Succede in Brasile nella regione del Sudeste. Tra dicembre e gennaio diverse persone hanno riportato sintomi da avvelenamento. La causa si attribuisce ad un possibile consumo di birra contaminata.
L’allarme è dato dal Dipartimento della Salute di Minas Gerais. I funzionari raccomandano di non consumare birra Backer evitando lo smaltimento in lavandini e servizi igenici. Le birre che saranno contrassegnate con un avviso di pericolo, dovranno essere tenute separate dagli altri alimenti e raccolte nei punti designati.
Il caso della birra contaminata
L’allerta è scatta in seguito a 22 casi di possibile avvelenamento da glicole dietilenico. Si tratta di una sostanza chimica tossica per l’uomo, utilizzata come antigelo. Quattro sono le vittime! Ma la morte accertata causata dal contaminante è solo una. I restanti 18 rimangono sotto osservazione.
Il primo caso si è verificato lo scorso dicembre 2019. L’uomo, deceduto il 7 gennaio 2020, presentava insufficienza renale e disturbi neurologici. I sintomi che si manifestano dopo 72 ore comprendono: nausea, vomito e dolore addominale. Sono seguiti da: insufficienza renale, disturbi neurologici, alterazioni sensoriali e convulsioni.
Come riporta il FSN, attraverso i test effettuati dal Ministero dell’agricoltura, 32 lotti di birra Backer sono risultati contaminati. Dagli esami emerge che il contaminante era nell’acqua utilizzata tra novembre e dicembre 2019, per produrre la birra.
Le misure attuate
Le birre interessate in questa spiacevole vicenda sono: Belorizontina, Capixaba, Capitão Senra, Pele Vermelha, Fargo 46, Backer Pilsen, Brown, Backer D2, Corleone e Backer Trigo.
A fronte di quanto emerso, l’agenzia brasiliana di vigilanza sanitaria (Anvisa) ha ritirato dalla vendita tutti i lotti di birra contaminata. Inoltre la misura è stata estesa alle birre con una scadenza compresa tra agosto e novembre 2020.
L’autorità brasiliana ha ordinato la chiusura dello stabilimento. In questo frangente saranno condotte le indagini e si procederà alla depurazione degli impianti contaminati. Oltre alla contaminazione accidentale, non è da escludere il dolo da parte di un ex dipendente.