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Lo stile Stout: alla scoperta di una birra apparentemente simile alla Porter

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Nel complesso e affascinante mondo della birra, il nero e il marrone scuro sono colori generalmente associati a stili come Porter e Stout. Si tratta di stili ad alta fermentazione particolarmente datati e dal grande carattere, ma spesso fraintesi dai degustatori meno attenti a causa dell’estrema somiglianza tra i due generi. Tuttavia, nonostante il colore, le differenze sono ben definite e risiedono, oltre che nelle strutturate peculiarità organolettiche, anche nella storia che ha resto gli stili Porter e Stout dei pilastri portanti del grande e variegato palcoscenico birraio. Ma quali sono queste disuguaglianze così evidenti? Vediamo dunque di fare chiarezza sulle particolarità che contraddistinguono questi stili apprezzati e degustati con piacere da tanti appassionati in ogni parte del mondo.

Indice

  1. La storia della Porter, la birra dei facchini londinesi
  2. Come nacque la birra Stout?
  3. Caratteristiche organolettiche della birra Stout
  4. Irish: la versione originale della Stout
  5. Le versioni più importanti della birra Stout
  6. Accostamenti gastronomici con lo stile Stout
  7. Birra Porter e Stout: quali sono le differenze?

La storia della Porter, la birra dei facchini londinesi

big ben

Della Porter avevamo già parlato (clicca qui per leggerle l’articolo), approfondendo la storia e le peculiarità organolettiche che hanno dato vita e seguito a questo stile.

Riassumendo quanto già detto, la Porter appare per la prima volta nella Londra del 1700. Era la birra tipicamente consumata dai lavoratori londinesi, in particolare dagli scaricatori di porto “porters” a cui deve l’origine del nome. Più robusta e intensa di altre proposte del XVIII secolo, la Porter fu una rivoluzione perché permetteva ai publican di servirla fin da subito.

La maturazione infatti non era a carico dei publican, come per altre birre dell’epoca, ma avveniva direttamente in birrificio, rappresentando di fatto un risparmio in termini di tempo e fatica per i gestori delle locande.

Varietà e caratteristiche organolettiche della birra Porter

bicchiere birra porter

Definire lo stile Porter come un’unica tipologia di birra non è propriamente corretto. Questo perché l’interpretazione dello stile, prodotto in altre località differenti dal paese natale, ha dato vita ad alcune rivisitazioni.

La English Porter, ad esempio, differisce dalla American Porter. La prima risulta avere un gusto tendenzialmente dolce e un finale poco secco, a cui si accosta un leggero accenno affumicato, la seconda invece segue il modus operandi americano, con un tenore luppolato particolarmente alto e amaro. Diversa dalle altre è la Baltic Porter, una varietà tipica dell’Europa Settentrionale, caratterizzata da note dolci, accenni di cioccolato dolce, frutta rossa matura e un grado alcolico particolarmente alto.

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Per sommi capi però possiamo definire le Porter come birre dalle tonalità che vanno dal marrone chiaro al marrone scuro. Spesso, se osservate alla luce, è possibile intravedere riflessi color rubino, mentre la schiuma particolarmente persistente, possiede una colorazione dal bianco sporco al marrone chiaro.

La struttura organolettica di queste birre risulta estremamente complessa e strutturata, con profili aromatici che tendono verso accenni affumicati, di cioccolato e noci. Tuttavia il complesso organolettico delle Porter può presentare altre note, che spaziano dal caffè, alla frutta oppure alle spezie.

La bevuta, invece, è costruita da un corpo medio e una carbonatazione moderata che, unitamente al grado alcolico generalmente compreso tra 4-7 %vol, esalta tutte le sfumature dei malti. Il retrogusto è spesso asciutto.

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Come nacque la birra Stout?

bicchiere Guinness

La storia della Stout è strettamente collegata alla Porter. Come ribadito, la prima Porter venne prodotta a Londra nel corso del XVIII secolo e rappresentò un must sia in Gran Bretagna che in Irlanda, favorendo di fatto la nascita di diversi pub e birrifici.

Tuttavia con l’arrivo della Pale Ale, l’apprezzamento delle birre scure in Gran Bretagna diminuì, eccetto che in Irlanda dove birrifici come Guinness, Murphy’s e Beamish aumentarono d’importanza e iniziarono l’esportazione della Stout Irlandese (o dry stout).

Ciò nonostante la birra Stout non possedeva ancora una vera e propria identità. Questo perché all’epoca “Stout” significava esclusivamente “forte” (originariamente Stout dall’inglese, significava “orgoglioso o impavido“, ma dopo il XIV secolo assunse l’accezione di forte) e poteva essere associato a qualsiasi stile di birra, purché avesse una gradazione alcolica pronunciata. Nel Regno Unito, ad esempio era possibile trovare birre dalla denominazione “stout pale ale“.

In questo senso, l’espressione “stout porter” venne utilizzata durante il XVIII secolo per indicare una versione particolarmente forte della Porter. Un’espressione usata in primis dalla Guinness nel 1820, sebbene producesse porter dal 1780. Col passare del tempo però, il termine “stout” venne associato esclusivamente alla porter, diventando così un sinonimo di “birra scura“.

Verso la fine del XIX secolo, gli stili Stout e Porter (che assunsero una propria identità) si guadagnarono la reputazione di bibite salutari e iniziarono a essere consumate sia da atleti che da donne in allattamento. Molti dottori, infatti, le consigliavano durante la convalescenza per favorire il recupero fisico, tant’è che in passato in Irlanda veniva servita una Guinness ai donatori di sangue per l’alto contenuto di ferro.

Fonte Wikipedia

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Caratteristiche organolettiche della birra Stout

Come per le Porter, descrivere le birre dello stile Stout in maniera univoca, non risulta propriamente corretto. In via generale però possono essere classificate come birre delicate dal corpo medio e dalla carbonatazione moderata. Possiedono evidenti note di cioccolato e caffè, a cui si legano accenni di cacao e cereale torrefatto. La cremosità del corpo e il sottile aroma fruttato e luppolato portano equilibrio alla complessità di queste birre.

Tuttavia, per dare un’idea più appropriata di ciò che potrebbe riservare un bicchiere di birra Stout, prendiamo come riferimento le linee guida che il BJCP fornisce sulla versione più “semplice” dello stile, ovvero la Irish (15B versione 2015).

