali e sui glutei. Insomma si cerca di essere statuari, rinunciando a tutti quei piccoli piaceri culinari, che rendono la tavola un posto meraviglioso. Tra i vari cibi e le varie bevande, spunta la birra che non gode di molta fama tra gli alimenti light. Ma la birra ingrassa?

La birra ingrassa?

Fin da sempre, o da quando la moda ha definito Brad Pitt il modello da seguire (non me ne voglia Brad Pitt), la birra è considerata una bevanda vietata in qualsiasi dieta a basso contenuto calorico. Con la bella stagione, le diete bombardano ulteriormente le menti di tutti coloro che cercano l’ambita tartaruga addominale, portandoli a rinunciare anche ad un bicchiere di birra. Ma davvero la birra ingrassa?

“Non mi definisco un nutrizionista o dietologo, ma un semplice appassionato di birra, che nel corso degli anni è riuscito a farsi un po’ di cultura a riguardo. Gli ingredienti che compongono una birra sono fondamentalmente quattro: acqua, malto, luppolo e lievito. Tra questi ingredienti, il meno light è il malto che essendo un carboidrato, è una riserva di calorie. Ma non per questo dirò che la birra ingrassa, ma risponderò: DIPENDE!”

La birra è una bevanda che ha una gradazione alcolica. Essa è data dal complesso lavoro del lievito sugli zuccheri contenuti nel malto. Mediamente l’apporto calorico di una bottiglia di birra da 33 cl con bassa gradazione alcolica, è all’incirca di 150-200 kcal. Tenendo conto delle calorie contenute in una bottiglia, il vero problema non riguarda l’apporto calorico, ma si orienta sulla presenza alcolica.

L’alcol assunto in dosi eccessive è deleterio, rendendo difficoltoso lo smaltimento del grasso, con particolare riferimento a quello addominale.

Considerazioni

Sono un birraio non un nutrizionista o un dietologo, per cui mi limiterò dicendo e pensando fermamente che:

Bere birra in modo intelligente, non fa male e non fa ingrassare! Bere birra in modo irresponsabile senza un controllo, è pericoloso per la linea e per la salute!

Per cui bevete birra. Meglio se prodotta da voi, sorseggiando e assaporando i suoi aromi e sapori, ma che sia in modo responsabile! 😉

Buona birra a tutti

Come Aromatizzare la Birra? Metodi e consigli per non sbagliare!

Negli articoli precedenti si era accennato alla possibilità di aromatizzare la birra con dei particolari ingredienti. La birra ha già un suo aroma, derivante da tutte le materie prime utilizzate durante la cotta. Tuttavia il birraio o lo stile potrebbero prevedere l’aggiunta di un ulteriore complessità aromatica, attraverso l’impiego delle tanto amate spezie. Dunque come si fa ad aromatizzare la birra?

Indice

  1. Come aromatizzare la birra: i sistemi convenzionali
  2. L’aroma durante l’imbottigliamento
  3. La sanitizzazione dell’ingrediente aromatico
  4. Considerazioni

Come aromatizzare la birra: i sistemi convenzionali

luppolatura

Durante il processo di birrificazione, la parte aromatica attribuita dal luppolo, si costruisce tendenzialmente gli ultimi minuti della luppolatura. In questo delicato passaggio gli oli essenziali contenuti nel luppolo si trasferiranno al mosto, e considerando il tempo esiguo di bollitura questi ultimi non subiranno il processo di evaporazione.

Lo stesso principio si applica all’ingrediente aromatico aggiuntivo. Esso infatti verrà inserito durante gli ultimi 15 min. della luppolatura, così da imprimere con maggiore intensità il proprio aroma.

Oltre alla fase di luppolatura, l’aggiunta di determinate spezie può avvenire anche durante l’ammostamento. Si tratta comunque di spezie grossolane, come castagne o fave di cacao. Anche in questo caso l’aroma, attraverso il calore, sarà trasferito alla cotta donando di conseguenza tutti i suoi attributi.

Sacchetto Filtrante

Il calore, comunque, non è l’unico mezzo utilizzato per l’estrazione aromatica. Esiste infatti la possibilità di aromatizzare la birra in altri modi. Uno di questi è sicuramente il dry hopping.

L’aromatizzazione a freddo segue le stesse regole previste per il dry hopping classico, in quanto la spezia verrà lasciata a contatto col mosto dentro al fermentatore per un determinato periodo di tempo. In questo caso però è consigliabile sanitizzare l’ingrediente!

