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L’Imbottigliamento della birra

Dopo tanti passaggi, e tante imprecazioni, finalmente la birra esce dalla sua culla. Dal fermentatore alla bottiglia dove maturerà, per poi essere degustata. L’imbottigliamento, è una delle fasi, che il birraio deve eseguire con la massima cura, per la buona riuscita della sua bottiglia di birra.

Ma quando avviene l’imbottigliamento della birra?

L’imbottigliamento della birra, è il seguito di una lunga trafila di operazioni. Dall’ammostamento, alla luppolatura, fino ad arrivare alla fine della fermentazione.

La fine della fermentazione, è il segnale con cui la nostra birra ci comunica di passare allo step successivo. Per valutare, se l’azione del lievito, sia effettivamente terminata, si esegue, a intervalli di qualche giorno, una misura della densità (FG). Se la densità rimane costante nel tempo, allora la fermentazione è terminata, in caso contrario, ovvero se si riscontra una variazione, dovrà continuare a fermentare.

Dopo essersi accertati sulla fine della fermentazione, è consigliabile fare un travaso. Lasciare la birra per un paio di giorni, in un secondo fermentatore, fa decantare le impurità sul fondo, per una birra più limpida. Se il birraio non vorrà effettuare il dry hopping (luppolatura a freddo), la birra potrà essere imbottigliata.

Durante la fase di imbottigliamento, il birraio, e contestualmente allo stile prescelto, dovrà carbonare la birra riattivando i lieviti contenuti in essa. La riattivazione dei lieviti, produrrà anidride carbonica, che resterà bloccata in bottiglia, creando la bollicina. Questo processo è chiamato priming (clicca su link per approfondimento).

 

Operazioni da compiere prima di imbottigliare

  1. Sanitizzare le bottiglie: Nonostante, in questa fase, la birra abbia già un grado alcolico, è importante sanitizzare bene le bottiglie. La sanitizzazione, può avvenire, con candeggina, con metabisolfito, con la bollitura delle bottiglie, o infornando le stesse per qualche minuto. Che la sanitizzazione sia effettuata in modo chimico (si raccomanda di sciacquare
    Scolabottiglie
    Scolabottiglie

    bene le bottiglie con acqua sanitizzata o minerale), o col calore (sanitizzazione effettuata con la temperatura, in quanto, i microrganismi non riescono a sopravvivere a temperature elevate), l’importante è sanitizzare le bottiglie. linkPer approfondimento sui prodotti per sanitizzare clicca su .

  2. Asciugatura delle bottiglie: Se le bottiglie, sono state sanitizzate con composti chimici, è importante sciacquarle bene. In seguito le bottiglie vanno fatte scolare, a testa in giù. Per compiere questa operazione, ci si può aiutare con uno scolabottiglie.

Imbottigliamo?

Compiute le operazioni di sanitizzazione, la birra potrà essere travasata nelle bottiglie. Il birraio, dovrà solo decidere come effettuare il suo priming: se farlo nel fermentatore, oppure in bottiglia.

Fatto il priming e il travaso nelle bottiglie, si procede a tapparle. In commercio, esistono diversi tipi di bottiglie e tappi, per cui il birraio ha l’imbarazzo della scelta.

Una volta imbottigliata, la birra deve rimanere in un posto lontano da fonti di luce e con una temperatura costante (la cantina sarebbe perfetta, in alternativa un armadio o una scatola di cartone).

B I R R A I O… frena la tua ansia! Anche se comprensibile, la birra, deve rimanere in bottiglia a maturare, per circa un mese prima di essere bevuta.

Buona birra a tutti

Il birraio matto

Il raffreddamento del mosto nella birra

Per fare la birra, il birraio, deve fare diverse fasi, con dei compiti ben precisi. Si inizia dalla macinatura dei grani, fino ad arrivare alla fase di mash. In seguito al mash, si passa alla luppolatura del mosto, fase in cui si arriva a far bollire il composto. Una volta terminata la luppolatura, si è pronti ad inoculare il lievito, ma non prima di aver portato il mosto a temperatura ambiente. Il raffreddamento del mosto, è un processo cruciale della fase brassicola, in cui la nostra birra, passando da una temperatura di 100 °C, arriva fino a 25 °C, per poi inoculare il lievito. Ma è proprio in questa fase, che il nostro mosto, corre il maggior pericolo di contaminazione.