Irish: la versione originale della Stout

La Irish Stout è una birra nera dal pronunciato sapore di torrefatto, che può variare da secco, simile al caffè, a sentori di cioccolato. L’equilibrio di questa birra varia da bilanciato a particolarmente amaro, con le versioni più bilanciate che presentano una leggera dolcezza di malto e le versioni più amare che risultano abbastanza secche. Una delle particolarità di questo genere riguarda la versione alla spina, che risulta tipicamente cremosa se servita col carbo-azoto.

Aspetto

La Irish Stout si presenta con tonalità che variano dal nero corvino al marrone molto intenso con riflessi granato. Secondo la Guinness, uno dei maggiori produttori, “può apparire nera ma in realtà è di un rubino scuro intenso“. Risulta tuttavia una birra opaca, con una caratteristica schiuma densa, cremosa e persistente, che varia da rossiccia a marrone se servita col carbo-azoto. Le versioni in bottiglia non possiedono una schiuma particolarmente densa e cremosa.

Aroma

Nella complessa struttura aromatica domina tipicamente un moderato aroma di caffè con leggere note di cioccolato fondente, cacao e/o cereale torrefatto. Gli esteri risultano da nulli a medio-bassi, mentre la presenza di luppolo è da nulla a bassa, anche se può essere percepito un leggero accenno floreale o terroso.

Gusto

bicchiere Guinness

Il sapore di questa versione della Stout ricorda il cereale o malto torrefatto moderato, con amaro da medio ad alto. Il finale può risultare secco e di caffè, fino a essere bilanciato con un tocco di dolcezza maltosa o di caramello. Tipicamente i gusti rispecchiano il caffè, ma può presentare peculiarità dolce-amare e di cioccolato amaro al palato che si prolungano sul finale.

Gli equilibri della struttura organolettica includono cremosità, bassissimo fruttato e percezione di luppolo (terroso) da nullo a medio. Variabili, invece, sono i livelli di amaro, di torrefatto e di finale secco. In bocca tuttavia garantisce una bevuta importante e cremosa (specie se servita col carbo-azoto), supportata da un corpo che varia da medio-leggero a medio-pieno e una carbonatazione da bassa a moderata.

Nonostante la forte luppolatura e la cospicua proporzione di malti scuri, la Irish Stout risulta una birra particolarmente delicata, che può avere una leggera astringenza derivante dai cereali torrefatti. Il grado alcolico è compreso tra 4 e 4,5 ABV.

La versione più alcolica, con più corpo, ricchezza e complessità maltata è la Irish Extra Stout (15C), birra nera e dal pronunciato gusto di torrefatto simile al caffè e al cioccolato scuro. L’equilibrio di questa Stout varia da moderatamente dolce-amaro ad amaro, con versioni più bilanciate che hanno una moderata maltosità e quelle amare particolarmente secche.

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Le versioni più importanti della birra Stout

bicchiere stout

Rispetto alla versione “autentica” della Stout esistono altre varianti che “giocano” su diversi livelli di dolcezza e forza. Particolarmente differente dalla Irish è la Milk Stout o Sweet Stout (16A), una ale molto scura, dolce, di corpo pieno e leggermente torrefatta che può ricordare il caffè con panna o l’espresso dolce. E’ prodotta di frequente con l’ausilio del lattosio, zucchero non fermentabile, che impartisce una maggiore dolcezza residua.

Un’altra versione è la Oatmeal Stout (16B), una variante stagionale inglese della Sweet Stout solitamente meno dolce dell’originale. Dal colore molto scuro, prevede l’aggiunta di farina d’avena dall’impronta variabile, che dona dolcezza, equilibrio, corposità e complessità.

La Export Stout o Tropical Stout (16C), invece, risulta una versione decisamente più strong rispetto alle Irish e alle Sweet. Dal moderato grado alcolico si presenta molto scura, dolce e fruttata con un gusto delicato di torrefatto, senza l’asprezza del bruciato. In origine questa versione di Stout a elevato tenore alcolico, destinata ai mercati tropicali, divenne popolare e fu imitata da produttori locali che usarono spesso zuccheri e ingredienti nativi.

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Dall’elevato tenore alcolico è anche l’American Stout (20B), birra scura, molto torrefatta, amara e ben luppolata. Possiede il corpo e i gusti tipici delle Stout europee, ma risulta avere tendenze amare più pronunciate e un carattere più intenso conferito dai pregiati luppoli americani.

Ritornando in Europa, tra le birre più importanti del genere va ricordata la Russian Imperial Stout (20C), ale scura con sapori intensi e dall’ampia gamma di equilibri gustativi e interpretazioni regionali. Possiede una caratteristica maltosità torrefatta-bruciata e sentori intensi di malto scuro e frutta secca, mentre il finale risulta dolce-amaro e caldo.

Nonostante i gusti intensi, i vari ingredienti e le diverse percezioni devono fondersi insieme per creare una birra complessa e soprattutto armoniosa, senza che quest’ultima risulti un “pasticcio” alcolico.

Fonte BJCP 2015

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Accostamenti gastronomici con lo stile Stout

abbinamenti gastronomici

Abbinare le birre Stout (su Hopt, cliccando qui, ne trovi una vasta selezione) al cibo spesso può essere un azzardo ma, con le dovute accortezze, può rivelarsi con sorpresa un accostamento perfetto. Un connubio per l’appunto capace di offrire ottime idee per esaltare indiscutibilmente sia sapori delicati che complessi. In questo senso, uno degli abbinanti più conosciuti è senza dubbio quello con le ostriche.

Tuttavia il sapore maltato e torrefatto di queste birre accompagna ottimamente tartufi e formaggi stagionati, con particolare riferimento ai caprini. Bene anche con secondi piatti a base di carne stufata, arrostita e fritti di pesce. Mentre uno degli abbinamenti più riusciti riguarda sicuramente i dolci, accostamento capace di smorzare il sapore stucchevole di creme, dessert alla frutta e derivati della pasticceria.

Birra Porter e Stout: quali sono le differenze?

Come spiegato, la storia delle Porter e delle Stout fa si che i due stili siano particolarmente vicini, con tante similitudini e altrettante disuguaglianze. Di conseguenza, alla luce di quanto finora asserito, se ci trovassimo di fronte a delle birre scure appartenenti sia allo stile Porter che a quello Stout, quali sono le differenze più evidenti?

differenze birra porter o stout

Il colore: Il marrone scuro oppure il nero sono fattori comuni ai due stili, nonostante le birre Stout potrebbero avere una tonalità di nero più intensa rispetto alle Porter.

La schiuma: La schiuma della Porter, come quella della Stout, risulta cremosa e persistente. Tuttavia in questo caso si nota una tonalità cromatica differente. Nella Porter la schiuma possiede una colorazione che varia dal bianco sporco al marrone chiaro, mentre nella Stout spazia dal rossiccio al marroncino più intenso con una cremosità e persistenza superiore se servita col carbo-azoto.