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L’aroma durante l’imbottigliamento

aroma durante l'imbottigliamento

Esiste infine la possibilità di aromatizzare la birra al momento dell’imbottigliamento, andando così a calibrare l’aroma da bottiglia a bottiglia. Per utilizzare questo sistema è sufficiente macerare la spezia (intera e non macinata) per una decina di giorni in un barattolo contenente dell’alcol (quello utilizzato per i liquori fatti in casa).

Durante quest’arco di tempo (preferibilmente al buio) tutti i profili aromatici saranno ceduti all’alcol. Successivamente il birraio, armato di siringa, potrà andare a dosare il composto nelle bottiglie. È consigliabile comunque non esagerare col dosaggio, per non avere un aroma troppo incisivo. Inoltre questo sistema, grazie all’alcol, darà qualche punto in più sulla gradazione della vostra birra.

La sanitizzazione dell’ingrediente aromatico

La sanitizzazione è molto importante per non incorrere in possibili infezioni. Nonostante il grado alcolico acquisito dalla birra dopo la prima fase di fermentazione, è consigliabile comunque eseguire la sanitizzazione sull’ingrediente.

Questa procedura, utilizzata principalmente per l’aromatizzazione a freddo, serve a scongiurare qualsiasi problema che potrebbe andare a deteriorare il mosto. Considerando però che l’ingrediente potrebbe assorbire i diversi prodotti sanitizzanti, è assolutamente vietato utilizzare prodotti chimici! 

Quindi come procedere alla sanitizzazione? Si può procedere in modi differenti, ma i più utilizzati sono il calore e l’alcol.

Pentola con chips
  • Per sanitizzare attraverso il calore, sconsiglio la bollitura dell’ingrediente, in quanto potrebbe perdere parte del suo profilo aromatico. È più opportuno invece utilizzare il forno, infornando per 10 minuti la spezia a 100 °C, oppure impiegare il metodo del bagno-maria.
  • Per sanitizzare attraverso l’alcol, consiglio d’impiegare un whisky o un alcolico che abbiano una gradazione elevata. Utilizzando questo sistema è sufficiente un barattolo con del whisky, dove lasciare in ammollo per un paio di giorni l’ingrediente. Una volta trascorso il periodo previsto, si potrà inserire il contenuto del barattolo dentro al fermentatore. Non preoccupatevi, l’aroma del whisky non influirà con la birra! Da notare però che non tutte le spezie possono subire questo trattamento, sopratutto se si tratta d’ingredienti in polvere. Altrimenti si rischia una poltiglia!

N.B.: Entrambi i metodi sono impiegati per l’utilizzo delle chips di legno, invito a fare clic sul link per approfondimenti sulla procedura.

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Considerazioni

A volte l’aroma della birra non segue uno stile predefinito, ma l’estro del birraio. L’aromatizzazione di questa bevanda, rappresenta per l’homebrewer un modo per personalizzare sempre di più la propria creazione, lasciando libero sfogo alla fantasia.

libro con occhiali

Ma proprio perché la produzione avviene in casa, diversi fattori non possono essere controllati, poiché non si hanno le giuste apparecchiature. Ricordo sempre che aromatizzare una birra è come fare una scommessa col gusto!

Nonostante ciò, l’arte casalingo-brassicola è un hobby che deve assolutamente regalare emozione e, quando si avrà la giusta esperienza, anche le meritate soddisfazioni. Detto questo, è giusto birrificare e sperimentare, ma solo dopo aver studiato! Gli errori non dovranno scoraggiare, ma saranno il trampolino di lancio per fare una birra sempre più buona.

Buona birra a tutti.

Gli ingredienti aromatici nella birra

Nella scorsa puntata si è trattato dell’aroma della birra. Un tema molto ampio che riveste una notevole importanza. L’aroma rappresenta l’anticipo di cosa riserverà la birra, e ciò determinerà di conseguenza la voglia di berla. Ma quali sono gli ingredienti aromatici nella birra?

Gli ingredienti aromatici nella birra

La birra è una bevanda che prevede pochi ingredienti, tutti essenziali! Oltre ai classici sentori derivanti da ingredienti quali malto, luppolo e lievito, esiste la possibilità di trovare venature aromatiche differenti. Tali note aromatiche derivano da ingredienti speciali aggiunti in ricetta. Il momento in cui avviene l’aggiunta, determina l’intensità aromatica, che può essere più o meno pronunciata.

