La birra, come spesso ribadito su questo blog, possiede una storia particolarmente datata e strettamente connessa all’evolversi della civiltà umana. Una storia caratterizzata dalla casualità, dalla scienza e soprattutto dai mastri birrai, autori di vere e proprie opere d’arte sempre più apprezzate nel corso degli anni. Tuttavia la birra non è solo “antichità”, ma anche contemporaneità grazie al miglioramento dei processi di produzione, i quali hanno affinato e innovato sia i profumi che i sapori appartenenti a questa preziosa bevanda.
Va però sottolineato che il progresso non esclude la tradizione, ma ci cammina di pari passo. Questo perché la tradizione, in determinati contesti, viene tutt’oggi gelosamente custodita e tutelata, con metodi di produzione rigidi e “incontaminati” che delineano di fatto una birra del tutto differente.
Uno di questi esempi riguarda proprio la birra trappista, un prodotto derivante dalla ferrea cultura monastica, che da secoli ripropone il gusto autentico di antiche ricette birraie create all’interno di abbazie e monasteri.
Un po’ di storia…
L’ordine dei Trappisti ebbe origine nel monastero cistercense di Notre-Dame de La Trappe, in Francia. Nel 1664 l’abate di La Trappe, Armand Jean Le Bouthillier de Rancé, reputando troppo liberali i comportamenti dei monaci cistercensi, introdusse una serie di regole più severe da adottare all’interno dell’abbazia.
Impose la pratica del silenzio e il lavoro manuale, eliminò il pesce dal vitto comune, soppresse le ricreazioni e limitò la corrispondenza, generando di fatto un nuovo ordine (detto della “stretta osservanza”). Tra queste rigide disposizioni c’era anche l’obbligo di bere esclusivamente acqua, ma col passare degli anni le regole andarono via via scemando, tanto che nel XIX secolo in diversi monasteri francesi (seguaci della “stretta osservanza”) veniva già realizzata la birra.
Va comunque precisato, che l’ordine dei trappisti non fu l’unico a produrre birra per finanziare il proprio sostentamento, ma sicuramente fu tra i più attivi dell’epoca. Una tesi sostenuta anche dal numero di birrerie trappiste che col tempo iniziò a sorgere. Se ne contavano almeno sei in Francia, sei in Belgio, due nei Paesi Bassi, una in Germania, una in Austria e probabilmente anche in altri paesi.
Purtroppo però, in seguito alla Rivoluzione Francese e alle Guerre Mondiali, la maggior parte di questi monasteri andò distrutta. Tuttavia la popolarità delle birre Trappiste continuò ad aumentare, tanto che numerose birrerie non autorizzate cercarono di sfruttare commercialmente il logo, obbligando i monaci a prendere provvedimenti e a far nascere l’Associazione Trappista Internazionale
Fonte Wikipedia
Stile Trappista o Birra Trappista?
Nel corso degli anni il termine “Trappista” ha acquisito parecchia fama, divenendo così un’icona che contraddistingue un particolare tipo di birra. Erroneamente però, in molti associano la birra Trappista a uno stile, perché convinti che rappresenti un comune denominatore di più birre aventi caratteristiche organolettiche simili. In realtà, le caratteristiche esistenti in queste birre non vanno accomunate a uno stile, bensì alle modalità di produzione.
Infatti, per definire tale una birra Trappista (con tanto di logo ufficiale), essa deve rispecchiare scrupolosamente alcune specifiche. L’inosservanza anche di una sola regola, fa si che la birra in questione sia automaticamente esclusa da questa ristretta categoria.
La birra Trappista deve:
- Essere prodotta all’interno delle mura di un Monastero Trappista. L’impianto deve trovarsi fisicamente nella struttura;
- La supervisione deve spettare unicamente ai monaci. La birra teoricamente può essere prodotta anche da un birraio estraneo all’ordine monacale, ma le direttive devono essere sempre impartite dai monaci;
- Non deve sussistere lo scopo di lucro. I proventi derivanti della vendita della birra non devono mai avere lo scopo di arricchire, ma di provvedere esclusivamente al fabbisogno del monastero.
La birra Trappista è uguale a quella d’Abbazia?
Un’altra cavillosa questione, deriva dall’accomunare la birra Trappista a quella d’Abbazia. Tuttavia come riportato in precedenza, la produzione brassicola trappista è caratterizzata da regole molto rigide e l’inosservanza di anche una sola disposizioni non permette alla birra di fregiarsi col logo Authentic Trappist Product (ATP).
Nelle birre d’Abbazia, infatti, nonostante ci siano palesi legami con monasteri e abbazie, la produzione brassicola non è gestita direttamente dai monaci. Questa particolarità rende di fatto la birra d’Abbazia differente dalla birra Trappista!
Conclusioni
La Birra Trappista (su Hopt, cliccando qui, ne trovi una ricca selezione) ha radici molto profonde e per certi versi misteriose. Prodotte dentro le mura dei monasteri, sotto le direttive degli stessi monaci, queste bevande evidenziano una struttura organolettica che nessun altro tipo di birra è capace di replicare.
Solitamente sono birre ad alta fermentazione, le quali possiedono un colore che va dal dorato al bruno scuro. Vantano una schiuma cremosa e compatta, che racchiude aromi complessi e unici. Possiedono sentori tendenti sia al dolce che all’amaro, i quali ben si accostano alla pronunciata gradazione alcolica compresa tra 6-12 %vol. Solitamente sposano benissimo carni e prodotti caseari.
Buona birra a tutti.