L’aroma: Nello stile Porter si percepiscono definite note tostate, con un leggero carattere di cioccolato, malto e una particolare affumicatura. Per quanto riguarda lo stile Stout il complesso aromatico racchiude sentori di caffè tostato, con possibili apprezzamenti di cioccolato, mentre l’amaro del luppolo risulta spesso scarso o moderato.

Il sapore: Nel sapore delle Porter si percepiscono lievi accenni tostati, l’intenso malto e sporadicamente qualche nota di liquirizia. Per quanto riguarda il complesso gustativo della Stout si apprezzano distinti gusti pungenti tostati e bruciati. Tuttavia la bevuta regala in bocca una sensazione liscia e cremosa, mentre l’amaro del luppolo rimane sempre sulle retrovie.

Il grado alcolico: Nonostante i luoghi comuni, che ergono la Stout come una birra più alcolica rispetto alla Porter, è bene sottolineare che l’affermazione non corrisponde sempre al vero! Ci sono birre appartenenti a entrambi i generi che spaziano dai 4 ai 14 %vol.

Buona birra a tutti.

Superlega della birra artigianale? Unionbirrai non ci sta!

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Continuano le turbolente preoccupazioni che affliggono il settore della birra artigianale italiana. A fronte delle numerose battaglie sempre schierata è Unionbirrai, l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti. Associazione che interviene sul possibile provvedimento sull’innalzamento del limite per l’applicazione dello sconto del 40% sulle accise dagli attuali 10.000 hl a 50.000 hl. Una delibera che agevolerebbe palesemente pochissimi produttori, costituendo di fatto una superlega della birra artigianale, la quale trascurerebbe le tante piccole realtà che lottano quotidianamente, senza aiuti, contro gli innumerevoli disagi arrecati dal Covid-19.

Superlega della birra artigianale: anche no grazie!

Ancora notizie poco confortanti per la birra artigianale italiana. Un comparto che nell’ultimo anno ha subito le dure restrizioni dovute alla pandemia. Settore che, nonostante i grossi cali di fatturato, non ha visto adeguate forme di sostegno.

Alle già tante preoccupazioni però, si aggiungono anche quelle per le indiscrezioni sugli unici provvedimenti di natura finanziaria relativi alla birra artigianale. Provvedimenti che saranno discussi in Parlamento e riguarderanno l’innalzamento del limite per l’applicazione dello sconto del 40% sulle accise dagli attuali 10.000hl a 50.000hl.

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La risposta di Unionbirrai

Vittorio Ferraris

Le notizie che ci giungono da Roma sono a dir poco preoccupanti – afferma Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai –. In quest’anno di pandemia i birrifici artigianali sono stati sistematicamente esclusi da ogni tipo di ristoro a causa dei meccanismi legislativi più disparati.

In questo contesto drammatico ci viene confermato che gli unici provvedimenti di natura finanziaria relativi alla birra artigianale che verranno discussi in Parlamento, prevedono l’innalzamento del limite per l’applicazione dello sconto del 40% sulle accise dagli attuali 10.000hl a 50.000hl.

Tale provvedimento – prosegue Ferraris – prevede una dotazione finanziaria di 1 milione di Euro e, per quanto di nostra conoscenza, riguarderebbe solo 8 birrifici italiani, ovvero meno del 1% dei produttori presenti sul territorio nazionale.

Unionbirrai Superlega della birra artigianale

Unionbirrai ha sempre sostenuto la necessità di avere uno sgravio sulle accise anche per i birrifici aventi produzione superiore a 10.000hl, ma con una logica di progressività fiscale, che in questo provvedimento sarebbe totalmente assente. Un milione di Euro di certo non risolleverebbe le sorti del nostro comparto, ma potrebbe essere una grande boccata di ossigeno per decine di piccole aziende produttrici. Distribuirli a pochi e grossi costituirebbe un messaggio tragico per tantissimi piccoli imprenditori.

Questo provvedimento, che favorirebbe la creazione di una superlega della birra artigianale, rappresenterebbe ancora un duro colpo per i piccoli birrifici indipendenti. Aziende che da circa un anno combattono con grossi cali di fatturato, reggendosi solo per merito degli stessi produttori, fortemente motivati a superare la crisi. Piccole realtà sostenute esclusivamente dagli sforzi di ristoratori e publican che hanno saputo adeguarsi e reinventarsi e dai fedeli consumatori di birra artigianale.

Fonte Unionbirrai.

Buona birra a tutti.

Torched Earth Ale: Un salto nel futuro per assaggiare la birra che fa schifo!

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Il 22 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), con lo scopo di sensibilizzare il mondo intero a rispettare l’ambiente e il suo delicato equilibrio. Un equilibro che ormai inizia a sgretolarsi, portando il pianeta Terra a un punto critico di non ritorno. E’ logico quindi pensare che il tempo stringe e che tutti, nel nostro piccolo, dobbiamo fare qualcosa. In primis le grandi aziende inquinanti, di cui il 70% non possiede ancora un piano climatico adeguato per l’anno 2030. Scadenza imposta dagli scienziati, convinti che per quella data il cambiamento del clima sarà irreversibile. Ma come comprendere seriamente il grave pericolo che stiamo correndo? Ci pensa il New Belgium Brewing che, in concomitanza con la Giornata della Terra, presenta la sua Torched Earth Ale, una birra che fa schifo e simboleggia una conseguenza del prossimo futuro se non ci affrettiamo a proteggere il pianta su cui viviamo.

Ritorno dal futuro: la birra potrebbe fare schifo come la Torched Earth Ale!

Lo so, è difficile sia dirlo che pensarlo, ma il cambiamento climatico potrebbero compromettere anche l’elegante gusto della birra. A proiettarci in questo triste e surreale futuro è l’idea del del birrificio New Belgium Brewing di Fort Collins Colorado (USA) che, in occasione della Earth Day, propone la Torched Earth Ale (letteralmente “Birra della Terra bruciata”), nuova versione del suo prestigioso marchio Fat Tire.

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Ma perché tanta crudeltà? “Per illustrare come sarà il futuro della birra se non facciamo in modo che più aziende si impegnino in un’azione aggressiva per il clima, abbiamo prodotto Torched Earth Ale – affermano dal birrificio -. Questa birra utilizza il tipo di ingredienti che sarebbero disponibili in un futuro devastato dal clima… e sono tutt’altro che ideali.