La ricetta può contenere uno o più ingredienti adibiti all’aroma. Solitamente però si cerca di esaltare al massimo l’importanza aromatica, non utilizzando troppi ingredienti che potrebbero portare a un miscuglio di odori. Vale sempre la regola del mai esagerare!

Gli ingredienti a disposizione del birraio sono svariati. Anche se alcuni stili impongono l’utilizzo di determinati aromi, molto spesso l’estro del birraio prende il sopravvento. Vediamo nel dettaglio gli ingredienti più utilizzati e le loro proprietà.

Nelle righe sottostanti verranno citati stili come quello Blanche, Barley Wine, birre d’Abbazia, alcuni belga, e altri inglesi (clicca sui vari link per gli approfondimenti).

Bacche

Bacche di Ginepro: spezia che conferisce un aroma acre. Utilizzate spesso in stili Stout e Porter.

Bacche di Pepe Bianco: spezia che conferisce aromi delicati e leggermente pungenti. Utilizzate in stili Blanche e birre natalizie.

Bacche di Pepe Nero: spezia comune, che conferisce aromi tipici e pungenti. Si trova spesso in birre natalizie.

Bacche di Pepe Rosa: spezia che conferisce sapori amari e leggermente pungenti a cui si accostano aromi resinosi. Solitamente usati nello stile Blanche e birre natalizie.

Bacche di Pepe Verde: spezia simile al pepe bianco e nero,  con aromi più intensi ed erbacei. Utilizzate per lo stile Blanche e birre natalizie.

Bacche di Pepe Cubebe: spezia simile al pepe nero, che regala un sapore amaro e leggermente piccante. Trova il suo impiego nelle birre belghe.

Bacche di Pepe di Sichuan: spezia molto aromatica, che dona un sapore leggermente pungente e piccante, efficacemente contrastato dal suo aroma simile al limone. Trova il suo impiego in stili Blanche o birre natalizie.

Bacche di Mirtillo: non è una spezia ma si tratta di frutti di bosco. Le bacche di mirtillo possono essere di diverse varianti, che  donano alla birra un sapore acidulo, conferendo inoltre un colore leggermente ambrato. Utilizzato in birre da meditazione.

Radici

Radice di Liquirizia: spezia molto comune, che conferisce piacevoli aromi raffinati. Trova vasto utilizzo in stili Porter e Stout, ma può essere abbinata anche a birre scure. Oltre al profilo aromatico, aiuta la buona ritenuta della schiuma.

Radice d’Iris: è una spezia stravagante quanto pregiata, che conferisce profumati aromi floreali di viola. Molto spesso viene utilizzata per birre delicate che vogliono avere un tocco di aristocraticità.

Radice di Zenzero: si tratta di una spezia molto comune utilizzata anche in ambito brassicolo. Conferisce aromi e sapori pungenti che risultano agrumati con una forte similitudine al limone. Per la sua proprietà agrumata trova utilizzo in birre particolarmente beverine e rinfrescanti come le Blanche.

Radice di Genziana: spezia particolare che conferisce aromi floreali con richiami mielosi. Trova il suo impiego in birre da meditazione e natalizie.

Semi

Grue di Cacao o Fave di Cacao: spezia che conferisce aromi tostati e stuccosi. Solitamente utilizzati in birre scure, in stili Stout e Porter. Le Grue sono la parte pregiata della granella di cacao, invece le fave solitamente si fanno tostare e spellare, per poi essere frantumate.

Semi di Carvi: comunemente chiamato cumino dei campi, conferisce alla birra sapori pungenti e aromi simili all’anice e al finocchio. Inoltre possiede proprietà che stimolano l’apparato gastro-intestinale. Generalmente questa spezia viene usata per birre beverine, oppure per birre da meditazione.

Fave di Tonka: spezia particolare ed esotica. Dona alla birra un aroma erbaceo e vanigliato, a cui si lega un sentore leggero di tabacco e caramello. Apporta un sapore simile alle mandorle con sentori affumicati e speziati. Generalmente si usano in stili Chocolate Stout o Porter.

Coriandolo: spezia che conferisce aromi dolci con note agrumate simile al limone. Utilizzato per birre in stile Belgian Ale, Blanche  e Witbier.

Cardamomo: si tratta di una spezia particolare, che conferisce aromi e sapori piccanti con note fruttate. Per le sue proprietà trova utilizzo in stili Stout, Porter e Belgian Ale.

Fiori

Anice Stellato: conferisce sapori forti e decisi che assomigliano alla liquirizia. Inoltre possiede proprietà che stimolano l’apparato gastro-intestinale. Può essere utilizzato per stili Blanche, Tripple o per birre natalizie.