Come detto in precedenza il mosto è un composto zuccherino, che deriva dall’estrazione degli zuccheri in fase di mash. Questi zuccheri estratti, durante la fermentazione, saranno il nutrimento del lievito, che trasformerà il mosto in birra. Ma questo composto zuccherino, è l’habitat ideale per diversi microrganismi indesiderati, che potrebbero infettare la cotta. Proprio per questo motivo, il raffreddamento del mosto nella birra, è un’operazione delicata, che dev’essere effettuata nel minor tempo possibile.

Esistono diversi modi per il raffreddamento del mosto nella birra. Infatti, questa si rivela una delle fasi, in cui l’estro fantasioso del birraio si fa sentire. Non è difficile, vedere raffreddare il mosto, con metodi alternativi.

Diciamo che nella normalità, per raffreddare il mosto, si può utilizzare una serpentina, uno scambiatore di calore in controflusso, oppure attraverso un “bagno maria” rivisitato.

La serpentina

Serpentina di raffreddamento
Serpentina di raffreddamento

La serpentina, è uno dei modi, più semplici, economici e sicuri che esista per raffreddare il mosto. Essa consiste in una spirale di rame o di acciaio inox, che viene immersa nel mosto, dove al suo interno scorre acqua fredda. Per sterilizzare la serpentina, è sufficiente immergerla  una decina di minuti prima della fine della luppolatura. In questo caso il calore, sterilizza da ogni contaminate.

 

Scambiatore di calore in controflusso

Scambiatore di calore a controflusso
Scambiatore di calore a controflusso

Lo scambiatore di calore, è un altro metodo molto valido, ed estremamente veloce, di raffreddare il mosto nella birra. L’inconveniente è il costo, e la possibile contaminazione, in quanto difficile da sanificare. Esso consiste in un blocco di acciaio inox, con due circuiti al suo interno. In uno scorre il mosto e nell’altro scorre l’acqua fredda. Per questo passaggio di fluidi, il mosto cede calore all’acqua, con il conseguente raffreddamento.

Raffreddamento alternativo

Pentola a bagno maria
Pentola a bagno maria

Consiste nel posizionare la pentola di bollitura in un contenitore più grande, dove al suo interno si trovi acqua fredda (spesse volte ci si aiuta col ghiaccio). Anche in questo caso, avviene uno scambio di temperatura dove la pentola cede calore all’acqua. Pur rivelandosi un modo semplice, quanto ortodosso di raffreddare il mosto, è comunque un modo abbastanza macchinoso, in quanto col passare del tempo l’acqua d’immersione della pentola tenderà a farsi sempre più calda, vanificando l’azione di raffreddamento. In questo caso bisogna effettuare un continuo ricambio.

Considerazioni

Oltre alla diminuzione di rischio per contaminazione, l’abbassamento repentino della temperatura comporta la considerevole diminuzione del dimetilsolfuro, responsabile di sgraditi odori di cavolo e vegetali cotti, considerato un difetto nella cotta. Inoltre con l’abbassamento di temperatura si ha una maggiore coagulazione delle proteine, che saranno così più facilmente rimovibile durante il travaso per una maggiore limpidezza.

Una volta che il mosto è stato correttamente raffreddato, arrivando ad una temperatura di circa 25 °C si è pronti ad inoculare il lievito. Queste si rivelano le principali tecniche di raffreddamento del mosto nella birra. A voi la scelta.

Buona birra a tutti

Una Dolce Bollicina

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Buonasera e auguri di buon anno, cari casalingo-brassicoli e tutti coloro che si dilettano a leggere i miei articoli. Dopo giorni dedicati ad abbuffate, a brindisi, e a tutto ciò che ne concerne, colgo l’occasione per parlare ovviamente di birra, ma questa volta in un’altra dolce veste. Una dolce bollicina che mi ha piacevolmente sorpreso.

La birra non poteva mancare nemmeno in questi giorni, trasformandosi in tema per la mia festa di compleanno sapientemente organizzata da mia moglie. Traendo ispirazione (a mia insaputa) da una nota birra, la “Leffe Royale”, caratterizzata oltre che dal sapore anche dai colori eleganti della sua bottiglia. Mia moglie, è riuscita a curare tutti i minimi particolari, con ogni dettaglio ispirato al colore nero e dorato. Inizialmente non ci feci tanto caso, pensando, che il gusto di mia moglie si fosse basato sul fine accostamento delle due tonalità, ma era solo la premessa che in seguito avrebbe legato tutto il contesto.