Torched Earth Ale, la birra che fa schifo

Sono stati impiegati malti affumicati ottenuti da cereali resistenti alla siccità come miglio e grano saraceno. Questi sono più facili da reperire rispetto al classico orzo e rappresentano l’effetto devastante che gli incendi avranno sulle riserve idriche. Al posto dei luppoli si utilizza il dente di leone, fiore particolarmente comune e resistente, unitamente all’estratto industriale di luppolo per simboleggiare l’ingrediente di ultima generazione dalla bassissima qualità.

Il risultato? Una birra pessima, dal colore scuro e aromi affumicati. “Anche se tecnicamente è birra, non è eccezionale – rivelano dal New Belgium Brewing -. Anche se la birra sarà l’ultima delle nostre preoccupazioni in una crisi climatica totale, in fondo siamo birrai e non riusciamo a immaginare un mondo di ‘birra bruciata’ come questo. Ecco perché dobbiamo agire ora.

Per chi volesse fare un salto nel futuro, la pessima Torched Earth Ale è disponibile in quantità limitata sullo shop e presso i punti vendita fisici del birrificio. I profitti generati da questo prodotto andranno a beneficio di Protect Our Winters (POW).

Buona birra a tutti.

Scarti della lavorazione della birra: la ricerca potrebbe dare loro nuova vita

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Il 22 aprile è la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), ovvero la più grande manifestazione ambientale che celebra la salvaguardia del pianeta su cui viviamo. Un giorno istituito nel 1970 per sensibilizzare il mondo sull’importanza della conservazione delle risorse naturali, in quanto tutti hanno il diritto etico a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile. Da 51 anni quindi, ogni anno esattamente un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera, si commemora questo grande avvenimento, che attualmente coinvolge 193 paesi dell’ONU. Ma cosa potrebbe mai centrare la Giornata della Terra con la birra? In realtà questa bevanda, nata da intricati processi naturali, un nesso con l’ambiente lo ha! La correlazione non si applica tanto alla birra in se, ma agli scarti derivanti dalla sua lavorazione che, nell’ottica di un’economia circolare, potrebbero contribuire alla risoluzione di molti problemi che affliggono il pianeta Terra.

Gli scarti della lavorazione della birra nell’economia circolare

Gli scarti della lavorazione della birra nell'economia circolare. Mani che proteggono il pianeta Terra

La Terra è vittima di un circolo vizioso dovuto al devastante impatto che tecnologia e industria hanno sull’ambiente, ormai deturpato e impoverito. La riduzione degli scarti e il loro relativo riutilizzo nei settori produttivi, potrebbe rappresentare il primo grande passo per tagliare di netto il processo auto-distruttivo che corrode i sottili equilibri del nostro caro pianeta.

In quest’ottica, dunque, agisce lo studio americano che verrà enunciato all’American Chemical Society, società scientifica e associazione professionale senza scopo di lucro degli Stati Uniti d’America attiva nel settore della ricerca scientifica in chimica. Si tratta di uno studio che ambisce alla riutilizzazione degli scarti derivanti dalla lavorazione della birra, utili sia come cibo che per ricavare carburante ecosostenibile.

Tempo fa avevamo già toccato l’argomento carburante dalla birra! In Nuova Zelanda la Gull Petroleum e il birrificio DB Breweries idearono una miscela di benzina e bioetanolo derivante dalla fermentazione del luppolo di scarto.

Dalla birra, infatti, si ricavano molti scarti derivanti dai vari processi di lavorazione. La percentuale più cospicua è costituita dai cereali, i quali vanno a finire inevitabilmente tra i rifiuti dei birrifici. Da qui nasce l’idea dei ricercatori Haibo Huang e Yanhong He, del Virginia Polytechnic and State University, focalizzata sulle potenzialità dei residui incredibilmente ricchi di proteine.

La seconda vita degli scarti prodotti dalla birra

mani che prendono il malto

L’ingente quantità di fibre contenuta nei cereali di scarto, li rende assolutamente non digeribili per l’uomo. Di conseguenza i due ricercatori ha sviluppato un particolare processo di frazionamento per macinazione a umido, che permetterà di separare la proteina dalla fibra.

Si tratta di un metodo testato con degli enzimi (alcalase, neutrase e pepsina), che consente di ricavare fino all’83% delle proteine contenute nel malto esausto. Inizialmente i ricercatori proposero di utilizzare il ricavato dell’estrazione come sostituto economico e sostenibile della farina di pesce, utile nella nutrizione dei gamberetti d’allevamento. Tuttavia più recentemente è stato valutato l’impiego della proteina estratta come ingrediente nelle diete di consumatori che richiedono fonti proteiche alternative.

Ma c’è dell’altro! I test, infatti, proseguono sull’effetto derivante da una nuova specie di Bacillus lichenformis rinvenuta nel Parco Nazionale di Yellowstone. Questi batteri, per l’appunto, sarebbero capaci di convertite vari zuccheri in 2,3-butanediolo. Si tratta di un composto utilizzato per realizzare prodotti come gomma sintetica, plastificanti e 2-butanolo, alcol secondario infiammabile e incolore.

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Gli studi ovviamente proseguiranno! Le ricerche si concentreranno inoltre sulla fattibilità economica del processo di separazione delle proteine dalle fibre, in quanto gli enzimi attualmente impiegati sono particolarmente costosi. Tuttavia Huang e He sperano di trovare enzimi e prodotti chimici green idonei a rendere questo processo ancora più sostenibile, scalabile e conveniente.

Fonte ACS

Buona birra a tutti.

Birra Moretti filtrata a freddo: oltre al design rinnovato c’è molto di più!

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Il mondo della birra si evolve ogni giorno, con trovate e con gusti sempre differenti. Certo, non tutte le birre sono di qualità e, tra le tante proposte, la manifattura artigianale vince quasi sempre sulle statiche offerte industriali. Ovviamente il mondo artigianale e quello industriale sono emisferi difficilmente equiparabili, sia per la qualità delle materie prime utilizzate, che per le modalità di realizzazione e distribuzione dei rispettivi prodotti. Tuttavia il mondo dell’industria birraia corre veloce, rincorrendo assiduamente quel pregio insito negli attenti processi di lavorazione che donano lustro alla birra artigianale. Così sempre più spesso spuntano birre industriali che ostentano raffinate tecniche produttive, le quali promettono di elevare il livello qualitativo dei prodotti delle grandi multinazionali. E’ il caso della nuova Birra Moretti filtrata a freddo, l’ultima arrivata del gruppo, che assicura una bevuta differente e dissetanti, con puliti equilibri organolettici.

logo birra moretti

Birra Moretti nasce nel lontano 1859, quando Luigi Moretti aprì a Udine la sua fabbrica di birra e ghiaccio. Dopo svariate prove, un anno dopo l’apertura della fabbrica, arriva la prima bottiglia di birra. La produzione fu un vero successo, al punto da diventare un riferimento per i friulani e non solo.