Fiori di Camomilla: spezia molto comune, utilizzata per fare infusi. In ambito brassicolo regala aromi delicati e floreali, particolarmente indicati per stili Blanche, Wit e Saison.

Altri ingredienti aromatici nella birra

Scorza d’Agrume: esistono diverse varianti. Si trovano scorze d’arancia dolce o amara, di mandarino, di limone o di bergamotto. Nonostante non si tratti esattamente di una spezia, le scorze sono utilizzate per donare alla birra il classico profumo agrumato di questi frutti. Trovano largo utilizzo negli stili Blanche, Tripple, birre d’Abbazia e natalizie.

Castagne Essiccate: non si tratta di una spezia, ma di un ingrediente aromatico che conferisce il gusto di castagna. Solitamente si utilizzano in birre chiare e ambrate. Inoltre intensificano il corpo e la schiuma che diventa più persistente.

Cannella: spezia molto comune, che conferisce il tipico aroma dolce e sottile alla birra. Di solito trova utilizzo in stili Tripple e birre natalizie.

Miele: il comunissimo miele, si rivela un ingrediente nobile che utilizzato nella birra apporta aromi delicati e dolci, che variano in base alla sua composizione. Si consiglia l’utilizzo di varietà con un aroma complesso e intenso, quali castagno (che apporta aromi gradevolmente amari) oppure d’arancio (che apporta aromi agrumati e floreali). Di solito trovano impiego in stili Blanche, Barley Wine e altre birre da meditazione.

Baccello di Vaniglia: spezia comune che trova impiego anche in ambito brassicolo, apportando aromi importanti e dolci. Per essere impiegata, solitamente viene privata del baccello utilizzando così solo i semi. Per le sue proprietà e l’aroma importante si associa bene a birre natalizie e da meditazione.

Conclusioni

L’aroma svolge un ruolo fondamentale, che deve intrigare prima ancora di gustare la birra. Tra stile e fantasia, il birraio ha molteplici spunti per diversificare la sua creazione, ma è bene non calcare troppo la mano. La scelta e l’aggiunta degli ingredienti aromatici nella birra va fatta con sapienza e responsabilità. Bisogna tenere sempre a mente, che la birra ha già il suo ingrediente aromatico, che è il luppolo. Ogni altro ingrediente rimane sempre un’aggiunta, che firma una scommessa col gusto finale della birra. La moderazione, lo studio e l’esperienza, sono gli unici mezzi per non incorrere in un miscuglio, che di birra ha solo un vago ricordo.

Buona birra a tutti

L’aroma della birra

Quando si beve una birra ci si aspetta, prima ancora di appoggiare il bicchiere alle labbra, di sentire il classico e scontato profumo maltato e luppolato. Ma l’intenditore, sa bene che l’aroma della birra è un aspetto che non può essere per niente sottovalutato e ancor meno scontato.

L’aroma della birra dipende da un’innumerevole serie di fattori, che coadiuvano alla definizione del carattere e dello stile che il birraio vuole proporre. Gli ingredienti principali quali malto, luppolo e lievito, di solito sono i responsabili dell’aroma. Ma a volte il birraio propone varianti che vanno a stravolgere la “naturalezza” che la birra stessa possiede. Non è raro infatti, che tra i vari ingredienti dietro l’etichetta di una birra, spunti l’intruso! Tra agrumi, radici, miele, frutti e spezie, sono infinite le combinazioni che il birraio può utilizzare nella sua cotta.

Ma non tutti gli aromi dipendono dall’estro del birraio. Molti stili, impongono l’utilizzo di aromi, per donare un tocco speciale e particolare alla birra. Basti pensare allo stile Blanche, che richiede tra i vari ingredienti, l’uso di scorze d’agrume. L’utilizzo di tale aroma, dona alle birre che appartengono a questo stile, ancora più freschezza e facilità di bevuta.
Ma lo stile Blanche non è l’unico a richiedere aromi aggiuntivi. Esistono molte varianti, come gli stili Fruit, che uniscono alle bollicine della birra, anche lo spirito della frutta.

Considerazioni

L’aroma della birra, è un argomento che apre molteplici strade, in cui un birraio può esprimere la propria fantasia. Nella fattispecie, fare birra in casa, da la possibilità di liberare le proprie idee creative. Ma è bene tenere a mente la solita regola: mai esagerare!
Nessuno vorrebbe bere un succo di frutta o una centrifuga di liquirizia al posto di una sana birra 😛

Nei prossimi articoli, approfondiremo l’ingredienti aromatico e come aromatizzare.