E dopo la premessa…

Così sempre a mia insaputa, mia sorella, che si diletta con l’arte pasticciera, mi presenta una torta meravigliosa, a forma di tappo di bottiglia, con una scritta che mi lascia di stucco: TANTI AUGURI BIRRAIO MATTO.

Esterno Torta alla Birra
Torta alla Birra

Una torta, che per l’emozione ho stentato a riconoscere al gusto. Ma che dopo qualche boccone, esaltava chiaramente il sapore amarognolo della Royale. Una dolce bollicina che si faceva mangiare praticamente da sola.

Interno Torta alla Birra
Interno Torta alla Birra

La torta ovviamente è stata divorata, e ne rimane questa  piccola testimonianza per dire che la birra, può essere il contesto e il pretesto di tante cose.

La birra può trovare, con un po’ di fantasia, largo impiego in cucina, per aromatizzare i nostri piatti o come in questo caso arricchire il sapore della crema di una torta. Essa può essere motivo d’ispirazione per il gusto e il carattere, che anche una “semplice bottiglia” può dare. Ma soprattutto, può essere il modo, di lasciare impresso per sempre nella mente, un bellissimo ricordo, racchiuso in una dolce bollicina di felicità.

Un grazie alle due artefici

Quelle due sono state tremende,  riuscendo a fare tutto di nascosto dello stesso birraio. Hanno reso tutto davvero speciale.

Mia moglie mettendo tutte le sue energie per la buona riuscita del programma, cercando ogni piccolo dettaglio, che con discrezione si legasse al contesto. Solo lei, conoscendo la mia passione brassicola, poteva andata oltre la semplice birra.

Mia sorella per l’inventiva e l’unione sapiente, di un gusto delicato come una crema dolce al gusto deciso di una birra. È riuscita a trasformare la birra in dolce, deliziando il palato di tutti i commensali, e riscuotendo il giusto merito.

Grazie ancora!

Buona birra e tanti auguri per un buon inizio a tutti

La sanitizzazione. I prodotti

Nel post precedente si è trattato della sanitizzazione nella birra, e della sua importanza. Pulire e sanitizzare, non sono la stessa cosa. Per sanitizzazione, s’intende il trattamento degli strumenti con determinate sostanze, che rendono lo strumento stesso inospitale alla proliferazione di microrganismi dannosi per il mosto.

Ricordo, che tutti gli strumenti che entreranno in contatto con il mosto dovranno essere sanitizzati.

Oggi il mercato è molto fornito, di prodotti capaci di svolgere una buona azione sanitizzante. Ma allo stesso tempo, il loro numero così vasto, rischia di confondere le idee ai neo homebrewers.

Vediamo  quali prodotti sono utilizzati per la sanitizzazione e perché.

Metabisolfito di potassio

Metabisolfito di Potassio
Metabisolfito di Potassio

Largamente utilizzato nel settore enologico. È il sale di potassio dell’acido disolforoso. Utilizzato come pseudo-sanitizzante anche in ambito brassicolo.

Si presenta come una polvere bianca che disciolta in acqua, forma vapori abbastanza sgradevoli.

Il metabisolfito però, non può essere considerato un vero e proprio sanitizzante, ma più un inibitore della fermentazione.

La sua azione inibitoria, diventa efficace contro i lieviti acetici e lattici, ma non con altri microrganismi.

Chemipro oxy

Chemipro oxi
Chemipro oxi

Prodotto che molti negozi per homebrewers dichiarano sanitizzante. Il pericarbonato di sodio, in realtà quando disciolto in acqua, ha un’azione sanitizzante molto blanda, si rivela invece un ottimo detergente.

La scarsa azione sanitizzante è dovuta al perossido d’idrogeno (acqua ossigenata), presente nella sua composizione chimica.

Si presenta come una polvere bianca che va disciolta in acqua calda.

Il tempo di contatto è di pochi minuti.

Soda Caustica

Soda caustica
Soda caustica

Un altro prodotto, che si rivela un ottimo detergente, specie per residui organici, è la soda caustica. Si presenta sotto forma di minerali bianchi. La sua diluizione, provoca calore.

La soda caustica ha un’azione sanificante molto particolare, in quanto dipende dal tempo di contatto.

Per una buona azione sanificante, può necessitare anche di 2 ore di contatto.