Oggi l’azienda di Udine, facente parte del gruppo Heineken Italia S.P.A, propone birre che spaziano dalla classica Lager a prodotti più complessi e ricercati. Tra queste spunta la Moretti filtrata a freddo, che attraverso una bottiglia dal nuovo design propone una birra facile da bere, intensamente dissetante e dalla bilanciata nota amara.

Le novità dietro il nuovo design di Birra Moretti filtrata a freddo

Cosa c’è di nuovo? Beh la filtratura ovviamente, che praticata a -1 °C restituisce una birra priva di sedimentazione e residui di lievito in sospensione, migliorando di fatto la pulizia organolettica. Ma non solo! Cambia anche il design e il vetro, diverso delle altre birre del gruppo.

Birra Moretti filtrata a freddo

Si tratta infatti di una bottiglia realizzata con vetro flint, acromatico e trasparente. Questa tecnologia, simile a quella delle bottiglie di colore verde, garantisce un’adeguata protezione dai raggi UV del sole, che altrimenti degraderebbero la struttura organolettica della bevanda.

Anche l’etichetta viene rivoluzionata! Infatti, quella di Birra Moretti Filtrata a Freddo si presenta per la prima volta a 360°. Una modalità, come puntualizza l’azienda, che permette di raccontare al meglio tutti gli elementi di questa birra innovativa: dagli ingredienti, alle modalità di produzione con un approfondimento sul processo di filtrazione a freddo.

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Con un colore brillante paglierino, la Moretti Filtrata a Freddo regala note fruttate e di fiori bianchi, con un gusto fresco, dissetante, bilanciato, dalla delicata nota amara. Buona nell’accompagnare primi a base di pesce e verdure, insalate, rustici e dolci alla frutta.

La sponsorizzazione della nuova birra, girata da Gabriele Mainetti insieme alla colonna sonora di Tommaso Paradiso con la sua “Ricordami“, è già iniziata e proseguirà nelle prossime settimane con una pubblicità dedicata a tutta la famiglia Moretti.

Buona birra a tutti.


Rifiuti nei boschi: Raccogliendoli, un pub toscano offre una birra gratis!

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Mentre le più grandi società del mondo si approcciano al Carbon Free e le auto elettriche conquistano le strade senza l’inquinamento del motore a scoppio, la lotta all’inciviltà purtroppo non conosce ancora limite. Sono molte infatti le campagne di sensibilizzazione che invitano i cittadini a rispettare l’ambiente, oltraggiato e deturpato da rifiuti indigesti a madre natura. Ciò nonostante esiste qualcuno “controcorrente” che preferisce gettare spazzatura per strada, come se le vie della città o peggio ancora i sentieri dei boschi fossero delle discariche a ciel sereno. Tuttavia, nel suo piccolo, c’è chi ha deciso di metterci una pezza, o meglio di metterci una birra! Si tratta per l’appunto di un pub in provincia di Firenze promotore del Trash For Beer, un’idea particolare e simpatica che premierà con una birra chiunque raccoglierà rifiuti abbondonati nei boschi.

Trash For Beer: Raccogli rifiuti nei boschi e avrai una birra in omaggio!

Lo Strettoio Pub

Siamo a Montaione, meraviglioso borgo toscano in provincia di Firenze. La trovata arriva da Lo Strettoio Pub, locale che come tanti altri si è trovato a fare i conti col duro freno del Covid-19. Così Valerio Donati, titolare del pub, pensa a una curiosa iniziativa. Un’idea che aiuterà non solo il territorio toscano a respirare meglio, ma donerà visibilità al suo locale in previsione delle prossime riaperture.

L’idea di Donati, già virale sui social, è denominata Trash For Beer e consentirà a chiunque raccoglierà rifiuti tra i boschi del comune toscano di ricevere una birra quando il locale potrà finalmente riaprire.

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A me piace molto girare per il territorio e per i boschi del mio comune – dichiara Donati al giornale La Nazione – e ogni volta mi sorprendo nel vedere quanta spazzatura la gente lasci in giro. E cosi ho pensato a questa iniziativa. In questo modo, nel momento in cui sarà possibile riaprire, avranno sicuramente una birra pagata. Non pretendo di risolvere il problema dei rifiuti abbandonati, ma questo può essere un incentivo per una buona azione“.

Rifiuti nei boschi

Ecco il regolamento proposto da Lo Strettoio Pub sulla pagina Facebook:

  1. Raccogli quanta più spazzatura che qualche me*****ia ha lasciato nei nostri boschi, nelle campagne, nei sentieri…
  2. Fatti un selfie da solo o con i tuoi amici insieme alla spazzatura raccolta!
  3. Condividi su Instagram Stories o su Facebook la foto con il tag #TRASHFORBEER e tagga @lostrettoiopub!!!
  4. Il profilo da chi parte la storia o il post ha una birrona gratis!

Questa iniziativa sarà valida finché non si potrà riaprire. La sensibilizzazione ovviamente è rivolta a tutti, non solo al comune di Montaione, perché come specificano da Lo Strettoio Publ’ambiente e la natura sono universali!

Buona birra a tutti.

Birra e Birre: dallo shop della birra artigianale uno sconto per i nostri lettori

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La birra negli ultimi decenni, specie in Italia, ha visto una crescita esponenziale. Un successo dovuto in gran parte alla cosiddetta “Primavera della Birra“, fenomeno sociale, che ha letteralmente stravolto e rivoluzionato la routine e la considerazione birraia italiana. Questo clima di fermento ovviamente è stato il trampolino di lancio per diverse attività connesse alla birra, le quali hanno garantito una migliore proposta qualitativa rivolta principalmente a un pubblico sempre più esigente. Tra le tante realtà dedite alla bevanda più amata di sempre merita menzione Birra e Birre, beer shop online italiano, che nel tempo si è contraddistinto per la grande affidabilità e la minuziosa ricercatezza nel gigantesco palcoscenico birraio. Così, per gli amanti della buona birra, è con orgoglio che comunichiamo l’accordo di una nuova partnership con Birra e Birre, una collaborazione che garantirà ai nostri affezionati lettori uno sconto del 5% sul primo ordine effettuato sullo shop online.