Buona birra a tutti

Come fare a recuperare il lievito

Nelle puntate addietro, si è trattato della possibilità di recuperare e riutilizzare il lievito di precedenti birrificazioni (clicca su link per approfondimento). Se dopo aver valutato i pro e i contro della tecnica, si è giunti a pensare che “ne vale la pena”, allora è bene cercare di capire come fare a recuperare il lievito nella birra.

Come fare a recuperare il lievito

Dalle tecniche di birrificazione alle modalità d’utilizzo dei vari ingredienti, esistono diverse teorie che accendono svariate questioni. Tra le varie questioni, milita anche quella del recupero dei lieviti. L’attenta valutazione e la voglia di fare della propria birra una specialità, fa balenare tra le menti brassicole anche l’idea di riutilizzare il lievito di una birra fatta in precedenza. Ma come fare per scongiurare tutti i rischi? Bisogna seguire alla lettera alcune indicazioni, che è bene tenere sempre a mente. Dalla raccolta, alla conservazione, fino al riutilizzo del lievito, è come stare in un campo minato. I rischi che potrebbero verificarsi, sono potenzialmente dannosi per la nuova birra.

La raccolta del lievito, è bene che sia effettuata dopo il secondo travaso. Avendo quest’accortezza, sul fondo del fermentatore ci saranno meno detriti. Prima della raccolta è importantissimo sanitizzare il contenitore in cui sarà riposto il lievito (meglio un barattolo di verto) . Bisogna sanitizzare tutto ciò che entrerà in contatto con il lievito!



La conservazione verrà effettuata in frigo. Alla giusta temperatura il lievito potrà essere conservato fino a sei mesi.

Il riutilizzo del lievito, va fatto con molta cautela. Prima di utilizzarlo è bene eseguire uno starter, almeno due giorni prima della cotta. Questo processo, oltre a far risvegliare correttamente il lievito dormiente, darà la possibilità di capire se sia ancora potenzialmente attivo.

Se il processo di risveglio avrà esito positivo, allora il lievito potrà essere riutilizzato tranquillamente. In caso contrario, meglio buttare via tutto!

Considerazioni

Nonostante i pareri discordanti e le varie paure, riutilizzare il lievito con le giuste precauzioni, è un metodo che funziona. Ma non bisogna dimenticare che comporta innumerevoli rischi d’infezione. In particolare se la vecchia cotta non è andata a buon fine. A tale proposito, è consigliabile verificare sempre la buona riuscita della cotta precedente, prima di utilizzare il lievito raccolto.

Buona birra a tutti

Il recupero dei lieviti

L’hobby di farsi la birra in casa, spinge ogni buon birraio a sperimentare nuove idee, per rendere sempre più casalinga la propria creazione. Dalla meccanica, all’idraulica, ogni homebrewer, cerca di personalizzare al massimo il proprio lavoro. Non fa eccezione l’ingrediente, dove il 90% dei casalingo brassicoli se avesse la possibilità, si attrezzerebbe per la coltivazione del malto e del luppolo. Per non parlare degli aspiranti chimici, che farebbero carte false per inventare il proprio ceppo di lievito, se solo avessero a disposizione un laboratorio. Ma esistono delle scorciatoie, con cui diversi homebrewers per risparmio oppure per mania casalinga, effettuano il recupero dei lieviti in precedenza utilizzati.

Il recupero dei lieviti

Il costo delle materie prime, sicuramente incide parecchio sul bilancio di una bottiglia di birra fatta in casa. Di conseguenza per questioni economiche, ma spesso per rendere ancora più esclusiva la propria birra, molti homebrewers, decidono di riutilizzare i lieviti delle birrificazioni precedenti.

È una tecnica che trova diversi pareri discordanti nel mondo brassicolo, principalmente perché comporta dei rischi. Ma è bene approfondire quest’argomento con i pro e i contro.

Pro del recupero dei lieviti:

  • Economico. Riutilizzare i lieviti di altre birrificazioni, sicuramente aiuta l’aspetto economico del fare birra in casa, in quanto il lievito ha un costo;
  • Organolettico. Da la possibilità di replicare parte del profilo organolettico della precedente birrificazione;
  • Velocità. Riutilizzare un lievito già relativamente sveglio, idratato e moltiplicato, velocizza la partenza della fermentazione successiva. Ovviamente anche in questo caso è bene considerare il tempo di conservazione, che non deve superare i sei mesi. Altrimenti si rischia l’effetto opposto!