Va risciacquata con dell’acido, quali acido peracetico o acido citrico, in quanto pericolosa per la salute. Il risciacquo con l’acido, provoca lo scioglimento dell’ossalato di calcio, prodotto dalla reazione tra la soda, il calcio e l’acido ossalico (che sono residui della birrificazione).

Questo a lungo andare deteriora gli strumenti, in quanto l’ossalato di calcio, difficile da rimuovere, si deposita su di essi. L’ossalato di calcio (visibile come una patina opaca), diventa così un rifugio ideale per batteri e altri microrganismi.

Acido peracetico

Acido Peracetico
Acido Peracetico

L’acido peracetico, è un altro prodotto sanitizzante, usato sopratutto in ambito industriale. Necessita la diluizione in acqua, con un tempo di contatto di 20 min. Va comunque maneggiato con cura in quanto irritante, e se sottoposto a calore o forti urti, può anche esplodere.

Il risciacquo, può essere evitato. Nonostante ci siano pensieri discordanti, in quanto non pericoloso per la salute, se diluito nelle giuste dosi. Io consiglio comunque un risciacquo preventivo.

Candeggina

Candeggina
Candeggina

La candeggina o ipoclorito di sodio, è uno dei sanificanti più comuni nel mondo brassicolo.

La candeggina è anche un ottimo detergente, simile alla soda caustica. La differenza sta nel risciacquo. Infatti non necessita di un risciacquo con acido, ma è sufficiente l’acqua, limitando così l’ossalato di calcio.

La candeggina, in dosi massicce potrebbe deteriorare l’attrezzatura in acciaio inox. Con la giusta diluizione, però, non dovrebbe creare problemi.

Considerazioni

La sanitizzazione é un passaggio molto importante dell’arte brassicola. In base a quanto riportato sopra, esistono prodotti che svolgono azioni sanitizzanti e prodotti che svolgono azioni detergenti. Molti di essi sono acidi o comunque irritanti e pericolosi per la salute dell’uomo. Si raccomanda dunque, la massima prudenza nel maneggiarli.

Buona birra a tutti

Terza Rima “La Bionda”

“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura, dove la retta via era smarrita”. E fu così che attraverso Dante, il birrificio artigianale Togni, trasse ispirazione. Parliamo di Terza Rima “la Bionda”.

Una birra prodotta con metodo artigianale, non filtrata ne pastorizzata. Prodotta ad alta fermentazione e rifermentata in bottiglia. Sono questi i suoi biglietti da visita che accompagnano chi la degusta in un’esperienza extra-sensoriale.

Ai sensi…

Si presenta di un colore chiaro tendente al dorato, con un cappello di schiuma persistente che preserva tutto il suo aroma.

Al naso è un piacere sentire i suoi profumi. Sprigiona nell’aria aromi floreali ed erbacei, misti a leggeri sentori agrumati.

Quando si beve la terza rima “la bionda”, regala un gusto pittoresco. Arricchito dall’attenta selezione di cereali e malti pregiati. Una scelta azzeccata che ben s’intona al retrogusto degli agrumi.

Sfruttando i suoi punti di forza, “la bionda”, gioca con le papille gustative che si circondano di dolce cereale misto all’acidulo agrumato e all’amaro erbaceo. Un gusto perfetto che costruisce una birra dal corpo medio e rotondo. Il tutto smorzato da un’allegra carbonazione che fa deglutire con leggerezza le sue bollicine.

Considerazioni

Non è pazzia ma pura poesia. La poesia di degustare una birra ale, che appassiona chi la beve. Una birra che piace, disseta e rinfresca con gusto. In sostanza, una birra da apprezzare in ogni momento della giornata.

Accostamento

La Bionda è una birra fresca e leggera che porta con se solo il 5,6 % di vol. alcolico, trovando così un perfetto accostamento con una pizza o cibi secchi.

Un po di curiosità…

Dante Divina Commedia

Il birrificio togni, trae ispirazione dal famoso poeta Dante o meglio dalla sua “terza rima” che è la struttura metrica originale con cui scrisse la celebre “Divina Commedia”. Struttura che fu definita innovativa! La terza rima rappresenta l’unicità di qualcosa che mai nessuno aveva fatto prima, in quanto era fuori da tutti gli schemi. Essa è una metrica fondata sul numero 3, che per storia e tradizione rappresenta l’equilibrio e la perfezione. Obiettivo che cerca di esprimere con le sue birre questo birrificio.