Indice

  1. Chi è Birra e Birre?
  2. Lo shop online italiano della birra artigianale
  3. Da Birra e Birre, lo sconto per i nostri fedeli lettori

Chi è Birra e Birre?

Logo Birra e Birre

Birra e Birre è un grande beer shop online italiano, che propone le migliori proposte del mercato birraio mondiale. Si tratta di un progetto nato dopo anni di lavoro e ricerca minuziosa da parte dei due soci fondatori Massimo e Marcello, homebrewers e accaniti appassionati cultori della birra.

L’esperienza produttiva di Massimo e Marcello inizia dai famosi kit per fare birra in casa, passando poi per gli impianti casalinghi in all grain e migliorando ulteriormente con la produzione delle ricette presso i birrifici artigianali. Esperienza, quindi, che ha consentito di maturare una buona conoscenza del prodotto e dei suoi processi produttivi.

Un percorso formativo coadiuvato anche dai numerosi libri di settore e dagli approfondimenti attraverso corsi di degustazione, servizio e produzione, i quali hanno conferito una profonda visione teorica del dietro le quinte della birra.

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Una visione ulteriormente ampliata dal trascorso lavorativo dietro al bancone di pub e locali. Un passato lavorativo che ha affinato la conoscenza del settore e migliorato la consapevolezza della domanda del pubblico, sempre più attento a ciò che beve.

Home Birra e Birre

Il progetto del beer shop Birra e Birre, dunque, è uno dei passi fondamentali di un cammino che pone la birra artigianale in primo piano. Nel 2016 iniziano i primi viaggi birrai, con visite presso i birrifici artigianali e conversazioni con gli addetti ai lavori: dai publican ai docenti, passando per gestori di locali e birrai. Nel corso degli ultimi anni il lavoro di ricerca si intensifica e si stringono collaborazioni con produttori e distributori più importanti.

Così, nel 2019 il beer shop prende ufficialmente vita, mentre la ricerca di nuove realtà e la partecipazione a festival ed eventi continua imperterrita. Birra e Birre è passione e competenza, ed è in continuo movimento per offrire il meglio della buona birra.

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Lo shop online italiano della birra artigianale

Birra e Birre è lo shop online che propone sulla piattaforma la migliore selezione di birre artigianali italiane e non. Una selezione frutto della ricerca minuziosa tra i birrifici più rinomanti del palcoscenico birraio, fautori del grande successo che la birra ha e continua a suscitare nel mondo.

Un successo incentivato anche dall’attenzione del grande pubblico, il quale ha acquisito nel tempo una consapevolezza tale da distinguere un prodotto qualitativamente superiore rispetto uno derivante dalla grande distribuzione. Questo clima di fermento di conseguenza ha permesso la riscoperta di stili dimenticati, oltre che la rinascita di specialità legate a determinate zone detentrici di prodotti unici.

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In questo Birra e Birre trova terreno fertile riproponendo ai consumatori scelte provenienti da ogni dove, ma fondate su profondi ideali di qualità e passione. Tra i birrifici proposti ci sono: 3 Fonteinen, Achel, Birrificio dei Laghi, Brasserie d’Achouffe, Brewdog, Brouwerij De Molen, Canediguerra, Cascina Motta, Chimay, De Ranke, Dulac, Dupont, La Trappe, Orval, Piccolo Birrificio Clandestino e tantissimi altri.

Tutte le birre artigianali presenti nel catalogo di Birra e Birre sono suddivise per stili e categorie. E’ possibile, inoltre, cercare la propria birra, oppure navigare e farsi ispirare tra i prodotti più venduti, quelli più richiesti e le ultime novità. Il catalogo è sempre in aggiornamento e la ricerca di nuove birre artigianali, coadiuvata anche dalle segnalazioni degli stessi consumatori, non si ferma mai!

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Da Birra e Birre, lo sconto per i nostri fedeli lettori

Considerando la qualità e la passione insita in Birra e Birre, è stato nostro dovere, d’appassionati e cultori della buona birra artigianale, cercare una partnership. Attraverso il nostro impegno e la disponibilità di Birra e Birre siamo riusciti ad assicurare un piccolo sconto ai nostri fedeli lettori.

Lo sconto è pari al 5% sul primo ordine. Per ottenerlo basterà un semplice Like alla nostra pagina Facebook e inviare un messaggio col tuo Nome e Cognome attraverso il modulo che trovi di seguito!

    Il codice sarà valido per tutti i prodotti dello shop, compresi quelli già scontati. E’ inoltre cumulabile con altre promozioni e altri codici sconti eventuali. Non ha scadenza ed è utilizzabile solo una volta.

    Carrello Birra e Birre per accedere allo sconto

    Una volta ottenuto il codice sconto, sarà sufficiente scegliere la scorta di birre preferite sullo shop Birra e Birre e aggiungerla al carrello. Entrando nel carrello troverete il totale del vostro ordine e un riquadro che vi consentirà d’inserire il codice promozionale. Inserito il codice sconto e cliccando sul pulsante “Applica codice promozionale” il totale del carrello verrà aggiornato e potrete procedere al pagamento dell’ordine.

    Buona birra a tutti.

    Birra Baladin in lattina: la famiglia cresce riproponendo i cult della bottiglia

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    Dal Baladin arriva una notizia che farà felici, oltre che gli amanti della buona birra, anche gli appassionati collezionisti della lattina. Infatti dopo la POP, prima birra artigianale italiana in lattina presentata nel 2015, caratterizzata da una variegata e bellissima livrea, il birrificio ha impiegato questo involucro anche per birre prodotte in edizione limitata come la Nazionale Luppolo Fresco, la Nazionale Marlene Kuntz, la Nazionale Astrid (in collaborazione con Edizioni Star Comics) e la Green Pea. Ma la serie di birre in lattina non si è fermata quì! Nel 2020 Baladin propose la sua Sud, un omaggio alla filiera agricola italiana, mentre per questo 2021 il birrificio di Piozzo (CN) presenterà quattro cult da sempre in bottiglia, ma in una veste d’alluminio del tutto rivisitata.

    L’idea Baladin per una birra in lattina Hi-Tec

    l'ippa, birra in lattina baladin

    A sfoggiare nuove grafiche sono Nazionale, Rock’n’Roll, Super Bitter L’IPPA. Si tratta di rappresentazioni inedite scelte dagli amanti del Baladin, chiamati in fase di prototipazione a esprimere le proprie preferenze. Un gesto importante da parte dell’azienda, che conferme il grande legame con i suoi fedeli e affezionati bevitori.