Contro del recupero dei lieviti:

  • Rischioso. Nonostante il ritorno economico, riutilizzare il lievito delle precedenti birrificazioni, se non correttamente conservato, può portare a delle infezioni, rovinando la nuova cotta;
  • Miscuglio di odori e sapori. È vero che il recupero e il riutilizzo del lievito, contribuisce alla replica di alcuni profili organolettici, ma l’uso prolungato, potrebbe incidere negativamente sulla cotta. Questo succede perché la raccolta del lievito, (non avendo un laboratorio in cui è possibile isolare il solo ceppo) comprende anche i detriti delle birrificazioni precedenti. La mischia di più detriti, risalenti a più birrificazioni, potrebbe portare sapori e odori non desiderati sulla nuova cotta. È bene quindi non effettuare troppe cotte con lo stesso recupero di lievito;
  • Errata fermentazione. Sebbene utilizzare un lievito idratato e moltiplicato, velocizzi la partenza della fermentazione, superato il periodo massimo di conservazione, potrebbe ritardare se non addirittura fermare il processo stesso. È di estrema importanza non prolungare eccessivamente la conservazione (massimo sei mesi).

Considerazioni

La conservazione e il riutilizzo dei lieviti è una tecnica applicata da diversi casalingo-brassicoli, nonostante i vari pensieri oppositori. È una tecnica con delle regole ben precise, che se infrante potrebbero incidere in modo negativo sulla nuova cotta. Per cui è bene chiedersi: ne vale veramente la pena?

Buona birra a tutti

Founders Dirty Bastard

La birra ha molte vesti, alcune più tranquille e raffinate, altre più rudi e prepotenti. Ognuna nata con un carattere differente, che riserva svariate sfaccettature, con l’obiettivo di lasciare sempre il segno. Come la Founders Dirty Bastard.

Si ritorna a parlare del birrificio Founders Brewing Company, questa volta con una birra nuda e cruda, che apparentemente non lascia posto a sentimenti troppo smielati.

Ai sensi…

La Founders Dirty Bastard (letteralmente Sporco Bastardo), si presenta in modo arrogante già dal nome, che la dice lunga sul contenuto della bottiglia.
Vestita di rosso rubino con riflessi mogano, si accompagna ad un’abbondante schiuma color panna, finissima e mediamente persistente.
Al naso racchiude l’emblema della meditazione, rilasciando note passionali e dolci, che ricordano la frutta secca con particolari sentori di fico. Ma non tardano a farsi sentire profumi affumicati, che donando un tocco rustico ma allo stesso tempo profondo e importante.
Al gusto si rivela una birra pastosa nonostante abbia un corpo medio. La carbonazione, risultando leggera attribuisce pesantezza alla birra, creando l’illusione di avere tra le mani uno scotch. Sensazione confermata anche dai sapori dolci e di frutta secca, con sfumature di miele e prugna matura, che invitano con eleganza alla meditazione.
Ma l’anima Sporca e Bastrada esce fuori, dando una sveglia attraverso il complesso gioco di luppoli, che contrasta efficacemente la componente maltosa di questa scotch ale.

Considerazioni

La Founders Dirty Bastard è una birra particolare, appositamente creata con carattere e prepotenza. Non porta una gradazione elevatissima, si tratta solo (si fa per dire) di 8,5 % vol., che ben si rapporta al contesto offerto con gusto da questa birra. Presenta una componente maltosa imponente, contrastata efficacemente dal luppolo. Questa complessa struttura, rende la Founders Dirty Bastard equilibrata, pur conservando la sua indiscussa particolarità.

Abbinamenti

Per il suo stravagante equilibrio e la particolare struttura, questa birra si abbina perfettamente al dopo cena. Servita ad una temperatura di 10-12 °C, saprà esaltare al meglio il gusto della frutta secca o matura. Ma potrebbe essere accompagnata anche a dei dolci, come la classica crostata alla frutta.

Buona birra a tutti

Founders KBS

La passione per il mondo brassicolo, spinge alla continua ricerca di sapori e odori, che siano in grado di travolgere fin dal bicchiere, chi degusta una bottiglia di birra. Dal colore, alla schiuma, dai sentori, al gusto, una birra sa come deve farsi notare. Sicuramente una delle birre che non passa di certo inosservata è la Founders KBS.