Buona birra a tutti

Birra Bio Mastri Birrai Umbri

Che sia per moda o conservazione del genuino, il mondo è diventato più osservatore dell’etichetta riportata sugli alimenti, in cui gli ingredienti sono classificati come unici e di altissima qualità. Naturalmente anche la birra è stata travolta da questa ventata di genuinità, in cui (giustamente) si richiede un’attenta selezione d’ingredienti di origine controllata. Una delle birre che più rispecchia l’essenza della genuinità è la bio dei Mastri Birrai Umbri.

Questa creazione del birrificio artigianale di Gualdo Cattaneo cerca di dare un’impronta di genuina tradizione brassicola rimasta invariata nel tempo e realizzata da materie prime provenienti da agricoltura bio. Nasce così una birra brassata con malti d’orzo e frumento, che riflette un universo agrumato contrastato da note speziate ed erbace.

Ai sensi…

La birra bio dei mastri birrai umbri si presenta con un colore giallo opaco e un cappello di schiuma bianchissima fatta da una bella tessitura ma con media persistenza.

Al naso inebria con il suo complesso e armonioso bouquet di aromi. Si percepiscono note agrumate che si legano a piccoli accenni speziati e al moderato sentore erbaceo del luppolo.

Ma la parte più eccitante di questa birra risiede nel gusto. La bevuta piace perché si rende allegra grazie alla carbonazione e al contrasto malto/frumento, che bilancia ottimamente la rotondità del corpo. Sul finale si fanno spazio le note speziate avvolte dall’agrumato della scorza d’arancia.

Considerazioni

Una birra che compiace chi l’assapora rivelandosi rinfrescante e dissetante. I mastri birrai umbri non smentiscono la loro indiscussa qualità con una birra “bio” in stile blanche che disegna un gusto beverino con un grado alcolico di appena 5.6%.

Accostamenti

Da abbinare a carni e formaggi. Grazie alla sua delicatezza trova il suo perché anche col pesce, ma si accontenta di pietanze meno raffinate come una pizza o un bel panino.

Buona birra a tutti

Cosa serve per iniziare a fare birra

L’hobby della birra fatta in casa è un processo che inizia gradualmente nell’inconscio di ogni aspirante homebrewing. Il solo chiedersi cosa c’è dietro una bottiglia di birra è già una prima accensione di una lucina che presto diventerà un faro. Avere poi il coraggio d’iniziare dopo aver letto un’infinità di guide e visto ore ed ore di tutorial video, è un’azione timida che naturalmente cova parecchie incertezze. Ma cosa serve per iniziare a fare birra in casa?

Cosa serve per iniziare a fare birra?

Per fare birra in casa, la pazienza è una dote che non può mancare! Poiché una cotta può durare anche 8 ore. Senza ovviamente considerare tutto il tempo che impiega il mosto a fermentare e maturare. Ma prima ancora di pensare alla cotta, per fare birra si necessita di attrezzatura specifica. Attrezzatura che richiede un lavaggio accurato e soprattutto una sanitizzazione approfondita. E’ bene specificare fin da subito infatti, che il 60% del tempo di una cotta è impiegato per pulire e sanitizzare tutto ciò che entrerà in contatto con il mosto. Chiariti i punti cruciali e più noiosi del fare birra si può iniziare!

La prima cosa da fare quando si vuole iniziare a fare la birra è pensare a come realizzarla. Il metodo impiegato nella realizzazione, non solo incide sui tempi della cotta ma comporta spese iniziali differenti.

I metodi

Esistono sostanzialmente 3 metodi per fare birra in casa, con diversi livelli di difficoltà:

Gli strumenti

In base al tipo di metodo impiegato si necessitano strumenti diversi. Ma nonostante ogni tecnica apra un mondo vastissimo di attrezzature, sostanzialmente non si può fare a meno di:

  • Pentole con capienza di almeno 30 lt. In base al tipo di tecnica impiegata serviranno da 1 a 3 pentole;
  • Kit di fermentazione comprensivo di: fermentatore, gorgogliatore, rubinetto, guarnizioni, densimetro, termometro adesivo, mestolo,  sistema d’imbottigliamento e una piccola busta col sanificante;
  • termometro da cucina.