    In quest’ottica di restyling anche le birre POP e Sud si adegueranno alle nuove grafiche entro fine anno, creando così una family feeling riconoscibile in tutti i prodotti in lattina Baladin. Tuttavia l’innovativa veste in lattina Baladin non sarà caratterizzata solo dalla buona birra e dalla particolare grafica, ma adotterà un sistema di apertura 360® End del produttore Crown di cui Baladin detiene un’esclusiva di utilizzo per l’Italia.

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    Si tratta di un sistema d’apertura rivoluzionario che permette di eliminare totalmente il coperchio, trasformando la lattina in un pratico bicchiere. Ma non solo! Eliminando il coperchio della lattina, l’involucro della birra:

    sistema di apertura 360® End
    • evirerà l’utilizzo di bicchieri di vetro o plastica;
    • ridurrà lo spreco di acqua e l’inquinamento ambientare derivante dai detergenti;
    • potrà essere riutilizzato come bicchiere per altre bevande;
    • si trasformarà in contenitore, come un pratico portapenne o vaso per piccole piante;
    • essendo di alluminio, potrà essere interamente riciclato.

    Inoltre, giusto per rafforzare l’italianità che decenni contraddistingue il birrificio piemontese, in ogni lattina verrà indicata la percentuale di materia prima italiana utilizzata nella ricetta.

    Tuttavia non si tratta solo di trasparenza da parte di Baladin, ma di un vero e proprio atto di sostentamento della filiera agricola italiana nella ricerca delle pregiate materie prime della birrificazione. Un QR Code, inoltre, indirizzerà alla scheda prodotto dove verrà specificata la provenienza delle materie prime. Per l’appunto, Nazionale e L’IPPA sono 100% italiane, Rock’n’Roll 98,97% e Super Bitter 99,28%.

    Fonte Horecanews

    Buona birra a tutti.

    Birra IGA (Italian Grape Ale): L’elegante incontro tra due mondi!

    L’Italia è da sempre l’icona del buono e del genuino. Appellativi derivati dalla bontà qualitativamente eccelsa di prodotti che lo Stivale ha sempre evidenziato. Basti pensare alla variegata gastronomia, caratterizzata delle tante culture che contraddistinguono il Bel Paese e dalla tipicità dei frutti della terra, oppure al pregio dei vini, simbolo di una tradizione secolare invidiata e spesso imitata in tutto il mondo. Ciò nonostante il tocco italiano e la fantasia, figlia di un popolo unico, non si sono mai placate arrivando anche alla birra, una bevanda non proprio made in Italy! Ebbene, dal fiero ingegno tricolore nasce la birra IGA, una bevanda che ha unito due mondi, quello del vino e quello della birra, apparentemente opposti.

    Indice

    1. La Birra IGA (Italian Grape Ale)
    2. Profilo organolettico
    3. Accostamenti gastronomici con la birra IGA

    La Birra IGA (Italian Grape Ale)

    La birra IGA nacque nel 2006 dall’ingegno del mastro birraio sardo Nicola Perra. Tuttavia solo nel 2015 il B.J.C.P. (Beer Judge Certification Program) le conferì il titolo di primo stile birraio Made in Italy. Uno stile unico, che possiede la geniale intuizione di creare un equilibrato connubio tra il mosto d’uva e il mosto di malto, segnando di fatto l’incontro della tradizione enologica italiana con quella birraia.

    La particolare struttura di questo stile ad alta fermentazione, permette al birraio di “giocare” con gli ingredienti! Non ci sono regole che impongono l’utilizzo di malti o luppoli prestabiliti. Di conseguenza è possibile disegnare livelli gustativi, d’amaro e d’aroma, che differiscono da ricetta a ricetta.

    Inoltre l’inconsueto legame con l’uva (frutto, mosto, vinaccia o mosto fermentato), permette una diversificazione del lievito da impiegare in ricetta. La fermentazione, infatti, può avvenire a opera del classico lievito (Saccharomyces) oppure attraverso i microrganismi presenti naturalmente sulle bucce dell’uva, favorendo di conseguenza una fermentazione spontanea.

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    Profilo organolettico

    Le proposte dello stile IGA sono catalogate nella sezione birre alla frutta del BJCP. Queste non avendo ingredienti specifici, variano in base alle materie prime utilizzate. Per cui, ogni birra è a se! Ne consegue, dunque, un risultato che si diversifica nel colore, nell’aroma e nel sapore, anche se lo stesso BJCP ha stabilito alcuni standard.

    Aspetto

    Il colore delle birre IGA può assumere diverse tonalità che variano dal dorato al marrone scuro. La tendenza ad avere un colore rosso o rubino è dovuto all’uso di uva rossa. La schiuma, che in genere ha poca ritenzione, assume una colorazione che varia tra il bianco e il rossastro. Di solito sono birre limpide, ma questo fattore può essere influenzato dall’uva.

    Aroma

    L'uva

    L’aroma deve richiamare i sentori dell’uva, che non devono imporsi sugli altri profumi. Il carattere vinoso dev’essere piacevole e non si devono percepire sentori ossidativi.

    I richiami al malto sono leggeri, mentre le note del luppolo possono avere un’intensità che varia da medio-bassa ad assente. Alcune proposte, inolte, possono avere un sentore terroso o lattico, che comunque rimane moderatamente basso.

    La particolarità lattica non deve ricondurre al carattere lambic o lambic fruit. Non presenta diacetile!

    Gusto

    Il gusto della birra in stile IGA può avere diverse interpretazioni. Come per l’aroma, il carattere vinoso dev’essere presente con un’intensità che può variare da sottile a media.

    In base al tipo d’uva si possono avere diverse combinazioni aromatiche. In genere con l’uso di uva bianca, le note aromatiche richiamano frutti tropicali (pesca, albicocca e ananas). Utilizzando uva rossa, invece, si ottengono aromi di ciliegia e fragola. Inoltre il sentore fruttato potrebbe provenire anche dalla fermentazione.

    Malti Speciali

    Nelle ricette di queste birre possono essere utilizzati diversi malti speciali. Questi tuttavia devono fornire solo un supporto equilibrato, senza occultare il particolare carattere della birra. Non sono previsti richiami al cioccolato o al tostato.

    In genere è possibile avvertire note acide, che aiutano la bevuta. Ma il carattere acido non dev’essere marcato come nelle versioni lambic.

    Per quanto riguarda i sapori (terroso, legnoso o lattico) provenienti dall’invecchiamento in botte, non devono essere predominanti. Il sapore e l’amarezza del luppolo sono tendenzialmente bassi.