Fiore all’occhiello del birrificio statunitense Founders Brewing Company, questa birra risiede tra le Imperial Stout più particolari e preziose in circolazione. Inizialmente brassata come edizione limitata, è entrata di prepotenza tra le produzioni ricorrenti, per il suo inconfondibile gusto e profilo aromatico.

Ai sensi…

La Founders KBS  (acronimo di Kentucky Breakfast Stout) è una birra incredibile, che da prova della sua imponenza fin da subito. Si presenta di un intenso marrone scuro, che propone una schiuma, densa color panna che rimane abbastanza persistente.

Come anticipato, la Founders KBS stupisce fin dal bicchiere, con aromi che al naso regalano un’armoniosa esperienza. Il caffè, il cioccolato, la vaniglia e gli aromi di whisky invecchiato, danzano tra le narici, accompagnando con garbo all’auspicabile sorso.

Al palato risulta essere una birra complessa, giustamente carbonata e  con un corpo denso, quasi cremoso! Riserva un gusto che ripropone le stesse note precedentemente percepite al naso, che si smussano con dei sottili lineamenti dolci, frutto dei particolari malti che compongono questa birra.

Sul finale risulta essere secca e amara, merito del grado alcolico di 11,2 % vol. e del luppolo che contribuisce alla stabilità e all’equilibrio di quest’insieme d’ingredienti.

Considerazioni

La Founders KBS è una birra speciale, che s’impone con i suoi sentori e sapori, creando un inno al gusto e all’olfatto. L’invecchiamento di 12 mesi nelle botti di legno, oltre a conferire l’appellativo di birra barricata, donano un connubio poetico tra venature speziate e rovere affumicato. Il grado alcolico viene incredibilmente nascosto dai suoi sapori, ma si fa spazio alla fine, risultando percettibile insieme all’amaro che ben si sposa al complesso, rendendo questa birra facile da bere e mai ordinaria. Il risultato è un Imperial Stout che merita menzione tra i libri di storia brassicola.

Accostamenti

Servita ad una temperatura di 10-12 °C, la Founders KBS, sarà un’ottimo accompagnamento per dolci al cioccolato o al caffè, ma sa farsi apprezzare con qualsiasi altro dolce. 😉

Buona birra a tutti

Ad ogni Stile il suo Luppolo

Per una birra equilibrata, ogni homebrewer, deve ponderare bene gli ingredienti, e scegliere con cura quali e come usarli. Ma per i neo birrai, la scelta di un ingrediente, spesso diventa uno scoglio insormontabile. I casalingo-brassicoli più efferati, sanno bene quanto sia delicata la scelta di un malto piuttosto che un altro. Ma conoscono ancora meglio l’importanza di scegliere con attenzione il luppolo che andrà a caratterizzare la birra. Ma da cosa dipende questa scelta? E come scegliere bene? Sono solo alcune delle domande che si potrebbe porre un birraio alle prime armi. Ma è bene sapere che ad ogni stile, corrisponde il suo luppolo.

Ad ogni Stile il suo Luppolo

Uno stile, in ambito brassicolo, identifica le caratteristiche che un determinato tipo di birra deve rispecchiare, per avere un’identità. Oltre ai malti, che vanno a definire alcune proprietà organolettiche ben precise, un grandissimo contributo viene fornito dai luppoli. Il luppolo è l’ingrediente che stabilisce il carattere amaricante e il velutato profumo che deve avere una birra. Un esempio evidente è lo stile IPA. Chi conosce lo stile IPA, riconosce anche che si classifica tra gli stili più luppolati al mondo. Esso pretende un carico amaricante e aromatizzante che deve imporsi senza mezze misure, su ogni altro ingrediente. (Prova a fare la tua IPA cliccando qui!)

Ovviamente anche lo stile IPA, come ogni altro stile ha delle variazioni. Spesso attribuite dalle diverse scuole brassicole, che incidono come una firma, il loro pensiero. Le IPA americane, sono completamente diverse dalle IPA belghe, giusto per fare un esempio!

Quindi come decidere quale luppolo utilizzare?

La risposta a questa domanda è solo una. Lo studio! L’unico vero modo per brassare una birra equilibrata è lo studio. Lo studio deve avere come obiettivo, lo stile che vogliamo realizzare, e da li intraprendere un percorso che ci porterà a capire le caratteristiche organolettiche che esso ricerca.