Inizialmente quando ancora non si conoscono le sorti dell’hobby nascente è consigliabile partire con l’attrezzatura di plastica, in quanto consente di fare birra senza un grosso investimento economico. Questo spiega il motivo per cui in commercio si trovano pratici kit in plastica, che comprendono tutto il necessario per fermentare la birra.

Un altro consiglio che potrebbe rivelarsi utile in futuro è l’acquisto immediato di due fermentatori. Avere il secondo fermentatore consentirà di fare il travaso dopo la fermentazione iniziale, un’azione spesso essenziale per alcune birre. Questo consentirà di fare birre più limpide e prive di fastidiosi residui.

Avendo pentole e kit di fermentazione, si è pronti a brassare!

Ma brassare una birra non significa mettere tutto in pentola e aspettare che il tempo e il calore faccia il resto. Il fare birra ha regole precise, che sono dettate dalla ricetta! Ogni birra deve attenersi alla sua ricetta, la quale indicherà tutti gli ingredienti da inserire e tutti i passaggi da eseguire.

Buona birra a tutti

Coronado Orange Ave Wit: l’omaggio alla Coronado’s main street

Cosa centra la birra con una strada? Apparentemente nulla! Eppure qualcuno ha pensato di mettere insieme questi due elementi e ricavarci una Blanche dai ricchi sapori agrumati e dal bevuta fresca e allegra. Ebbene si tratta della Orange Ave Wit, del birrificio californiano Coronado Brewing Company, che attraverso questa birra rende omaggio in un modo decisamente inconsueto alla Coronado’s main street, un tempo fiancheggiata da prestigiosi alberi d’arancio.

Orange Ave Wit: A Little Bit of Belgium in SoCal!

Il Coronado Brewing Company, birrificio di San Diego CA, decide di rendere omaggio alla strada principale di Coronado, un tempo popolata da meravigliosi alberi d’arancio, che ospita il brewpub. La versione So-Cal della tradizionale Witbier belga, attraverso i suoi profumi e sapori, offre un colorato viaggio agrumato grazie all’utilizzo magistrale della scorza d’arancia, coriandolo e miele di fiori d’arancio.

Orange Ave Wit in lattina

La Orange Ave Wit si presenta torbida e di colore giallo ocra/paglierino, caratteristiche tipiche dello stile blanche. La schiuma è bianca, fitta, abbondante e persistente.

L’aroma è un chiaro tributo agli agrumi, che regala al naso fragranze d’arancia, di coriandolo e miele di zagara. Si tratta comunque di un profumo fresco, leggero e brioso, a cui si lega la complessità delle spezie dai lineamenti terrosi che invitano alla bevuta.

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Il sorso appare facile, allegro e rinfrescante, grazie al corpo leggero e al modesto grado alcolico di 5,2 %vol. Il finale invece è asciutto, mentre il retrogusto speziato regala piacevoli accenni piccanti. Tuttavia la semplicità di approccio alla bevuta, non deve disegnare la Orange Ave Wit come una birra scontata, perché non lo è affatto!

Il complesso gioco dei sapori, che coniuga le note dolci dei malti ai richiami luppolati e i sentori aciduli degli agrumi alle note piccanti delle spezie, crea un connubio perfetto dedito al gusto e al piacere di una delicata freschezza dissetante. Particolarmente indicata quindi con aperitivi, carni bianche e pizza!

Buona birra a tutti.

Dal norvegese Lervig Aktiebryggeri, Lucky Jack diventa Grapefruit Edition

Anche la birra possiede una propria tendenza, che il più delle volte si discosta parecchio dal sapore ordinario e tradizionale di questa bevanda. La diversità dei sapori e degli aromi, meno concepiti dai più tradizionalisti innamorati dei profumi nudi e crudi di malto e di luppolo, trova comunque diversi estimatori al mondo che ne consento di fatto la larga produzione. Non mi riferisco ovviamente alle qualità organolettiche dei grandi stili come IPA, Porter o magari Sour, ma a tipologie birraie nuove che mettono al centro dei loro ingredienti anche una cospicua quantità di frutta, la quale conferisce aromi e sapori molto particolari. E’ il caso dello stile Fruit APA, a cui il norvegese Lervig Aktiebryggeri dedica la sua Lucky Jack Grapefruit Edition.