    La carbonatazione medio-alta migliora la percezione dell’aroma. La corposità medio-bassa insieme all’acidità possono contribuire alla percezione di secchezza nella bevuta. Gli esempi con una gradazione alcolica maggiore possono dare una sensazione di calore avvolgente.

    Di solito si utilizzano percentuali che variano tra il 60-70% di malti e il 30-40% di fermentabile derivante dall’uva.

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    Accostamenti gastronomici con la birra IGA

    Accostamenti

    Ancora una volta, la qualità italiana fa sfoggio delle sue eccellenze! Attraverso l’italianità della birra, sono posate le fondamenta che reggono il ponte tra due mondi apparentemente contrastanti.

    L’ingegno, la maestria e la perseveranza nell’unire il mosto d’uva a quello di malto, hanno dato vita ad uno stile tutto Made in Italy. Il risultato ostenta una birra che con orgoglio dona lustro all’Italia, regalandole un posto tra le pagine del libro brassicolo mondiale.

    Tuttavia, nonostante l’enorme particolarità che contraddistingue queste proposte brassicole, le birre IGA presentano un carattere fruttato e leggermente acido. Un carattere che ben si sposa con formaggi oppure con salumi. Inoltre offrono un buon supporto a seconde portate di carne arrostita e pesce.

    Buona birra a tutti.

    L’Italian Grape Ale non si tocca! Lanciata la petizione al BJCP

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    L’Italia è un paese meraviglioso! Basti pensare all’arte, ai paesaggi, alla gente, alla storia e alla gastronomia, che rappresentano solo alcune delle peculiarità dello splendore italiano. Un paese conosciuto nel mondo anche per il pregio dei suoi vini, da sempre motivo d’orgoglio nazionale. A questa fierezza, però, se ne aggiunge un’altra, nata sull’onda della corrente denominata “Primavera della Birra”. Un fenomeno in grado d’introdurre nella cultura del Bel Paese la birra artigianale, una bevanda figlia di paesi d’oltre confine largamente apprezzata tra gli italiani. Ci riferiamo all’Italian Grape Ale, stile 100% italiano menzionato dal BJCP già nel 2015, capace di riunire in una bevanda la cultura vinicola e l’arte brassicola. Una birra, però, che rischia di perdere ingiustamente la sua italianità. Un’ipotesi non contemplata nell’amor proprio di tanti appassionati italiani, che possono adesso manifestare il proprio dissenso attraverso una petizione partita sul portale Change.org.

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    Da recenti discussioni col BJCP – scrive sulla sua pagina Facebook Gianriccardo Corbo, promotore della petizione e degustatore del BJCP – è emerso che ci sono probabilità che venga cambiato il nome delle Italian Grape Ale in Grape Ale. Tutto questo, per accogliere l’interesse di altri Paesi che producono birre con mosto d’uva con vitigni non italiani.

    Dopo aver esposto le sue contestazioni al comitato delle linee guida agli stili BJCP, nonché al presidente, Corbo fa un appello all’intero movimento birraio italiano. Un invito che offre la possibilità di esprimere, tramite la petizione lanciata su Change.org, la contrarietà a questa ingiusta ipotesi.

    La petizione diretta al BJCP “Grape Ale is ITALIAN”

    Di seguito il testo completo della petizione lanciata al BJCP da Gianriccardo Corbo.

    A breve è prevista una nuova versione delle linee guida sullo stile della birra BJCP. Negli ultimi mesi/anni sono stati compiuti sforzi significativi per ottenere il riconoscimento dell’Italian Grape Ale (IGA) come stile di birra all’interno delle linee guida BJCP che menzionano per la prima volta l’IGA nella versione 2015. Nella nuova versione, prossima all’uscita, l’aspettativa dei birrifici/consumatori/pub italiani è di vedere lo stile IGA come pienamente riconosciuto. Tuttavia il BJCP sta attualmente valutando di cambiare il nome da “Italian Grape Ale” in “Grape Ale” al fine di soddisfare la richiesta di altri paesi di produrre e denominare le loro birre con una “Grape Ale” più generica (ad esempio nel caso di varietà di uve diverse da quelle italiane).

    Sarebbe davvero deludente per il nostro movimento artigiano che negli ultimi anni ha fatto molti sforzi per ottenere il riconoscimento di questo stile, il quale ha la sua origine nel nostro paese. Lo stile IGA è largamente prodotto in Italia (si conoscono più di 200 esemplari), il nome è ampiamente riconosciuto ed è persino incluso nel vocabolario nazionale italiano.

    La linea guida di stile BJCP è piena di stili di birra denominati con prefissi geografici come “belga, irlandese, scozzese, inglese, tedesca, americana” e riconosciamo che questo è importante perché sottolinea l’origine dello stile. Rimuovere il prefisso “italiano” significa non riconoscere l’Italia come il paese in cui questo stile è nato e in gran parte prodotto. L’Italia è la vendemmiatrice più grande del mondo ed è anche il Paese in cui viene raccolto il maggior numero di vitigni. L’uva è nel nostro sangue e non è semplicemente un frutto… è molto di più. E’ identità, tradizione, diversità, cultura, famiglia.

    L’impegno del BJCP nel riconoscere il valore storico del Paese con tradizioni nella birra è impagabile ed encomiabile. La prima missione del BJCP è “Incoraggiare la conoscenza, la comprensione e l’apprezzamento dei diversi stili di birra, idromele e sidro del mondo”. L’IGA è uno stile relativamente nuovo in un Paese della birra relativamente nuovo, che sta contribuendo alla conoscenza della birra in Europa. Perdere il riconoscimento BJCP sul nome dello stile (Italian Grape Ale) sarebbe un’enorme perdita per la nostra tradizione birraria. Una lacuna nella conoscenza della storia della birra europea che potrebbe influenzare la diversità della birra.

    Sappiamo che c’è l’interesse di altri paesi a produrre IGA e che potrebbero non voler chiamare la loro birra IGA a causa del prefisso italiano. Ma crediamo fermamente che questo non sia un buon motivo per cancellare l’indicazione geografica dal nome. Ciò cancellerebbe contemporaneamente il credito che il nostro paese ha su questo stile.

    Come movimento della birra italiana, chiediamo al BJCP di riconoscere pienamente lo stile IGA nella prossima versione delle linee guida dello stile BJCP. Chiediamo che “Italian Grape Ale” sia riportato come nome di stile sulla linea guida e suggeriamo al BJCP di identificare come “Grape Ale” quelle birre prodotte con uve diverse da uve italiane.

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    Potete ancora firmare la petizione cliccando sul link.

    Buona birra a tutti.

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