Ipotizzando di voler brassare una Blanche, lo studio che deve intraprendere il birraio sarà orientato verso i malti che caratterizzano i sapori freschi e allo stesso tempo leggeri di questo stile. Ma cosa assai importante è stabilire quali luppoli utilizzare. Lo stile Blanche deve avere un profumo fresco, delicato e agrumato, che non ecceda con l’amaro. Il birraio dovrà prediligere luppoli con aromi floreali e agrumati, con poco potete amaricante, piuttosto che esemplari con un alfa acido maggiore e altri sentori, del tutto fuori stile.(Prova a fare la tua BLANCHE cliccando qui!)

Considerazioni

Fare della buona birra in casa è un lungo percorso, che richiede conoscenza degli ingredienti e tanta esperienza. È bene, prima di intraprendere la stesura di una ricetta autonoma, provare e riprovare a brassare ricette scritte da qualcuno che ne sa un po di più. È importante avere dei buoni risultati fin da subito, senza demordere se qualcosa non va come dovrebbe.

L’arte casalingo-brassicola può riservare grandi soddisfazioni, ma richiede un minimo di conoscenza. Fate birra in casa e divertitevi nel farla, senza andare nel pallone. 😉

Buona birra a tutti

La Birra d’Abbazia

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La birra, come ampiamente trattato, ha origini molto antiche. Basti pensare al Medioevo, in cui la preziosa bevanda veniva utilizzata come “pane liquido” (clicca su link per approfondimento). Da allora, la birra ha subito notevoli mutamenti, che hanno reso questo prodotto sempre più pregiato. La ricerca di sapori e aromi ha portato alla creazione di stili che hanno differenziato le diverse birre, definendo per ognuna delle specifiche. Ad oggi sono tanti gli stili, ma alcune birre si sono contraddistinte. È il caso della Birra d’Abbazia.

Le birre religiose

L’influenza brassicola, ha spinto molti appassionati e mastri birrai a cimentarsi con intraprendenza e dedizione, affinché il nome della birra raggiungesse una posizione prestigiosa. Influenza che non ha risparmiato nemmeno l’ambiente religioso, in cui la birra veniva prodotta per fini legati all’ambiente stesso.

Grazie anche al contributo derivante da monasteri ed abbazie, oggi possiamo degustare delle birre, che continuano a scrivere pagine di storia sul libro brassicolo. È bene però, precisare delle differenze quando si parla di birre provenienti dal mondo religioso. Infatti, troviamo birre trappiste e birre d’abbazia.

Sulle birre trappiste si è ampiamente discusso negli articoli precedenti. Esse differiscono da altre birre, per le particolari modalità di produzione. (clicca su link per approfondimento).

Le birre d’abbazia, sono frutto di ricette connesse ai monaci. Essi avendo cessato di produrre all’interno dell’abbazia, affidano in concessione ai birrifici commerciali la licenza di produzione. I prodotti ricavati da queste ricette, di solito vengono associati con un marchio riconducibile al monastero. Il marchio dunque viene utilizzato solo per fini commerciali, per garantire una produzione artigianale che osserva antiche ricette monastiche.

La birra d’abbazia

L’idea di una birra d’abbazia, che possiede l’immagine di un frate con la rasatura tonda impegnato nella produzione brassicola, è un pò forviante. Generalmente, queste birre derivano solo in origine dai monasteri, che per vari motivi, hanno affidato la produzione a birrifici commerciali. Ma nonostante la parte burocratica e produttiva, capita spesso di attribuire la parola abbazia ad uno stile. In realtà le birre d’abbazia, come accade per le birre trappiste, non definiscono uno stile specifico. Esse possono accomunare diversi stili, con versioni bionde o scure, e con gradazioni più o meno pronunciate.

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Considerazioni

Definire la birra d’abbazia, come una semplice birra che invidia le trappiste, è un’affermazione errata. Nonostante la produzione non propriamente monastica, essa merita un grande rispetto, perché frutto di ricette firmate dall’esperienza monacale. Il genio dei monaci, ha attribuito a queste birre, gusti decisi che racchiudono grande complessità, a cui si abbina una frizzantezza spesso pronunciata, grazie alla rifermentazione in bottiglia che conferisce più estro agli aromi. La produzione industrializzata rimane un mezzo, che continua a far vivere birre importanti con una struttura robusta e corposa, degna della tradizione monastica.

La volontà in Italia, di avere una birra d’abbazia doc, rimane ancora energica e pulsante. Con il risveglio di tante idee, che hanno dato voce alle ricette di antichi monasteri. Voce ampiamente udita da associazioni ed enti fedeli all’arte brassicola, che continuano a dare spazio alla cultura birraia italiana, senza speculare su di essa e sulla creatività dei monaci.

Buona birra a tutti

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