Lervig Aktiebryggeri e la sua Lucky Jack Grapefruit Edition

Lerving Aktiebryggeri è un birrificio artigianale indipendente situato a Stavanger, in Norvegia. Al suo interno si produce una vasta gamma di birre che spaziano dalla semplice Pilsner alle impegnative Stout, fino ad arrivare alle complesse produzioni invecchiate in botte come Barley Wine e Sour.

Tra queste svariate produzioni spunta Lucky Jack, una delle birre più famose e apprezzate del birrificio. Ebbene la famosissima American Pale Ale per l’occasione si spoglia del suo stile e indossa le vesti di una Fruit APA. Nasce così Lucky Jack Grapefruit Edition, in cui il birrificio non nasconde di certo l’abbondante utilizzo di pompelmo.

locandina Lucky Jack Grapefruit Edition
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Lucky Jack Grapefruit Editionl del Lerving Aktiebryggeri si rivela una birra fresca e beverina, perfetta nei periodi estivi. Il luppolo solitamente utilizzato nella versione classica della Lucky Jack sposa perfettamente i sapori tropicali e agrumati del pompelmo.

Si presenta con un colore arancio opaco elegantemente accompagnato da un cappello di schiuma bianca finissima e particolarmente persistente. Già dalle prime gocce il fruttato si propaga nelle narici, regalando note di frutta tropicale. Il merito va tutto alla sua particolare ricetta, arricchita da scorze e succo di pompelmo rosa.

In bocca richiama le stesse percezioni dell’aroma, ricordando chiaramente note di mango e pompelmo. Nonostante l’apporto aromatico, il gusto è efficacemente bilanciato dai sapori dei malti, che regalando equilibrio e corposità disegnano una birra decisamente interessante.

Fresca e dissetante con appena 4,7 %vol, è completata dall’allegra bollicina e dal finale leggermente amarognolo. L’ideale per placare la folle sete di una giornata afosa o per accompagnare qualche aperitivo salato sia caldo che freddo. Tuttavia bisogna fare sempre i conti con quell’aroma di pompelmo, forse un po’ troppo acceso, che a volte fa dimenticare di bere una birra. Good lucky!

Buona birra a tutti.

22nd Anniversary IIPA: la birra celebrativa del Coronado Brewing Company

Il gusto è sicuramente un fattore personale, difficilmente si trova il giusto compromesso tra più persone. Eppure delle volte si combina magicamente l’innegabile equilibrio che mette tutti d’accordo! E’ il caso della 22nd Anniversary IIPA della Coronado Brewing Company, una birra commemorativa che omaggia in modo alternativo l’anniversario del birrificio californiano. Per la speciale occasione nulla è lasciato al caso, neanche la lattina che vanta una grafica ricercata e decisamente particolare.

Ai sensi…

La 22nd Anniversary IIPA è sicuramente una birra speciale, che porta con se le qualità e le abilità acquisite dal birrificio nel corso della sua ventennale esperienza. Lo stile d’appartenenza è ampiamente rispettato grazie alla sapiente scelta degli ingredienti, i quali disegnano un complesso connubio che fonde magistralmente aroma e sapore.

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22 Anniversary IIPA

Tuttavia la 22nd Anniversary IIPA è una birra che si spinge oltre. La seduzione inizia già dal bicchiere attraverso un colore bellissimo tendente al biondo ramato, accompagnato da un cappello di schiuma bianca finissima e mediamente persistente.

Al naso l’abbondante luppolatura non passa di certo inosservata! L’erbaceo del luppolo fa da protagonista, ma dalla struttura aromatica emergono chiaramente sottili note fruttate, che rendono la percezione sensoriale ancora più ricercata e piacevole.

Il gusto bilancia decisamente tutto il complesso organolettico tirando fuori un sapore ricco e tropicale, il quale richiama accenni di ananas, frutto della passione e pompelmo. A questo particolare gioco di sapori si legano delicati sentori di caramello, che impreziosiscono ed equilibrano tutta la struttura sensoriale della birra. Il finale complesso e piacevole rilascia tutto il suo carico luppolato, garantendo un retrogusto amaro e secco.

Considerazioni

Il carattere deciso di questa birra, disegnato dal raffinato luppolo, è esaltato dal corpo medio e dalla buona carbonatazione. La complessità, costituita da sapori e aromi decisamente ricercati, nasconde un grado di 8,5 %vol che innegabilmente regala una bevuta piacevole, rinfrescante e allegra. Perfetta con portate a base carne, con i fritti e con l’immancabile pizza.

Buona birra a tutti.

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